Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia

Ormai è diventato una specie di sacrificio rituale collettivo: ogni tot mesi la nazione tutta condivide trepidazione, commozione e sdegno per l’uccisione efferata di una giovane donna da parte di un uomo, in genere il compagno, mentre un assortimento di ierofanti da tastiera e da talk show recita formule sempre uguali («ci vuole una cultura del rispetto», «donne, dovete cogliere i segnali», «è colpa delle mamme», «è colpa dei padri», eccetera). Poi, stanchi ma infelici ma anche, in certo modo, saziati di lutto virtuale, ce ne torniamo alla nostra vita, finché la cronaca non ci propone un’altra vittima degna di mobilitare di nuovo tutto l’apparato. Che non si dispiega per tutti i femminicidi: non per quelli – tantissimi – di donne mature o anziane, madri o nonne uccise da mariti o ex mariti, e nemmeno per quelle troppo derelitte, o per le single ammazzate dall’ex partner di una storia breve.

La commozione popolare si pasce dell’uccisione di vittime giovanissime e fiduciose per mano di esecutori piacioni o figli modello

In Italia la commozione popolare, come nei melodrammi di Verdi e Puccini, si pasce della mala morte di donne giovanissime, graziose, fiduciose come Giulia Tramontano, tradita e incinta, o Giulia Cecchettin, un tesoro di ragazza a due passi dalla laurea. Del resto i sacrifici di esseri viventi, umani o animali, richiedono vittime perfette e senza macchia, perché soltanto ciò che di più bello possiede la comunità è degno di essere sacrificato agli dei per esserne certi di ottenerne il favore o placarne l’ira. Solo che in questi casi a uccidere non è un apposito esecutore-sacerdote, ma un altro ragazzo, anche lui apparentemente perfetto e senza difetti, come il piacione Alessandro Impagnatiello o il “figlio modello” Filippo Turetta, uno con un buon lavoro in un ambiente figo, l’altro alle ultime battute di una laurea in ingegneria, il presunto magico talismano contro la disoccupazione. Bravi ragazzi che, messi alle strette, ammazzano brave ragazze, seguiti spasmodicamente dal pubblico dell’arena mediatica, come i tributi degli Hunger Games.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia
Giulia Cecchettin (Ansa).

Ogni volta si ripetono le inutili ricette: dalle pene più severe alla promessa di prevenzione nelle scuole

Tanto è sinistro e inafferrabile il compiaciuto teatro dell’orrore che mettiamo su per questo tipo e solo per questo tipo di femminicidi, quanto sono ridicoli, nella loro inutilità e ripetitività, i tentativi di contrastare la violenza di genere con le solite ricette: le immancabili pene più severe e la promessa di prevenzione fin dalle scuole con corsi di educazione all’affettività. In un Paese governato da una signora che si è tenuta per anni un partner sessista e molestatore, e che all’opposizione vede un’altra signora che si è fidanzata con una donna (combinazione meno pericolosa per l’incolumità fisica), adulti infelici, poco pagati e spesso alle prese loro stessi con problemi relazionali, pretenderanno di insegnare agli adolescenti come costruire una relazione eterosessuale rispettosa. Platonica, naturalmente, visto che sono più di 40 anni che si chiede invano di fare educazione sessuale nelle scuole. Quarant’anni fa la ministra Roccella era ancora femminista e abortista e Pillon al collo portava solo il fiocco del grembiule, quindi non è proprio il caso di dare la colpa a loro.

Nemmeno la parità di genere riesce a contrastare la violenza sulle donne

Ma anche se l’educazione sessuale venisse finalmente introdotta nelle scuole, se i corsi di affettività non fossero una barzelletta, se (esageriamo) tutta la società italiana facesse passi da gigante sul piano delle pari opportunità, del pay-gap, dell’accesso delle donne a posizioni apicali, insomma, se l’Italia diventasse come la Finlandia, patria del modello scolastico ammirato in tutto il mondo, stroncheremmo la violenza contro le donne? I numeri dell’European Institute for Gender Equality dicono di no. L’uguaglianza di genere non contrasta la violenza di genere, o almeno non abbastanza. In Finlandia il 61 per cento degli omicidi con vittime donne sono perpetrati da partner o familiari, e il 47 per cento delle finlandesi afferma di avere subito molestie e violenze. La legge finlandese non contempla neppure il femminicidio o la violenza di genere come crimini specifici. Il luogo più pericoloso per le donne in Europa è l’Irlanda del Nord, che ha un tasso di violenza domestica triplo rispetto a Inghilterra e Galles. La sessista Italia è quartultima nella classifica europea dei femminicidi, dominata da Lituania e Lettonia, cui seguono Germania, Francia e Paesi Bassi. Che la civilissima Svezia sia penultima sorprende meno del fatto che il Paese europeo con meno femminicidi sia la Grecia, anche se negli ultimi anni si è registrato un clamoroso aumento. Non parliamo degli Stati Uniti, la terra del #MeToo e del politically correct, che marcia al ritmo di tre femminicidi al giorno, il triplo della Turchia di Erdogan.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia
Scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, in Francia (Getty Images).

In Iran la violenza si fa scudo della religione, in Occidente dell’amore passionale: la stessa fetida minestra chiamata patriarcato

L’Occidente cristiano è pieno di cripto-ayatollah in versione domestica che se la loro partner rivendica libertà di uscire, di laurearsi, di viaggiare, e di vestirsi come le pare, o anche di lasciarli, le fanno quello che la polizia morale iraniana ha fatto a Mahsa Amini o ad Armita Geravand. In Iran la violenza di genere si fa scudo della religione, da noi dell’amore passionale, ma è la stessa fetida minestra secolare chiamata patriarcato. Allevati e allevate da millenni con questa minestra, ora dobbiamo inventarcene una nuova e abituarci tutti, e non è cosa né facile né breve. Nel frattempo l’unica soluzione ragionevole per limitare la strage di donne, più che insegnare l’affettività ai maschi (chi ha visto le reazioni degli adolescenti medi durante gli incontri scolastici sulla violenza di genere sa che la partita è difficile, se non persa in partenza) sembrerebbe insegnare l’anaffettività alle femmine.

Giocattoli per anziani, le versioni per combattere isolamento e demenza

Allenare la mente e combattere la solitudine. Negli Usa è boom di giocattoli per anziani, novità oppure versioni aggiornate di quelli già diffusi per bambini. Nonostante un calo nelle vendite dell’8 per cento, l’industria del settore ha registrato importanti valori negli acquisti dei nonni non soltanto per i nipoti, ma anche per sé stessi. Il 5 per cento dei prodotti è finito nelle mani degli adulti, in crescita rispetto al 2022. Per questo, le grandi aziende come Hasbro e Relish, hanno lanciato nuovi giocattoli pensati per chi ha più di 65 anni, molti dei quali acquistabili anche in Italia. Numerosi anche gli sconti durante la settimana del Black Friday.

