Sindacati uniti nella manifestazione di Roma sulle crisi aziendali

In piazza contro gli esuberi Cgil, Cisl e Uil, nel giorno dello sciopero dell'Ilva. Landini manda un messaggio al governo: «Basta parole, è il momento dei fatti»

Ha preso il via a Roma la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil in piazza Santi Apostoli, la prima delle tre iniziative indette unitariamente in apertura della «settimana di mobilitazione per il lavoro». E in cui confluisce anche la protesta dei lavoratori metalmeccanici dell’ex Ilva, in sciopero per 24 ore negli stabilimenti siderurgici del gruppo ArcelorMittal e nell’indotto. Numerosi i pullman arrivati da Taranto con lavoratori e delegati sindacali.

AL CENTRO DELLA MANIFESTAZIONE LE VERTENZE APERTE

La manifestazione-assemblea è incentrata sui temi della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture e dello sviluppo del Mezzogiorno. In agenda gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ma anche di sei delegati aziendali a portare la propria voce sulle vertenze aperte (Almaviva, Alitalia, Mercatone/Conad, Ilva, indotto Ilva, settore edile).

L’ULTIMATUM DI LANDINI AL GOVERNO

Per Maurizio Landini «il mondo del lavoro unito chiede il cambiamento del Paese: si mettano in testa che non si cambia senza e contro i lavoratori. Noi non abbiamo paura, non ci rassegniamo e andiamo avanti finché non otteniamo risultati. Uniti ce la possiamo fare». Quindi, un messaggio al governo: «Basta parole ora i fatti. Non abbiamo più tempo da perdere per ricostruire la fiducia e ridare voce ai giovani che mi sembra si siano ripresi la piazza. Ma o si lavora tutti insieme o non si va da nessuna parte».

NESSUN PASSO INDIETRO SU ESUBERI E LICENZIAMENTI

Landini si è soffermato anche sul tema ex Ilva. «ArcelorMittal ha sbagliato ad andare in tribunale: deve tornare al tavolo e trattare, a partire dall’accordo firmato con i sindacati», ha detto. Landini ha spiegato che il sindacato è pronto a discutere i problemi che si possono risolvere, a condizione che non si parli di esuberi e licenziamenti. Le altre due iniziative sindacali sono in programma giovedì 12 dicembre, sempre in piazza Santi Apostoli, con al centro il tema del rinnovo dei contratti pubblici e privati e delle assunzioni nella Pubblica amministrazione. L’ultima martedì 17 dicembre sulla rivalutazione delle pensioni, la riforma fiscale e la legge sulla non autosufficienza.

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Sindacati uniti nella manifestazione di Roma sulle crisi aziendali

In piazza contro gli esuberi Cgil, Cisl e Uil, nel giorno dello sciopero dell'Ilva. Landini manda un messaggio al governo: «Basta parole, è il momento dei fatti»

Ha preso il via a Roma la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil in piazza Santi Apostoli, la prima delle tre iniziative indette unitariamente in apertura della «settimana di mobilitazione per il lavoro». E in cui confluisce anche la protesta dei lavoratori metalmeccanici dell’ex Ilva, in sciopero per 24 ore negli stabilimenti siderurgici del gruppo ArcelorMittal e nell’indotto. Numerosi i pullman arrivati da Taranto con lavoratori e delegati sindacali.

AL CENTRO DELLA MANIFESTAZIONE LE VERTENZE APERTE

La manifestazione-assemblea è incentrata sui temi della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture e dello sviluppo del Mezzogiorno. In agenda gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ma anche di sei delegati aziendali a portare la propria voce sulle vertenze aperte (Almaviva, Alitalia, Mercatone/Conad, Ilva, indotto Ilva, settore edile).

L’ULTIMATUM DI LANDINI AL GOVERNO

Per Maurizio Landini «il mondo del lavoro unito chiede il cambiamento del Paese: si mettano in testa che non si cambia senza e contro i lavoratori. Noi non abbiamo paura, non ci rassegniamo e andiamo avanti finché non otteniamo risultati. Uniti ce la possiamo fare». Quindi, un messaggio al governo: «Basta parole ora i fatti. Non abbiamo più tempo da perdere per ricostruire la fiducia e ridare voce ai giovani che mi sembra si siano ripresi la piazza. Ma o si lavora tutti insieme o non si va da nessuna parte».

NESSUN PASSO INDIETRO SU ESUBERI E LICENZIAMENTI

Landini si è soffermato anche sul tema ex Ilva. «ArcelorMittal ha sbagliato ad andare in tribunale: deve tornare al tavolo e trattare, a partire dall’accordo firmato con i sindacati», ha detto. Landini ha spiegato che il sindacato è pronto a discutere i problemi che si possono risolvere, a condizione che non si parli di esuberi e licenziamenti. Le altre due iniziative sindacali sono in programma giovedì 12 dicembre, sempre in piazza Santi Apostoli, con al centro il tema del rinnovo dei contratti pubblici e privati e delle assunzioni nella Pubblica amministrazione. L’ultima martedì 17 dicembre sulla rivalutazione delle pensioni, la riforma fiscale e la legge sulla non autosufficienza.

