Il movimento nato 12 mesi fa promette un fine settimana di proteste a Parigi e in Francia. In un anno 2.400 manifestanti e 1.800 agenti feriti. Ma le concessioni di Macron e il "Grand Debat National" hanno ridimensionato le proteste.
Correva il novembre 2018. Infuriati per l’aumento delle accise sul carburante, migliaia di francesi con indosso i Gilet gialli, simbolo di chi rimane fermo sul ciglio della strada, cominciarono a bloccare arterie e rotatorie di Francia, salendo fino a Parigi per chiedere al presidente Emmanuel Macron il ritiro di quella tassa e invocare maggiore potere d’acquisto. Cominciò così, nell’uggioso autunno d’Oltralpe, un’inedita mobilitazione nata su Facebook e cresciuta grazie al tam tam dei social, al di fuori di ogni quadro politico o sindacale. A un anno dall’inizio delle proteste, con il cosiddetto ‘Atto primo‘ del 17 novembre, i gilet gialli oggi decimati anche per effetto delle concessioni miliardarie fatte da Macron cercano un rilancio.
GLI CHAMPS-ELYSÉES BLINDATI PER IL FINE SETTIMANA AD ALTA TENSIONE
Sperando di essere nuovamente tantissimi a manifestare questo fine settimana, per le mobilitazioni-anniversario indette tra Parigi e la provincia. Il prefetto di Parigi ha firmato un’ordinanza per il divieto di manifestare nel fine settimana sugli Champs-Elysées. Un appello a tornare proprio nella zona dove più danni fecero le prime manifestazioni, la celebre avenue parigina, circola da giorni su Facebook. Per alcuni duri e puri la ricorrenza sarà anche l’occasione di dire che i gialli «non sono morti», anche se forse dovranno trovare altre formule per tornare ad esistere per davvero.
DA MACRON CONCESSIONI PER 17 MILIARDI
Secondo un sondaggio Elabe per Bfm-Tv, oltre metà dei francesi, il 55%, dice di approvare la mobilitazione, ma il 63% si oppone all’eventualità che possa riprendere. Rispetto all’inverno scorso, il movimento si è fortemente ridimensionato. Oltre alle concessioni da 17 miliardi di euro fatte da Macron (sacrificando gli impegni sui conti pubblici assunti con Bruxelles) anche il Grand Débat National che per mesi ha cercato di far dibattere i cittadini su problemi e soluzioni del Paese sembra aver sortito qualche effetto.
L’IPOTESI DELLA CREAZIONE DI UN PARTITO
Privo di un vero leader, il movimento francese potrebbe ora passare dalle piazze alle urne, con la creazione di diverse liste di gilet gialli in vista del voto municipale di marzo. Ex portavoce della frangia moderata, Jacline Mouraud punta addirittura alla corsa all’Eliseo del 2022. Intanto, per scongiurare una nuova rivolta sociale, Macron si è recato oggi nella regione della Marna, per illustrare i meriti delle sue riforme che, giunto a metà mandato, porta avanti con maggior cautela rispetto ai primi anni a tambur battente. In contemporanea, migliaia di camici bianchi hanno protestato a Parigi per la crisi degli ospedali e l’Eliseo teme la manifestazione indetta per il 5 dicembre contro l’annunciata riforma previdenziale. Per l’Atto Primo dei gilet gialli, il 17 novembre 2018, furono 282 mila persone a rispondere all’appello sui social. Un rito che da quel momento in poi è continuato quasi per un anno, ogni sabato, tra Parigi e la Francia profonda.
IL BILANCIO: 2.400 MANIFESTANTI E 1.800 AGENTI FERITI
Dodici mesi vissuti al cardiopalma, talvolta segnati dalle violenze, con 2.400 manifestanti e 1.800 agenti feriti. Tra l’altro, 24 persone hanno perso un occhio a causa dei lanciatori Lbd, l’arma non letale data in dotazione alle forze dell’ordine francesi divenuta il simbolo delle «violenze della polizia» denunciate dai manifestanti. Undici le persone morte per incidenti a margine dei cortei. Nel picco della crisi, l’inverno scorso, si paventò anche il rischio di tenuta democratica del Paese, come quando uno dei leader più agguerriti del movimento, Eric Drouet, annunciò l’intenzione di entrare all’Eliseo. O quando, a dicembre, venne lanciato l’assalto all’Arco di Trionfo, con opere d’arte e vetrine andate in frantumi.
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