Quanti sono e dove si trovano gli italiani detenuti all’estero
I cittadini incarcerati in altri Paesi sono oltre 2 mila. Di questi 1.113 sono ancora in attesa di giudizio. E 500 si trovano in condizioni dove non sono tutelati i diritti fondamentali. E la Farnesina presenta un vademecum.
Sono 2113 gli italiani detenuti all’estero, in 500 casi in Paesi il cui regime di detenzione è particolarmente duro e violento. Tra i detenuti 966 stanno scontando una condanna, 1.113 sono in attesa di giudizio e 34 in attesa di estradizione.
LA MAGGIOR PARTE DETENUTA IN PAESI UE
Nei Paesi dell’Unione Europea sono 1611 gli italiani detenuti, di questi 742 in Germania, 251 in Francia e 249 in Spagna. Nei Paesi europei extra Ue sono 120, sono 250 nelle Americhe, di cui 49 negli Usa, 40 in Perù e 10 in Venezuela. Sono inoltre 38 gli italiani detenuti in Medio Oriente, di cui 11 in Marocco e 9 negli Emirati Arabi. Infine 4 italiani sono detenuti nei Paesi dell’Africa Sub Sahariana e 90 tra Asia e Oceania, di cui 52 in Australia, 6 in Cina e 7 in Thailandia.
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QUALI SONO I CASI PIÙ DELICATI
I casi più difficili su cui la Farnesina è impegnata, ha sottolineato il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero, Luigi Maria Vignali, presentando la guida per i detenuti all’estero, sono quello dell’imprenditore trentino Chico Forti condannato all’ergastolo negli Usa, per un omicidio che ha sempre dichiarato di non aver commesso; Giuseppe Lo Porto, 86 anni, cardiopatico, in carcere dal maggio nello stato dell’Alabama dove deve scontare due ergastoli; Fulgenzio Obiang Esono, ingegnere di 49 anni di origini equatoguineane, che le autorità della Guinea Equatoriale hanno condannato a 59 anni di prigione perché avrebbe organizzato o partecipato ad un presunto tentativo di golpe e infine Riccardo Capecchi, 41 anni, fotografo di Castiglione del Lago arrestato in Perù con l’accusa gravissima di traffico di droga.
LA FARNESIA E IL VADEMECUM PER GLI EXPAT ARRESTATI
Per loro la Farnesina ha messo a punto un vademecum sui loro diritti e doveri e sull’aiuto che, sia il detenuto che i suoi familiari, possono ricevere dalle Ambasciate e dai Consolati italiani. «I due terzi dei detenuti italiani all’estero», ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, presentando oggi la guida, «sono reclusi in carceri dell’Unione Europea dove le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani sono garantiti. Altri 500 invece vivono situazioni di gravi limitazione delle basilari libertà personali, in istituti sovraffollati con anche 100 detenuti in una cella». Casi difficili di persone che si trovano in una condizione particolarmente dura per le difficoltà della lingua, la non conoscenza del diritto locale, il regime carcerario particolarmente violento, spesso nell’impossibilità di ricevere cure mediche appropriate e in più spesso lontanissimi dai familiari.
UNA GUIDA DI SUPPORTO PER LE FAMIGLIE
Da qui il vademecum messo a punto dalla Direzione Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina sui loro diritti e doveri e sull’aiuto che, sia il detenuto che i suoi familiari, possono ricevere dalle Ambasciate e dai Consolati. La guida è stata concepita come uno strumento agile e di facile consultazione in grado di offrire un sostegno concreto soprattutto ai congiunti di un connazionale detenuto all’estero, per rispondere alle domande più frequenti sul tipo di assistenza alla quale il loro familiare ha diritto, a prescindere dal reato commesso e dalla pena comminata.
L’APPOGGIO DELL’AUTORITÁ DIPLOMATICA ITALIANA
Il punto da cui parte la guida è che quando un cittadino italiano si reca all’estero è tenuto a rispettare le leggi locali e, se le viola, deve sottoporsi al sistema giudiziario del Paese in cui si trova e pagarne le conseguenze anche penali. La condizione di straniero o la mancata conoscenza della normativa locale non possono essere addotte quale giustificazione e non lo esonerano dalla responsabilità penale. Ciò detto, il connazionale che si trovi in condizioni di detenzione all’estero, può comunque contare sull’assistenza consolare da parte dell’Autorità diplomatica italiana.
LA DIFFERENZA TRA DETENUTI ITALIANI E STRANIERI
Il vademecum spiega, dunque, con precisione cosa la rappresentanza diplomatica può o non può fare in favore del cittadino italiano detenuto, lo guida nelle pratiche per la richiesta di estradizione o di grazia. «A fronte di poco più di 2 mila italiani detenuti all’estero», ha spiegato il capo Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, Francesco Basentini, «in Italia sono 20 mila i detenuti stranieri. Sarebbe dunque importante, in vista anche del reinserimento e recupero del detenuto, assicurare a tutti di poter scontare la pena nel proprio paese di origine».
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