Mese: Giugno 2023
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Putin, il discorso dopo la ribellione di Prigozhin: «Non lasceremo che scoppi un’altra guerra civile»
Dopo la ribellione del capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha dichiarato ufficialmente guerra ai vertici militari di Mosca, prendendo il controllo di Rostov sul Don e invitando i russi a unirsi alla sua battaglia per esautorare la leadership militare, Vladimir Putin ha parlato alla parlato alla nazione con un discorso trasmesso in diretta tv. «Le azioni che hanno diviso la nostra unità sono il rinnegamento del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi che ora stanno combattendo al fronte, questa è una pugnalata alle spalle per il nostro Paese e il nostro popolo», ha detto il presidente russo. «Tutti coloro che hanno scelto la via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari. Mi rivolgo ai cittadini russi, agli eroi che combattono al fronte, mi rivolgo anche a coloro che con inganno e minacce sono stati coinvolti in questa avventura criminale. Chiedo di porre fine a queste azioni criminali».
1) Putin speaks on Prigozhin.
Putin says we are witnessing treason, but there is no ongoing civil war.
There was no mention of danger to the Russian citizenry. There has been no confirmed kinetic hostilities between PMC Wagner and Russian MoD.
Prigozhin wants a meeting. pic.twitter.com/ZGPJ8iCm9R
— Clandestine (@WarClandestine) June 24, 2023
«Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno»
Durante il suo discorso, Putin ha precisato di avere un’alta considerazione dei soldati del Gruppo Wagner, senza scaricare dunque del tutto i soldati della milizia mercenaria, che evidentemente ritiene possano far comodo nel prosieguo della campagna militare in Ucraina: «Il loro nome è stato tradito da coloro che ci spingono alla guerra civile. Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da ogni tradimento interno, da interessi personali, ambizioni smisurate», ha continuato Putin. «Saranno adottate azioni ferme per stabilizzare la situazione a Rostov sul Don. La situazione resta difficile, il lavoro degli organi di governo civili e militari è stato di fatto bloccato». A Rostov, città al confine con l’Ucraina, Prigozhin ha detto di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto.
«Salveremo ciò che ci è caro e sacro, diventeremo ancora più forti»
Poi un riferimento alla Prima guerra mondiale e alla guerra civile russa, sanguinoso conflitto che scoppiò in seguito alla Rivoluzione d’ottobre e alla presa del potere da parte dei bolscevichi. «Questo colpo è stato dato al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. Nella guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere. Credo che salveremo e difenderemo ciò che ci è caro e sacro e insieme alla nostra patria supereremo ogni prova, diventeremo ancora più forti».
La realtà dell’evasione fiscale e la narrazione sui furbetti impuniti
Nei primi mesi di governo si è parlato molto di evasione fiscale, ma non per il motivo che si potrebbe immaginare. È nota la dichiarazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il suo comizio a Catania in cui paragonò le tasse a «un pizzo di Stato». In quell’occasione Meloni disse che sono «le banche e le big company» a evadere. Non deve aver letto la relazione annuale del ministero dell’Economia che spiega come sui circa 90 miliardi di euro di evasione fiscale, che salgono a quasi 100 miliardi contando anche l’evasione dei contributi previdenziali, oltre 32 miliardi di euro provengono dall’evasione dell’Irpef dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese. Sono loro a non pagare in media il 69 per cento delle imposte sul reddito che dovrebbero pagare allo Stato ogni anno.
La diatriba sul contante e le falsità sbugiardate
Poi abbiamo ascoltato la presidente del Consiglio dirci che negli ultimi anni «l’evasione non è calata». Falso anche questo. Nel 2019 l’evasione delle imposte tributarie e dei contributi era calata di circa 7 miliardi di euro rispetto al 2015. In cinque anni il tax gap è passato dal 5 per cento in rapporto al Pil al 4,1 per cento. C’è stata la diatriba sull’uso del contante che non avrebbe correlazione con l’evasione fiscale. In quel caso Meloni è stata smentita dalla Corte dei conti e dalla Banca d’Italia. Ma non è difficile riuscire a capire che i pagamenti elettronici – quindi tracciati – rendendo più complicata l’evasione. Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia) spiegarono che era l’Europa a chiedere l’innalzamento del contante. Falso anche questo.
