Far decollare la competitività della destinazione Salerno

Agostino Gallozzi, presidente Gallozzi Group

Per il presidente di Gallozzi Group occorre un vero e proprio piano strategico perché la città possa rispondere compiutamente a quella visibilità internazionale capace di convincere in modo duraturo il mercato

 

Presidente, a luglio ci saranno i primi voli dal Salerno-Costa d’Amalfi. Una buona notizia per l’intero comparto turistico salernitano…

Senza dubbio, ora, però, tocca a tutto il sistema turistico territoriale innalzare lo standard complessivo della offerta, con particolare riferimento alla internazionalizzazione del parterre di ospiti che verrà attratto nelle nostre aree. Dovranno decisamente migliorare la qualità della accoglienza e anche le condizioni “estetiche” delle nostre città, con un piano di diffusa manutenzione ordinaria e straordinaria che ne incrementi il livello di piacevolezza percepita. Ma è sul tema della internazionalizzazione della offerta che desidero soffermarmi, perché credo che occorra un vero e proprio piano strategico in tal senso, che indirizzi gli operatori verso la dimestichezza con le lingue straniere e la capacità di presentare il prodotto-Salerno in un friendly-approach che possa diventare segno distintivo del nostro modo di interpretare il turismo.

Che bilancio può fare del 2023 per lo scalo portuale cittadino? C’è da preoccuparsi per la crisi nel Mar Rosso? Quale potrebbe essere l’impatto per Salerno?

Nonostante il perdurare di uno sfavorevole e problematico scenario geo-politico internazionale, Salerno Container Terminal evidenzia in questo primo scorcio del 2024 una crescita prossima al 9% del traffico contenitori, passato dai 53.573 teus movimentati nel primo bimestre del 2023 ai 58.280 teus registrati nello stesso periodo dell’anno in corso. In particolare, confermando una propria vocazione a servizio delle aziende italiane, il flusso dell’export, riferibile all’area campana e centro meridionale, cresce del 13%, mentre l’import del 5%. Nel periodo preso in esame nel 2024 sono stati 160 gli approdi di navi full container, rispetto ai 147 dell’anno precedente, con una media di 20 navi a settimana e un incremento dell’8,8%. In aggiunta ai traffici container, il terminal, nel bimestre 2024, ha movimentato 77.972 tonnellate di rinfuse alimentari, rispetto a 51.808 tonnellate del 2023, segnando un più 50%. Crescita anche nel comparto delle Autostrade del Mare, con un incremento del 8,5%. I dati confermano le proiezioni dei mesi precedenti. In particolare, l’aumento dei flussi all’export è un segnale importante, che evidenzia la funzione competitiva del porto a servizio delle aziende produttrici campane e centro meridionali che si affermano sui mercati internazionali. Tutto questo accade in una fase molto critica dell’interscambio globale, con il fenomeno bellico in atto nel Mar Rosso, che dilata i tempi di navigazione costringendo molte merci a seguire la rotta che circumnaviga il Sud dell’Africa, entrando nel Mediterraneo attraverso Gibilterra invece che Suez. Contiamo nel corso dell’anno di portare a Salerno altri servizi per nuove aree del mondo, così da aggiungere ulteriori opportunità all’export delle nostre aziende.

Molti operatori lamentano criticità relative ai sistemi di controllo in dogana. Cosa non funziona e come si potrebbe ovviare per agevolare il lavoro di molti?

Non parlerei di Dogana, perché proprio sul fronte delle verifiche doganali si è messo in atto un deciso miglioramento e oggi le verifiche doganali a Salerno risultano tempestive e in linea con gli standard europei. Il problema sorge particolarmente per le verifiche complesse, che richiedono l’intervento di più organismi di controllo e ciò accade in particolare con le verifiche sanitarie o fito-sanitarie di merci di origine animale e non animale destinate al consumo umano. In questo ambito Salerno, che per certi versi è la capitale italiana della food-industry, ha assunto una funzione preminente, ma – a mio avviso – gli uffici pubblici destinati ai controlli ancora non hanno recepito questa centralità e si registra quindi una carenza di personale e una non sempre adeguata capacità di coordinamento tra le singole funzioni. Inoltre, credo che si debba maggiormente puntare ad una informatizzazione spinta dei processi. In altre parole, poiché si tratta di controlli su merci destinate al consumo umano, assolutamente non meno controlli, ma controlli molto più efficienti.

