Gli interessi cinesi in Libia e l’ombra della Russia
A metà settembre, dopo che il passaggio della tempesta Daniel sulla Libia aveva causato delle inondazioni devastanti causando migliaia di vittime, alcuni osservatori internazionali avevano ipotizzato che la tragedia potesse essere l’occasione per superare la divisione di un Paese divorato da oltre un decennio da guerre civili e tensioni interne. E che la gestione degli aiuti umanitari provenienti dall’estero favorisse un avvicinamento fra i due governi in nome di un rinnovato spirito di unità nazionale.
I piani del Bfi Management Consortium nella ricostruzione di Derna
Non è andata così. Il governo di Tripoli, guidato da Abdul Hamid Dbeibah e riconosciuto a livello internazionale, è finito sotto accusa per corruzione e inefficienza a causa della mancata manutenzione delle dighe che hanno ceduto causando le inondazioni. Mentre le grandi potenze che hanno offerto aiuti e sostegno in realtà miravano a espandere la propria influenza nel Paese tessendo relazioni economiche strategiche. È il caso della Cina che, tramite il Bfi Management Consortium, che fa capo alla società cinese China Railways International Group Company e alla britannica Arup International Engineering Company, si è detta pronta a stanziare un corposo investimento per la ricostruzione dell’interna città di Derna, un tempo roccaforte dell’Isis libico. E questo dopo che il 2 novembre scorso, il generale Khalifa Haftar, che controlla l’Est della Libia, aveva inaugurato una conferenza internazionale per la ricostruzione delle regioni devastate dalle inondazioni ricevendo ben 162 aziende provenienti da 26 diversi Paesi. A rivelare l’interesse cinese per la ricostruzione di Derna è stato il quotidiano libico Lybia Herald. Il ministro dell’Economia del cosiddetto governo di stabilità nazionale (Gsn) Ali Al Saidi ha recentemente ricevuto una delegazione del consorzio esprimendo ottime impressioni in seguito alla discussione del progetto. «L’economia libica richiede un deciso impulso verso l’apertura agli investimenti come alternativa alla dipendenza dallo Stato», ha spiegato Al Saidi, sottolineando che i progetti attualmente in fase di proposta «avranno un impatto significativo sul miglioramento dei servizi forniti ai cittadini».
Gli investimenti cinesi per il completamento della metro di Tripoli
Non è la prima volta che il consorzio Bfi, che comprende anche dei partner francesi, tedeschi e britannici, entra in contatto con l’ex Jamahiriya. Nel 2019, il consorzio a guida cinese si offrì di completare la realizzazione della linea 1 della metropolitana di Tripoli, progetto fermo dal 2009, oltre a gestire un moderno sistema di autobus. Un investimento complessivo del valore di 30 miliardi di dollari senza spese né altri oneri per lo Stato libico. Gli interessi cinesi in Libia d’altronde non sono una novità ma risalgono ai tempi di Gheddafi. In questi anni di divisioni interne Pechino ha sempre mantenuto una sorta di neutralità rispetto ai due governi in nome di quel primato dell’economia sulla politica che caratterizza la politica estera del Dragone. Già prima dello scoppio del conflitto del 2011, oltre a investimenti nel settore infrastrutturale per un valore di circa 5 miliardi dollari, la società cinese China National Petroleum Corp disponeva nel Paese di una forza lavoro complessiva di 30 mila operai, garantendosi il 10 per cento delle esportazioni di greggio dal Paese nordafricano.
La Libia sempre più stretta tra Pechino e Mosca
Con la guerra civile, la destituzione di Gheddafi e la divisione del Paese, gli affari cinesi hanno subito una battuta d’arresto ma oggi, a distanza ormai di più di 10 anni, entrambi i governi del Paese, ma soprattutto quello guidato da Haftar, si stanno dimostrando aperti ad accogliere gli investimenti di Pechino. Lo confermano le parole del ministro dell’Economia al Saidi che lo scorso ottobre nel corso di un’intervista a Radio France International, ha definito la Cina «la potenza che potrebbe costruire ponti, infrastrutture e strade in brevissimo tempo». Se a questo si somma la notizia diffusa da Bloomberg della costruzione di una base navale russa nell’Est in base all’accordo stretto fra Putin e Haftar a fine settembre, è ormai chiaro come la la Libia si stia avvicinando a partner antagonisti di quell’alleanza occidentale che si sarebbe dovuta occupare della rinascita del Paese.