Roma è un po’ meno fascista nei nomi delle vie

La sindaca Raggi ha cambiato la denominazione a tre strade della Capitale che erano intitolate a Donaggio e Zavattari, firmatari del Manifesto della razza. Ora sono state dedicate a Carrara, Mortara e Calabresi, scienziati discriminati durante il Ventennio.

Roma è un po’ meno fascista, almeno nella toponomastica. Sono stati tolti infatti i nomi di due strade e un largo della Capitale che erano intitolati ad Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari, firmatari del Manifesto della razza.

REINTITOLAZIONE A UN MEDICO, UNA FISICA E UNA ZOOLOGA

L’iniziativa è stata presa dalla sindaca Virginia Raggi, che ha presentato insieme con studenti romani e con la comunità ebraica la reintitolazione delle vie al medico Mario Carrara, alla fisica Nella Mortara e alla zoologa Enrica Calabresi. I tre nuovi intestatari sono scienziati che si opposero e furono vittime di discriminazioni razziali durante il regime fascista.

RAGGI AGLI STUDENTI: «SCRIVETE UN PEZZO DI STORIA»

La sindaca ha commentato così parlando agli studenti durante la cerimonia: «State scrivendo un pezzo di storia. La state scrivendo voi che avete contribuito a scegliere tre nomi di strade a Roma che rimarranno per sempre».

Voi avete imparato crescendo che il contributo di ciascuno è fondamentale per scrivere le pagine della nostra storia


Virginia Raggi agli studenti

Gli alunni di alcune scuole romane hanno infatti partecipato alla scelta: «Voi avete imparato crescendo che il contributo di ciascuno è fondamentale per scrivere le pagine della nostra storia. Dobbiamo imparare a capire il valore delle nostre azioni e della nostra storia. È un atto storico», ha detto la Raggi.

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Le previsioni Ocse sulle prospettive economiche dell’Italia

Debito pubblico in crescita al 136% nel 2019 e nel 2020. Il Pil arranca.

La crescita del Pil italiano dovrebbe riprendere “molto gradualmente”, allo 0,4% nel 2020 e allo 0,5% nel 2021, contro lo 0,2% del 2019: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse.

Per l’Ocse da un lato peseranno la “fiacca domanda esterna” e le “persistenti incertezze” legate agli attriti commerciali globali dall’altro “i consumi interni dovrebbero crescere in modo moderato, spinti dalla stabilizzazione della fiducia dei consumatori e dai tagli al cuneo fiscale per molti lavori dipendenti”.

Il tasso di disoccupazione dell’Italia è calato al 10% nel 2019 e nel 2020 dopo il 10,6% del 2018: è quanto emerge dalle prospettive economiche dell’Ocse diffuse oggi. Secondo l’organismo con sede a Parigi, il dato dovrebbe tornare a crescere, al 10,2%,nel 2021. “L’occupazione – scrive l’Ocse nella scheda di sintesi dedicata all’Italia – ha continuato a crescere, anche se ad un ritmo più lento, con una quota maggiore di nuove assunzioni coperte da contratti a tempo indeterminato”.

Le “misure fiscali adottate dall’Italia e una crescita piu’ lenta” faranno crescere il debito pubblico al 136% del Pil nel 2019 e al 136,1% nel 2020, prima che torni a scendere nel 2021, al 135,6%: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse pubblicate oggi.

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Eni lancia la sfida alle startup per un progetto con le persone al centro

Si chiama “Digital HR: innovare per crescere”. L’obiettivo è selezionare tre idee innovative nel campo delle risorse umane con la prospettiva di collaborare con la multinazionale. C’è tempo fino al 21 dicembre.

Eni chiama a raccolta le startup innovative per “Digital HR: innovare per crescere”, progetto in collaborazione con Cariplo Factory, l’hub di innovazione che dal 2016 accompagna la crescita di talenti, innovatori e startup italiane a elevato potenziale. L’obiettivo è selezionare tre idee innovative che possano coinvolgere le persone di Eni in un percorso di conoscenza e crescita, alimentare la qualità delle relazioni tra le persone e tra le persone e l’azienda, individuare strumenti innovativi per la loro gestione e la formazione continua. Questa nuova iniziativa fa seguito alla Call For Growth Eni lanciata, sempre in collaborazione con Cariplo Factory, a ottobre 2018 nel campo della digital transformation che ha portato tre startup italiane ad avviare progetti pilota con Eni.