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L’intervista di Tavares che non è piaciuta a Torino

L'amministratore delegato di Psa ha scelto per il suo primo colloquio con un giornalista italiano Luca Ciferri. Firma indigesta a Fca e corrispondente del settimanale Automotive News. Che a inizio dicembre aveva premiato Manley dando uno schiaffo alla buon'anima di Marchionne.

Luca Ciferri è stato il primo giornalista italiano a pubblicare una lunga intervista con Carlos Tavares, l’amministratore delegato di Psa (Peugeot Citroen), da quando è in atto una trattativa che dovrebbe concludersi con l’acquisto da parte dei francesi del costruttore anglo-olandese Fca. D’accordo, Ciferri è da anni Associate Publisher & Editor del mensile di lingua inglese Automotive News Europe che dirige dalla periferia di Torino, e da decenni è il corrispondente del settimanale Automotive News, autorevole e temuta bibbia dell’industria dell’auto con sede a Detroit. Ma la scelta di Tavares ha lasciato di stucco molti addetti ai lavori perché Ciferri è notoriamente in cima alla lista nera di Mirafiori-Lingotto. Vero che non è il solo giornalista non invitato a conferenze stampa della casa anglo-olandese, comprese quelle finanziarie, nonostante le azioni di Fca siano quotate presso le borse di New York e Milano e, quindi, tutto ciò che è price sensitive va divulgato urbi et orbi e allo stesso tempo. Anche giornalisti di importanti testate finanziarie americane affermano che è stato riservato loro lo stesso trattamento.

NESSUN VOLTO DI FCA NELLO SPECIALE TALK FROM THE TOP

Plausibile ipotizzare che Torino non abbia per niente apprezzato la decisione del dirigente portoghese che, salvo imprevisti, sta per diventare il capo del quarto gruppo auto del mondo. Per esempio, la dice lunga l’assenza di un rappresentante di Fca nello speciale titolato Talk from the Top, allegato al numero di dicembre di Automotive News Europe, che raccoglie interviste con ben 20 ceo o capi brand (tra questi, Tavares, Luca de Meo, Seat, Stefano Domenicali, Lamborghini). Il love affair di Tavares con le testate dell’importante gruppo editoriale ha attraversato l’Atlantico. Lunedì 2 dicembre, a Detroit, sono state premiate le All Stars (a Roma direbbero i meio) dell’industria dell’automobile nel 2019. È l’evento più significativo di Automotive News. Il premio più prestigioso e ambito (Industry leader of the year) è stato consegnato a Tavares al suo debutto nella capitale americana dell’auto nella veste di quasi ad di Psa con in pancia Fca.

QUEL PREMIO A MANLEY CHE SA DI SCHIAFFO A MARCHIONNE

L’effetto Tavares ha consentito agli editori di Automotive News di premiare anche rappresentanti di Fca dopo alcuni anni di incomunicabilità anche nel Michigan. E così l’ad Mike Manley si è visto premiato per Talent acquisition, cioè per l’aver cercato e trovato specialisti e dirigenti fuori dall’azienda. La motivazione elenca quattro acquisti fatti sul mercato: Mark Stewart, capo del Nordamerica di provenienza Amazon; Christian Meunier, che dirige Jeep avendo alle spalle esperienze presso Ford, Land Rover e Infiniti; Davide Grasso, messo a capo di Maserati venendo da Nike; il responsabile della comunicazione Niel Golightly già in Shell. Difficile non leggere nella scelta di Automotive News un sonoro ceffone alla buon’anima di Sergio Marchionne. Il defunto ceo italo-canadese ci teneva a ribadire quanto tempo dedicava (oltre due mesi all’anno) allo sviluppo delle carriere dei manager Fca. Sembra chiaro che Manley non abbia trovato in casa le professionalità di cui Fca aveva necessità. E così, sotto gli occhi di Tavares, Manley ha ritirato un riconoscimento che odora di perfidia nei riguardi di Marchionne del quale è stato stretto collaboratore.

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Opere anamorfiche a Fiumicino: così Aeroporti di Roma celebra il genio di Leonardo

Allo scalo romano sarà possibile vedere un'opera del genio toscano. Previste anche istallazioni per il Colosseo e la Cappella Sistina.

Lo scalo di Fiumicino è il primo aeroporto a inaugurare un’originale serie di installazioni anamorfiche, la particolare tecnica che attraverso un effetto ottico permette di visualizzare oggetti tridimensionali che in realtà non esistono. Un’occasione per omaggiare il 500 anniversario di Leonardo da Vinci.

Le opere, realizzate in collaborazione con il collettivo Truly Urban Artists,  sono distribuite tra l’Area di Imbarco Internazionale e e uno dei loading bridge dal quale sbarcano i passeggeri internazionali. In questo modo, si possono realizzare scatti fotografici unici da condividere sui social. La prima opera installata è ispirata all’Uomo di Vitruvio.

All’interno del Loading Bridge E31, i passeggeri in arrivo, attraverso un’illusione prospettica e grazie a un sapiente gioco di colori, vedranno il disegno ispirato a Leonardo proiettato su diverse superfici, comporsi perfettamente non appena entreranno nel corridoio al termine del loading bridge.