Di anno in anno cresce il suo Marina d’Arechi. Progetti per il futuro?

Marina d’Arechi beneficerà certamente della apertura dell’aeroporto e quindi punteremo ancora di più all’attrazione di clientela internazionale. Alla offerta di ormeggi di altissima qualità, affiancheremo sempre maggiormente una gestione di quella che definisco l’atmosfera “village”, con l’offerta food & beverage e del tempo libero di qualità ancora più elevata affinché il marina sia percepito come “destination” e come “experience”, non riservata ai soli diportisti, ma del tutto aperta alla città.

Lei da sempre crede nell’insostituibilità dell’industria manifatturiera. Ne resta convinto e ritiene che la politica incentivi la diffusione e condivisione di questa tesi?

Non c’è dubbio. Il manifatturiero resta centrale e svolge una funzione propulsiva rispetto al sistema economico e produttivo del nostro Paese. Talvolta si sente dire che l’Italia potrebbe vivere di solo turismo. È ovvio che il nostro sia un paese a vocazione turistica, ma l’Italia è innanzitutto un grande paese manifatturiero e la sua tradizione industriale deve essere salvaguardata. Per altro, la posizione nel Mediterraneo la pone al centro delle grandi rotte marittime verso Est e verso Ovest, con un potenziale ancora più elevato nell’ambito della internazionalizzazione del proprio scambio commerciale, innanzitutto all’export.

È una premessa indispensabile, che vale sempre la pena ripetere. Occorre, da un lato, continuare a investire negli apparati produttivi, con il credito d’imposta che rappresenta una insostituibile misura di sostegno, dall’altro è necessario migliorare la rete delle infrastrutture, poiché la cifra del nostro secolo è quella globalizzazione che si basa sulla gestione competitiva della mobilità, di merci e persone, che a sua volta si fonda su un sistema competitivo di infrastrutturazione del paese. Infine, il costo del denaro. Una azione più decisa rispetto alla riduzione o normalizzazione dei tassi di interesse non è più rinviabile, per evitare un rallentamento dello slancio verso la crescita.

L'articolo Far decollare la competitività della destinazione Salerno proviene da Costozero, magazine di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero - Confindustria Salerno.

Il turismo come industria di pace

Non solo opportunità di risorse, occupazione e flusso di persone e merci; viaggiare è da sempre motore di armonia, scoperta e costante scambio di conoscenza

 

Presidente, che anno è stato il 2023 per il comparto alberghiero? La clientela estera è tornata a scegliere il nostro Paese come un tempo?

Il 2023 è stato caratterizzato da una generale espansione della domanda turistica. Secondo i dati ISTAT sono state 317 milioni le presenze registrate fino ad agosto, in aumento del +3,9% rispetto all’analogo periodo 2022. Un trend positivo che è proseguito ancora nell’ultima parte dell’anno. Nello specifico, si è registrato il boom di turisti stranieri rispetto ad un arretramento della clientela domestica.

Tra gennaio e agosto le presenze degli stranieri sono aumentate del 10,2% rispetto all’analogo periodo del 2022, a fronte di una flessione del 2% della domanda turistica da parte della componente nazionale. La clientela internazionale si è confermata la locomotiva del nostro turismo, una tendenza in corso da svariati anni – fatta eccezione per il periodo del covid – e che aveva portato addirittura nel 2019 le presenze straniere a superare quelle italiane. Un dato ancora più importante se si considera che, secondo i dati del CSC, nel 2023 la spesa del turismo internazionale in Italia ha superato i 50 miliardi di euro. Un recupero che si è riflesso nelle performance alberghiere rilevate dal nostro Osservatorio Confindustria Alberghi – STR: i dati a dicembre 2023, hanno infatti evidenziato un TOC medio (Tasso di Occupazione Camere) al 68,5%, di poco al di sotto (-1,9%) rispetto al 2019.