Alleviando la solitudine e stimolando la memoria, alcuni giocattoli aiutano gli anziani a combattere l'età. I migliori prodotti.
La collezione Joy for All per anziani (Ageless Innovation, Instagram).

Da Scarabeo a Life, Hasbro reinventa i giocattoli con versioni per gli anziani

Fra le più attive nel settore dei giocattoli c’è Hasbro, che ha annunciato una partnership con Ageless Innovation, una global company che punta sul potere del gioco per invecchiare positivamente. Dalla loro collaborazione sono arrivate nuove versioni di tre classici giochi da tavolo, ossia Scarabeo, Trivial Pursuit e The Game of Life. Con l’intento di favorire l’utilizzo per gli Over 65, sono disponibili da giugno 2023 anche prodotti con pezzi da gioco più grandi e facili da afferrare, dimensioni dei caratteri maggiori nonché vari riferimenti che si rivolgono a tutte le età. Per esempio, come ricorda Associated Press, in base all’età del giocatore le risposte di Trivial Pursuit possono indicare la danza zumba o l’allenatore Jack LaLanne, il guru del fitness statunitense scomparso nel 2015.

I prodotti di Hasbro hanno così arricchito la collezione Joy for All di Ageless Innovation che comprende una serie di giochi di carte simili a Memory. Richiede infatti di trovare il collegamento fra due oggetti relativi a differenti epoche del passato e del presente, tra cui per esempio un telefono fisso e uno smartphone. Sugli scudi anche gli animali robot, disponibili anche per l’Italia sul sito ufficiale e su Amazon. Si possono comprare un gatto o un cane, che replicanno fedelmente movimenti e comportamento di un esemplare reale, regalando un po’ di compagnia e affetto al proprietario. Il felino robotico, per esempio, miagola, fa le fusa e risponde alle coccole dell’utente avvicinandosi alle mani o alle gambe. Il prezzo per l’acquisto online è di 160 euro. Ne bastano invece 61 per un uccellino animatronic che cinguetta e rompe il silenzio in casa.

Giochi di carte, scacchi e cruciverba: come stimolare la mente divertendosi

Su Amazon è disponibile un vasto assortimento di giocattoli e giochi da tavolo adatti anche agli anziani. Un esempio è l’All About Us di Relish. Si tratta di una versione progettata per chi soffre di demenza, che però può riunire tutta la famiglia. Per partecipare è sufficiente lanciare un paio di dadi e scegliere una carta, che indica un decennio della storia recente. Tramite alcuni spunti, bisogna porre una domanda agli avversari e chiedere loro di raccontare un ricordo della loro esperienza. In Rete è possibile acquistare anche gli scacchi per allenare la memoria di Eachhaha in legno, disponibili in più versioni. Seppur pensati per i bambini, sono utilissimi anche per gli anziani aiutandoli a rallentare l’invecchiamento e a mantenere alta la coordinazione occhio-mano, divertendosi assieme ai nipoti. Online ci sono poi anche diversi cruciverba e puzzle di forme e contenuto differente.

La temperatura media globale ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali

La temperatura media globale sta crescendo a ritmi sostenuti. Venerdì 17 novembre, per la prima volta, ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali, risalenti al periodo fra il 1850 e l’inizio del XX secolo. Ad affermarlo è il nuovo rapporto del Copernicus Climate Change Service con sede in Europa, condiviso sulla piattaforma X dalla vicedirettrice Samantha Burgess. «Non significa aver violato l’Accordo di Parigi», ha poi aggiunto la dottoressa alla Cnn. «Evidenzia però che ci stiamo avvicinando ai limiti massimi con frequenza costante». L’allarme arriva a due settimane dall’inizio della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Urge un intervento immediato al fine di evitare ripercussioni forti e irreversibili sulla Terra. Occorre sottolineare però come i dati siano ancora preliminari e necessitino di altre conferme con studi e misurazioni previsti per il prossimo futuro.

LEGGI ANCHE: Clima Copernicus: «È stato l’ottobre più caldo di sempre»

Temperatura globale, l’Accordo di Parigi è ancora possibile

Nel suo post su X, Burgess ha confermato che la temperatura registrata venerdì 17 novembre è la più alta della storia. Un’analisi che conferma il precedente report di Copernicus che, a inizio novembre, aveva già identificato il 2023 come l’anno più caldo di sempre. «I valori sono stati, in media, 1,17 gradi superiori al periodo fra il 1990 e il 2020», ha sottolineato la vicepresidente Burgess. «Rispetto all’era preindustriale, prima che l’uomo iniziasse a bruciare combustibili fossili e alterare il clima naturale, parliamo di 2,06 gradi in più». Gli esperti hanno sottolineato come si tratti di un superamento temporaneo e non implica che si assisterà a un riscaldamento permanente dell’atmosfera. È tuttavia un indizio allarmante che conferma gli effetti della crisi climatica in corso sul pianeta.

Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i valori preindustriali. Dati e previsioni del rapporto di Copernicus.
Una ragazza in Brasile cerca ristoro dal caldo torrido (Getty Images).

Il superamento di 2 gradi della temperatura rispetto all’epoca preindustriale mette dunque a repentaglio il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima stipulato nel 2015. Allora, le superpotenze del mondo si imposero di limitare le emissioni di gas serra al fine di contenere il surriscaldamento globale sotto 1,5 gradi rispetto al periodo 1850-1900. «I nuovi dati non indicano una violazione», ha spiegato Burgess alla Cnn. «Tuttavia evidenziano un peggioramento. Possiamo infatti aspettarci una frequenza crescente di giorni con una simile temperatura media globale nei prossimi anni». Un timore condiviso anche dall’Organizzazione climatica mondiale, secondo cui il pianeta potrebbe superare costantemente la soglia massima già entro il 2027 per via di una combinazione fra il fenomeno del Niño e l’inquinamento. «C’è ancora tempo per intervenire, ma bisogna farlo al più presto».

Incendi e inondazioni, gli effetti del surriscaldamento nel 2023

L’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali sta causando una lunga serie di eventi meteorologici estremi. Gli incendi alle Hawaii e le tempeste sul Mediterraneo, senza dimenticare le inondazioni in Nord America, sono però solo la punta dell’iceberg. In aumento le possibilità di un collasso delle calotte polari, con relativo innalzamento dei livelli del mare ed estinzione di massa di tutte le barriere coralline. Difficile, in tal caso, anche l’adattamento per umani ed ecosistemi. «Il superamento dei 2 gradi era prevedibile», ha detto Richard Allan dell’Università di Reading. «Dobbiamo limitare i gas serra». Stando all’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, però, l’attuale impegno non è sufficiente. Per sperare di contenere il surriscaldamento globale, tutti gli Stati dovrebbero dimezzare le emissioni entro il 2030. Al ritmo attuale, però, anche se tutti rispettassero i propri impegni, l’inquinamento sarà il 9 per cento superiore al 2010.

Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i valori preindustriali. Dati e previsioni del rapporto di Copernicus.
Un termometro segna 40 gradi a Roma a giugno (Getty Images).

La Norvegia vuole gli infermieri italiani e offre contratti da 3.500 euro più bonus e voli

Nursing Up, il sindaco nazionale degli infermieri, ha lanciato un allarme: migliaia di giovani vengono reclutati dalla Norvegia con proposte allettanti, tanto in termini di ingaggio quanto di vivibilità. Secondo quanto spiegato dalla sigla sindacale, il Paese nordeuropeo ha lanciato decine di offerte verso l’Italia, attraverso un’agenzia di recruitment spagnola. Si parla di stipendi da 3.500 euro netti, premi esclusi. E in molti casi a professionisti e neo laureati vengono garantiti anche affitto e bollette, oltre ai voli pagati e contratti a tempo indeterminato. La Norvegia starebbe puntando anche agli studenti dell’ultimo anno.

Il sindacato: «Proposte difficili da rifiutare»

Il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, ha spiegato: «Possiamo constatare, senza esagerazione alcuna, che negli ultimi tempi le proposte di lavoro dall’estero si stanno addirittura evolvendo, e per gli ambitissimi professionisti italiani si sono fatte decisamente “più aggressive” e soprattutto davvero difficili da rifiutare per un nostro giovane laureato in infermieristica. Siamo di fronte  ad una vera e propria caccia aperta agli infermieri di casa nostra che va avanti da alcuni anni, con una pericolosa emorragia di professionisti che le nostre istituzioni non riescono in alcun modo ad arginare attraverso piani alternativi di valorizzazione».

La Norvegia vuole gli infermieri italiani e offre contratti da 3.500 euro più bonus e voli
Due infermiere preparano alcune siringhe in ospedali (Getty Images).

De Palma: «Andati via 7mila infermieri»

Le offerte norvegesi, per De Palma, sono allettanti. Viene offerto uno stipendio dai 2.700 ai 3.500 euro al mese anche se il costo della vita, in città come Oslo o Bergen, spiega Repubblica, risulta elevato. A tentare i professionisti italiani sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato, i bonus, i premi e le ore di lavoro, 37,5 a settimana di media. Il presidente del Nursing Up ha concluso: «Negli ultimi tre anni, ben 7mila infermieri italiani hanno lasciato il nostro Paese». Un messaggio forte che arriva a pochi giorni dalla protesta del prossimo 5 dicembre, quando i professionisti «stanchi e logorati come non mai, incroceranno le braccia in uno sciopero insieme ad alcuni sindacati dei medici».

Qualità della vita 2023, Bolzano al primo posto nella classifica

L’indagine sulla qualità della vita del 2023 realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, è giunta alla sua 25esima edizione e quest’anno il primo posto è toccato alla città di Bolzano (seconda nel 2022). Milano e Bologna conquistano il secondo e il terzo posto. Come accadde nel 2022, in fondo alla classifica c’è Crotone, insieme alle province siciliane di Messina e Caltanissetta.

Bolzano si conferma al primo posto per qualità della vita

Lo studio prende in considerazione nove settori: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, tempo libero e turismo, reddito e ricchezza. Dai risultati della ricerca emerge una tendenza confermata: la disparità tra il Centro-Nord, più performante e resiliente, e l’Italia meridionale e insulare, caratterizzata da una persistente vulnerabilità. Quest’anno, la qualità della vita è stata valutata come buona o accettabile in 63 delle 107 province esaminate. Tradotto in termini di popolazione, ciò significa che 21 milioni e 909 mila residenti (pari al 37,2 per cento della popolazione italiana) vivono in territori con una qualità della vita scarsa o insufficiente, rispetto ai 21 milioni e 789 mila della passata edizione, equivalenti al 36,9 per cento della popolazione. Si registra quindi un lieve peggioramento rispetto al 2022. La provincia di Bolzano si conferma al primo posto per qualità della vita, dopo aver ottenuto la medaglia d’argento l’anno precedente.

Il sindaco della città: «L’impegno è tanto»

Ad Adnkronos, il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi ha così commentato la vittoria: «L’impegno è tanto. Abbiamo un bilancio con debiti zero per la città e una grande capacità di investimento. C’è una capacità di programmazione previsionale dei vari interventi e una capacità a spendere bene i soldi che, vorrei sfatare il luogo comune, non arrivano da Roma perché la provincia di Bolzano contribuisce con circa 400 milioni all’anno alla riduzione del debito nazionale».

Il caso della lettera di Osama bin Laden diventata virale su TikTok

Lunedì 13 novembre 2023 un utente di TikTok con 371 follower che utilizza il nome “_monix2” ha pubblicato un video in cui leggeva parti della “Lettera all’America” di Osama bin Laden, in cui il defunto leader terrorista affermava, tra le altre cose, che gli attacchi dell’11 settembre erano stati giustificati anche dal sostegno degli Stati Uniti all’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. Giovedì pomeriggio, quando TikTok ha annunciato di aver bandito l’hashtag, i video taggati #lettertoamerica avevano ottenuto più di 15 milioni di visualizzazioni.

Perché la lettera è diventata virale 

Una parte rilevante della lettera, originariamente pubblicata nel 2002 dal Guardian, riguarda appunto Israele e la Palestina, uno degli argomenti forti della propaganda di bin Laden. Il leader di Al Qaida sosteneva che «il sangue che sgorga dalla Palestina deve essere vendicato in maniera proporzionale», e accusava l’Occidente di essersi «arreso agli ebrei», aggiungendo numerosi pregiudizi antisemiti. Alcuni utenti di TikTok, dopo aver letto la lettera di bin Laden, hanno commentato di aver «aperto gli occhi» sui crimini degli Stati Uniti e di Israele. La lettera è stata diffusa in momento di estrema polarizzazione emotiva legata al conflitto tra Israele e Hamas. Ma la diffusione della lettera riflette anche uno dei problemi principali legati ai social media, dove le persone– molte delle quali sono giovani nati dopo l’11 settembre e che tendono ad essere più critici dei propri genitori nei confronti dell’Occidente – condividono e ricevono informazioni su delle app progettate per rendere i video virali, spesso disincentivando l’approfondimento delle notizie e degli eventi storici.

