Inaugurata la sede dell’ITS TE.LA. A Salerno parte il primo corso in Agri-Food Tech 4.0 in Campania

Con il taglio del nastro della sede didattica di Via Fatigati 10, alla presenza del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, parte l’attività della Fondazione ITS TE.LA., il primo Istituto Tecnologico Superiore per l’Agroalimentare in Campania

La cerimonia inaugurale, presso la sede legale della Fondazione in Via Madonna di Fatima 194, ha visto la partecipazione dei 25 allievi del corso Agri-Food Tech 4.0, dei Soci della Fondazione, di esponenti di Istituzioni ed Enti di riferimento del territorio regionale.

Nel suo intervento di apertura, il Presidente di Confindustria Salerno, Antonio Ferraioli, ha sottolineato: <<Abbiamo fortemente voluto l’ITS Agroalimentare in Campania con l’obiettivo di costruire un nuovo sistema occupazionale di qualità che guardi al futuro dell’agrifood. Punto di forza del Made in Italy, traino dell’export provinciale, l’agroalimentare è un settore in costante evoluzione, spinto dalle sfide legate ai cambiamenti climatici e dalla necessità di produrre in modo sostenibile, utilizzando al meglio le più moderne tecnologie e garantendo la sicurezza alimentare. È, pertanto, fondamentale costruire quelle competenze necessarie per affrontare tale scenario>>.

Sabato D’Amico, Presidente della Fondazione ITS TE.LA., ha ricordato: <<L’offerta dei 3 percorsi formativi biennali della Fondazione è stata progettata proprio “dal basso”, coinvolgendo l’intera filiera che va dal campo alla tavola. Grazie alla collaborazione tra associazioni datoriali, aziende, Istituzioni, sistema bancario, mondo della formazione e dell’istruzione scolastica ed universitaria, abbiamo dato vita ad un progetto che ha inteso attivare le migliori sinergie per un obiettivo comune: formare profili specializzati con un elevato livello di occupabilità, per trattenere sui nostri territori giovani energie in grado di colmare il divario tra domanda ed offerta di competenze nei comparti target. Il primo corso in partenza, Agri Food Tech 4.0, è pensato per la gestione e la supervisione dei processi “smart” di produzione lungo l’intera filiera produttiva. Gratuito per i partecipanti, con il 50% dei docenti proveniente dal mondo del lavoro, è organizzato con ben 700 delle 2000 ore tra stage in azienda, laboratori, esercitazioni pratiche, visite didattiche e project work. Avvieremo prossimamente l’Agri-Food Sustainability e il Food Marketing 2.0, per tecnici specializzati nell’innovazione sostenibile e nella valorizzazione e commercializzazione dei prodotti Made in Italy>>.

 <<Il difficile incontro tra domanda e offerta di lavoro – ha rimarcato il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete – quest’anno ha raggiunto il 48% delle assunzioni programmate dalle aziende, 5 punti percentuali in più rispetto al 2022. Il mismatching è oggi una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano, fattore che incide fortemente sul sistema produttivo del Paese. In tale scenario, lo scorso ottobre, abbiamo sottoscritto un accordo con Confindustria, finalizzato a valorizzare i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni professionali richiesti dalle imprese. L’intesa intende promuovere iniziative di orientamento formativo e professionale dei giovani, anche attraverso i percorsi ITS Academy, uno dei principali strumenti in grado di colmare il gap tra la ricerca di figure specializzate e le competenze dei lavoratori. Con questa convinzione, a livello territoriale, la Camera di Commercio di Salerno ha aderito all’ITS Agroalimentare della Fondazione TE.LA. mettendo anche a disposizione i locali di Via Fatigati per la sede didattica>>.

 

foto Massimo Pica

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in chiusura dei lavori, prima del taglio del nastro, ha evidenziato: <<La Regione punta sugli ITS. L’obiettivo è il lavoro, è evitare l’esodo dei nostri giovani, farli rimanere in Campania in una fase particolarmente critica per l’economia nazionale e internazionale. Per questo sosteniamo e incrementiamo l’apertura degli istituti ad alta specializzazione tecnologica post diploma nella nostra regione, guardando a tutti i territori e assecondando le diverse vocazioni. Per Salerno era doveroso puntare sul settore agroalimentare per la storia, la tradizione e la qualità delle produzioni di questa provincia. Questo corso, finanziato dalla Regione Campania, è stato avviato lo scorso 30 ottobre e consente ora a 25 giovani diplomati di conseguire la qualifica di Tecnico Superiore Responsabile delle produzioni e delle trasformazioni agrarie e agroindustriali, specializzato in agritech e smart agri-food 4.0, con competenze specifiche per la gestione e la supervisione dei processi “smart” di produzione lungo l’intera filiera. Una grande opportunità di formazione e soprattutto di lavoro per i giovani>>.

 

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Space Frontier, verso l’infinito con gli scarti vegetali

Vincitore assoluto dell’edizione 2023 del Premio Best Practices per l’Innovazione la startup napoletana che progetta e sviluppa sistemi di propulsione ibrida a emissioni zero. Ambizione e zero paura di fallire nelle parole dell’ad Tommaso De Angelis

Primi nella categoria Aerospazio e vincitori assoluti dell’edizione 2023 del Premio BPI di Confindustria Salerno: ci racconta in cosa consiste la vostra innovazione, qual è la vision e quali frontiere supera?