E per il 2024 quali sono le aspettative? La preoccupano i riflessi di eventuali peggioramenti degli scenari geoeconomici e geopolitici internazionali? 

La ripresa dei viaggiatori è evidente e l’Italia ha avuto anche maggior successo rispetto ad altri paesi europei. Nel 2023 il confronto con l’anno precedente in termini di occupazione camere, gli alberghi di Roma, Milano e Firenze hanno registrato rispettivamente +10, +13 e +14%, a fronte del +4% di Parigi e +9% di Madrid, +8% di Berlino, +9% Londra. Segno questo di un particolare dinamismo del nostro mercato che continua anche nel primo trimestre 2024 a far registrare prenotazioni in crescita: Roma +3%, Milano +6%, Parigi -2%, Madrid e Londra +3%. La crisi geopolitica in atto ha provocato un aumento esponenziale dei costi, in primis quelli energetici, e poi anche l’inflazione a due cifre e un aumento dei tassi che ha fatto schizzare in alto i costi dei mutui, rallentando la ripresa e rendendo più lungo e difficoltoso il percorso di recupero delle imprese alberghiere. Detto ciò, ricordo sempre che il turismo è un’industria di pace che crea flussi di persone e merci, che concorre allo sviluppo dell’intera economia. Motivo in più per augurarci finisca presto lo stato di tensioni legato ai conflitti in atto.

La sostenibilità quanto sta cambiando la domanda di turismo?

Il trend dei viaggi sostenibili nello scenario post pandemico si è imposto come un vero e proprio modello turistico, in risposta alla necessità dei viaggiatori di collezionare esperienze green, in armonia con il contesto ambientale e con le comunità locali.

Mai come negli ultimi due anni abbiamo utilizzato e sentito usare la parola sostenibilità e quella che sembrava essere una moda, ora pare essere uno stile di vita e anche molto cool. Nel mondo dei viaggi e delle vacanze si sente spesso parlare di sostenibilità e sono sempre di più gli hotel eco-friendly e le strutture che investono risorse per trasformarsi.

Una trasformazione/transizione che ci viene imposta in parte dallo stesso mercato, da un turista sempre più attento all’impatto ambientale del proprio viaggi e abituato a determinati comportamenti (ad es. la raccolta differenziata dei rifiuti) che vogliono poter replicare anche durante il soggiorno in hotel. In realtà la sostenibilità non si riduce solo all’aspetto “ecologico”.

Troppo spesso ci riferiamo a pratiche “green” attente a salvaguardare l’ambiente, come per esempio l’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia o l’eliminazione di plastica monouso, ma la definizione da manuale di sostenibilità è un’altra e significa soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Per il turista attento alla sostenibilità, andare in vacanza comporta un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle economie locali. Non basta solo progettare strutture rispettose della natura ma è necessario anche avere a cuore la cultura del luogo, salvaguardare le tipicità locali generando ricchezza.

Gentrificazione e aumento esponenziale di alloggi che sfuggono a qualsivoglia controllo: come si combattono questi due fenomeni “bui” legati al comparto turistico?

Il fenomeno degli affitti brevi è profondamente cambiato nel tempo e oggi produce effetti dannosi per le città. Le caratteristiche di spontaneità ed occasionalità che caratterizzavano forse gli inizi e la stessa idea di una economia condivisa e collaborativa, hanno lasciato il posto ad un’attività consolidata e “industrializzata” che sino a poco tempo fa si svolgeva in un quadro di pressoché completa assenza di regole, controlli e fiscalità. Gli effetti negativi si avvertono sul territorio e dai cittadini che assistono alla trasformazione dei nostri centri soggetti a un rapido spopolamento. Uno spopolamento che colpisce proprio quel “way of life” che costituisce una delle maggiori attrazioni del nostro Paese. È importante tutelare il nostro patrimonio più unico e prezioso, quelle comunità, quel modello di vita tipicamente italiano che non può sopravvivere alla trasformazione dei nostri centri in dormitori turistici. Bene quindi l’attivazione della banca dati nazionale che permetterà di monitorare e riconoscere le diverse situazioni sul mercato, così come la previsione di regole capaci di offrire trasparenza e garanzie ai clienti.