UN MODO PER OMAGGIARE I PRIMI STUDI SUL TEMA

«Tutti riconoscono Leonardo come icona dell’ingegno e della creatività italiana; è proprio grazie ai suoi studi pionieristici sul volo e sulle macchine volanti che ha dato il nome all’aeroporto di Fiumicino», ha dichiarato l’ing. de Carolis, AD di Aeroporti di Roma. «Tuttavia, non molti sanno che è attribuito a lui anche il primo esercizio conosciuto di anamorfosi». «Quale modo migliore per vedere il mondo da un nuovo punto di vista se non volando?», ha commentato Emiliano Fava di Truly. «I nostri studi sull’argomento non sono che un tassello di un percorso lungo secoli, in cui il nostro contributo è la commistione con le tecniche e il linguaggio dei graffiti e della street art. Siamo onorati di avere avuto la possibilità di rendere omaggio al grande Maestro, e per questo ringraziamo ADR per la fiducia e Heads Collective e Merlo Factory per la preziosa collaborazione».

OMAGGIO ANCHE ALLA CAPPELLA SISTINA

Ad accompagnare questa prima installazione anamorfica, già visibile per i passeggeri in arrivo, seguiranno altre due opere, situate nell’Area di Imbarco Internazionale e che rappresentano il Colosseo e gli affreschi della Creazione di Adamo della Cappella Sistina. Le opere saranno visibili dal 18 dicembre; la loro postazione e la gestione degli spazi è ideata per permettere ai passeggeri di “immergersi” nell’opera per una fotografia, che Aeroporti di Roma invita a condividere sui social. Tutte le opere sono infatti accompagnate da una spiegazione in italiano, inglese e cinese, nonché dal richiamo dell’hashtag ufficiale #RomeAirports per condivisione su Instagram, Facebook e sulla piattaforma cinese WeChat.

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Workers Buyout, quando il riscatto è frenato dalla burocrazia

Dalla Italcables a Birrificio Messina fino ad Ar.Pa Lieviti. Sono una settantina le aziende in crisi salvate dai dipendenti. Ma i ritardi nell'erogazione della Naspi in un'unica soluzione a chi ne fa richiesta resta un problema.

I lavoratori salvano l’azienda. Diventandone titolari attraverso la creazione di una cooperativa. E così mandano avanti l’attività, trasformandosi di fatto in imprenditori, spesso di successo.

Non è una storia da film, ma le realtà realizzata in decine di casi in Italia. Dalla cartiera Pirinola di Cuneo alla Estesa di Catania, fino alla Ar.pa Lieviti di Bologna.

Talvolta sono nomi noti, come la Ideal Standard di Pordenone o la Birra Messina, in altri casi si tratta di piccole e medie imprese come la Ceramica Noi di Città di Castello, in Umbria, o la 3Elle di Imola. Certo, il risultato non è mai scontato ed è frutto di sacrificio e impegno.

LEGGI ANCHE: Dalle banche all’Ilva, l’autunno caldo delle vertenze

Solitamente i lavoratori ricorrono a questa soluzione quando l’azienda ha difficoltà a stare sul mercato a causa dei conti in rosso, oppure quando dopo l’uscita di scena del capo, manca un successore o un erede. Così i lavoratori non si danno per vinti e assicurano la continuità produttiva o il risanamento. C’è un dato che colpisce: quasi l’80% di queste realtà registra buoni risultati; solo il 20% non riesce a rilanciarsi. 

IN CINQUE ANNI SALVATI PIÙ DI 1.200 POSTI DI LAVORO

Tutto bene, quindi? Non proprio. I casi sono ancora troppo pochi rispetto alla potenzialità. In Italia sono state mappate almeno 70 workers buyout (Wbo), con più di 1.200 posti di lavoro salvati negli ultimi cinque anni dai diretti interessati. Si potrebbero avere ben altre cifre, visto che purtroppo ci sono migliaia di imprese che falliscono ogni anno. I motivi del percorso a rilento delle Wbo sono sostanzialmente la frammentazione legislativa e alcune volte la lentezza burocratica sulla liquidazione della Naspi in un’unica soluzione – come prevede una norma del Jobs Act – per chi vuole costituire una cooperativa

DA ZANARDI A MANCOOP, LE STORIE DI RISCATTO

E dire che sono numerosi i case history di successo. C’è la veneta Zanardi editoriale, per esempio. Nel 2014 il titolare dell’impresa si è tolto la vita, lasciando la società in grave difficoltà per debiti. La sfida è stata vinta grazie a 24 dipendenti che hanno investito nel progetto la loro mobilità e la cassa integrazione per una somma totale di 400 mila euro. Con il sostegno di altri finanziatori hanno tenuto in piedi l’impresa. Nel primo anno il fatturato è stato di 360 mila euro. Storie del genere non accadono solo al Nord, nonostante esistano delle disparità territoriali. La Mancoop di Latina è nata quattro anni fa quando 52 dipendenti hanno deciso di salvare la fabbrica di imballaggi passata, prima di andare in rosso, da una multinazionale a un fondo lussemburghese e quindi a un’altra multinazionale.

