Trotula diventa “grande”

La giuria di She’s Next – il programma globale di Visa che mira a favorire la piccola imprenditoria femminile – ha premiato l’evoluzione del progetto che porta la firma di Roberta Pastore e Anella Mastalia. Anche grazie a questo riconoscimento potrà essere sviluppato un tutor educativo digitale che, attraverso l’intelligenza artificiale, sarà in grado di divulgare contenuti in maniera interattiva, originale e coinvolgente in tutte le scuole e città italiane

 

Un’intuizione creativa pensata per i più piccoli che, anno dopo anno, si fa sempre più grande: è quanto sta accadendo a Trotula, il progetto educativo ideato nel 2020 dall’architetto Roberta Pastore e da Anella Mastalia, imprenditrice, che ha come protagonista Trotula de Ruggiero, la medichessa che visse a Salerno nell’XI secolo, e i suoi valori eterni di studio, amicizia, cura di sé e dell’ambiente, ma anche di emancipazione femminile e inclusione.

L’evoluzione da esperienza editoriale a più ampio progetto edutech transmediale è oggi pronta a compiersi, sostenuta anche dal recente, prestigioso riconoscimento ottenuto nell’ambito della seconda edizione italiana di She’s Next – il programma globale di Visa che mira a favorire la piccola imprenditoria femminile – in occasione dell’undicesima edizione de “il Tempo delle Donne“, organizzato dal Corriere della Sera.

La giuria, tra le circa 300 candidature ricevute, ha premiato infatti 3 imprenditrici, tra cui – unica per il Sud – proprio Roberta Pastore. In palio beni e servizi per un valore fino a 10.000 euro, più opportunità di formazione e tutoring attraverso le piattaforme Visa dedicate alle PMI. Anche grazie a questo premio il team di Trotula potrà sviluppare un tutor educativo digitale che, mediante l’ausilio dell’intelligenza artificiale, sarà in grado di divulgare contenuti in maniera interattiva, originale e coinvolgente in tutte le scuole e città italiane.

Trotula sta quindi diventando grande. La fiaba contemporanea, iniziata con libri, spettacoli teatrali, podcast, attività sui social e outdoor con veri e propri parchi giochi a tema, si amplia ancora come racconta l’architetto Pastore: «Trotula è nata dapprima come esperienza editoriale, ma oggi si articola in media differenti, ciascuno “porta di accesso” immersiva in una narrazione che vuole insegnare ai più piccoli ad attribuire senso alle proprie esperienze e, cosa ancora più importante, a comprendere meglio il mondo che sta dentro e fuori di loro».

É tempo anche per un’altra evoluzione, come ci racconta Anella Mastalia: «Presto Trotula avrà una vera casa, uno spazio fisico per attività destinate ai giovanissimi alunni di scuole primarie. L’obiettivo resta lo stesso di sempre: attraverso Trotula e il suo inventario di emozioni, vorremmo instillare nei più piccoli quel cambiamento necessario per una società più equa e inclusiva. Crediamo nella bacchetta magica del buon esempio per contribuire a tirare su una società nuova in cui, grazie alla conoscenza, sia più semplice per molti raggiungere obiettivi all’apparenza inarrivabili».

Lo aveva detto Calvino che le fiabe sono vere perché danno voce ad alcune verità fondamentali dell’esperienza umana e quella di Trotula è una storia autentica, senza tempo, il cui lieto fine è ancora tutto da scrivere.

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Cos’è l’animazione sospesa, la nuova frontiera della chirurgia

Consiste nel rallentare i parametri vitali del paziente e sostituire il sangue con una soluzione salina fredda. Le cose da sapere sulla tecnica sperimentata con successo negli Usa.

Abbassare la temperatura corporea del paziente, rallentandone le funzioni vitali, per dare ai chirurghi il tempo di intervenire: non è fantascienza, ma una tecnica innovativa sperimentata al Centro medico dell’università del Maryland, chiamata “animazione sospesa”. A dare la notizia è stato il settimanale di divulgazione scientifica inglese New Scientist.

