Taglio dei Parlamentari, raggiunto il numero di firme per referendum in Senato

Sono 71 le sottoscrizioni depositate in Cassazione. Fonti M5s: «A quanto pare, è arrivato "l'aiutino" della Lega».

Al Senato è stato raggiunto e superato il numero minimo di firme per presentare il quesito del referendum contro il taglio dei parlamentari. Sono in totale 71 le sottoscrizioni (ne servivano 64) che Andrea Cangini (FI), Tommaso Nannincini (Pd) e Nazario Pagano (FI), i tre promotori della consultazione, hanno depositato in Cassazione nel pomeriggio. Secondo fonti parlamentari, in mattinata, sarebbe arrivato un sostanzioso appoggio anche da parte di senatori leghisti.

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HANNO FIRMATO 12 “NEW ENTRY”

Dopo la rinuncia di sette senatori a sottoscrivere la richiesta di referendum per il taglio del parlamentari, sono 12 le “new entry” che hanno deciso di aderire, consentendo così la possibilità di depositare il quesito in Cassazione. Hanno aggiunto le loro firme: cinque senatori di Forza Italia (Francesco Battistoni, Dario Damiani, Maria Alessandra Gallone, Marco Siclari e Roberta Toffanin), sei della Lega (Claudio Barbaro, Massimo Candura, William De Vecchis Roberto Marti, Enrico Montani e Pasquale Pepe) e uno di Liberi e uguali (Francesco La Forgia).

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M5S: «È ARRIVATO L’ “AIUTINO” DELLA LEGA»

Come riporta l’Ansa, fonti del Movimento 5 stelle hanno commentato subito l’appoggio dei senatori leghisti alla raccolta firme per il referendum: «Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare è arrivato “l’aiutino” della Lega. Non vediamo l’ora di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando così il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone».

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MARA CARFAGNA (FI) ATTACCA: «È UN REFERENDUM SALVA-POLTRONE»

«Quello sul taglio dei parlamentari è un referendum salva-poltrone», ha scritto in una nota Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia. «Siamo e saremo sempre all’opposizione di questo governo dannoso, vogliamo andare al voto anche domani, ma vogliamo farlo in totale trasparenza eleggendo da subito un Parlamento più snello. Non abbiamo alcun interesse a sostenere un finto referendum, vogliamo dire la verità agli italiani. Per questo ai colleghi senatori che mi hanno chiesto un parere ho detto: non prestatevi a un giochino di Palazzo che screditerà la politica, squalificherà Forza Italia, resusciterà il populismo», ha proseguito la vicepresidente della Camera nel documento. La Carfagna ha ricordato anche che «la riduzione dei parlamentari è stata approvata con il sì di Forza Italia appena tre mesi fa, dopo quattro letture» e che il partito è «sempre favorevole al taglio delle poltrone» e che il presidente Silvio Berlusconi «è stato tra i primi a volere una riforma costituzionale di questo tipo». Mara Carfagna ha poi concluso: «Chi vuole il referendum per rimandare il taglio dei parlamentari lo dica apertamente, ci metta la faccia e non utilizzi giochi di palazzo».

SUL REFERENDUMStamattina ho ritirato la firma sul referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. L'ho ritirata,…

Posted by Mario Michele Giarrusso on Friday, January 10, 2020

CHI HA RITIRATO LA FIRMA PER IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

C’è anche chi ci ha fatto dietrofront, ritirando la propria firma, come i senatori Mario Michele Giarrusso (M5s), Francesco Verducci (Pd) e Vincenzo D’Arienzo (Pd). «Stamattina ho ritirato la firma sul referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. L’ho ritirata, perché la mia posizione è stata strumentalizzata da alcuni e travisata da altri», ha scritto il senatore pentastellato. Al contrario, i dem hanno cambiato idea in conseguenza «di un fatto politico nuovo» e cioè la presentazione di quella proposta di legge elettorale proporzionale, che fin dall’inizio era stata chiesta dal Pd in relazione al taglio dei parlamentari.

LA RACCOLTA FIRME DEI RADICALI

Intanto il Partito radicale ha raccolto 669 firme per promuovere un referendum sulla riforma che taglia il numero dei parlamentari. Peccato che ne sarebbero servite 500 mila. Le sottoscrizioni sono state comunque depositate in Cassazione. «Abbiamo voluto verbalizzare la violenta censura attuata dai media e dal servizio pubblico – ha spiegato Maurizio Turco, il segretario del Partito radicale – ai quali si era rivolto per la prima volta nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica». Turco si è anche detto contrario alla riforma «che prevede la cessione di rappresentanza da parte dei cittadini».

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Renzi attacca i magistrati al Senato dopo l’inchiesta su Open

L'ex premier cita Moro e Craxi. Poi affonda il colpo: «Diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo, barbarie contro di me».

Si incendia il dibattito al Senato sui finanziamenti alla politica. Matteo Renzi ha preso la parola a Palazzo Madama e ha attaccato i magistrati dopo l’inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open.

AZIONE PENALE O AZIONE POLITICA?

Per il leader di Italia viva, infatti, «la magistratura pretende di decidere cosa è un partito e cosa no. E se al pm affidiamo non già la titolarità dell’azione penale, ma dell’azione politica, quest’Aula fa un passo indietro per pavidità e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è».