TikTok e il Guardian hanno rimosso il contenuto dalle loro piattaforme

Quando nel 2002 il Guardian aveva pubblicato la “Lettera all’America”, l’aveva collegata a un articolo di spiegazione in cui forniva il contesto su chi era bin Laden e su quali erano gli intenti della lettera, cioè di giustificare gli attacchi terroristici del gruppo. Sui social network, invece, alcuni utenti hanno interpretato la lettera come un appello morale contro gli Stati Uniti. Il portavoce di TikTok, Alex Haurek, ha dichiarato che la società sta rimuovendo i video che diffondo la lettera per aver violato le regole dell’azienda sul «sostegno a qualsiasi forma di terrorismo» sulla piattaforma. Un portavoce del Guardian, invece, ha dichiarato in un comunicato che la lettera è stata rimossa dal sito della testata giornalistica inglese dopo essere stata «ampiamente condivisa sui social media senza il contesto completo».

Milano, Fedez in piazza Duomo con Avis va via quando parla l’assessore La Russa

Durante l’evento in piazza Duomo a Milano per sensibilizzare sulla donazione di sangue, Fedez ha polemizzato sulla presenza degli esponenti della Regione Lombardia, gli assessori Romano La Russa e Elena Lucchini. In particolare, quando ha preso la parola La Russa il rapper ha lasciato la zona dove si stavano tenendo i discorsi istituzionali per andare a visitare l’unità mobile per la donazione di sangue e i vari stand delle associazioni.

Fedez ai giornalisti: «La Regione non era coinvolta nell’evento Avis»

Ai giornalisti che gli hanno chiesto se fosse casuale il suo allontanamento proprio quando aveva preso la parola l’assessore regionale, Fedez ha spiegato: «No non è un caso, perché questa cosa l’abbiamo organizzata con la Fondazione Fedez, con Avis e il Comune di Milano. Io il signor La Russa non l’ho mai visto coinvolto e nemmeno la signora Lucchini che ha detto che stava pensando di organizzare un evento». «Quindi la Regione si è imbucata?», gli hanno chiesto i giornalisti. «Fate voi», ha concluso.

La replica dell’assessore La Russa: «Piccolo uomo»

Romano La Russa ha così replicato: «Io non l’ho neanche visto andare via, ma se è così confermo che è un piccolo uomo, molto piccolo. Il suo comportamento era scontato. Lui pensa di avere fatto un atto eroico, in realtà è stato un segno di maleducazione nei confronti dei presidenti e di tutte le associazioni». E ancora: «Lo ringrazio per l’opera di questa giornata, però non si è comportato bene. Lui ha scoperto solo oggi Avis perché ne ha avuto bisogno, c’è chi invece da sempre dedica la sua vita a questo. Non è un gesto d’amore verso i donatori».

Palazzo Chigi e Colosseo in rosso per i cristiani perseguitati

«In un mondo sempre più segnato dai conflitti, la progressiva erosione del diritto alla libertà religiosa rischia di passare inosservata». Lo sottolinea la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, protagonista di un’iniziativa che ogni anno promuove l’illuminazione di rosso dei luoghi di culto ed edifici civili in tutto il mondo. «Il colore rosso ricorda il sangue versato dai fedeli appartenenti alle diverse religioni, a cominciare da quella cristiana, i quali non possono professare pubblicamente la propria fede», spiega Acs. La Settimana Rossa comincia il 17 novembre e si estende fino al 26 dello stesso mese. In Italia troverà il suo culmine mercoledì 22 novembre 2023, il Red Wednesday.

Coinvolte anche le ambasciate presso la Santa Sede di diversi paesi

Su iniziativa di Acs Italia verranno illuminati di rosso il Colosseo, Palazzo Madama, Palazzo Montecitorio, Palazzo Chigi, la Farnesina e alcune parrocchie in varie zone d’Italia. Coinvolte nel progetto anche le ambasciate presso la Santa Sede di Burkina Faso, Camerun, Francia, Italia, Macedonia del Nord, Slovenia, Spagna e Ungheria, mentre hanno espresso sostegno all’iniziativa le Ambasciate presso la Santa Sede di Brasile e Israele. «Acs Italia manifesta gratitudine nei confronti dei Presidenti La Russa, Fontana e Meloni, e dei Ministri Tajani e Sangiuliano per aver aderito all’iniziativa, dimostrando così la sensibilità delle Istituzioni italiane al dramma della violazione della libertà religiosa» sottolinea la fondazione.

Napoli sarà la Capitale europea dello sport 2026

La città di Napoli è stata proclamata Capitale europea dello sport 2026. A stabilirlo è stata Aces Europe, Federazione delle capitali e città europee dello sport, che lo ha comunicato al Coni Campania, presieduto da Sergio Roncelli, informando che la città partenopea ha vinto il ballottaggio con Saragozza. Dopo Tbilisi, dunque, sarà il capoluogo campano a essere insignito dell’importante riconoscimento.

Roncelli: «Il premio di un lungo cammino»

Sul tema è intervenuto festante il presidente del Coni Campania Sergio Roncelli: «Questa investitura premia il lungo cammino fatto in stretta collaborazione fra il CONI Campania, il Comune di Napoli e l’USSI Campania. Un doveroso ringraziamento al sindaco Gaetano Manfredi e ad Emanuela Ferrante, assessore allo Sport del Comune di Napoli, che hanno sempre fermamente creduto nell’importanza di questa avventura proposta loro dal CONI Campania e dall’USSI Campania. È anche sicuramente un grande successo per lo sport campano che ha avuto un ruolo importantissimo nel condizionare la scelta. Basti pensare agli oltre 50 eventi di carattere nazionale ed internazionale ed ai numerosi eventi sociali e culturali organizzati». In quest’ultimo passaggio il riferimento è a quanto fatto dalla città nel 2023 a sostegno della propria candidatura a capitale europea dello sport.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e il presidente del Coni Campania Sergio Roncelli
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e il presidente del Coni Campania Sergio Roncelli (Facebook).

«Significa premiare, confermare e rilanciare la scelta di investire nello sport»

«Ancora una volta», ha aggiunto Sergio Roncelli, «il mondo sportivo campano ha evidenziato la sua compattezza e le sue grandi competenze e capacità organizzative. Dopo le Universiadi del 2019, Napoli si prepara a vivere un altro periodo di grande fermento sportivo in quanto il titolo di Capitale europea dello sport ha un significato molto profondo. Significa premiare, confermare e rilanciare la scelta di investire nello sport come fattore unificante del territorio per la sua crescita economica e sociale, per il rilanc/io dell’impiantistica sportiva e come potente antidoto al forte disagio giovanile che colpisce le giovani generazioni».

