Il turismo come industria di pace

Non solo opportunità di risorse, occupazione e flusso di persone e merci; viaggiare è da sempre motore di armonia, scoperta e costante scambio di conoscenza

 

Presidente, che anno è stato il 2023 per il comparto alberghiero? La clientela estera è tornata a scegliere il nostro Paese come un tempo?

Il 2023 è stato caratterizzato da una generale espansione della domanda turistica. Secondo i dati ISTAT sono state 317 milioni le presenze registrate fino ad agosto, in aumento del +3,9% rispetto all’analogo periodo 2022. Un trend positivo che è proseguito ancora nell’ultima parte dell’anno. Nello specifico, si è registrato il boom di turisti stranieri rispetto ad un arretramento della clientela domestica.

Tra gennaio e agosto le presenze degli stranieri sono aumentate del 10,2% rispetto all’analogo periodo del 2022, a fronte di una flessione del 2% della domanda turistica da parte della componente nazionale. La clientela internazionale si è confermata la locomotiva del nostro turismo, una tendenza in corso da svariati anni – fatta eccezione per il periodo del covid – e che aveva portato addirittura nel 2019 le presenze straniere a superare quelle italiane. Un dato ancora più importante se si considera che, secondo i dati del CSC, nel 2023 la spesa del turismo internazionale in Italia ha superato i 50 miliardi di euro. Un recupero che si è riflesso nelle performance alberghiere rilevate dal nostro Osservatorio Confindustria Alberghi – STR: i dati a dicembre 2023, hanno infatti evidenziato un TOC medio (Tasso di Occupazione Camere) al 68,5%, di poco al di sotto (-1,9%) rispetto al 2019.

E per il 2024 quali sono le aspettative? La preoccupano i riflessi di eventuali peggioramenti degli scenari geoeconomici e geopolitici internazionali? 

La ripresa dei viaggiatori è evidente e l’Italia ha avuto anche maggior successo rispetto ad altri paesi europei. Nel 2023 il confronto con l’anno precedente in termini di occupazione camere, gli alberghi di Roma, Milano e Firenze hanno registrato rispettivamente +10, +13 e +14%, a fronte del +4% di Parigi e +9% di Madrid, +8% di Berlino, +9% Londra. Segno questo di un particolare dinamismo del nostro mercato che continua anche nel primo trimestre 2024 a far registrare prenotazioni in crescita: Roma +3%, Milano +6%, Parigi -2%, Madrid e Londra +3%. La crisi geopolitica in atto ha provocato un aumento esponenziale dei costi, in primis quelli energetici, e poi anche l’inflazione a due cifre e un aumento dei tassi che ha fatto schizzare in alto i costi dei mutui, rallentando la ripresa e rendendo più lungo e difficoltoso il percorso di recupero delle imprese alberghiere. Detto ciò, ricordo sempre che il turismo è un’industria di pace che crea flussi di persone e merci, che concorre allo sviluppo dell’intera economia. Motivo in più per augurarci finisca presto lo stato di tensioni legato ai conflitti in atto.

La sostenibilità quanto sta cambiando la domanda di turismo?

Il trend dei viaggi sostenibili nello scenario post pandemico si è imposto come un vero e proprio modello turistico, in risposta alla necessità dei viaggiatori di collezionare esperienze green, in armonia con il contesto ambientale e con le comunità locali.

Mai come negli ultimi due anni abbiamo utilizzato e sentito usare la parola sostenibilità e quella che sembrava essere una moda, ora pare essere uno stile di vita e anche molto cool. Nel mondo dei viaggi e delle vacanze si sente spesso parlare di sostenibilità e sono sempre di più gli hotel eco-friendly e le strutture che investono risorse per trasformarsi.

Una trasformazione/transizione che ci viene imposta in parte dallo stesso mercato, da un turista sempre più attento all’impatto ambientale del proprio viaggi e abituato a determinati comportamenti (ad es. la raccolta differenziata dei rifiuti) che vogliono poter replicare anche durante il soggiorno in hotel. In realtà la sostenibilità non si riduce solo all’aspetto “ecologico”.