C’È TEMPO FINO AL 21 DICEMBRE

Le startup interessate hanno tempo fino al 21 dicembre 2019: per aderire alla call, le startup devono effettuare la richiesta online al sito enicallforstartuphrdigital. Dopo la fase preliminare di screening, le startup saranno coinvolte in un Selection Day che si svolgerà a Milano, in Cariplo Factory, il giorno 3 marzo 2020. Nel corso di questo evento Eni avrà l’occasione di valutare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze e si riserverà la possibilità di attivare un percorso di collaborazione congiunta. Di seguito, più nel dettaglio, sono elencati le tracce per presentare i progetti.

PRIMA AREA: MISURARE LA QUALITÀ DELLE RELAZIONI

A questo ambito fanno riferimento soluzioni digitali per innovare il processo di engagement e feedback in un’ottica di continuous process. Tali soluzioni supporteranno valutazioni e decisioni in ambito HR grazie alla misurazione e all’analisi della qualità delle relazioni interne, del network organizzativo e della vita professionale, e alla raccolta e analisi dei feedback su comportamenti e performance.

SECONDA AREA: ALIMENTARE LE RELAZIONI TRA PERSONE E AZIENDA

A questo ambito fanno riferimento soluzioni digitali volte al miglioramento delle relazioni tra persona e azienda e persona/persona attraverso la raccolta e una più efficace analisi e rappresentazione di informazioni relative a esperienze e competenze professionali e non, motivazioni e ambiti di interesse formativo e lavorativo. Lo scopo è quello di migliorare la relazione con altri colleghi e con l’azienda, anche per la promozione di percorsi di sviluppo professionale e personale.

TERZA AREA: UNA MARCIA IN PIÙ PER LA FORMAZIONE

Qui siamo nel campo delle proposte di soluzioni digitali nel settore della formazione continua, volte ad ottimizzare e innovare i tradizionali processi di learning e training aziendali (es. soluzioni relative a “learning in the flow of work”, soluzioni di micro-learning per l’apprendimento continuo per supportare upskilling e reskilling delle persone, piattaforme di apprendimento e soluzioni digitali che sfruttano tecnologie innovative, come VR e AR, AI, Chatbot, voice/image recognition).

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Tusk chiude le porte del Ppe in faccia alla Lega di Salvini

«Ho tanta immaginazione però ci sono dei limiti», ha risposto il neo presidente del centrodestra europea a chi gli chiedeva di un possibile ingresso del Carroccio. Mentre su Orban la scelta è rimandata a fine gennaio.

Porte in faccia alla Lega di Matteo Salvini, da parte del neo presidente del Partito popolare europeo, Donald Tusk, polacco, ma fervente europeista ed ex presidente del Consiglio Ue, insomma, il politico del centrodestra continentale probabilmente più lontano dal sovranismo del nuovo Carroccio.

«HO TANTA IMMAGINAZIONE, MA CI SONO DEI LIMITI »

«Ho tanta immaginazione però ci sono dei limiti», ha dichiarato il neo presidente del Ppe a chi gli chiedeva se in futuro il partito di Salvini potrebbe aderire al Ppe. «Posso dire che finora non abbiamo ricevuto alcuna richiesta della Lega di diventare membro del gruppo», ha aggiunto l’ex presidente del Ppe, Joseph Daul.

LA SCELTA SU ORBAN A FINE GENNAIO

Il neo presidente del Ppe ha «annunciato che a fine gennaio» deciderà il da farsi sul premier ungherese Viktor Orban, il cui partito Fidesz è stato sospeso dal Ppe. «È un compito delicato, sono in contatto con van Rompuy», ha aggiunto Tusk e «a fine gennaio deciderò». L’ex presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy è alla guida di un comitato di tre probiviri per controllare la condotta del partito Fidesz del premier nazionalista ungherese.

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Carlo Calenda ha lanciato il suo nuovo partito, Azione

L'ex Pd "nemico" dei cinque stelle: «Siamo un pilastro contro populisti e sovranisti». La missione: «Un movimento-scossa per un Paese che non cresce. Serve una sfida ai riformisti rammolliti». Il programma.

Il nuovo partito di Carlo Calenda ha preso vita: si chiama Azione, è stato lanciato sui social e in Rete. L’ex ministro dello Sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni ci riprova, dopo il tentativo a inizio 2019 di “Siamo Europei“, la lista europeista e riformista unitaria da opporre ai sovranisti in ottica elezioni europee.

PARTE DALL’1% NEI SONDAGGI

Calenda, uscito dal Partito democratico perché fermo oppositore all’alleanza di governo col Movimento 5 stelle, aveva annunciato l’intenzione di creare un «progetto liberal-progressista», una nuova «casa dei riformisti». Secondo il sondaggio Emg Acqua presentato ad Agorà la lista Calenda vale l’1%.

Nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti


Il manifesto di Azione

Il titolo completo del manifesto è “Azione – Per una democrazia liberal-progressista”. Nel testo si legge: «Ora basta! L’Italia è un grande Paese, nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti».

PILASTRO DI UN «FRONTE REPUBBLICANO E DEMOCRATICO»

Il nome Azione richiama le «nostre radici culturali e politiche, quelle del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo». La parte finale del testo dice che «Azione diventerà il pilastro di un grande Fronte repubblicano e democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico».

PERMESSA LA DOPPIA TESSERA

Sarà consentita la doppia tessera: «Non vogliamo escludere, ma al contrario tenere le porte ben aperte. Il nostro obiettivo non è frammentare ulteriormente il sistema politico, ma lavorare per l’unità e il rinnovamento delle forze liberal democratiche».

UNA SFIDA SIA A ITALIA VIVA SIA A FORZA ITALIA

Calenda ha parlato delle sue intenzioni a Il Messaggero: «Siamo contro i riformisti che si sono rammolliti. E che si aggregano ai populisti e ai sovranisti. Questo vale sia per Pd e Italia viva, che si sono messi al seguito dei cinque stelle, sia per Forza Italia ormai al rimorchio di Matteo Salvini. La subalternità dei presunti riformisti è uno dei problemi che affossano il nostro Paese. I sostenitori della democrazia liberale devono essere tosti e coraggiosi».

LE ACCUSE: PARTITO PERSONALE ED ELITISTA

Calenda ha respinto la definizione di partito personale, spiegando che con lui ci sono imprenditori, professionisti e professori: «È un movimento di mobilitazione. Possiamo già contare sulla rete di Siamo Europei, 200 comitati e 150 mila iscritti». Rinnegata l’etichetta di elitista: «Di elitismo non c’è nulla di nulla nel nostro progetto».

SOLUZIONE PER ROMA: «COMMISSARIARLA»

E niente corsa sulla Capitale: «La mia è una sfida di tipo solo nazionale. Roma si salva se c’è un governo centrale composto da persone capaci, altrimenti il rischio è che diventi il prossimo caso Ilva. Le condizioni purtroppo ci sono tutte. Adesso bisogna assolutamente commissariare la città».

PROGRAMMA SU TRE BASI: SANITÀ, SCUOLA E SICUREZZA

Nel programma ha spiegato che «ci sono tre priorità a cui l’autorità pubblica centrale deve lavorare con estrema determinazione: sanità, scuola e sicurezza. Lo Stato deve investire soldi su questo e non per nazionalizzare Ilva e Alitalia. Magari lasciando a metà il Mose».

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Unes, dopo la nomina di Guzzetti licenziamenti a raffica

L'arrivo dell'ex autista e braccio destro di Marco Brunelli alla presidenza del gruppo ha creato sconcerto tra i dipendenti. Anche perché è stato seguito da una serie di epurazioni tra i top manager.

Si fanno senatori i cavalli, ricche ereditiere le segretarie, presidenti i propri autisti. È il caso di Giovanni Guzzetti, detto Giuseppe, da quando Wikipedia, siti e giornali, forse influenzati dalla nomea del suo omonimo, gli hanno freudianamente affibbiato il nome del grande vecchio della finanza che tanto lustro ha dato alla Fondazione Cariplo

IL SALTO ALLA PRESIDENZA UNES

Sta di fatto che da qualche mese Giovanni “Giuseppe” Guzzetti, di mestiere storico autista di Marco Brunelli, 92enne edificatore dei supermercati Iper e Unes, socio un tempo di Bernardo Caprotti fondatore di Esselunga, (con cui litigò per una vicenda di immobili), è stato nominato nuovo presidente di Unes. Ovvero della ragguardevole catena di oltre 200 supermercati sparsi soprattutto nel Nord, da cui persino il mitico Jeff Bezos  si serve per consegnare a stretto giro la spesa di Amazon Prime Now.