LEGGI ANCHE: ArcelorMittal chiede 4.700 teste per non mollare l’Ilva

IN EMILIA-ROMAGNA E TOSCANA VINCE LA CULTURA COOPERATIVA

In Umbria, altra regione flagellata dalla crisi economica, ci sono la Ternipan (ex Novelli) e la Sartoria Eugubina di Gubbio. L’ex Ceramisia di Città di Castello (Perugia) ha addirittura adottato lo slogan «tutti per uno, un sogno per tutti», cambiando il nome in Ceramica Noi. E il “sogno” è aver conservato il posto di lavoro grazie ai 180 mila euro messi insieme dai fondi per Tfr e Naspi. Da un punto di vista territoriale, Toscana ed Emilia-Romagna vantano maggiori casi di successo, potendo contare su una cultura cooperativa molto radicata. Nel primo caso le Wbo sono 10, nel secondo 19. Proprio a Bologna, di recente, c’è stata la rinascita della Ar.pa lieviti. Il proprietario Paolo Fantizzini, 78 anni, aveva deciso di vendere. Prima di rivolgere lo sguardo ad acquirenti esterni, ha avviato un percorso con i suoi lavoratori. Alla fine è rimasto come consigliere vista l’esperienza nel settore, mentre il comando è passato ai lavoratori-imprenditori. E le premesse sono ottime: per il 2019 sono stimati ricavi di 4 milioni di euro con un incremento del 10% del fatturato.

Lo staff del Birrificio Messina.

SICILIA, ISOLA FELICE DEL MEZZOGIORNO

Il divario con il Mezzogiorno è palese: la mappa delle Wbo è praticamente vuota tra Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. Due piccole oasi sono l’Italcables e la Nuova Ossigeno, entrambe a Napoli. Italcables, azienda siderurgica con sede a Caivano, ha superato la fase difficile grazie al coraggio dei lavoratori: ognuno ha messo a disposizione 25 mila euro, rischiando in proprio. I risultati stanno arrivando, anche se dalla cooperativa sono prudenti circa il futuro per evitare di fare il passo più lungo della gamba. La Sicilia può essere considerata un’Isola felice in questo contesto difficile: tra i sei case history c’è quello di Birra Messina, fondata nel 1923. Il marchio, finito sotto il controllo del colosso Heineken, era stato poi ceduto agli eredi della famiglia Faranda fondatrice del birrificio. Nel 2011, però, l’azienda decise di licenziare, fino a che nel 2014 un gruppo di lavoratori aprì una cooperativa. Oggi Birra Messina è distribuita anche all’estero e sono state immesse sul mercato delle varianti del prodotto.

COME NASCE IL WORKER BUYOUT

Oggi i lavoratori che intendono rilevare un’azienda in affanno devono costituire una coop (in materia stella polare è la Legge Marcora del 1985, poi modificata) e sottoscrivere le partecipazioni come soci. A loro sostegno possono esserci anche investitori istituzionali, come Cfi o Coopfond. Dal 2015 c’è un’altra possibilità: il lavoratore che ha i requisiti per la Naspi può richiedere la liquidazione anticipata, in un’unica soluzione, della cifra che gli spetta. Questa procedura è legata alla presentazione di un progetto analizzato ed eventualmente validato. In quel caso la liquidazione viene versata per intero. 

LO SCOGLIO DEI TEMPI LENTI

Ma qui c’è l’inghippo: i tempi lenti. «È necessario accelerare le procedure amministrative dell’Inps affinché sia garantita in tempi celeri l’erogazione della Naspi in un’unica soluzione ai lavoratori che ne fanno richiesta e servono nuove misure di agevolazione che prevedano la detassazione del Tfr utilizzato dai lavoratori per costituire la nuova impresa», spiega a Lettera43.it la deputata del Movimento 5 stelle, Tiziana Ciprini che ha depositato una proposta di legge sul tema, sollecitando il governo con un’interrogazione alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e al titolare del Mise, Stefano Patuanelli. «Lo strumento del worker buyout», aggiunge, «è potenzialmente molto forte in quanto attua una democrazia economica. Ma si tratta di una realtà ancora troppo poco conosciuta».

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La Popolare di Bari punta a un piano per il salvataggio prima di Natale

Proseguono incontri e contatti con investitori istituzionali.

Un piano di salvataggio prima di Natale. È questo l’obiettivo della Banca popolare di Bari, che per raddrizzare la propria situazione patrimoniale – le perdite del primo trimestre 2019 ammontano a 73 milioni di euro – ha chiesto aiuto al Fondo interbancario di tutela dei depositi, cui si dovrebbe affiancare la controllata statale Mediocredito centrale nell’ambito di un intervento che potrebbe valere circa un miliardo di euro.

DUE SETTIMANE DECISIVE

Il gruppo pugliese ha confermato che il programma di incontri e contatti con investitori istituzionali, finalizzato al rafforzamento patrimoniale, «prosegue intensamente». Si punta quindi a pervenire «entro le prossime due settimane all’approvazione di un piano industriale e patrimoniale concordato tra le parti».