Troppo spesso ci riferiamo a pratiche “green” attente a salvaguardare l’ambiente, come per esempio l’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia o l’eliminazione di plastica monouso, ma la definizione da manuale di sostenibilità è un’altra e significa soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Per il turista attento alla sostenibilità, andare in vacanza comporta un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle economie locali. Non basta solo progettare strutture rispettose della natura ma è necessario anche avere a cuore la cultura del luogo, salvaguardare le tipicità locali generando ricchezza.

Gentrificazione e aumento esponenziale di alloggi che sfuggono a qualsivoglia controllo: come si combattono questi due fenomeni “bui” legati al comparto turistico?

Il fenomeno degli affitti brevi è profondamente cambiato nel tempo e oggi produce effetti dannosi per le città. Le caratteristiche di spontaneità ed occasionalità che caratterizzavano forse gli inizi e la stessa idea di una economia condivisa e collaborativa, hanno lasciato il posto ad un’attività consolidata e “industrializzata” che sino a poco tempo fa si svolgeva in un quadro di pressoché completa assenza di regole, controlli e fiscalità. Gli effetti negativi si avvertono sul territorio e dai cittadini che assistono alla trasformazione dei nostri centri soggetti a un rapido spopolamento. Uno spopolamento che colpisce proprio quel “way of life” che costituisce una delle maggiori attrazioni del nostro Paese. È importante tutelare il nostro patrimonio più unico e prezioso, quelle comunità, quel modello di vita tipicamente italiano che non può sopravvivere alla trasformazione dei nostri centri in dormitori turistici. Bene quindi l’attivazione della banca dati nazionale che permetterà di monitorare e riconoscere le diverse situazioni sul mercato, così come la previsione di regole capaci di offrire trasparenza e garanzie ai clienti.

Una soluzione indispensabile che ci auguriamo possa contrastare il Far West di attività senza controllo che stanno condizionando le nostre città e le principali destinazioni turistiche.

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TURISMO: UN 2024 DI BELLE SPERANZE

Marina Lalli, presidente Federturismo

I dati ISNART per ENIT-Unioncamere indicano come già venduto il 40% delle camere disponibili nelle strutture ricettive italiane per tutto il primo trimestre e per la Pasqua. Nello stesso periodo si attendono, inoltre, quasi 967mila arrivi aeroportuali, di cui l’11% dagli Usa, il 5% dalla Francia e il 4,5% da Spagna e Germania con la montagna e le città d’arte che risultano prime destinazioni vendute

 

Presidente, che anno è stato il 2023 per il comparto alberghiero? La clientela estera è tornata a scegliere il nostro Paese come un tempo?

Complessivamente nel 2023 sono stati oltre 431 milioni i pernottamenti (+4.6%) nelle strutture ricettive italiane, di cui 222.6 milioni di turisti stranieri (+10.7%) e 208.5 di connazionali (-1.1%).

L’Italia, in termini di occupazione camere, ha riportato i risultati migliori a livello europeo, con gli alberghi di Roma, Milano e Firenze che hanno fatto registrare rispettivamente +10, +13 e +14%, a fronte del +4% di Parigi, +9% di Madrid e di Londra e +8% di Berlino. Un dinamismo che sembra promettere bene anche per il 2024 con prenotazioni in crescita sia a Roma (+3%), sia a Milano (+6%).

Abbiamo assistito ad un forte ritorno di una clientela straniera qualificata e alto spendente – (+14% di arrivi, +10,7% di presenze) – con americani, cinesi e francesi in testa che hanno scelto come destinazione di viaggio preferite: Milano, Roma e Firenze, città in cui si concentrano anche maggiormente gli acquisti.

E per il 2024 quali sono le aspettative? La preoccupano i riflessi di eventuali peggioramenti degli scenari geoeconomici e geopolitici internazionali?