LO SCONCERTO DEI DIPENDENTI

Ebbene, con mossa di senile cipiglio Brunelli ha mandato a casa su due piedi l’ad Mario Gasbarrino, l’artefice del successo di Unes, l’inventore del marchio Il viaggiator goloso, una linea di prodotti premium, e ha passato le sue deleghe al suo numero due Rossella Brenna, nonché insediato appunto il fedelissimo Guzzetti alla presidenza. Solo che guidare un supermercato da 1 miliardo di ricavi e quasi 60 milioni di profitti non è la stessa cosa che guidare un’automobile, e ha creato non poco sconcerto tra i 3 mila dipendenti del gruppo. Sconcerto cresciuto a dismisura quando Brunelli ha fatto partire una serie di licenziamenti tra i top manager ai suoi occhi probabilmente rei di essere stati valorizzati da Gasbarrino, facendoli accompagnare su due piedi fisicamente alla porta.

LE ULTIME EPURAZIONI

L’ultima epurazione, come riferisce il sito Alimentando.info, ne ha spazzati vie tre in un sol colpo: Carmelo Carriero, responsabile dei freschi, Giuseppe Cantone, responsabile acquisti, ed Enrico Moda. Si fermerà qui la scure di Brunelli? E in futuro, non avendo figli cui lasciare l’impresa, che ruolo avrà l’autista, presidente e tuttofare Giovanni “Giuseppe” Guzzetti?

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Nonna uccisa a pugni dal nipote a Ferrara

L'omicidio sarebbe avvenuto per una questione di soldi.

Aggressione mortale nella serata del 20 novembre a Ferrara. Un giovane di 22 anni, Pierpaolo Alessio, ha ucciso a pugni la nonna, una donna di 71 anni, mentre era alla guida della sua auto. I colpi sono stati sferrati dal sedile passeggero.

Dietro l’atroce delitto ci sarebbe una questione di soldi. Bloccato da altri automobilisti e da un carabiniere fuori servizio, il ragazzo – noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e problemi di droga – è stato interrogato a lungo durante la notte e si è avvalso della facoltà di non rispondere. È in arresto per omicidio volontario.

Secondo il Resto del Carlino la vittima è Maria Luisa Silvestri. Nonna e nipote erano a bordo di una Lancia Y che viaggiava a una velocità insolitamente lenta. Una donna che stava andando a cena dal cognato carabiniere ha notato ciò che stava accadendo nell’abitacolo e ha visto il ragazzo picchiare violentemente l’anziana. Ha subito avvisato il suo parente, che ha chiamato i rinforzi ed è sceso in strada.

Il militare è riuscito a fermare l’auto, poi ha aperto la portiera e ha cercato di bloccare il giovane. Con l’aiuto di un passante, un barbiere di cittadinanza pachistana, è riuscito nel suo intento. Il ragazzo è stato condotto in caserma e nel frattempo i sanitari del 118 hanno portato via l’anziana aggredita. Maria Luisa è arrivata ancora viva in ospedale, ma il suo cuore ha cessato di battere poco dopo.

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Abbiate più cura di Liliana Segre, per favore

La senatrice a vita è una donna straordinaria. Evitiamo di immettere il suo nome nelle baruffe locali, nelle polemichette di tanti che vogliono fare i cretini come il sindaco di Biella.

Il sindaco di Biella ha ammesso di essere un cretino e ha chiesto scusa a Liliana Segre.

C’è una sua foto in cui si inginocchia davanti a Matteo Salvini per baciargli la mano e quindi è facile immaginare che sia stato il leader della Lega, preoccupato dalla figura indecente che il suo partito stava facendo, a imporre al primo cittadino di Biella la marcia indietro con l’ammissione della propria evidente natura.

Aspettiamo ora il sindaco di Sesto San Giovanni. Ma soprattutto dobbiamo aspettarci una maggiore tutela di Liliana Segre.

LILIANA SEGRE, ESEMPIO DI SOBRIETÀ E DIGNITÀ

La senatrice a vita è una donna straordinaria, ha avuto una vita terribilmente straordinaria e un rigore successivo nel raccontarla che ha pochi precedenti. È una cultura di famiglia. Conosco da anni l’avvocato Luciano Belli Paci con cui abbiamo in comune una appartenenza alla sinistra, spesso con differenze fra di noi, e una assidua partecipazione a iniziative contro l’antisemitismo e a difesa di Israele. Fino a che non c’è stata la nomina di Liliana a senatrice a vita, non sapevo che Luciano Belli Paci avesse cotanta madre.

Le cose ignobili che vengono pubblicate sui social sono terribili testimonianze di un sempre attivo antisemitismo, che è malattia di destra e di sinistra

Discrezione quindi, sobrietà, dignità. Sono queste le cose, oltre al coraggio, che dobbiamo imparare da Liliana Segre. Ma dobbiamo soprattutto imparare a rispettarla. Voglio dire che le cose ignobili che vengono pubblicate sui social sono terribili testimonianze di un sempre attivo antisemitismo, che è malattia di destra e di sinistra. Bisogna combattere costoro. Ma io critico anche questo attivismo di sindaci o consiglieri generosi che espongono Liliana Segre nei consessi comunali alla valutazione di gruppi di cretini nel giudicare se la senatrice meriti o no la cittadinanza onoraria.