LA CITAZIONE DI MORO E CRAXI

Renzi ha esordito citando Aldo Moro, quando sullo scandalo Lockheed – l’acquisto nel 1971 di 14 aerei Hercules C-130 pagati 39 miliardi di lire, con accuse di corruzione che portarono al processo per i ministri Luigi Gui e Mario Tanassi, il primo assolto e il secondo condannato – per difendere il ruolo della Democrazia cristiana disse: «Non ci faremo processare nelle piazze». Il caso provocò anche le dimissioni di Giovanni Leone dalla presidenza della Repubblica: «Non perchè coinvolto», ha detto Renzi, «ma per uno scandalo montato dai media e da una parte della politica. Per distruggere la reputazione di un uomo può bastare la copertina di un settimanale». Poi un’altra citazione, questa volta di Bettino Craxi: «Ho imparato ad avere orrore del vuoto politico».

LA DIFFERENZA TRA GIUSTIZIA E GIUSTIZIALISMO

L’inchiesta su Open, a giudizio di Renzi, sarebbe “macchiata” da una «violazione sistematica del segreto d’ufficio sulle vicende personali del sottoscritto. Non è uno stato di diritto questo, siamo alla barbarie». Avere rispetto per la magistratura, sempre secondo l’ex premier, è «riconoscere che ci sono magistrati che hanno perso la vita per il loro impegno. Ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo, si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per il Jobs act. Chi volesse contestarci per via giudiziaria, sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo».

LE PERQUISIZIONI AI FINANZIATORI DI OPEN

Renzi ha quindi duramente contestato le scelte della procura di Firenze: «Trecento agenti della Guardia di Finanza alle 6 del mattino, in casa di persone non indagate (non tutti i finanziatori di Open sono sotto inchiesta, ma sono stati perquisiti per verificare la natura dei loro rapporti con l’ex presidente della fondazione Alberto Bianchi e l’ex consigliere Marco Carrai, ndr) sono una retata, non uno strumento a tutela degli indagati». Tali modalità sarebbero finalizzate «a descrivere come criminale non il comportamento dei singoli, ma qualsiasi finanziamento privato che venga fatto in maniera legale e regolare. Il risultato è che nessuno finanzierà più quella parte politica. Io rivendico l’abolizione del finanziamento pubblico, ma se viene penalizzato il finanziamento privato nessuno lo farà più».

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La manovra slitta: in Aula al Senato lunedì 9 dicembre

Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia sul testo.

Slitta l’approdo della manovra nell’Aula del Senato, inizialmente previsto per il pomeriggio del 3 dicembre. La legge di bilancio, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo, arriverà a Palazzo Madama per l’inizio della discussione lunedì 9 a mezzogiorno. Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia.

Il ritardo potrebbe dipendere non solo dalle tensioni nella maggioranza sulla riforma del Mes, ma anche dalla necessità di trasferire in manovra il provvedimento urgente che riguarda Alitalia, necessario per sbloccare il prestito-ponte all’ex compagnia di bandiera.

La norma, infatti, non confluirà nel decreto fiscale, per evitare un ulteriore allungamento dei tempi della sua conversione in legge.

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La manovra slitta: in Aula al Senato lunedì 9 dicembre

Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia sul testo.

Slitta l’approdo della manovra nell’Aula del Senato, inizialmente previsto per il pomeriggio del 3 dicembre. La legge di bilancio, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo, arriverà a Palazzo Madama per l’inizio della discussione lunedì 9 a mezzogiorno. Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia.

Il ritardo potrebbe dipendere non solo dalle tensioni nella maggioranza sulla riforma del Mes, ma anche dalla necessità di trasferire in manovra il provvedimento urgente che riguarda Alitalia, necessario per sbloccare il prestito-ponte all’ex compagnia di bandiera.

La norma, infatti, non confluirà nel decreto fiscale, per evitare un ulteriore allungamento dei tempi della sua conversione in legge.

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Biella ci ripensa: cittadinanza onoraria a Liliana Segre

Dopo la polemica per il no iniziale della maggioranza di centrodestra, il Consiglio comunale ha fatto passare una mozione per l'onorificenza alla senatrice a vita.

La città di Biella conferirà la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per il diniego della maggioranza di centrodestra, che aveva portato lo showman Ezio Greggio a rifiutare un analogo riconoscimento in solidarietà con la senatrice a vita, oggi il Consiglio comunale ha votato una nuova mozione, priva di riferimenti politici, che è stata sottoscritta e votata da tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione.

LA MANIFESTAZIONE SOTTO IL MUNICIPIO

Il via libera alla mozione è, nelle intenzioni bipartisan del Consiglio comunale, un «segnale forte» da parte di una città, Biella, Medaglia d’Oro della Resistenza. Fuori dal municipio di Palazzo Oropa, in occasione del Consiglio comunale, un centinaio di persone si è riunita dopo che sui social è nato l’hashtag #nonsiamocretini, in riferimento all’affermazione del sindaco Claudio Corradino che si è definito «un cretino» per la strumentalizzazione della vicenda, sulla quale – aveva sostenuto – «è stata fatta una speculazione indegna».

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Ilva, i senatori del M5s non cedono sullo scudo penale

Approvato un documento in quattro punti. L'immunità non è tema di discussione. E se dovesse riproporsi per ragioni legali, andrà rimessa all'assemblea degli eletti.

I senatori del M5s non cedono sullo scudo penale per l’Ilva. La pattuglia pentastellata a Palazzo Madama, composta da 105 persone, ha infatti approvato con soli cinque voti contrari un documento in quattro punti sul dossier ArcelorMittal, che ribadisce come l’immunità non sia tema di discussione. Il testo è stato inviato ai colleghi deputati.

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Se la questione dovesse riproporsi per ragioni legali durante il contenzioso con l’azienda davanti al Tribunale di Milano, i senatori chiedono che l’argomento venga sottoposto all’assemblea di tutti gli eletti del M5s, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il documento, in ogni caso, dà piena fiducia alle iniziative che il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli vorrà portare avanti e non collega la vicenda dell’acciaieria alla fiducia nei confronti del governo Conte.

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