Il 2024 si preannuncia un anno positivo anche se le incertezze politiche ed economiche sottolineano l’importanza di implementare strategie flessibili e mantenere misure di sostegno per assicurare la stabilità e la crescita duratura nel panorama turistico italiano. Per il 2024 i dati ISNART per ENIT-Unioncamere, indicano come già venduto il 40% delle camere disponibili nelle strutture ricettive italiane per tutto il primo trimestre (42,6% gennaio, 42,5% febbraio, 39,8% marzo, 41,7% aprile) e per la Pasqua. Nello stesso periodo si attendono, inoltre, quasi 967mila arrivi aeroportuali, di cui l’11% dagli Usa, il 5% dalla Francia e il 4,5% da Spagna e Germania con la montagna e le città d’arte che risultano prime destinazioni vendute.

La sostenibilità quanto sta cambiando la domanda di turismo?

Stiamo assistendo ad un cambiamento della domanda, con un consumatore sempre più orientato verso una condotta sostenibile che porta a scelte precise di destinazione, attività svolte e conseguenze socio-ambientali. Gli italiani valutano attentamente se e quanto sia sostenibile la destinazione che si accingono a visitare.

Tra gli elementi presi maggiormente in considerazione, la possibilità di alloggiare in strutture green (per oltre 3 viaggiatori su 4), raggiungere la meta con mezzi poco impattanti, muoversi in loco con biciclette. Ma questi comportamenti devono essere accompagnati anche da un cambio di passo dal lato dell’offerta e da azioni politiche in grado di gestire i flussi in modo più sostenibile. Non sono ancora molte le destinazioni e le aziende che hanno una certificazione di sostenibilità in ambito turistico.

Gentrificazione e aumento esponenziale di alloggi che sfuggono a qualsivoglia controllo: come si combattono questi due fenomeni “bui” legati al comparto turistico?

Le città di tutto il mondo si espandono, nuovi territori vengono urbanizzati e i vecchi sono riqualificati per essere destinati ad altri scopi: nasce così il fenomeno della gentrificazione al quale si accompagna la crescita incontrollata del numero di alloggi. In Italia sono oltre 600.000 gli appartamenti e le stanze proposti con la formula dell’affitto breve per scopo turistico, frutto di una totale assenza di regolamentazione del mercato che in molti centri ha creato problemi di overtourism. 

Nonostante il governo stia lavorando per mettere mano alla questione degli affitti brevi, definendo la norma che istituisce il Codice identificativo nazionale e avviando un tavolo tecnico con le Regioni sull’interoperabilità tra le banche dati regionali e nazionale, è indispensabile accelerare e facilitare il contenimento del fenomeno per ristabilire un giusto equilibrio e per restituire le città ai propri abitanti.

Quali risultati ha portato il progetto TOURISM4.0 e quale lezione ha impartito? Più in generale quali sono i primi esiti relativi agli investimenti in digitale agevolati dal PNRR?

TOURISM4.0 è stato un progetto strategico per la Federazione che ci ha visto protagonisti in Europa e che risponde all’esigenza ormai imprescindibile per le imprese turistiche di sfruttare le tecnologie digitali emergenti per migliorare le proprie performance aziendali. Siamo soddisfatti per la grande adesione manifestata dalle imprese, in particolare da quelle italiane, che hanno dimostrato di comprendere quanto sia importante aggiornarsi e agire su leve fondamentali come l’innovazione tecnologica e organizzativa, la valorizzazione delle competenze e la qualità dei servizi per poter essere sempre più competitive sul mercato.

Avere a disposizione uno standard digitale di riferimento come il Tourism Digital Hub, al quale il PNRR ha assegnato 114 milioni di euro, rappresenta un cambio di passo della promozione turistica del territorio italiano, un nuovo sistema digitale per la gestione integrata e unitaria dell’informazione, promozione e marketing dell’offerta turistica italiana, per rilanciare le economie territoriali, aumentare la visibilità dei luoghi meno conosciuti, migliorare il coordinamento delle azioni di promozione delle destinazioni turistiche e personalizzare le esperienze dei viaggiatori.