Una soluzione indispensabile che ci auguriamo possa contrastare il Far West di attività senza controllo che stanno condizionando le nostre città e le principali destinazioni turistiche.

L'articolo Il turismo come industria di pace proviene da Costozero, magazine di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero - Confindustria Salerno.

Parità di genere, Bonduelle Italia ottiene la certificazione

Federico Odella, Ad Bonduelle Italia

Il percorso di certificazione – che ha visto il coinvolgimento della Fondazione Libellula – ha preso in esame sei diverse aree tematiche quali: la tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro, l’equità remunerativa e di genere, le opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, la cultura aziendale e la strategia ed infine la governance e processi HR

 

Bonduelle Italia, azienda leader nel mondo vegetale che opera nel fresco, surgelato e ambient, ha ottenuto da Bureau Veritas la certificazione per la parità di genere (UNI/PdR 125) conferita a chi promuove politiche aziendali che mirano a ridurre il gender gap e sostenere l’avanzamento professionale femminile. Bonduelle Italia è stata affiancata da Fondazione Libellula, l’impresa sociale per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, nel percorso che ha portato a questo importante riconoscimento, attraverso attività di consulenza, training ed empowerment.

Bonduelle ha sempre considerato le persone come pilastro centrale della propria realtà e il raggiungimento di questa certificazione ne è testimonianza. L’obiettivo di Bonduelle è creare un ambiente di lavoro che sia improntato su equità e uguaglianza.

Il percorso di certificazione ha preso in esame sei diverse aree tematiche quali: la tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro, l’equità remunerativa e di genere, le opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, la cultura aziendale e la strategia ed infine la governance e processi HR.

A seguito della certificazione, Bonduelle ha avviato una serie di attività come training interni per promuovere la cultura contro la violenza e la discriminazione di genere ed ha preso parte al progetto MentorSHE, il programma di mentoring interaziendale promosso da Fondazione Libellula, pensato per favorire i percorsi di crescita al femminile ed il women empowerment.

Ottenere la certificazione per la parità di genere è un risultato che ci rende orgogliosi”, ha dichiarato Federico Odella, Amministratore Delegato di Bonduelle Italia. “Le persone rappresentano la nostra ricchezza e vogliamo costruire per loro un ambiente di lavoro che sia sempre più equo, dove ognuno possa essere sempre se stesso per esprimere il suo pieno potenziale e crescere. Abbiamo avviato con Fondazione Libellula un percorso per diffondere in azienda una cultura inclusiva, supportata da azioni concrete che tutti noi possiamo praticare nel quotidiano”.

 La Certificazione per la Parità di Genere è uno dei segnali netti che le aziende possono dare per ribadire di essere contro ogni forma di violenza, discriminazioni comprese – ha commentato Debora Moretti, Presidente di Fondazione Libellula – Bonduelle con questo segnale rappresenta perfettamente uno dei punti del Manifesto del Network Libellula, il primo network di aziende impegnate nella prevenzione e ne contrasto alla violenza di genere. È stato un onore accompagnarla nel raggiungimento di questo obiettivo, ora guardiamo al prossimo.”

 

L'articolo Parità di genere, Bonduelle Italia ottiene la certificazione proviene da Costozero, magazine di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero - Confindustria Salerno.

Serravalle: «L’innovazione è un lavoro di squadra»

Nell’edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno di quest’anno coinvolto anche SRM, Centro Studi di Intesa Sanpaolo, che ha curato i paper scientifici utili per sapere come e dove investire risorse nei settori aerospazio, green e agritech. Un bilancio entusiasta nelle parole del project leader Francesco Serravalle 

 

Edizione 2023 del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno: in cosa si è distinta dalle precedenti?