Cos’è l’Ambrogino d’oro e a chi viene assegnato

L’Ambrogino d’oro è uno dei premi più prestigiosi conferiti dalla città di Milano, una tradizione che risale al 1947. Il premio prende il nome da Sant’Ambrogio, patrono milanese, e viene assegnato annualmente il 7 dicembre in occasione della festa del santo. È considerato uno dei più alti onori concessi dalla città e viene assegnato a individui e organizzazioni che si sono distinti per il loro contributo eccezionale e positivo alla comunità.

Ambrogino d’oro: cos’è e a chi viene assegnato

Il premio si articola in diverse categorie, ciascuna delle quali riflette settori specifici di contributo alla società. Le categorie possono includere cultura, sport, beneficenza, imprenditoria, scienza, giornalismo, e altri ambiti. I vincitori dell’Ambrogino d’oro sono selezionati da una commissione composta da esperti, rappresentanti della comunità e funzionari pubblici. La commissione valuta le candidature proposte dalla comunità o da altri organi competenti e decide i premiati in base ai loro straordinari contributi in determinati settori. Gli individui o le organizzazioni che ricevono l’Ambrogino d’oro sono riconosciuti per il loro impegno eccezionale e positivo nei confronti della città di Milano e della sua comunità. Possono essere elogiati per la loro dedizione al bene pubblico, la promozione della cultura, l’innovazione imprenditoriale, la generosità nei confronti di cause sociali e molto altro. Nel 2020, ad esempio, la coppia social formata da Chiara Ferragni e Fedez ha ricevuto questa prestigiosa onorificenza per le iniziative rivolte ai lavoratori e cittadini durante il Covid.

Le polemiche per l’Ambrogino ad Andrea Pucci 

Anche quest’anno sono uscite le liste dei personaggi che verranno insigniti dal sindaco di Milano Beppe Sala e, tra questi, è presente anche il comico Andrea Pucci. Inevitabilmente sui social è partita la polemica per alcuni scivoloni fatti dal comico contro le minoranze e chiunque non gli andasse troppo a genio, da Elly Schlein a Tommaso Zorzi fino ad arrivare alle tesi no vax durante la pandemia. Tra i diversi commenti spicca quello di Selvaggia Lucarelli, che sul suo account ha scritto: «Mi domando se Andrea Pucci sia stato premiato per i suoi raffinatissimi show o per i recenti meme sui suoi social con le foto più infelici di Elly Schlein. O ancora per le battute omofobe su Tommaso Zorzi». La giornalista ha ricordato anche che «il sindaco ha diritto di veto sui nomi dei premiati».

Antitrust, istruttoria su Instagram e influencer Asia Valente

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Meta-Instagram e dell’influencer Asia Valente. Lo si legge in una nota secondo cui, in particolare, Meta avrebbe omesso di adottare misure idonee a impedire la pubblicazione su Instagram di messaggi potenzialmente ingannevoli. Asia Valente pubblicherebbe sul canale social foto e video di ristoranti, di spa, di hotel e di altre strutture turistiche con le quali si ritiene possa intrattenere rapporti commerciali senza utilizzare alcuna dicitura che evidenzi la natura promozionale di questi contenuti.

Jovanotti ai fan: «Non so quanto ci vorrà per rimettersi in piedi»

Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha voluto aggiornare i fan sulle sue condizioni di salute. A distanza di quattro mesi dall’incidente in bicicletta ai Caraibi, l’artista ha parlato della sua situazione attuale durante una diretta Facebook. Jovanotti ha spiegato: «Sono quattro mesi dal botto. Non cammino ancora senza stampelle ma conto per dicembre di cominciare. Adesso sto iniziando ad appoggiare il piede. I muscoli fanno male ma insomma procediamo».

Jovanotti: «Non so quanto mi ci vorrà»

Il cantante è alle prese con fratture di vario tipo tra la spalla e il femore. Quelle alle gambe sono le più gravi. Jovanotti ha proseguito: «Non so quanto ci vorrà per rimettermi in piedi. Forse sei mesi. Non lo so. Nessuno lo sa, nemmeno gli ortopedici. Mi fanno delle previsioni però poi io le smentisco. Tra poco dovrò operarmi di nuovo per togliermi la placca alla clavicola perché mi sta staccando. Rido per non piangere. Volevo fare un breve bollettino perché in tanti mi scrivete e mi chiedete come va. Va bene. Ci vuole tempo e pazienza ma va bene, va molto bene. Appena mi rimetto ci vediamo e festeggiamo. Nel frattempo prendo appunto, scrivo, leggo molto. Sto leggendo un sacco di libri belli, poi faccio la fisioterapia due volte al giorno e poi penso a quando ci rivedremo».

«Che casino ho combinato»

Poi ridendo ha raccontato: «Che casino che ho combinato. Ho combinato un gran casino. Chi se l’aspettava? Ma gli incidenti non te li aspetti mai. Sto ascoltando tantissima musica, mi sono rimesso ad ascoltare anche del jazz. Soprattutto del jazz elettrico. Mi sono rimesso a sentire musica, soprattutto quella che non ha forma di canzone tradizionale. Musica cosmica che mi apra spazi. Se ascolto canzoni, dopo mi metto a scrivere canzoni. Invece voglio stare senza gravità, visto che la forza di gravità in questo momento è il mio problema. Ci sono tre modi per evitarla: andare nello spazio, che per ora non è previsto, stare nell’acqua, che mi fa stare bene, e ascoltare musica».

Bologna, la torre Garisenda a rischio collasso: «Massima allerta»

La torre Garisenda, assieme a quella degli Asinelli, è una delle principali attrazioni di Bologna e rappresenta un simbolo per la città e per l’Italia intera. Mercoledì 15 novembre 2023, i membri del comitato presieduto dalla dirigente dei Lavori pubblici di Palazzo d’Accursio Manuela Faustini hanno siglato un report di 30 pagine per aggiornare sulle condizioni della struttura, il cui basamento è gravemente malmesso. Una relazione recapitata al primo cittadino Matteo Lepore e che gli dà quindi ragione sulla scelta di transennare l’area delle due torri e inibire il passaggio di pedoni, auto e bus.

Condizioni peggiorate dal 2018

Il deterioramento era già stato evidenziato in maniera significativa negli anni precedenti. La prima segnalazione risale al 2018 quando, a seguito dell’analisi dei dati del monitoraggio avviato da Comune e Università di Bologna nel 2011, emersero delle anomalie portate all’attenzione della giunta all’epoca guidata dal sindaco Virginio Merola. In risposta a questa situazione, all’inizio del 2019 venne istituito il primo comitato tecnico-scientifico il quale, alla fine dello stesso anno, consegnò una relazione conclusiva sottolineando la necessità di un piano di emergenza e sicurezza, in quanto superati i limiti di prudenza.