È uno strumento che può aiutare le imprese a valorizzare e promuovere l’offerta online e a sfruttarne i benefici incrementando l’attrattività e a capire insieme come, grazie alla raccolta dei dati, gli operatori del settore potranno conoscere in anticipo i flussi turistici futuri in modo tale da prepararsi al meglio a gestire la domanda e a dirottare i turisti dalle grandi città alle aree meno conosciute del Paese.

 

 

 

 

 

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Inaugurata la sede dell’ITS TE.LA. A Salerno parte il primo corso in Agri-Food Tech 4.0 in Campania

Con il taglio del nastro della sede didattica di Via Fatigati 10, alla presenza del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, parte l’attività della Fondazione ITS TE.LA., il primo Istituto Tecnologico Superiore per l’Agroalimentare in Campania

La cerimonia inaugurale, presso la sede legale della Fondazione in Via Madonna di Fatima 194, ha visto la partecipazione dei 25 allievi del corso Agri-Food Tech 4.0, dei Soci della Fondazione, di esponenti di Istituzioni ed Enti di riferimento del territorio regionale.

Nel suo intervento di apertura, il Presidente di Confindustria Salerno, Antonio Ferraioli, ha sottolineato: <<Abbiamo fortemente voluto l’ITS Agroalimentare in Campania con l’obiettivo di costruire un nuovo sistema occupazionale di qualità che guardi al futuro dell’agrifood. Punto di forza del Made in Italy, traino dell’export provinciale, l’agroalimentare è un settore in costante evoluzione, spinto dalle sfide legate ai cambiamenti climatici e dalla necessità di produrre in modo sostenibile, utilizzando al meglio le più moderne tecnologie e garantendo la sicurezza alimentare. È, pertanto, fondamentale costruire quelle competenze necessarie per affrontare tale scenario>>.

Sabato D’Amico, Presidente della Fondazione ITS TE.LA., ha ricordato: <<L’offerta dei 3 percorsi formativi biennali della Fondazione è stata progettata proprio “dal basso”, coinvolgendo l’intera filiera che va dal campo alla tavola. Grazie alla collaborazione tra associazioni datoriali, aziende, Istituzioni, sistema bancario, mondo della formazione e dell’istruzione scolastica ed universitaria, abbiamo dato vita ad un progetto che ha inteso attivare le migliori sinergie per un obiettivo comune: formare profili specializzati con un elevato livello di occupabilità, per trattenere sui nostri territori giovani energie in grado di colmare il divario tra domanda ed offerta di competenze nei comparti target. Il primo corso in partenza, Agri Food Tech 4.0, è pensato per la gestione e la supervisione dei processi “smart” di produzione lungo l’intera filiera produttiva. Gratuito per i partecipanti, con il 50% dei docenti proveniente dal mondo del lavoro, è organizzato con ben 700 delle 2000 ore tra stage in azienda, laboratori, esercitazioni pratiche, visite didattiche e project work. Avvieremo prossimamente l’Agri-Food Sustainability e il Food Marketing 2.0, per tecnici specializzati nell’innovazione sostenibile e nella valorizzazione e commercializzazione dei prodotti Made in Italy>>.

 <<Il difficile incontro tra domanda e offerta di lavoro – ha rimarcato il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete – quest’anno ha raggiunto il 48% delle assunzioni programmate dalle aziende, 5 punti percentuali in più rispetto al 2022. Il mismatching è oggi una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano, fattore che incide fortemente sul sistema produttivo del Paese. In tale scenario, lo scorso ottobre, abbiamo sottoscritto un accordo con Confindustria, finalizzato a valorizzare i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni professionali richiesti dalle imprese. L’intesa intende promuovere iniziative di orientamento formativo e professionale dei giovani, anche attraverso i percorsi ITS Academy, uno dei principali strumenti in grado di colmare il gap tra la ricerca di figure specializzate e le competenze dei lavoratori. Con questa convinzione, a livello territoriale, la Camera di Commercio di Salerno ha aderito all’ITS Agroalimentare della Fondazione TE.LA. mettendo anche a disposizione i locali di Via Fatigati per la sede didattica>>.