EZIO GREGGIO HA DIMOSTRATO CHE UN COMICO VALE PIÙ DI UN CRETINO

Liliana Segre ha la cittadinanza onoraria italiana. Lei è l’onore di questo Paese, la sua memoria civile, soprattutto l’orgoglio dei cittadini più giovani. Capisco che molte comunità locali vogliano farle sentire vicinanza e affetto. Ma forse è il momento di metterla al riparo. Ho criticato la “genialata” di due colleghi del gruppo Repubblica di proporla anticipatamente come futuro capo dello Stato con uno sgarbo evidente al caro presidente Sergio Mattarella. Evitiamo di immettere il nome austero e rispettato di Liliana Segre nelle baruffe locali, nelle polemichette di tanti che vogliono fare i cretini come l’autoproclamato sindaco.

Da sinistra, Liliana Segre ed Ezio Greggio.

Mettere al riparo non vuol dire dimenticarla, al contrario. Se posso dirlo retoricamente, Liliana Segre è una riserva della patria che va chiamata nel mondo della comunicazione nei momenti cruciali quando la sua storia e soprattutto il suo pensiero attuale possono offrire agli italiani parole generose e utili. La vicenda di Biella ci consegna anche la bella notizia che uno dei comici più noti ha avuto un atteggiamento dignitoso ricordando il dramma del suo papà nei lager. Ezio Greggio ha capito che il suo nome non era stato proposto per i suoi meriti e per la sua appartenenza a quel territorio ma come deminutio della figura della Segre che, hanno pensato quelli di Biella, vale meno di un comico. Invece un comico vale più di un cretino e questo è un altro bel regalo per il Paese.

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Fca contro la «sconcertante» causa di Gm, ma in Borsa è crollo

Fiat-Chrysler respinge le accuse di corruzione arrivate da General Motors: «Un diversivo mentre diventiamo sempre più forti anche grazie al piano di fusione con Psa». Però il titolo a Piazza Affari perde quasi il 4%.

Dopo l’attacco legale promosso da una scatenata General Motors, è arrivata la dura difesa di Fiat-Chrysler. In una nota la società si è detta pronta a reagire «con tutte le forze alla causa promossa da Gm» che ha lanciato accuse di corruzione con il sindacato americano dei metalmeccanici, coinvolgendo anche l’ex manager Sergio Marchionne, morto nel luglio del 2018.

TONFO DEL TITOLO A PIAZZA AFFARI

Ai mercati però tutta questa storia non è piaciuta. A Piazza Affari Fca ha esordito nella seduta del 21 novembre cedendo il 3,9% a 13,42 euro.

«TENTATIVO DI DISTOGLIERE L’ATTENZIONE»

Fca ha comunque definito la questione «un tentativo senza basi di distogliere l’attenzione dalle sfide proprie di quell’azienda». E ha parlato di «sconcertante manovra» che «viene in un momento in cui Fca sta dimostrando di essere un concorrente sempre più forte» con il progetto di fusione con Psa, il gruppo a cui appartengono i marchi Peugeot, Citroën, DS, Opel e Vauxhall Motors.

«UN MOMENTO IN CUI STIAMO AVENDO SUCCESSO»

Fiat-Chrysler ha sottolineato come tutto sia accaduto «mentre Fca continua a creare importante valore per tutti i suoi stakeholder, implementando con successo la sua strategia di lungo periodo. Ciò comprende il suo piano di fondersi con Psa, che per parte sua ha completato con successo il risanamento delle attività europee che ha recentemente acquistato dalla General Motors».

Fiat-Chrysler ha fiducia che prevarrà nel difendersi da queste accuse in tribunale e intende avvalersi di tutte le tutele disponibili

Una nota di Fca

Insomma «Fca si occuperà di questo straordinario tentativo di creare un diversivo nei modi dovuti e continuerà a concentrarsi sul produrre risultati record e realizzare la sua entusiasmante visione del futuro dell’industria automobilistica. Fiat-Chrysler ha fiducia che prevarrà nel difendersi da queste accuse in tribunale e intende avvalersi di tutte le tutele disponibili in risposta a questa causa senza fondamento».

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Corruzione in appalti pubblici, arresti a Roma

Coinvolti dipendenti statali e imprenditori.