Bologna, la torre Garisenda a rischio collasso: «Massima allerta»
Vista della Torre degli Asinelli (Getty Images).

Gli scenari: caduta verso la chiesa o contro l’altra torre

Durante la riunione più ristretta del comitato del 4 ottobre 2023, è stato chiaramente indicato un livello di criticità «codice rosso». La relazione presentata il 15 novembre suggerisce soluzioni operative moderate, come la posa di barriere di protezione e interventi provvisori. Tuttavia, i professionisti presenti nel comitato hanno avanzato l’ipotesi che, dopo una prima fase di implosione, la Garisenda potrebbe rovesciarsi verso la chiesa di San Bartolomeo. Viene anche menzionata la possibilità di un crollo in direzioni diverse, compresa la torre degli Asinelli. La torsione a Sud della torre, emersa nelle scorse settimane, è un motivo di ulteriore preoccupazione nel comitato, che elogia la scelta precauzionale del sindaco di modificare la mobilità per il bene dei cittadini.

Cei: «Sono 54 le vittime di presunti abusi segnalati nel 2022»

Sono 32 i presunti sacerdoti, i catechisti e insegnanti di religione che hanno compiuto abusi sessuali a danno di 54 presunte vittime che hanno denunciato i fatti nel corso del 2022 agli sportelli della Chiesa cattolica (fatti avvenuti anche in passato). È quanto emerge dal secondo report della Cei presentato ad Assisi.

I presunti abusatori sono quasi tutti uomini

La maggior parte delle segnalazioni fa riferimento a casi dal vivo (29), meno ad episodi via web (tre). La maggior parte dei casi di abuso si è verificata in parrocchia (17 su 29). L’età delle presunte vittime all’epoca dei fatti si concentra nella fascia 15-18 anni (25 su 54) e sono in prevalenza ragazze (44) rispetto ai ragazzi (10). Nel rapporto della Cei vengono inquadrati i profili dei presunti abusatori, che sono sia chierici sia laici sia religiosi. Tra i laici, i ruoli ricoperti dai casi riscontrati sono educatore (cinque casi), catechista (un caso), fondatore di associazione ecclesiale, insegnante di religione, seminarista. Per lo più celibi, ma anche due persone sposate. I soggetti, di età compresa tra i 40 e i 60 anni, con una media di 43 anni, sono per la quasi totalità maschi (31 su 32).

Precettazione, Landini: «Stiamo lavorando per presentare ricorso»

Non è destinato a cessare nel breve termine lo scontro tra governo e sindacati sulla precettazione dello sciopero del 17 novembre decisa dal ministro Matteo Salvini. «Insieme alla Uil stiamo lavorando per presentare il ricorso», ha annunciato il segretario della Cgil Maurizio Landini, aggiungendo di aver «formalmente deciso» che lo faranno, e di aver per questo dato «mandato ai legali per predisporlo nei tempi previsti, quindi in pochi giorni». La precettazione durante uno sciopero può essere impugnata dai lavoratori interessati, che possono presentare ricorso al giudice amministrativo. Il giudice valuterà se la precettazione è stata disposta in conformità alla legge e se sono state rispettate le garanzie previste per i lavoratori.

 

Semi di piante infestanti germogliano dopo 144 anni

L’erba cattiva non muore mai. Proverbio della tradizione antica, ha ora una conferma in più grazie alle nuove rivelazioni di uno studio secolare della Michigan State University, negli Usa. Dopo 144 anni, infatti, alcuni semi hanno generato dei germogli di verbasco, specie erbacea appartenente alle angiosperme. Si tratta di una ricerca inaugurata nel lontano 1879 dal botanico William J. Beal, che intendeva aiutare gli agricoltori a combattere le erbacce ancor prima dello sviluppo dei fertilizzanti. Oggi fondamentale per il mantenimento delle banche dei semi e per la conservazione delle specie rare e in via di estinzione, tale analisi proseguirà almeno fino al 2100, quando è prevista la raccolta dell’ultimo campione.

Un esperimento secolare della Michigan University ha fatto germogliare 20 piantine da semi di 144 anni. Il prossimo rilevamento nel 2040.
Gli scienziati a lavoro per studiare i semi (MCU, Screenshot YouTube).

Semi di piante infestanti in bottiglia, i dettagli dell’esperimento secolare

Lo studio, che riporta anche l’identikit genetico delle piantine, è disponibile integralmente sulla rivista American Journal of Botany. Qui è possibile anche avere una panoramica dell’intero esperimento, che prosegue ininterrottamente da quasi 150 anni. Nel 1879, infatti, il professor Beal posizionò 50 semi di 23 specie differenti di piante infestanti in 20 bottigliette di vetro. Dopo averle riempite con sabbia, le mise a testa in giù nel terreno affinché l’acqua non potesse accumularsi e stagnare all’interno. Inizialmente, il protocollo prevedeva di disseppellirne una a cadenza regolare di cinque anni per verificare la salute dei semi e controllare che fossero in grado di germogliare. Nel 1920, tuttavia, si decise di allungare l’intervallo a 10 anni, mentre nel 1980 si optò per portarlo a un ventennio.

Il numero dei germogli si è ridotto sistematicamente con il passare del tempo. I semi conservati all’interno della 14esima bottiglia, prelevata nel 2021, hanno generato 20 piantine di verbasco. Sfruttando anche le moderne tecnologie della genetica, gli scienziati americani hanno scoperto sorprendentemente che si tratta di due specie distinte. Sebbene 19 infatti appartenessero al Verbascum blattaria, presente anche in Italia, una è invece un ibrido fra il blattaria e il Verbascum Thapsus. «Nell’Ottocento, il professor Beal disse di aver utilizzato solo semi di un tipo, ma eventualmente deve esserci stato un errore», ha spiegato Grace Fleming, assistente di biologia, sul sito della Michigan University. «Non poteva però saperlo, dato che la struttura del Dna era sconosciuta all’epoca».

La prossima raccolta dei campioni avverrà solamente nel 2040

«Negli oltre 140 anni trascorsi dall’inizio dell’esperimento, la questione della longevità dei semi ha acquisito maggiore rilevanza», ha dichiarato il professor Lars Brudvig. «I risultati aiuteranno a capire quali specie di piante infestanti possono risultare più problematiche di altre». Il prossimo rilevamento è attualmente in programma per il 2040, ma non si esclude che la tabella di marcia possa cambiare ancora. «Potremmo prendere in considerazione di allungare i tempi di raccolta a un trentennio», ha precisato David Lowry, che si è occupato di sequenziare il Dna delle piantine. «È però ancora troppo presto per fare progetti».