È stato un grande onore per noi poter partecipare al premio BPI, la concorrenza era di elevato livello e la giuria di grande spessore, per cui siamo davvero contenti di essere riusciti a vincere grazie alla nostra tecnologia di propulsione a razzo. Si tratta di un motore ibrido (liquido-solido) assolutamente non esplosivo e ad impatto zero di CO2, poiché utilizza scarti organici stampati in 3D come combustibile. Il nostro obiettivo è poter offrire soluzioni di propulsione sicure, efficienti, affidabili e 100% green in un mercato che sarà protagonista di una crescita vertiginosa nei prossimi anni. È assolutamente necessario, per non incorrere negli errori del passato, che gli impatti di questa crescita sul nostro pianeta siano sostenibili. Un sistema di propulsione non esplosivo, come il nostro, mitiga il rischio del lancio orbitale avendo, in aggiunta, le potenzialità per salvare vite umane. Purtroppo, lo spazio continua ad essere un business che non perdona.

Il team di Space Frontier

Perché lo spazio? Come ci siete arrivati?

È il grande pallino di Francesco Renzulli, l’ingegnere aerospaziale (giovanissimo) che ha costruito il primo prototipo funzionante e oggi nostro responsabile tecnico. Ci siamo incontrati quasi per caso al Fab Lab di Napoli; la sua idea e la sua determinazione ci hanno convinti e coinvolti. Dalla nostra abbiamo offerto il valore della nostra esperienza pregressa in ambito startup. Insieme abbiamo l’obiettivo di rendere lo spazio più accessibile al mercato privato, attraverso delle soluzioni tecnologiche a basso impatto e basso costo.

È un modello scalabile quello realizzato?

Certo. Poco dopo la vittoria del premio abbiamo deciso di premere il piede sull’acceleratore, utilizzando questa tecnologia come base per la costruzione del primo micro-lanciatore orbitale per satelliti non esplosivo e a emissioni zero. Siamo attivamente a lavoro per costruire dei motori più potenti, con l’obiettivo entro due anni di lanciare il nostro primo dimostratore tecnologico in volo suborbitale. In questa scelta audace abbiamo trovato il supporto di Volodymyr Usov, Co-founder di Kurs Orbital e di Orbit Boy ed ex presidente dell’Agenzia Spaziale Ucraina, del team di propulsione di Avio, dei nostri mentor di ASI ed ESA incontrati grazie a Takeoff, con i quali collaboriamo attivamente per lo scaling up della nostra tecnologia. A loro un immenso grazie. Continuano a darci il coraggio di osare.

Che tipo di ostacoli avete incontrato sul vostro percorso e come li avete superati?

Ci sono da un lato le difficoltà comuni a chiunque decida di fare azienda, legate principalmente alla validazione della propria idea, e dall’altro i problemi dell’accesso ai capitali. Per quanto riguarda le prime, credo che un buon imprenditore debba essere in grado di fare il meglio con le risorse che ha, ottenendo il massimo sapendo valutare oggettivamente il rischio.

Forti delle nostre esperienze precedenti (e – in qualche caso – dei fallimenti) abbiamo lavorato per minimizzare l’investimento al fine di validare la nostra tecnologia dal punto di vista scientifico. In due anni e con poche decine di migliaia di euro, siamo riusciti a costruire più prototipi funzionanti e raccogliere dati certi. Questo ci ha permesso di risolvere il secondo grande problema sopracitato di accesso ai capitali, reggendo il confronto con professionisti del settore e riuscendo a interessare un fondo come CDP al nostro progetto, che ha investito nella nostra realtà a metà maggio. Credo che a questi, si aggiungano alcuni temi propri dell’aerospazio e di chi in questo settore si occupa di propulsione o di hardware. È molto complesso accedere alle infrastrutture utili per testare le tecnologie. Ma siamo stati fortunati. Abbiamo un vicino di casa simpatico e molto disponibile, che come noi ha intrapreso un difficile ma visionario percorso nel settore dello spazio. Mattia Barbarossa, CEO e CTO di Sidereus, si è da subito dimostrato disponibile nel mettere a nostra disposizione le sue strutture per permetterci di migliorare. Non è da tutti, a lui va un sincero grazie da parte di tutto il nostro team.

Sembra un campo lontano per definizione ma l’economia dello Spazio che contributo può dare alla società?

In realtà lo spazio è da sempre molto vicino alla vita di tutti i giorni. Tutti da piccoli abbiamo avuto delle scarpe con il velcro, ad esempio. Questo materiale, prima di semplificare la vita di tanti genitori e bambini, veniva utilizzato dagli astronauti per fissare gli oggetti nelle cabine mentre si trovavano in orbita. Lo spazio è più che vicino. In futuro le principali infrastrutture di comunicazione e internet potrebbero essere trasferite in orbita, con enormi vantaggi in termini di efficienza e di costo per gli utenti finali.

Più in generale cosa serve e cosa manca al sistema innovativo italiano?

Sicuramente ciò che non manca sono i talenti. Quello che potrebbe migliorare è l’ecosistema in grado di valorizzarli, avvicinandoli all’imprenditoria. Nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni, rimangono moltissime barriere per l’accesso al credito nelle prime fasi di attività. Un imprenditore che vuole utilizzare il debito come leva, oggi ha più probabilità di riuscirci con una pizzeria che con un progetto innovativo.

Progetti per il futuro?

Costruire il primo accesso allo spazio completamente italiano, a basso costo e impatto zero. L’importanza di questo settore dal punto di vista strategico è massima, e nei prossimi anni lo sviluppo di una tecnologia come la nostra potrebbe aiutare l’Italia ad acquisire un ruolo centrale.

Un passo alla volta, però. Prima ci concentreremo nel trovare nuovi finanziatori, uno spazio per i nostri test da chiamare casa, e nuove intelligenze per completare il nostro team. Professionisti ambiziosi senza la paura di fallire, come noi.

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