Rai: le spine di Salini sono le nomine tigì, Fiorello e Mn

L'ad di Viale Mazzini sotto pressione per il cambio dei direttori dei telegiornali. Ma a preoccupare sono anche il presunto conflitto di interessi del capo comunicazione Giannotti e il costo dell'operazione Viva RaiPlay.

Il 26 novembre Fabrizio Salini è pronto a essere ascoltato in Commissione di vigilanza Rai. Per l’amministratore delegato della tivù di Stato si annunciano giorni di passione, cosa che lui, che soffre la troppa pressione, sicuramente vorrebbe evitarsi. Ma oramai la partita Rai non è più rinviabile. Ovvero non è più procrastinabile intervenire su una situazione che è ancora figlia del Conte Uno e dell’alleanza giallo-verde.

Ora, se Giuseppe Conte (bis) e i grillini sono rimasti, sono il Pd e Matteo Renzi che, entrati nella nuova compagine di governo, reclamano a gran voce che il tormentato universo della tivù pubblica ne prenda atto. Come fatto trapelare senza troppi paludamenti, il partito di Nicola Zingaretti punta al Tg1, guidato ora da Giuseppe Carboni in quota M5s. Il suo candidato è il sempreverde (il colore non allude ovviamente a simpatie leghiste) Antonio Di Bella, attualmente alla guida di Rai News.

Di Bella è il candidato più forte, ma non l’unico: c’è il vecchio direttore della testata ammiraglia nonché ex direttore generale dell’ente Mario Orfeo che chiede di essere valorizzato. Momentaneamente parcheggiato a Rai Way, Orfeo vuole tornare a pieno titolo nell’agone delle news. Sconta però un certo ostracismo dei pentastellati, che gli preferiscono di gran lunga Franco Di Mare, da luglio vicedirettore di RaiUno con delega agli approfondimenti e alle inchieste.

ANCORA NESSUNA CERTEZZA PER LE NOMINE DEI TELEGIORNALI

Ma che i telegiornali vengano toccati dall’ondata delle future nomine è ancora tutto da vedere. Salini sa che la materia è incandescente, e nel tentativo di limitare i danni vorrebbe offrire in pasto alla politica solo il rinnovo dei direttori di rete. I corridoi di viale Mazzini segnalano, ma con la dovuta aleatorietà di una situazione che cambia da un giorno all’altro, il seguente organigramma: Stefano Coletta a RaiUno, Marcello Ciannamea alla Seconda Rete, e l’onniprensente Di Mare, sempre non vada al Tg1, al vertice di RaiTre.

A viale Mazzini quasi sempre chi entra papa rimane cardinale

Ma si sa, a viale Mazzini quasi sempre chi entra papa rimane cardinale, e dunque la prudenza è d’obbligo. Un puzzle che è ulteriormente complicato dal fatto che Salini, forte dell’approvazione del suo piano industriale da parte del Mise, deve procedere alla nomina dei responsabili delle divisioni trasversali. Lo farà o tergiverserà ancora? Qualcosa forse si saprà nel cda Rai che si terrà due giorni dopo l’audizione dell’ad in Commissione di vigilanza.

Foto di Stefano Colarieti / LaPresse.

E poi c’è una ulteriore grana che non promette nulla di buono. Complice Striscia la notizia, è deflagrato il caso della società di comunicazione Mn, dove Marcello Giannotti ha lavorato dal 2015 al 2018 prima di essere chiamato da Salini a guidare la comunicazione Rai. Quasi sicuro che il cda chiederà a Salini spiegazioni su quello che alcuni giudicano un conflitto di interessi, altri come minimo una evidente caduta di stile. Mn, in trattativa per Sanremo (anche se la società smentisce), segue la comunicazione di Fiorello e della nuova serie I Medici, pagata da Lux Vide ma nell’ambito di una coproduzione Rai.

I DETTAGLI ECONOMICI SUL PROGRAMMA DI FIORELLO RIMANGONO UN MISTERO

Sempre nei corridoi di viale Mazzini si sussurra anche di un altro capitolo che chiamerebbe in causa Giannotti, ovvero una serie di contratti che la Comunicazione avrebbe sottoscritto con alcune testate online per ospitare una serie di redazionali sull’attività della Rai e del suo ad. E poi c’è il caso Fiorello, l’operazione su cui Salini ha puntato, ma i cui contorni sono ancora avvolti nel mistero. Per quello che è stato venduto come l’appuntamento televisivo dell’anno, il ritorno dello showman sulla piattaforma di Rai Play, non sono mai stati comunicati i dettagli economici.