Differente è stata quest’anno la premessa: nell’organizzare la competizione ci siamo messi alla ricerca delle opportunità inespresse, piuttosto che concentrarci sull’individuazione degli ostacoli. Innanzitutto, abbiamo spinto perché arrivasse in gara il meglio dell’innovazione già disponibile nelle 4 categorie scelte quest’anno, ovvero greentech, aerospazio, digitalizzazione e agritech.

Pertanto, degli oltre cento progetti rispondenti alla call, ne abbiamo selezionati 40 – 10 per ambito – capaci di rafforzare rapidamente la competitività e l’autonomia tecnologica dei settori di pertinenza, permettendo anche lo sviluppo di nuovi servizi e applicazioni a valle.

Abbiamo poi voluto ancor di più incoraggiare lo spirito di condivisione, elemento costitutivo del Premio Best Practices per l’Innovazione.

Diversamente dagli altri anni, infatti, nessuno dei 40 progetti in gara è stato presentato in modo isolato ma integrato in uno spazio tematico più ampio.

Francesco Serravalle, project leader Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno

Il metodo della cross fertilization ha fatto sì che innovatori, investitori, big player, specialisti ed esperti dell’innovazione abbattessero gli steccati – che pure esistono tra le differenti discipline – per aprire, sconfinare e ragionare in termini sistemici e creare, di rimando, aumentato valore. Del resto i progetti sono per natura un’esperienza collettiva, la cui realizzazione ha effetti accrescitivi per una comunità, non certo per il singolo. Anche per questo abbiamo deciso di evidenziare lo stato di innovazione dell’aerospazio, filiera produttiva che riveste un ruolo strategico nel sistema economico-territoriale campano, rappresentando un elemento di sviluppo sia per insediamenti industriali, sia per l’elevato contenuto di innovazione tecnologica possibile anche grazie alla presenza di un’eccellente rete di ricerca scientifica e di alta formazione.

A proposito di ricerca scientifica di elevato valore, una delle novità più rilevanti è stato quest’anno il coinvolgimento di SRM, cui è stata affidata l’elaborazione di paper scientifici. Perché questa scelta?

Sempre in nome e in ragione del miglioramento del format complessivo e dei suoi esiti. Grazie al prestigioso contributo scientifico di SRM il Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo, partendo da un’analisi molto accurata dei bisogni di innovazione rilevati, i paper che presenteremo nelle prossime settimane – richiamando alcune innovazioni selezionate in questa edizione come esemplari – diranno con chiarezza come e dove investire risorse ed energie in 3 ambiti che avevano in gara: aerospazio, agritech, greentech. Risultanze da cui prendere le mosse per orientare e incidere significativamente sullo sviluppo dell’intero Paese.

Curiosità, competenza e confronto: quale di queste tre peculiarità interdipendenti ritiene venga accelerata dalla partecipazione a competizioni come il Premio BPI?

Si cresce senz’altro con la curiosità e con lo studio ma solo aprendo la propria azienda a pareri, posizioni e contributi esterni si migliora davvero. Il Premio Best Practices nel tempo ha consolidato un network con attori come università, startup, incubatori, banche, associazioni e istituti pubblici e privati, capace di creare un flusso di informazione e scambio costante, reciproco, continuo che consente di crescere. L’innovazione del resto è un lavoro di squadra e solo con la collaborazione e l’integrazione delle competenze tra soggetti diversi un progetto può avere futuro. L’appuntamento è alla prossima estate, con l’edizione numero 18.

L'articolo Serravalle: «L’innovazione è un lavoro di squadra» proviene da Costozero, magazine di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero - Confindustria Salerno.

CER, OLTRE L’INDIVIDUALISMO

La CCIAA di Salerno potrebbe favorire le Comunità Energetiche Rinnovabili contribuendo a finanziare studi di fattibilità, che rappresentano l’investimento iniziale di cui devono farsi carico

Sul territorio salernitano si sta lavorando per rendere presto realtà le Comunità Energetiche Rinnovabili. Quale potrebbe essere il ruolo delle Camere di Commercio?