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UNA PRATICA UTILIZZATA SOLTANTO NEI CASI GRAVI

Nell’animazione sospesa il sangue del paziente viene sostituito, a cuore fermo, da una soluzione salina fredda. Questa blocca l’attività cellulare del corpo, evitando i danni ai tessuti derivanti dalla scarsa ossigenazione. Viene utilizzata soltanto nei casi molto gravi, come nei traumi da arma da fuoco, quando il soggetto versa già in condizioni di parziale dissanguamento. Durante la procedura, il respiro e il battito cardiaco sono ancora rilevabili, ma soltanto con apposite strumentazioni di misura.

I PRIMI ESPERIMENTI SU CANI E TOPI

Il primo esperimento riuscito di animazione sospesa è stato condotto su un gruppo di topi nel laboratorio del biochimico americano Mark Roth. Gli animali sono stati introdotti in una camera contenente 80 ppm (parti per milione) di acido solfidrico per un periodo di sei ore, fino ad abbassare la loro temperatura intorno ai 13 gradi. Un altro tentativo è stato condotto nel 2005, questa volta da un gruppo di scienziati dell’Università di Pittsburgh. Gli animali in questione, dei cani, sono stati rianimati dopo tre ore di morte clinica, ma alcuni di loro hanno riscontrato notevoli danni al sistema nervoso. La sperimentazione sull’uomo è invece recentissima ed è stata messa in pratica, per la prima volta, al Centro medico dell’università del Maryland.

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A METÀ TRA LA SCIENZA E LA FANTASCIENZA

A partire dal XX secolo, l’animazione sospesa è diventato un tòpos della letteratura di fantascienza, utilizzato come artificio narrativo per giustificare la sopravvivenza dei personaggi per lunghi intervalli di tempo. Tuttavia, recentemente, l’idea è stata presa sul serio con l’obiettivo di condurre viaggi interstellari, della durata di centinaia o anche di migliaia di anni.

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Cos’è l’ittiosi Arlecchino, la malattia che ha colpito Giovannino

I neonati che ne sono affetti - meno di uno su un milione - presentano squame simili a placche su tutto il corpo, grave disregolazione della temperature, problemi alimentari e disturbi respiratori.

Squame grandi, spesse e simili a placche su tutto il corpo presenti al momento della nascita, che poi evolvono in una grave e cronica desquamazione della pelle. Questa la caratteristica dell’ittiosi Arlecchino, la rarissima malattia genetica da cui è affetto Giovannino, il bimbo di quattro mesi abbandonato dai genitori all’ospedale Sant’Anna di Torino. Variante più grave dell’ittiosi congenita autosomica recessiva, l’ittiosi Arlecchino, colpisce meno di un nuovo nato su un milione. I neonati che ne sono affetti, come spiega il portale delle Malattie Rare Orphanet, sono avvolti da una membrana simile a uno strato cutaneo aggiuntivo, associata a placche a corazza, distribuite su tutto il corpo, che limitano gravemente il movimento. I lineamenti del viso sono alterati da una grave estroflessione della palpebra inferiore e del labbro e i neonati spesso presentano dita dei piedi unite.

ELEVATA MORTALITÀ INFANTILE

La malattia si associa a un’elevata mortalità immediatamente dopo la nascita, perché comporta una grave disregolazione della temperatura, problemi alimentari, infezioni e disturbi respiratori. Quando sopravvivono, i bambini che ne sono colpiti hanno un’attesa di vita normale, anche se possono sviluppare una grave malattia della pelle (la membrana di collodio si stacca dopo poche settimane e si trasforma in una eritrodermia con desquamazione), problemi agli occhi e ritardo nello sviluppo motorio e sociale. Vista la sua complessità, la presa in carico richiede un approccio multidisciplinare, composta da oftalmologi, chirurghi, dietologi e psicologi. La malattia è trasmessa come carattere autosomico recessivo. Quindi ai genitori dei bambini con tale malattia dovrà essere offerta la consulenza genetica per informarli del rischio di ricorrenza del 25%.

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