Indiscrezioni in possesso di Lettera43 parlano di un costo complessivo dell’operazione Fiorello di circa 10 milioni di euro

Sarà il prossimo cda l’occasione per fare chiarezza? Indiscrezioni in possesso di Lettera43 parlano di un costo complessivo dell’operazione di circa 10 milioni di euro. Una cifra che comprende l’ingaggio di Fiorello, quello dei suoi autori, la campagna di marketing che ha accompagnato il ritorno dello showman sul piccolo schermo, e la realizzazione di tre set volanti destinati a essere smontati il prossimo dicembre alla fine del programma.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Rai: le spine di Salini sono le nomine tigì, Fiorello e Mn

L'ad di Viale Mazzini sotto pressione per il cambio dei direttori dei telegiornali. Ma a preoccupare sono anche il presunto conflitto di interessi del capo comunicazione Giannotti e il costo dell'operazione Viva RaiPlay.

Il 26 novembre Fabrizio Salini è pronto a essere ascoltato in Commissione di vigilanza Rai. Per l’amministratore delegato della tivù di Stato si annunciano giorni di passione, cosa che lui, che soffre la troppa pressione, sicuramente vorrebbe evitarsi. Ma oramai la partita Rai non è più rinviabile. Ovvero non è più procrastinabile intervenire su una situazione che è ancora figlia del Conte Uno e dell’alleanza giallo-verde.

Ora, se Giuseppe Conte (bis) e i grillini sono rimasti, sono il Pd e Matteo Renzi che, entrati nella nuova compagine di governo, reclamano a gran voce che il tormentato universo della tivù pubblica ne prenda atto. Come fatto trapelare senza troppi paludamenti, il partito di Nicola Zingaretti punta al Tg1, guidato ora da Giuseppe Carboni in quota M5s. Il suo candidato è il sempreverde (il colore non allude ovviamente a simpatie leghiste) Antonio Di Bella, attualmente alla guida di Rai News.

Di Bella è il candidato più forte, ma non l’unico: c’è il vecchio direttore della testata ammiraglia nonché ex direttore generale dell’ente Mario Orfeo che chiede di essere valorizzato. Momentaneamente parcheggiato a Rai Way, Orfeo vuole tornare a pieno titolo nell’agone delle news. Sconta però un certo ostracismo dei pentastellati, che gli preferiscono di gran lunga Franco Di Mare, da luglio vicedirettore di RaiUno con delega agli approfondimenti e alle inchieste.

ANCORA NESSUNA CERTEZZA PER LE NOMINE DEI TELEGIORNALI

Ma che i telegiornali vengano toccati dall’ondata delle future nomine è ancora tutto da vedere. Salini sa che la materia è incandescente, e nel tentativo di limitare i danni vorrebbe offrire in pasto alla politica solo il rinnovo dei direttori di rete. I corridoi di viale Mazzini segnalano, ma con la dovuta aleatorietà di una situazione che cambia da un giorno all’altro, il seguente organigramma: Stefano Coletta a RaiUno, Marcello Ciannamea alla Seconda Rete, e l’onniprensente Di Mare, sempre non vada al Tg1, al vertice di RaiTre.

A viale Mazzini quasi sempre chi entra papa rimane cardinale

Ma si sa, a viale Mazzini quasi sempre chi entra papa rimane cardinale, e dunque la prudenza è d’obbligo. Un puzzle che è ulteriormente complicato dal fatto che Salini, forte dell’approvazione del suo piano industriale da parte del Mise, deve procedere alla nomina dei responsabili delle divisioni trasversali. Lo farà o tergiverserà ancora? Qualcosa forse si saprà nel cda Rai che si terrà due giorni dopo l’audizione dell’ad in Commissione di vigilanza.

Foto di Stefano Colarieti / LaPresse.

E poi c’è una ulteriore grana che non promette nulla di buono. Complice Striscia la notizia, è deflagrato il caso della società di comunicazione Mn, dove Marcello Giannotti ha lavorato dal 2015 al 2018 prima di essere chiamato da Salini a guidare la comunicazione Rai. Quasi sicuro che il cda chiederà a Salini spiegazioni su quello che alcuni giudicano un conflitto di interessi, altri come minimo una evidente caduta di stile. Mn, in trattativa per Sanremo (anche se la società smentisce), segue la comunicazione di Fiorello e della nuova serie I Medici, pagata da Lux Vide ma nell’ambito di una coproduzione Rai.