Raggiunto l’accordo sulla prima legge Ue per limitare le emissioni di metano

L’Ue ha raggiunto un accordo sulla sua prima legge specificatamente indirizzata alla riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico. Secondo la norma le compagnie del carbone, del petrolio e del gas saranno tenute a segnalare le proprie emissioni di metano e, successivamente, ad adottare misure per evitarle, tra cui la limitazione dello sfiato (venting) e della combustione alla fonte (flaring).

Raggiunto l’accordo sulla prima legge Ue per limitare le emissioni di metano. L’intesa è stata raggiunta in vista della COP28.
Le aziende dell’Ue dovranno misurare, comunicare e verificare le emissioni di metano (Getty Images).

Entro quattro anni ogni fonte di metano nell’Ue dovrà essere segnalata e rendicontata annualmente

Il metano è un gas con un potenziale di riscaldamento dell’atmosfera oltre 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica. Questo nel breve periodo (inteso come 20 anni). Non dura però nell’atmosfera quanto la CO2: ridurne le emissioni è un modo tutto sommato semplice ed economico per impedire che le condizioni meteorologiche estreme diventino più violente nel breve termine. In base all’accordo, le aziende dovranno misurare, comunicare e verificare le emissioni di metano. Le società dovranno iniziare a riportare i dati a livello generale di fonte entro i 18 mesi successivi all’entrata in vigore. Entro quattro anni, invece, ogni singola fonte di metano nell’Ue dovrà essere segnalata e rendicontata annualmente. Le autorità, da parte loro, ispezioneranno periodicamente i siti – dalle miniere di carbone abbandonate ai pozzi di petrolio appena perforati – per verificare la conformità ai requisiti stabiliti. Il periodo tra un’ispezione e l’altra non supererà i tre anni.

Raggiunto l’accordo sulla prima legge Ue per limitare le emissioni di metano. L’intesa è stata raggiunta in vista della COP28.
Il rigassificatore Cavaou di Fos-sur-Mer, Francia (Getty Images).

Il regolamento prevede inoltre la limitazione di venting e flaring entro il 2027

Al centro della legge Ue c’è l’obbligo per le società energetiche di rilevare e riparare le perdite dalle infrastrutture del petrolio e del gas, eventualmente rilevate durante le ispezioni. Per quanto riguarda le perdite, i negoziatori hanno stabilito una soglia di 17 grammi di metano all’ora per quelle sottomarine, di cinque grammi per quelle sotterranee e di un grammo per quelle fuori terra. La riparazione/sostituzione dei componenti dovrà avvenire immediatamente dopo il rilevamento di una perdita, in ogni caso non oltre cinque giorni. Per una riparazione completa sono concessi 30 giorni. Il regolamento prevede poi la limitazione di venting e flaring del metano entro il 2027. A partire dal 2030, poi, inizieranno a essere applicati valori massimi di intensità di metano: ciò vuol dire che agli importatori dell’Ue potrebbe essere impedito l’acquisto di gas, petrolio e carbone. Ma tale disposizione si applicherà solo ai nuovi contratti.

L’accordo è stato raggiunto dall’Unione europea in vista della COP28

«L’Unione europea sta finalmente introducendo misure vincolanti per ridurre il metano, il killer del clima», ha dichiarato Jutta Paulus, verde tedesca che ha negoziato l’accordo per conto dell’Europarlamento. «In quanto maggiore acquirente mondiale di gas naturale, l’Ue è pronta a usare la sua influenza per contribuire a ridurre le emissioni globali di metano. È un messaggio molto chiaro da parte dell’Europa in in vista della COP28: la responsabilità climatica non si ferma ai suoi confini», ha detto al Guardian Flavia Sollazzo, esperta di energia della filiale europea del gruppo no-profit Environmental Defense Fund. Con la conferenza globale sul clima inizierà il 30 novembre: Cina e Stati Uniti avevano già annunciato in precedenza i propri piani per affrontare il problema del metano.

Le microplastiche possono influenzare il clima terrestre

Grandi quanto un chicco di sesamo, le microplastiche hanno invaso l’intero pianeta. Grazie a dimensioni non superiori ai cinque millimetri, si trovano in acqua, aria e cibo, persino nel sangue umano. Un team di scienziati dell’American Chemical Society ha scoperto che possono anche influenzare il clima terrestre. Analizzando una serie di campioni prelevati su una montagna della Cina, gli esperti hanno infatti ipotizzato che potrebbero giocare un ruolo cruciale nella formazione delle nubi. «Le particelle aerodisperse possono percorrere lunghe distanze e subire diversi processi», hanno scritto gli studiosi. «Sappiamo ancora molto poco sulle interazioni tra microplastiche e condizioni meteo».

Le microplastiche sono il collante per il vapore acqueo delle nuvole

La ricerca, disponibile integralmente sulla rivista Environmental Science & Technology Letters, ha analizzato i campioni di alcune nubi sulla cima del monte Tai, in Cina. Tracciando il percorso che le microplastiche hanno effettuato per raggiungere un’esatta posizione geografica, si è potuto scoprire un dettaglio finora sconosciuto sul loro possibile coinvolgimento nella meteorologia. Le nubi infatti, come ha spiegato la Cnn, si formano quando il vapore acqueo si tramuta in milioni di goccioline d’acqua che si aggregano fra loro. Per farlo, necessitano di un collante che di solito è rappresentato da polvere e cenere oppure dallo stesso sale marino che evapora dagli oceani. Gli scienziati hanno però intuito che le microplastiche si stanno aggiungendo all’elenco. Nello specifico, provengono dalle vicine metropoli cinesi dell’entroterra, vittima di un alto livello di inquinamento nell’aria e nel suolo. Sollevate dal vento, le particelle hanno potuto raggiungere anche le montagne.

Secondo uno studio americano, le microplastiche fungono da collante per il vapore acqueo nella formazione delle nubi. Influenzando il clima.
Una tipica microplastica sul palmo di una mano (Getty Images).

Sfruttando la loro proprietà idrofila, tipica degli elementi attratti dall’acqua, le microplastiche si attaccano alle goccioline d’acqua, formando così una catena che poi forma le nubi. Il processo, come hanno spiegato gli scienziati, è simile alla propagazione di un incendio in un campo. Come una scintilla può far bruciare un’intera foresta, così le microplastiche impattano sull’atmosfera originando precipitazioni e fenomeni temporaleschi. Numerose però sono ancora le domande senza risposta. Non si è ancora capito se una maggiore concentrazione di microplastiche possa portare alla formazione di maggiori nubi nel cielo né se tale eventualità possa incentivare la crisi climatica già in corso. Ulteriori ricerche già in programma per il prossimo futuro aiuteranno gli scienziati a comprendere il fenomeno.