LE POSSIBILI AGGREGAZIONI

Al salvataggio potranno contribuire anche gli incentivi fiscali per le aggregazioni societarie tra imprese del Sud, introdotti con il decreto crescita ma che necessitano di provvedimenti attuativi. La banca auspica quindi che la definizione operativa degli incentivi «possa avvenire a breve, nel rispetto delle normative comunitarie». Alla Popolare di Bari risanata potrebbero aggregarsi la Popolare di Puglia e di Basilicata e la Banca popolare pugliese, ma anche la Banca Regionale di Sviluppo, la Banca del Sud e la Popolare Vesuviana.

DISCONTINUITÀ E RINNOVAMENTO

L’istituto afferma inoltre di aver avviato, a partire da agosto 2019, un «processo di discontinuità e di profondo rinnovamento», che avrebbe posto le basi per «la stabilizzazione dei requisiti patrimoniali e il rilancio della redditività operativa». Un percorso che viene definito «importante per l’intera economia del Mezzogiorno e quindi per l’intero sistema-Paese». Ma ancora non è chiaro quale sarà il prezzo del salvataggio per gli azionisti e per i titolari di obbligazioni.

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Per il Censis gli italiani sono ansiosi e sognano l’uomo forte

Allarmante rapporto sulla situazione sociale del Paese. Per il 65% lo stato d'animo dominante è l'incertezza. E il 75% non si fida più degli altri. L'analisi.

Lo stato d’animo dominante tra il 65% degli italiani è l’incertezza. Dalla crisi economica, l’ansia per il futuro e la sfiducia verso il prossimo hanno portato anno dopo anno a un logoramento sfociato da una parte in «stratagemmi individuali» di autodifesa e dall’altra in «crescenti pulsioni antidemocratiche», facendo crescere l’attesa «messianica dell’uomo forte che tutto risolve». È questa l’analisi del Censis nell’ultimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese, secondo cui per il 48% degli italiani ci vorrebbe «un uomo forte al potere» che non debba preoccuparsi di parlamento ed elezioni.

TRA WELFARE RAREFATTO E ROTTURA DELL’ASCENSORE SOCIALE

Questa ricerca è più sentita soprattutto nella parte bassa della scala sociale. La percentuale sale infatti al 56% tra le persone con redditi bassi e al 62% tra i soggetti meno istruiti, fino al 67% tra gli operai. Secondo il Censis, gli italiani alle prese con gli anni della crisi hanno dovuto prima «metabolizzare la rarefazione della rete di protezione di un sistema di welfare pubblico in crisi di sostenibilità finanziaria», poi fare i conti con «la rottura dell’ascensore sociale, assumendo su di sé anche l’ansia provocata dal rischio di un possibile declassamento sociale».

TRE ITALIANI SU QUATTRO NON SI FIDANO DEL PROSSIMO

La reazione immediata è stata «una formidabile resilienza opportunistica, con l’attivazione di processi di difesa spontanei e molecolari degli interessi personali». Ma la situazione è andata peggiorando perché dagli stratagemmi individuali si è passati allo «stress esistenziale, logorante perché riguarda il rapporto di ciascuno con il proprio futuro». Così per il 69% degli italiani il Paese è ormai «in stato d’ansia». Il 75% non si fida più degli altri, il 49% ha subito nel corso degli anni una prepotenza in un luogo pubblico (insulti o spintoni), il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente, il 26% ha litigato con qualcuno per strada.

IL BLUFF DELL’AUMENTO OCCUPAZIONALE

Per il Censis l‘aumento dell’occupazione nel 2018 (+321 mila occupati) e nei primi mesi del 2019 è un «bluff» che non produce reddito e crescita. Il bilancio della recessione è di -867 mila occupati a tempo pieno e 1,2 milioni in più a tempo parziale. Il part time involontario riguarda 2,7 milioni di lavoratori, con un boom tra i giovani (+71,6% dal 2007). Dall’inizio della crisi al 2018, le retribuzioni del lavoro dipendente sono scese di oltre 1.000 euro ogni anno. I lavoratori che guadagnano meno di 9 euro l’ora lordi sono 2,9 milioni.

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Fiumicino si amplia per accogliere più visitatori

Visita del presidente dell'Enac al cantiere dell'aeroporto romano. L'pbiettivo, se il cronoprogramma sarà rispettato, è aprire entro l'estate prossima.

Il presidente dell’Enac, Nicola Zaccheo, accompagnato dal management di Adr (Aeroporti di Roma), ha visitato l’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino e, in particolare, il cantiere per la realizzazione dell’ampliamento del terminal passeggeri verso est, con la costruzione dei cosiddetti molo A e avancorpo del qT1. Con l’occasione è stato avviato un confronto sulla situazione complessiva relativa allo stato di avanzamento dei lavori in corso che prevede importanti investimenti. Nella visita odierna la delegazione dell’Enac ha constatato che i lavori si trovano a un punto avanzato di realizzazione che, se il cronoprogramma verrà rispettato, ha come obiettivo sfidante quello di aprire entro l’estate prossima. L’investimento previsto è di circa 270 milioni di euro; i lavori prevedono l’ampliamento della superficie fino a 32 mila mq su due livelli, 13 nuovi finger per imbarco / sbarco passeggeri, nuove sale di imbarco, 2 nastri bagagli aggiuntivi. La realizzazione di queste opere consentirà la gestione, con criteri di efficacia e qualità, di circa 6 milioni di passeggeri. Con tale ampliamento verrà anche completata l’espansione a sud est del terminal passeggeri previsto nel contratto di programma e nel piano di sviluppo approvato.