La Guardia di Finanza sta eseguendo un’ordinanza cautelare nei confronti di 20 persone, tra dipendenti pubblici e imprenditori, accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta e falso nell’aggiudicazione di appalti pubblici. L’attività del Nucleo Speciale Anticorruzione, che vede impiegati oltre cento finanzieri tra Roma, Napoli e Frosinone, prevede anche l’esecuzione di decine di perquisizioni in uffici della pubblica amministrazione, società e abitazioni private.

(notizia in aggiornamento)

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Tutto da rifare per Alitalia, commissari verso l’ottava proroga

Il 21 novembre scadono i termini per l'acquisto della compagnia, ma non ci sono offerte. Nessun partner commerciale si è fatto avanti.

Le tessere sul tavolo non sono sufficienti e per Alitalia è tutto da rifare.

Il 21 novembre scade il termine per la presentazione delle offerte d’acquisto della compagnia, ma nessun partner commerciale si è fatto avanti.

E così Ferrovie dello Stato, tra Lufthansa che non intende aprire il portafoglio e Atlantia che si sfila, non può fare altro che prendere atto della mancanza delle «condizioni necessarie» per costituire il consorzio.

LEGGI ANCHE: Alitalia, dallo Stato 9 miliardi in 40 anni

PATUANELLI CI CREDE ANCORA

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ritiene che ci sia ancora un margine di trattativa con gli americani di Delta e con la stessa Lufthansa. Ma la palla adesso torna ai commissari, che con ogni probabilità decideranno l’ennesima proroga (l’ottava) per la presentazione di un’offerta vincolante. Una proroga di un paio di settimane, venti giorni al massimo, purché l’intera operazione venga chiusa entro marzo 2020.

SULLO SFONDO IL RISCHIO LIQUIDAZIONE

Sullo sfondo resta sempre l’ipotesi della liquidazione. Il board di Fs, da 13 mesi capofila della cordata per la nuova Alitalia, il 20 novembre si è riunito per fare il punto sulla posizione dei partner coinvolti nelle trattative: Delta ha «confermato la disponibilità a partecipare all’equity» con 100 milioni per una quota del 10%; Lufthansa ha invece «prospettato la disponibilità a un accordo commerciale, ma non a un ingresso immediato nell’equity»; infine Atlantia, pur restando disponibile a proseguire il confronto, non vede ancora realizzate le condizioni per l’adesione al progetto.

FS COSTRETTA A PROSEGUIRE LE TRATTATIVE

Alla luce di tutto questo, Fs è costretta a proseguire le negoziazioni e attende le valutazioni dei commissari su come procedere. Ma la strada, come detto sopra, è già segnata e passerà per una nuova proroga. Secondo il ministro Patuanelli, Lufthansa chiede cose che si possono ottenere, ma dovrebbe «fare un piccolo sforzo iniziale e cioè compartecipare all’equity da subito». Anche la proposta di Delta sarebbe interessante, ma mancherebbe «quel quid in più che cercheremo di creare nelle prossime ore».

IL PESSIMISMO DI SALVINI

Gli fa eco la titolare dei Trasporti, Paola De Micheli: «Lufthansa o Delta, siamo ragionevolmente ottimisti sulla chiusura positiva della vertenza». Ma non mancano le critiche. Matteo Salvini non crede in una soluzione: «Rinvieranno ancora e ci metteranno soldi pubblici». Mentre Stefano Fassina suggerisce il passaggio degli asset a una società controllata dallo Stato. Intanto Alitalia prosegue il trend in crescita dei ricavi. Novembre verrà chiuso con un aumento di circa il 6%, mentre a dicembre la crescita sarà del 7%, promette il chief business officer Fabio Lazzerini, assicurando che «Alitalia non è guarita, ma sta meglio di prima».

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Italia eliminata dalla Coppa Davis

L'Australia si ritira e regala al Belgio un 6-0 6-0 che esclude gli azzurri dal ripescaggio. Bolelli e Fognini ko dopo tre set.

Italia fuori dalla Coppa Davis, ancor prima di terminare la sfida con gli Stati Uniti. L’Australia ha infatti abbandonato il suo doppio, regalando al Belgio un 6-0 6-0 che esclude matematicamente gli azzurri dalla possibilità di un ripescaggio.

Gli Usa hanno comunque chiuso la sfida con l’Italia vincendo 2-1 nel gruppo F: dopo il successo di Fabio Fognini ed il ko di Matteo Berrettini è arrivata la sconfitta nel doppio, con Simone Bolelli e Fognini che hanno ceduto a Sam Querrey e Jack Sock dopo tre set: 6-7(4-7) 7-6(7-2) 6-4 il punteggio.