C’è molto interesse per questo strumento che può rivelarsi prezioso per lo sviluppo dell’economia del nostro territorio e foriero di un nuovo modo di ragionare per e tra le imprese. La Camera potrebbe favorire le CER contribuendo a finanziare gli studi di fattibilità, che rappresentano l’investimento iniziale di cui la CER deve farsi carico. Nel caso di Buccino, Confindustria Salerno ci ha manifestato l’interesse di un gruppo di imprese di costituire una CER. La stessa proposta, in futuro, potrebbe arrivare anche da altre associazione di imprese energivore con grossi spazi disponibili per l’installazione degli impianti. La Camera vuole sostenere tale iniziativa non solo per gli effetti benefici che potrebbe comportare ma anche per enfatizzare la positività che c’è dietro a questo approccio, capace finalmente di  superare frammentazioni e individualismi che tanto hanno nuociuto alla crescita del nostro territorio. La sinergia è la chiave giusta per lo sviluppo.

Avete pensato a misure di sostegno mirate per il caro energia?

Attualmente due sono gli interventi allo studio. Il primo potrebbe essere un voucher per audit energetici, in grado di restituire all’azienda una diagnosi puntuale sui consumi e sulle soluzioni per un miglioramento in termini di efficientamento energetico. La seconda, invece, l’istituzione di uno sportello di consulenza che consenta alle imprese di leggere nel modo corretto la bolletta energetica, così da ricevere informazioni e soluzioni specifiche per l’ottimizzazione delle fatture.

L'articolo CER, OLTRE L’INDIVIDUALISMO proviene da Costozero, magazine di economia, finanza, politica imprenditoriale e tempo libero - Confindustria Salerno.

Essere leader di pensiero, come rinforzare credibilità e fiducia in un’azienda

Creare e mantenere la leadership nell’era della digitalizzazione è sempre più difficile e per i leader e i manager di successo non è più possibile appellarsi esclusivamente alla dimensione cibernetica per la propria reputazione. La thought leadership rappresenta un’ottima opportunità che, se accompagnata da una efficiente visione strategica, è in grado di favorire il successo di un’azienda.

Il mondo aziendale è sempre più vitale, disinibito e competitivo. Alla luce dei continui cambiamenti che caratterizzano il settore, creare e, soprattutto, mantenere la propria leadership sta diventando sempre più complesso.

I leader devono essere in grado di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei propri team, mantenendo viva l’attenzione degli interlocutori e la propria esclusività. Questi elementi, inseriti in un contesto sempre più veloce e digitalizzato, hanno reso necessario ripensare le figure di manager e leader, il loro ruolo e il loro approccio nei confronti del contesto di riferimento.

Nello specifico, i social network e internet sono diventati cruciali per il mantenimento di posizioni di rilievo all’interno della società. Questi, però, a volte risultano essere poco affidabili. Basti pensare alle conseguenze devastanti degli attacchi hacker o ai possibili down di internet. Non è un caso, infatti, che nei giorni scorsi, durante le manifestazioni di protesta che si sono svolte in Iraq, la connessione a Internet sia mancata a milioni di utenti nel Paese. Questo, un esempio tra tanti, rivela quanto affidarsi esclusivamente ai social e alla dimensione cibernetica non sia più sufficiente e poco sicuro.

L’ORIGINE DELLA THOUGHT LEADERSHIP

È necessario, dunque, ripensare la dirigenza in modo efficace e stimolante per preservare i caratteri esclusivi del leader e garantirne il suo durevole successo. In questo caso la thought leadership, parola d’ordine negli ultimi anni, rappresenta una strategia soddisfacente. Il termine, coniato per la prima volta nel 1994 da Joel Kurtzman, l’editore fondatore di Strategy+Business, una rivista di management pluripremiata per i decisori nelle aziende e nelle organizzazioni di tutto il mondo, può essere identificata come un tipo di content marketing che prevede la condivisione di media e contenuti editoriali per acquisire clienti in cui si attinge al talento, all’esperienza e alla passione all’interno della propria azienda per rispondere in modo coerente alle domande dei propri clienti e del proprio target di riferimento.