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Prima richiesta di aiuto della Popolare di Bari al Fitd

Sul tavolo del comitato di gestione, è arrivata «una rappresentazione della situazione aziendale di difficoltà in vista di un possibile intervento».

Prima richiesta di aiuto da parte della Popolare di Bari al Fitd, il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Sul tavolo del comitato di gestione, a quanto si apprende, è arrivata «una rappresentazione della situazione aziendale di difficoltà in vista di un possibile intervento». Della richiesta è stata data informativa ai consiglieri. Il Fondo attende ora «un piano industriale da cui emerga un fabbisogno di capitale»

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I dati dell’Istat sui redditi delle famiglie e le disuguaglianze nel 2017

Crescita positiva sia in termini nominali (+2,6%) che in potere d'acquisto (+1,2%), ma permangono forti disuguaglianze Nord-Sud. E i numeri pre crisi restano ancora lontani: -8,8% rispetto al 2007.

Nel 2017 il reddito netto medio delle famiglie italiane (31.393 euro annui) è cresciuto ancora sia in termini nominali (+2,6%) sia come potere d’acquisto (+1,2%). La rilevazione è arrivata dall’Istat che ha spiegato però come «la disuguaglianza non si riduca» e che il reddito totale delle famiglie più abbienti «continua a essere più di sei volte quello delle famiglie più povere».

Diminuisce la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale (dal 28,9% al 27,3%) per una minore incidenza di situazioni di grave deprivazione materiale. Resta ferma al 20,3% quota di individui a rischio povertà.

Per i residenti nel Mezzogiorno la disuguaglianza reddituale è più accentuata con il 20% più ricco della popolazione che riceve un ammontare di reddito, inclusivo degli affitti figurativi, pari a 5,7 volte quello della fascia più povera. Il dato più basso si registra nel Nord-est (4 volte), seguito dal Nord-ovest (4,5) e dal Centro (4,8).

REDDITO ANCORA SOTTO L’8,8% DEL 2007

Secondo i dati dell’istituto nazionale di statistica nonostante la crescita registrata nel 2017, la contrazione complessiva dei redditi rispetto al 2007, anno precedente la crisi economica, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari in media all’8,8% per il reddito familiare. Nel Mezzogiorno il livello di reddito medio è più basso dell’11,9%, nel Centro dell’11%, del 6,7% nel Nord-ovest e del 6% nel Nord-est. La diminuzione dei redditi familiari in termini reali è più alta per le famiglie più numerose mentre è decisamente più contenuta per le famiglie con due componenti (-1,8%).

CALANO I REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE

Diminuiscono i redditi da lavoro dipendente mentre salgono tutti gli altri: l’andamento del reddito familiare nel corso del 2017 ha mostrato una dinamica differenziata per tipo di fonte: mentre i redditi da lavoro autonomo e i redditi da pensione e/o trasferimenti pubblici sono cresciuti rispettivamente del 3,1% e del 2%, i redditi da lavoro dipendente sono diminuiti dello 0,5% con la prima contrazione dal 2013. I redditi da capitale, ha segnalato l’Istituto di statistica, sono aumentati del 4,4% grazie all’incremento degli affitti figurativi. Se si guarda però al dato rispetto al 2007, anno che ha preceduto la crisi economica, la perdita complessiva resta decisamente più ampia per i redditi familiari da lavoro autonomo (-20% in termini reali) rispetto ai redditi da lavoro dipendente (-11,4%) e ai redditi da pensione e trasferimenti pubblici (-1,5%). I redditi da capitale mostrano una perdita complessiva del 14,3% interamente attribuibile alla dinamica negativa degli affitti figurativi (-18% in termini reali dal 2007).

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Il Fisco contesta a Fca più di un miliardo di tasse arretrate

Per l'Agenzia delle Entrate il gruppo avrebbe sottostimato il valore dell'acquisizione di Chrysler nel 2014.

L’Agenzia delle Entrate ha contestato a Fca di aver sottostimato le attività americane di Chrysler per 5,1 miliardi di euro. Il gruppo rischia quindi di dover pagare gli arretrati al Fisco per circa 1,3 miliardi di euro, anche se un eventuale accordo per chiudere il contenzioso in tempi rapidi potrebbe ridurre in maniera significativa la cifra.

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L’accordo tra Michelin e Tripadvisor che mischia critica e recensioni

I 14 mila ristoranti della Guida sbarcano sulla popolare piattaforma con le Stelle e i giudizi degli esperti. E saranno prenotabili tramite TheFork.