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Le quotazioni di Borsa e lo spread del 21 novembre 2019

La Borsa Italiana riparte dal +0,1% della chiusura del 20 novembre. Piazza Affari è stata la migliore in Europa che..

La Borsa Italiana riparte dal +0,1% della chiusura del 20 novembre. Piazza Affari è stata la migliore in Europa che ha chiuso in ribasso in attesa delle prossime mosse di Donald Trump sulle trattative con la Cina per il commercio internazionale. Tra i listini del Vecchio continente, Londra (-0,84%) è stata la peggiore. In calo anche Francoforte (-0,48%), Madrid (-0,37%) e Parigi (-0,25%).

A sostenere Milano sono state una parte delle banche e Nexi (+4,9%), quest’ultima dopo la notizia di contatti con Intesa Sanpaolo (-0,1%). Bene anche As Roma (+16%), con l’ipotesi di un socio americano che potrebbe entrare nel capitale della società. Tra le banche in rialzo Ubi (+1,8%), Bper (+1,3%) e Fineco (+1,2%). In calo Banco Bpm (-0,9%), Unicredit e Mps (-0,1%). Corrono anche Recordati (+2,9%), Tim (+2,4%). In positivo il settore dell’energia, con il prezzo del petrolio in rialzo, dove si mettono in mostra Saipem (+1,2%), Tenaris (+1,6%) ed Eni (+0,3%). Fuori dal listino principale performance positiva per Ucapital24 (+16,6%), il giorno dopo il debutto in Borsa. Seduta in rosso per Atlantia (-2,2%), dopo il ritrovamento di un report del 2014 sul ponte Morandi. Male Fca (-1,1%) e Leonardo (-0,8%).

SPREAD INTORNO A QUOTA 154

Lo spread tra Btp e Bund è sceso a 154,8 punti base in chiusura. Il rendimento del decennale del Tesoro è all’1,19%.

I MERCATI IN DIRETTA

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Collaboratori parlamentari, l’ennesimo gap tra Italia e Ue

Il caso Nicosia riporta alla luce l'annosa battaglia dei portaborse. Che, nonostante le promesse, sono ancora sottopagati e spesso irregolari. A differenza dei colleghi europei. Lo scenario.

Spesso mal pagati, con contratti di vario tipo e senza alcuna tutela. Anzi: nei casi peggiori c’è il rischio di essere retribuiti in nero. È questa la vita del collaboratore parlamentare, figura chiave per il funzionamento di Camera e Senato, ma che si muove tra i Palazzi con poche garanzie. In questa instabilità una cosa è certa: a Montecitorio basta avere un contratto, indipendentemente dall’ammontare dello stipendio. «La nostra è una situazione da far west che mortifica la funzione parlamentare e alimenta il sentimento di antipolitica e antiparlamentarismo. Quanti casi Nicosia nelle Camere? Quanti ‘Nicosia’ può ancora sopportare l’istituzione parlamentare?», dice a Lettera 43 il presidente dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari (Aicp), Josè De Falco.

LEGGI ANCHE: I collaboratori parlamentari e l’omertà

CONTRATTI DA 50 EURO AL MESE

La vicenda di Antonello Nicosia, ex collaboratore della deputata di Italia Viva (eletta con Liberi e uguali), Giuseppina Occhionero, arrestato per mafia è proprio quella che ha acceso un faro sulla situazione. Una luce sinistra che ha fatto emergere come siano cambiati i tempi rispetto a quando l’incarico di “portaborse” rappresentava un trampolino di lancio della carriera politica. Da quanto è emerso, Nicosia era infatti considerato a pieno titolo un collaboratore, munito di tesserino, con un contratto da 50 euro al mese. Ed era tutto regolare. 

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Antonello Nicosia.

PER IL QUESTORE DEL SENATO DE POLI È TUTTO REGOLARE

Per il senatore, Antonio De Poli, questore a Palazzo Madama, non ci sono problemi dal punto di vista retributivo rispetto ad altri lavori. Il motivo? Il regolamento del Senato fissa il minimo a 375 euro per 25 ore e quindi con «40 ore di lavoro il compenso mensile è di 2.400 euro, se le ore sono 36 è di 2.160 euro», ha scandito il senatore, durante il dibattito sul bilancio di Palazzo Madama. «Sto parlando», ha aggiunto De Poli, «di retribuzioni minime, poi chiaramente se ne possono avere di ben più importanti. Ma si tratta di cifre superiori alle retribuzioni odierne previste ad esempio per le qualifiche più alte dei dipendenti degli studi professionali, secondo i contratti nazionali del lavoro vigenti». Quindi «rientriamo nei parametri europei», ha concluso, pur condividendo la necessità di «trovare una soluzione» condivisa.

