Le condizioni dei soldati italiani impegnati in Iraq

Sono circa mille i nostri connazionali attivi sul territorio. Di questi 400 nella base di Erbil. Nessun ferito dopo l'attacco di Teheran. La scheda.

Sarebbero tutti in salvo i soldati italiani di stanza a Erbil dopo l’attacco contro la base di Ayn al-Asad in Iraq che ospita militari americani. Proprio a Erbil si trova una parte consistente dei circa mille nostri connzionali attualmente presenti in varie località dell’Iraq. In particolare, dal 2015 è attiva la task force Land composta da militari dell’esercito che hanno compiti di addestramento dei peshmerga, le forze di sicurezza curde.

SONO 400 GLI ITALIANI A ERBIL

I militari italiani presenti a Erbil sarebbero al momento circa 400, di cui 120 istruttori. Nessuno, è stato ribadito, avrebbe subito conseguenze dopo l’attacco. La task force land è inquadrata nel Kurdistan training coordination center (Ktcc), il cui comando è attribuito alternativamente per un semestre all’Italia e alla Germania: a esso contribuiscono nove nazioni, con propri addestratori (Italia, Germania, Olanda, Finlandia, Svezia, Gran Bretagna, Ungheria, Slovenia e Turchia). Gli istruttori militari italiani addestrano i peshmerga in varie discipline: dalla formazione basica di fanteria all’uso dei mortai e dell’artiglieria, dal primo soccorso alla bonifica degli ordigni improvvisati.

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Aereo ucraino precipita dopo il decollo all’aeroporto di Teheran

Almeno 176 morti. La causa del disastro sarebbe un problema tecnico.

Strage all’aeroporto di Teheran. Un Boeing 737 dell’Ukraine International Airlines è precipitato subito dopo il decollo. Nessun superstite: i morti sono almeno 176.

LA CAUSA DEL DISASTRO SAREBBE UN PROBLEMA TECNICO

Secondo i media russi, l’aereo era partito alle 5 del mattino ora locale ed era diretto a Kiev. È precipitato in un campo alla periferia di Teheran. Le autorità iraniane hanno indicato un problema tecnico come causa dell’incidente, ma l’esatta dinamica è ancora tutta da verificare.

GLI USA VIETANO AI VOLI COMMERCILI DI ENTRARE NELLO SPAZIO AEREO IRANIANO

Intanto la US Federal Aviation Administration ha vietato a tutti i voli commerciali di entrare nello spazio aereo iraniano e iracheno, dopo l’attacco contro le basi militari americane in Iraq. Sottolineato il «rischio» di «possibili errori di calcolo» in caso di lancio di missili.

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L’Iran ha bombardato due basi americane in Iraq

Colpiti i compound di al-Asad e di Erbil. I morti sarebbero almeno 80, ma Washington non conferma. Soldati italiani in salvo nei bunker. Attesi i discorsi di Trump e Rouhani.

Almeno 80 morti e 200 feriti. Sarebbe questo il primo bilancio – secondo fonti iraniane – dell’attacco missilistico compiuto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio dalle forze armate di Teheran contro due basi militari in Iraq che ospitavano soldati americani.

È l’operazione ‘Soleimani Martire‘, lanciata dalla teocrazia sciita per vendicare il generale ucciso dagli Stati Uniti all’aeroporto internazionale di Baghdad.

Nessuna conferma da parte di Washington sul numero di morti e feriti, mentre l’esercito iracheno ha negato che ci siano vittime tra le proprie fila.

NEL MIRINO LE BASI DI AL-ASAD E DI ERBIL

Di sicuro c’è che una pioggia di cruise e di missili balistici a corto raggio si è abbattuta contro la base di al-Asad e contro quella di Erbil. Qui il personale del contingente militare italiano, composto da circa 400 persone, si è rifugiato nei bunker. Risultano tutti illesi.

TRUMP TWITTA: «VA TUTTO BENE»

Il presidente americano Donald Trump sta ancora valutando le conseguenze dell’offensiva ed è atteso un suo discorso alla nazione. Intanto si è riunito il Consiglio per la sicurezza nazionale alla presenza del segretario di Stato Mike Pompeo.

ZARIF: «NON VOGLIAMO UN’ESCALATION»

I Pasdaran iraniani, da parte loro, hanno annunciato che «la feroce vendetta» per l’uccisione di Soleimani è iniziata. In particolare la base di al-Asad, contro cui sono stati lanciati almeno 35 missili, sarebbe stata «completamente distrutta». Anche a Teheran è atteso un discorso del presidente Hassan Rouhani, mentre il ministro degli Esteri Javad Zarif ha detto che l’Iran «non vuole un’escalation, ma ci difenderemo contro ogni aggressione».

MINACCE A DUBAI E ISRAELE

L’Iran ha comunque minacciato «azioni ancora più devastanti» se gli Stati Uniti dovessero rispondere. «Se l’Iran dovesse essere attaccato sul suo territorio – hanno avvertito le Guardie Rivoluzionarie – Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite». Intanto volano le quotazioni del petrolio, balzato del 3,4% a 65 dollari, e dell’oro, a quota 1.600 dollari l’oncia ai massimi dal 2013.

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Le quotazioni di Borsa e spread dell’8 gennaio 2020

Attesa per l'apertura dei listini dopo la chiusura in positivo del 7 gennaio. Spread in aumento a 166 punti. I mercati in diretta.

C’è attesa per la seduta della Borsa italiana dell’8 gennaio 2020. Il 7 Piazza Affari ha chiuso le contrattazioni in positivo con l’indice Ftse Mib in rialzo a +0,6%. In generale le principali Borse europee hanno tenuto testa al rosso di Wall Street nonostante le tensioni sul dossier iraniano. La migliore Piazza del Vecchio continente è stata Francoforte (+0,7%) insieme a Milano. In rosso Madrid (-0,2%), sul filo Parigi e Londra (-0,02%).

SPREAD IN RIALZO INTORNO AI 166 PUNTI

Il 7 gennaio lo spread tra Btp e Bund ha chiuso in rialzo a 166 punti base (162 punti la chiusura del 6 gennaio), con il rendimento del Btp salito all’1,37%.

I MERCATI IN DIRETTA

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