La Guida Michelin ha stretto una partnership con Tripadvisor e TheFork con l’obiettivo, spiegano le aziende in una nota congiunta, di unire il giudizio irreprensibile degli ispettori Michelin e le recensioni dei clienti di ristoranti e alberghi con il suo servizio di prenotazione. Michelin ha inoltre venduto la sua piattaforma di prenotazione, Bookatable, acquisita solo nel 2016, a TheFork che si espande così in cinque nuovi Paesi: Regno Unito, Germania, Austria, Finlandia e Norvegia.

In questo modo i 14 mila ristoranti della Guida Michelin saranno identificati sul sito e sull’app di TripAdvisor con i loro punteggi e le distinzioni Stella, Bib Gourmand e Piatto. In più con la cessione di Bookatable, gli stessi ristoranti saranno prenotabili anche su TheFork, che, forte già dei suoi 67 mila, diventa la più grande piattaforma di prenotazione di ristoranti online. Secondo un recente studio condotto da Strategy &, parte del network di PwC, nel 2018 le due società hanno spostato insieme quasi 8 miliardi di dollari di ricavi nei sei mercati analizzati dallo studio (Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito), vale a dire oltre 320 milioni di pasti aggiuntivi nei ristoranti.

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Il nuovo piano di ArcelorMittal per l’Ilva prevede 4.700 esuberi

Si passerebbe da oltre 10 mila occupati a poco più di 6 mila entro il 2023.

Rispetto alle richieste iniziali, il passo indietro è quasi impercettibile. Il nuovo piano industriale di ArcelorMittal per l’Ilva prevede infatti 4.700 esuberi, da portare a termine entro il 2023.

La forza lavoro passerebbe dunque, nel giro di quattro anni, dagli attuali 10.789 occupati a 6.098. La notizia arriva dai partecipanti al tavolo sulla crisi del polo siderurgico, in corso in queste ore al ministero dello Sviluppo economico

La multinazionale franco-indiana, il 6 novembre, aveva detto al premier Giuseppe Conte di volere 5 mila esuberi per tenersi gli stabilimenti italiani, provocando la levata di scudi di tutto il governo e dei sindacati. Adesso ne chiede 300 in meno.

Il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, non si fa troppe illusioni: «La strada è stretta e in salita. L’obiettivo è garantire la continuità produttiva. È necessario un confronto costruttivo e onesto, che si sviluppi nel tempo parallelamente alle previsioni sul piano industriale e a tutto quello che stiamo cercando di fare. Non sarà semplice, ma c’è bisogno di tutti».

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Carige perde 799 milioni di euro nel 2019, al via l’aumento di capitale

In due anni bruciato oltre un miliardo di euro. Al via l'offerta per la ricapitalizzazione ma se il flottante non raggiunge il 10%, niente ritorno in Borsa.

Perdite per oltre un miliardo per Carige negli ultimi due anni. Consob ha approvato il prospetto informativo dell’aumento di capitale Carige da 700 milioni di euro, garantito dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, anche con lo Schema volontario, e nel quale entrerà nell’istituto la trentina Cassa centrale banca. L’offerta agli azionisti avrà inizio il 4 dicembre alle 9 e terminerà alle ore 14 del 13 dicembre, con data di regolamento prevista il 20 dicembre. Ma la nuova iniezione di liquidità servirà appena ad appianare le perdite dell’ultimo anno.

IN DUE ANNI BRUCIATO OLTRE UN MILIARDO

Il risultato netto di Carige nel 2019 sarà ancora significativamente negativo, avverte l’istituto in una nota. Nel piano strategico è previsto in perdita nel per 779 milioni, dopo perdite per 272,8 milioni nel 2018 e per 428,5 milioni nel primo semestre. «Sebbene le componenti sottostanti alla previsione di tale risultato economico abbiano subito significative variazioni, tale previsione rimane sostanzialmente valida e, alla data del prospetto» per l‘aumento di capitale, afferma, «si attesta su una perdita pari ad euro 783 milioni».

RISCHIO ILLIQUIDITÀ, SE FLOTTANTE SOTTO IL 10% NIENTE BORSA

Nell’ambito dell’aumento di capitale di Carige le azioni della banca, sospese dalle contrattazioni alla Borsa di Milano dal 2 gennaio, «non saranno riammesse alle negoziazioni laddove il flottante dovesse risultare inferiore al 10%, soglia definita da Borsa Italiana spa necessaria ai fini della riammissione alle negoziazioni» E’ l’avvertenza che segnala l’istituto in una nota assieme quindi al «rischio di illiquidità delle azioni di Banca Carige».

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Dalle banche all’Ilva, l’autunno caldo delle vertenze

Non solo gli 8 mila esuberi annunciati da Unicredit. Sindacati sul piede di guerra per i possibili tagli in Alitalia e le crisi che riguardano Auchan, Whirlpool e La Perla.

Gli 8 mila esuberi annunciati da Unicredit nell’arco del piano 2020-2023 in Europa occidentale, di cui circa 5.500-6 mila dipendenti in Italia, sono solo gli ultimi di una serie di tagli, nel settore bancario e non solo, che il mercato del lavoro è chiamato a fronteggiare in realtà più o meno grandi e dislocate da Nord a Sud del Paese.