Dal cibo all’acqua, dove si trovano e come si formano le microparticelle di plastica

Le microplastiche hanno solitamente la dimensione di 100 micrometri, ossia 0,1 millimetri, ma possono anche raggiungere il mezzo centimetro. Si tratta di particelle minuscole, spesso impercettibili all’occhio umano, che si formano quando la plastica usata quotidianamente si decompone o si consuma in pezzi più piccoli. «Sono ovunque», ha spiegato la dottoressa Judith Enck del Beyond Plastics, progetto statunitense che lavora contro l’inquinamento. «Si trovano nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo e nel cibo che consumiamo ogni giorno». Più le microplastiche sono piccole, più è facile che penetrino nei vari cicli ambientali e finiscano nel corpo umano. Sebbene i loro effetti sulla salute non siano ancora chiari, una ricerca su Publimed del marzo 2023 ha supposto che possono causare danni preoccupanti tra cui malattie polmonari e tumori del sangue.

Secondo uno studio americano, le microplastiche fungono da collante per il vapore acqueo nella formazione delle nubi. Influenzando il clima.
Le microplastiche viste al microscopio (Getty Images).

Sciopero 17 novembre, NurSind: «Sperimentiamo il sistema sanitario del futuro: senza infermieri»

Alla vigilia dello sciopero nazionale di 24 ore proclamato dal NurSind, il sindacato degli infermieri e delle infermiere, per venerdì 17 novembre, il segretario Andrea Bottega mette in fila le principali ragioni della protesta. «La misura è colma. E il nodo pensioni è solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Oltre al ricalcolo degli assegni previdenziali, sul quale restano blande le rassicurazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, infatti, la Manovra non dà le risposte che gli infermieri si aspettavano neppure sul fronte delle risorse per il prossimo rinnovo del contratto di comparto».

In piazza contro il ricalcolo retributivo degli assegni previdenziali

«In piazza ribadiremo il nostro no secco all’articolo 33 del ddl Bilancio, che riguarda appunto il ricalcolo retributivo degli assegni previdenziali, di cui chiediamo l’abrogazione. Tutte le altre soluzioni cui il governo sta pensando in questo momento, infatti, non fanno altro che accelerare la fuga degli infermieri. Un’ulteriore emorragia che davvero non possiamo permetterci», sottolinea Bottega. Ma è sul fronte delle risorse contrattuali che il sindacato è ancora più duro: «Sembra una farsa e invece è tutto vero. Col risultato che ancora una volta la tanto attesa e sbandierata valorizzazione della professione resterà lettera morta. Del resto, dei 1.450 milioni di euro in dote al monte salari per il comparto sanità, secondo le nostre stime, circa 1.050 milioni serviranno solo a evitare riduzioni stipendiali. Ci chiediamo quale valorizzazione sarà possibile con 400 milioni quando nel contratto 2022 alla specificità infermieristica sono stati assegnati 335 milioni di euro, pari soltanto a 73 euro lordi mensili».

La «drammatica» carenza del personale nel Ssn

Ma il NurSind è contrariato soprattutto di fronte alla totale assenza di iniziative concrete da parte delle istituzioni «per risolvere la drammatica carenza di personale». «Domani i cittadini toccheranno con mano il Ssn del futuro, con ospedali e territorio senza infermieri. La prospettiva purtroppo è proprio questa. La proposta di importarli in particolare dall’India, infatti, non risolve il problema. Casomai, lo sposta in avanti. Col rischio che più tempo passa e più sarà difficile da una parte fermare gli abbandoni, tra licenziamenti e fughe all’estero, e dall’altra attrarre giovani. Che cosa ci propongono di strutturale?», si domanda Bottega. Che aggiunge: «Se davvero si vuole cominciare a risolvere la questione alla radice, e non in maniera spot, la strada è una soltanto: agire innanzitutto sulla leva economica, visto che i nostri stipendi sono i più bassi d’Europa, e dare finalmente maggiore autonomia agli infermieri nello svolgimento del loro lavoro. Proprio quello che ribadiremo in piazza, convinti che sia l’unico modo per cominciare a invertire il trend e a vedere i numeri crescere, dando così sollievo anche a chi è già in servizio nel Ssn perché potrà sperare in una più equa distribuzione dei carichi professionali».

Previsioni meteo, ultime ore di bel tempo: poi tornano pioggia e vento

Ultime ore di bel tempo, poi già dalla serata di giovedì 16 novembre 2023 arriveranno le prime nuvole. Per venerdì 17 previste piogge e vento forte. In calo anche le temperature, che da sabato 18 novembre scenderanno di 6-9 gradi. Sono queste in sintesi le previsioni di Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it.

In Italia torna il maltempo

Nella giornata di giovedì dominerà ancora l’alta pressione con prevalenza di sole, mentre dalla sera inizieranno ad arrivare nubi sparse, specie in Valle d’Aosta, settori alpini occidentali del Piemonte e Alta Toscana con qualche piovasco. Venerdì 17 una veloce fase instabile porterà qualche pioggia sulla fascia tirrenica dalla Toscana alla Campania al mattino e poi, dal pomeriggio, verso medio Adriatico e gran parte del Sud peninsulare. Prevista anche una rapida intensificazione dei venti verso le Alpi e tutto il Centro-Sud. Raffiche di burrasca sono previste soprattutto sulla Sardegna, sulla fascia appenninica e tra Calabria e Sicilia. Da sabato 18 novembre, invece, il cielo tornerà sereno ma il termometro crollerà di 6-9 gradi sia per quanto riguarda le temperature minime che quelle massime. A Milano si sfioreranno lo zero al mattino e massime di 10 gradi di giorno, a Roma è prevista una minima di 2 gradi e una massima di 15, a Catania le massime scenderanno fino a 19 gradi contro i 28 degli ultimi giorni. Anche la domenica vedrà temperature frizzanti al mattino complici i cieli stellati della notte che permetteranno un sensibile raffreddamento. I venti forti del sabato al Centro-Sud tenderanno ad attenuarsi, salvo in Puglia e Calabria.

Le previsioni in dettaglio

  • Giovedì 16 novembre: al Nord sarà poco nuvoloso, ma coperto entro sera. Al Centro poco nuvoloso, peggiora dalla sera/notte. Al Sud è previsto bel tempo e caldo oltre la media del periodo;
  • Venerdì 17 novembre: al Nord prevalenza di bel tempo, ventoso. Al Centro attesi piovaschi occasionali sugli Appennini, e vento. Al sud previsto un peggioramento in serata con qualche pioggia sulle peninsulari, ventoso;
  • Sabato 18 novembre: al Nord e al Centro ci sarà sole e freddo al mattino, con molti venti sul Medio Adriatico. Al Sud prevalenza di bel tempo con vento forte.