L’AICP: «CI DICANO QUANTI SONO I COLLABORATORI CONTRATTUALIZZATI»

Una versione che ha fatto saltare dalla sedia i vertici dell’Aicp. «Sono dichiarazioni fantasiose. Nessun collaboratore guadagna tanto», replica Josè De Falco. «Dalla lettura di una delibera che disciplina l’accesso dei collaboratori al Senato», incalza il presidente dell’Aicp, «il senatore De Poli trae delle conclusioni sconcertanti. Parla come se non fosse uno dei questori di Palazzo Madama e non conoscesse i contratti depositati negli uffici. Quella documentazione descrive un mondo totalmente diverso da quello raccontato in Aula. Tanti hanno co.co.co o partite Iva, e anche chi ha contratti di lavoro subordinato non raggiunge 2.400 euro». Da qui la richiesta dell’Aicp: «Serve una fotografia della realtà. Il Collegio dei Questori e il consiglio di presidenza del Senato pubblichino quanti sono i collaboratori contrattualizzati e descrivano i tipi di contratto, così da poter calcolare la retribuzione media. Sarebbe il primo passaggio da fare».

IL CONFRONTO CON L’EUROPA

Documenti alla mano il quadro normativo europeo è diverso dalla situazione italiana. A Bruxelles i collaboratori definiti “assistenti parlamentari accreditati” sono assunti direttamente dal parlamento europeo. La retribuzione ha 19 livelli, da un minimo di 1.680 a un massimo da 7.740 euro. Mentre il servizio studi della Camera ha spiegato, in un dossier, che in Italia «deputato e collaboratore possono regolare tale rapporto secondo le diverse tipologie contrattuali previste dall’ordinamento, in quanto compatibili (in sintesi: rapporto di lavoro subordinato, di collaborazione a progetto, di lavoro autonomo)». E soprattutto tra la Camera e il collaboratore non si instaura alcun rapporto, è il parlamentare a retribuire il collaboratore all’interno delle spese per l’esercizio del mandato.

Un manifestazione dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari a Montecitorio.

Con una delibera dell’Ufficio di Presidenza del 30 gennaio 2012, è stato infatti reso possibile ammettere la retribuzione del collaboratore tra le spese a rimborso, dietro la presentazione del contratto di lavoro. In altri Paesi europei ci sono meccanismi diversi e meno incerti per i lavoratori. In Germania «ogni deputato può assumere collaboratori a carico dell’amministrazione del Bundestag fino a un importo massimo determinato sulla base della legge di bilancio, attualmente pari a 15.798 euro» e «i deputati, che assumono i propri collaboratori sulla base di contratti di diritto privato», riporta il documento predisposto dal centro Studi di Montecitorio. In Francia vige un meccanismo simile, ma il budget per i collaboratori è di 9.504 euro. Tuttavia, «nel bilancio dell’Assemblea nazionale, la voce relativa alla retribuzione dei collaboratori (a oggi, circa 2.100) è molto alta e supera anche la voce relativa al pagamento delle indennità ai deputati», spiega ancora il dossier della Camera.

LA PROMESSA DI FICO E I SILENZI DI CASELLATI

L’annosa battaglia per cambiare le cose in Italia ha quindi ripreso vigore con l’esplosione del caso-Nicosia. I collaboratori parlamentari hanno però avviato da tempo un’interlocuzione con le istituzioni. Nelle scorse legislature non si è arrivati ad alcuna soluzione. In questa, invece, qualcosa sembrava muoversi fino a qualche mese fa. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha incontrato due volte, a febbraio e a luglio, i rappresentanti dell’Aicp. Il numero uno di Montecitorio ha garantito la volontà di impegnarsi. La promessa è che entro la fine del 2019 la delibera sarà discussa nell’Ufficio di presidenza. A Palazzo Madama la situazione è più complessa. La presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha organizzato un incontro tra il suo staff e l’Aicp. Al termine del confronto c’è stato l’impegno a regolamentare la posizione dei collaboratori. Dopo le promesse, però, il silenzio: le sollecitazioni, attraverso almeno tre lettere indirizzate alla presidente, sono cadute nel vuoto. 

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