 

foto Massimo Pica

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in chiusura dei lavori, prima del taglio del nastro, ha evidenziato: <<La Regione punta sugli ITS. L’obiettivo è il lavoro, è evitare l’esodo dei nostri giovani, farli rimanere in Campania in una fase particolarmente critica per l’economia nazionale e internazionale. Per questo sosteniamo e incrementiamo l’apertura degli istituti ad alta specializzazione tecnologica post diploma nella nostra regione, guardando a tutti i territori e assecondando le diverse vocazioni. Per Salerno era doveroso puntare sul settore agroalimentare per la storia, la tradizione e la qualità delle produzioni di questa provincia. Questo corso, finanziato dalla Regione Campania, è stato avviato lo scorso 30 ottobre e consente ora a 25 giovani diplomati di conseguire la qualifica di Tecnico Superiore Responsabile delle produzioni e delle trasformazioni agrarie e agroindustriali, specializzato in agritech e smart agri-food 4.0, con competenze specifiche per la gestione e la supervisione dei processi “smart” di produzione lungo l’intera filiera. Una grande opportunità di formazione e soprattutto di lavoro per i giovani>>.

 

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Space Frontier, verso l’infinito con gli scarti vegetali

Vincitore assoluto dell’edizione 2023 del Premio Best Practices per l’Innovazione la startup napoletana che progetta e sviluppa sistemi di propulsione ibrida a emissioni zero. Ambizione e zero paura di fallire nelle parole dell’ad Tommaso De Angelis

Primi nella categoria Aerospazio e vincitori assoluti dell’edizione 2023 del Premio BPI di Confindustria Salerno: ci racconta in cosa consiste la vostra innovazione, qual è la vision e quali frontiere supera?

È stato un grande onore per noi poter partecipare al premio BPI, la concorrenza era di elevato livello e la giuria di grande spessore, per cui siamo davvero contenti di essere riusciti a vincere grazie alla nostra tecnologia di propulsione a razzo. Si tratta di un motore ibrido (liquido-solido) assolutamente non esplosivo e ad impatto zero di CO2, poiché utilizza scarti organici stampati in 3D come combustibile. Il nostro obiettivo è poter offrire soluzioni di propulsione sicure, efficienti, affidabili e 100% green in un mercato che sarà protagonista di una crescita vertiginosa nei prossimi anni. È assolutamente necessario, per non incorrere negli errori del passato, che gli impatti di questa crescita sul nostro pianeta siano sostenibili. Un sistema di propulsione non esplosivo, come il nostro, mitiga il rischio del lancio orbitale avendo, in aggiunta, le potenzialità per salvare vite umane. Purtroppo, lo spazio continua ad essere un business che non perdona.

Il team di Space Frontier

Perché lo spazio? Come ci siete arrivati?

È il grande pallino di Francesco Renzulli, l’ingegnere aerospaziale (giovanissimo) che ha costruito il primo prototipo funzionante e oggi nostro responsabile tecnico. Ci siamo incontrati quasi per caso al Fab Lab di Napoli; la sua idea e la sua determinazione ci hanno convinti e coinvolti. Dalla nostra abbiamo offerto il valore della nostra esperienza pregressa in ambito startup. Insieme abbiamo l’obiettivo di rendere lo spazio più accessibile al mercato privato, attraverso delle soluzioni tecnologiche a basso impatto e basso costo.

È un modello scalabile quello realizzato?