I DETTAGLI ECONOMICI SUL PROGRAMMA DI FIORELLO RIMANGONO UN MISTERO

Sempre nei corridoi di viale Mazzini si sussurra anche di un altro capitolo che chiamerebbe in causa Giannotti, ovvero una serie di contratti che la Comunicazione avrebbe sottoscritto con alcune testate online per ospitare una serie di redazionali sull’attività della Rai e del suo ad. E poi c’è il caso Fiorello, l’operazione su cui Salini ha puntato, ma i cui contorni sono ancora avvolti nel mistero. Per quello che è stato venduto come l’appuntamento televisivo dell’anno, il ritorno dello showman sulla piattaforma di Rai Play, non sono mai stati comunicati i dettagli economici.

Indiscrezioni in possesso di Lettera43 parlano di un costo complessivo dell’operazione Fiorello di circa 10 milioni di euro

Sarà il prossimo cda l’occasione per fare chiarezza? Indiscrezioni in possesso di Lettera43 parlano di un costo complessivo dell’operazione di circa 10 milioni di euro. Una cifra che comprende l’ingaggio di Fiorello, quello dei suoi autori, la campagna di marketing che ha accompagnato il ritorno dello showman sul piccolo schermo, e la realizzazione di tre set volanti destinati a essere smontati il prossimo dicembre alla fine del programma.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Carfagna in tregua con Berlusconi decide sulla Campania

L'azzurra sponsorizza il fedelissimo Paolo Russo al posto di Caldoro. Ma il suo tira e molla ha esacerbato gli animi in Forza Italia. E più d'uno si chiede perché, se tiene tanto al suo territorio, non si candidi lei a governatrice.

Forza Italia alla resa dei conti con le Regionali in Campania e Calabria. Dalle scelte che si faranno per le candidature dipende il destino, o la fine, del movimento di Silvio Berlusconi. Grande segnale di forza agli altri partiti della coalizione: quando a indicare il candidato presidente è il partito del Cavaliere scoppiano le liti e si perde tempo per la campagna elettorale.

LO STALLO IN CALABRIA

In Calabria, dove si vota il 26 gennaio e un gruppo di colonnelli locali era pronto alla battaglia, tutto è fermo perché Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza con grande consenso ma anche qualche problema giudiziario, non va bene alla Lega di Matteo Salvini e anche il fratello, Roberto, vice capogruppo di Mariastella Gelmini alla Camera dei deputati, non convince: inviso al cerchio magico di Arcore perché troppo vicino a Mara Carfagna. Dunque la corrente di qualche deputato vicino agli Occhiuto minaccia la scissione, ma sono al massimo tre: lo stesso Roberto, il suo sodale Francesco Cannizzaro e forse la coordinatrice regionale Jole Santelli.

CARFAGNA ALLE PRESE CON L’AFFAIRE CAMPANIA

Nel frattempo, e facendo arrabbiare tutti, Carfagna ha fatto pace con il vecchio Silvio e gestirà personalmente l’affaire Campania, pur senza candidarsi. In forse l’ipotesi Caldoro, che comunque resta la prima opzione del Cav con il gradimento di Salvini, visto che l’azzurra punta sul fedelissimo Paolo Russo, uomo a L’Avana, anzi a Napoli. In cambio di questo, cercherà di convincere anche i calabresi a cedere il passo a una outsider. Donna, che fa sempre bene: Caterina Chiaravalloti, dalla società civile, magistrato, ma figlia d’arte. Suo padre Giuseppe fu governatore della Calabria dal 2000 al 2006. 

L’INSOFFERENZA DELLE AZZURRE PER IL TIRA E MOLLA DI MARA

E vissero tutti felici e contenti? Non proprio. Il tira e molla carfagnesco ha esacerbato gli animi in Forza Italia. Le donne del partito non la sopportano più. Un tira e molla continuo, di Mara e del suo compagno sempre presente Alessandro Ruben, senza sapere neanche bene cosa vuole. La Regione davvero? La vicepresidenza di Forza Italia, che tanto non conta niente, sulle ceneri di Antonio Tajani? Continuare a fare la bella statuina istituzionale nei salotti romani, con l’obiettivo del salto in quelli internazionali? Perché, si chiedono in molti tra gli azzurri, Mara non va a fare la governatrice nella sua terra, se davvero le interessano il territorio, il partito e vuole metterci la faccia?

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