Le favolette sui turisti stranieri e l’uscita discutibile di Nordio
Quindi Tajani ha rilanciato dicendo che il limite del contante disincentiva la spesa di turisti stranieri. Non sapeva che in Italia esiste già una deroga che permette a quei turisti di spendere fino a 15 mila euro in contanti. Qualche giorno fa il ministro alla Giustizia Carlo Nordio ha detto ai suoi cittadini che pagare le tasse è «un’impresa»: «Questo fisco vessa anche i contribuenti per bene». Per poi chiarire: «Sembra un paradosso, ma anche agli imprenditori onesti è impossibile non trovare violazioni». Tutti ladri quindi nessuno è ladro. Di lotta all’evasione invece manco a parlarne.
Solo in Lombardia patrimoni sequestrati per 777 milioni
Poiché prima o poi la realtà irrompe e sgretola la narrazione, il 22 giugno sono arrivati i dati della Guardia di finanza in occasione dei suoi 249 anni in Lombardia, la regione “regina” delle lamentele contro «il pizzo di Stato». Solo negli ultimi quattro anni sono stati recuperati 3,5 miliardi di euro. Fra gennaio 2022 e maggio 2023 sono stati scoperti 2.471 reati fiscali a carico di 3.568 soggetti denunciati e 167 arrestati. I patrimoni sequestrati ammontano a 777 milioni di euro, mentre le proposte di sequestro avanzate alle procure della Repubblica della Lombardia ammontano a oltre 2,5 miliardi di euro. Poi ci sono 2.530 casi di frodi Iva organizzate e basate su fatture false, società fantasma e di comodo, con un’Iva evasa complessiva per 2,1 miliardi di euro.
Illeciti sulla manodopera e sfruttamento dei lavoratori
Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Milano, generale di Brigata Francesco Mazzotta, ha spiegato anche che quello della «somministrazione illecita di manodopera attraverso la costituzione di società cooperative e società filtro che consentono ai beneficiari della frode di poter versare un’imposta inferiore a quanto dovrebbero e in particolare di compensare i propri debiti d’imposta con crediti inesistenti» è un «fenomeno diffuso» in Lombardia che «potrebbe accompagnarsi a fenomeni di sfruttamento dei lavoratori». Parliamo solo di Lombardia, tanto per avere un ordine di grandezza. In Emilia-Romagna sono stati individuati 542 evasori totali, ossia esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti al fisco, nonché oltre 8 mila lavoratori in “nero” o irregolari.
Il trucco delle residenze fiscali fittizie all’estero
Scoperti inoltre, 72 casi di evasione fiscale internazionale, principalmente riconducibili a stabili organizzazioni occulte, a manipolazioni dei prezzi di trasferimento, a residenze fiscali fittizie e all’illecita detenzione di capitali oltreconfine. I denunciati per reati tributari sono 1.663 di cui 31 tratti in arresto. Il valore dei beni sequestrati quale profitto dell’evasione e delle frodi fiscali è di circa 264 milioni. In Sardegna sono stati accertati danni erariali per 47,5 milioni di euro. In provincia di Imperia hanno scovato un’azienda “estero-vestita” che operava in un paese dell’Unione europea ma che, di fatto, aveva il centro decisionale e amministrativo in provincia di Imperia, e per questo avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia: è stata scoperta dalla Guardia di finanza che ha segnalato una presunta evasione per circa 12 milioni di euro, da sottoporre a tassazione.
Un’assoluzione culturale che dura ormai da decenni
Potremmo continuare per ore. L’Italia è quel Paese in cui la lotta all’evasione fiscale non merita nemmeno una narrazione. La giornata del 22 giugno ne è stata la fotografia: un movimento culturale di condono morale agli evasori stroncati (che dura da decenni) e numeri che passano tra l’indifferenza generale. Guardando i comandanti della Guardia di finanza che in alta uniforme presentavano alla stampa i risultati della loro attività, avresti potuto immaginare che qualcuno di loro – anche solo uno – chiedesse al Paese di dismettere una narrazione che in fin dei conti svilisce anche loro. Non è successo. Ora basterà aspettare qualche giorno che si posi il dibattito immediato alla cronaca e si potrà continuare con questo continuo elogio alla furbizia di chi ottiene l’impunità.