Certo. Poco dopo la vittoria del premio abbiamo deciso di premere il piede sull’acceleratore, utilizzando questa tecnologia come base per la costruzione del primo micro-lanciatore orbitale per satelliti non esplosivo e a emissioni zero. Siamo attivamente a lavoro per costruire dei motori più potenti, con l’obiettivo entro due anni di lanciare il nostro primo dimostratore tecnologico in volo suborbitale. In questa scelta audace abbiamo trovato il supporto di Volodymyr Usov, Co-founder di Kurs Orbital e di Orbit Boy ed ex presidente dell’Agenzia Spaziale Ucraina, del team di propulsione di Avio, dei nostri mentor di ASI ed ESA incontrati grazie a Takeoff, con i quali collaboriamo attivamente per lo scaling up della nostra tecnologia. A loro un immenso grazie. Continuano a darci il coraggio di osare.

Che tipo di ostacoli avete incontrato sul vostro percorso e come li avete superati?

Ci sono da un lato le difficoltà comuni a chiunque decida di fare azienda, legate principalmente alla validazione della propria idea, e dall’altro i problemi dell’accesso ai capitali. Per quanto riguarda le prime, credo che un buon imprenditore debba essere in grado di fare il meglio con le risorse che ha, ottenendo il massimo sapendo valutare oggettivamente il rischio.

Forti delle nostre esperienze precedenti (e – in qualche caso – dei fallimenti) abbiamo lavorato per minimizzare l’investimento al fine di validare la nostra tecnologia dal punto di vista scientifico. In due anni e con poche decine di migliaia di euro, siamo riusciti a costruire più prototipi funzionanti e raccogliere dati certi. Questo ci ha permesso di risolvere il secondo grande problema sopracitato di accesso ai capitali, reggendo il confronto con professionisti del settore e riuscendo a interessare un fondo come CDP al nostro progetto, che ha investito nella nostra realtà a metà maggio. Credo che a questi, si aggiungano alcuni temi propri dell’aerospazio e di chi in questo settore si occupa di propulsione o di hardware. È molto complesso accedere alle infrastrutture utili per testare le tecnologie. Ma siamo stati fortunati. Abbiamo un vicino di casa simpatico e molto disponibile, che come noi ha intrapreso un difficile ma visionario percorso nel settore dello spazio. Mattia Barbarossa, CEO e CTO di Sidereus, si è da subito dimostrato disponibile nel mettere a nostra disposizione le sue strutture per permetterci di migliorare. Non è da tutti, a lui va un sincero grazie da parte di tutto il nostro team.

Sembra un campo lontano per definizione ma l’economia dello Spazio che contributo può dare alla società?

In realtà lo spazio è da sempre molto vicino alla vita di tutti i giorni. Tutti da piccoli abbiamo avuto delle scarpe con il velcro, ad esempio. Questo materiale, prima di semplificare la vita di tanti genitori e bambini, veniva utilizzato dagli astronauti per fissare gli oggetti nelle cabine mentre si trovavano in orbita. Lo spazio è più che vicino. In futuro le principali infrastrutture di comunicazione e internet potrebbero essere trasferite in orbita, con enormi vantaggi in termini di efficienza e di costo per gli utenti finali.

Più in generale cosa serve e cosa manca al sistema innovativo italiano?

Sicuramente ciò che non manca sono i talenti. Quello che potrebbe migliorare è l’ecosistema in grado di valorizzarli, avvicinandoli all’imprenditoria. Nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni, rimangono moltissime barriere per l’accesso al credito nelle prime fasi di attività. Un imprenditore che vuole utilizzare il debito come leva, oggi ha più probabilità di riuscirci con una pizzeria che con un progetto innovativo.

Progetti per il futuro?

Costruire il primo accesso allo spazio completamente italiano, a basso costo e impatto zero. L’importanza di questo settore dal punto di vista strategico è massima, e nei prossimi anni lo sviluppo di una tecnologia come la nostra potrebbe aiutare l’Italia ad acquisire un ruolo centrale.

Un passo alla volta, però. Prima ci concentreremo nel trovare nuovi finanziatori, uno spazio per i nostri test da chiamare casa, e nuove intelligenze per completare il nostro team. Professionisti ambiziosi senza la paura di fallire, come noi.

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