Un thought leader è un esperto del settore che condivide la sua esperienza con un pubblico più ampio allo scopo di educare, migliorare e aggiungere valore al settore nel suo complesso

Kelsey Raymond, la co-fondatrice e ceo di Influence & Co.

Kelsey Raymond, la co-fondatrice e ceo di Influence & Co., un’agenzia di content marketing, descrive un thought leader come «un esperto del settore che condivide la sua esperienza con un pubblico più ampio allo scopo di educare, migliorare e aggiungere valore al settore nel suo complesso». La thought leadership è oggi sempre più radicata e comprende una serie di attività volte a posizionare un individuo o una realtà aziendale nel ruolo di massimi esperti nel loro campo.

IL LEADER DEL PENSIERO DEVE ESSERE CREDIBILE E UN BUON COMUNICATORE

Un thought leader è una figura riconosciuta da colleghi, clienti ed esperti del settore come profondamente competente del business in cui si trova, delle esigenze dei clienti e del più ampio mercato in cui opera. Questo è, generalmente, un efficace comunicatore, risorsa coinvolgente per un pubblico specifico. Il soggetto identificato come thought leader è dunque detentore di una certa fama e un certo posizionamento che deriva dalla sua credibilità e dalla solidità dimostrata sul campo. Un programma di thought leadership, diretto da un leader di pensiero, se ben strutturato, può aiutare piccole aziende o startup a potenziare le proprie strutture a essere competitive sul mercato. Il pensiero organizzato e coerente permette di allineare i potenziali clienti con un preciso modo di pensare, agevolando la conversazione e rendendola più efficace al perseguimento dei propri obiettivi.

RACCONTARE LA PROPRIA STORIA PER ENTRARE IN CONNESSIONE

I leader di pensiero aiutano, dunque, a supportare gli altri attraverso la condivisione di esperienze e conoscenze. Questa condivisione permette all’individuo di essere percepito come una figura di autorità affidabile a cui le persone si rivolgono quando hanno bisogno di consigli o di una guida. Questo posizionamento permette, non solo di essere apprezzati al pubblico a cui già si rivolgeva, ma anche di essere notati da un nuovo pubblico e di raggiungere nuovi obiettivi incrementando la platea di interlocutori. Sono leader che si aprono e raccontano storie di vita vissuta. Riportano gli aspetti che hanno motivato le loro scelte inziali, come hanno mosso i primi passi nella loro attività e quali errori hanno commesso lungo la strada. Questo approccio li aiuta a entrare in connessione con il proprio pubblico e a risultare credibili, ispirando fiducia e solidità.

APRIRSI PER ISPIRARE I DIPENDENTI E INCORAGGIARE IDEE CREATIVE

La thought leadership, differentemente da altri approcci dirigenziali, garantisce la creazione di un ambiente in cui team e partner imparano continuamente e sono costantemente incoraggiati a sviluppare idee creative. Questo ispira l’apertura e stimola l’innovazione, creando così un vero vantaggio competitivo. La cultura dell’apprendimento rappresenta, infatti, un vero valore aggiunto che l’azienda può vantare e utilizzare in maniera strategica nei confronti dei propri competitor.

In conclusione, la thought leadership costituisce un’ottima opportunità e un’esperienza gratificante che può comportare benefici, a breve e a lungo termine, per creare e mantenere la propria reputazione, o quella di un’azienda, in un mondo interconnesso e sempre più precario. Per diventare un thought leader è necessario mettersi in gioco in maniera strategica, individuando le esperienze da condividere e identificando l’utilità che da questa condivisione può derivare. In particolare, nelle piccole aziende questa strategia può rappresentare l’ago della bilancia e costituire il valore aggiunto e il vantaggio competitivo dell’azienda rispetto ad altri grandi competitor.

Gianluca Comin è professore di Strategie di Comunicazione, Luiss, Roma

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it