DALL’EX ILVA AD ALITALIA, SI RISCHIANO ALTRE MIGLIAIA DI ESUBERI

A questi si aggiunge, restando alle vertenze riesplose negli ultimi mesi, il rischio di altre migliaia di esuberi, a partire dall’ex Ilva fino ad Alitalia, sulle quali pendono come una spada di Damocle cifre altrettanto consistenti: casi in cui si è parlato di una possibile richiesta, finora mai ufficializzata, di 5 mila tagli. Segno di una situazione occupazionale in sofferenza, nonostante i passi verso la ripresa certificati dai dati più recenti, che allarma i lavoratori ed i sindacati e travolge rami e settori più disparati: non solo banche, grandi industrie e multinazionali.

NEL MIRINO DEI TAGLI ANCHE SUPERMERCATI ED ELETTRODOMESTICI

Nell’occhio del ciclone ci sono tagli che vanno dai supermercati al comparto degli elettrodomestici alla moda. E per far fronte ai quali è necessario mettere in campo, e rafforzare – è l’imperativo ricorrente dei sindacati -, gli ammortizzatori sociali. Insieme a una politica industriale. «Il tema del lavoro e della crescita è in caduta libera nel nostro Paese. Abbiamo 160 crisi aziendali aperte, ma non ne abbiamo una che sia stata risolta da due anni a questa parte», ammonisce la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. È «la cartina di tornasole di un Paese fermo, bloccato, della mancanza di una strategia di politica industriale. Tutte le volte che ci sono ristrutturazioni si annunciano esuberi in tutti i settori. Ma la politica intanto parla e discute d’altro», attacca la leader della Cisl.

IN 400 RISCHIANO IL POSTO NELLO STABILIMENTO WHIRLPOOL

Vertenze che spesso non presentano differenze, se non nei numeri. Il piano industriale illustrato poco più di un mese fa da Conad per il salvataggio di Auchan prevede oltre 3 mila esuberi a cui vengono offerte «soluzioni occupazionali diverse», come i ricollocamenti presso la rete Conad o reti di terzi. Tra le ultime vertenze aperte quella dello stabilimento Whirlpool di Napoli, dove attualmente si producono lavatrici, e il futuro per i suoi oltre 400 dipendenti. O, solo per ricordare un altro caso recente, La Perla, lo storico marchio bolognese della lingerie, che nelle scorse settimane ha annunciato 126 esuberi.

TRE MANIFESTAZIONI INDETTE DAI SINDACATI

Una situazione allarmante, per i sindacati. Cgil, Cisl e Uil, proprio contro i licenziamenti, a sostegno dell’occupazione e delle vertenze aperte, per l’estensione degli ammortizzatori sociali e in generale per l’industria e il Mezzogiorno, saranno in piazza il 10 dicembre per la prima delle tre manifestazioni-assemblee nazionali che si svolgeranno a Roma, nell’ambito della settimana di mobilitazione indetta per sostenere la piattaforma unitaria, per la manovra in corso di approvazione sia in vista del prossimo Def. Le altre due iniziative in programma il 12 e il 17 dicembre, per chiedere il rinnovo dei contratti pubblici e privati e una riforma fiscale per una redistribuzione a vantaggio dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, per i quali i sindacati reclamano anche una «effettiva» rivalutazione degli assegni.

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Dalle banche all’Ilva, l’autunno caldo delle vertenze

Non solo gli 8 mila esuberi annunciati da Unicredit. Sindacati sul piede di guerra per i possibili tagli in Alitalia e le crisi che riguardano Auchan, Whirlpool e La Perla.

Gli 8 mila esuberi annunciati da Unicredit nell’arco del piano 2020-2023 in Europa occidentale, di cui circa 5.500-6 mila dipendenti in Italia, sono solo gli ultimi di una serie di tagli, nel settore bancario e non solo, che il mercato del lavoro è chiamato a fronteggiare in realtà più o meno grandi e dislocate da Nord a Sud del Paese.

DALL’EX ILVA AD ALITALIA, SI RISCHIANO ALTRE MIGLIAIA DI ESUBERI

A questi si aggiunge, restando alle vertenze riesplose negli ultimi mesi, il rischio di altre migliaia di esuberi, a partire dall’ex Ilva fino ad Alitalia, sulle quali pendono come una spada di Damocle cifre altrettanto consistenti: casi in cui si è parlato di una possibile richiesta, finora mai ufficializzata, di 5 mila tagli. Segno di una situazione occupazionale in sofferenza, nonostante i passi verso la ripresa certificati dai dati più recenti, che allarma i lavoratori ed i sindacati e travolge rami e settori più disparati: non solo banche, grandi industrie e multinazionali.

NEL MIRINO DEI TAGLI ANCHE SUPERMERCATI ED ELETTRODOMESTICI

Nell’occhio del ciclone ci sono tagli che vanno dai supermercati al comparto degli elettrodomestici alla moda. E per far fronte ai quali è necessario mettere in campo, e rafforzare – è l’imperativo ricorrente dei sindacati -, gli ammortizzatori sociali. Insieme a una politica industriale. «Il tema del lavoro e della crescita è in caduta libera nel nostro Paese. Abbiamo 160 crisi aziendali aperte, ma non ne abbiamo una che sia stata risolta da due anni a questa parte», ammonisce la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. È «la cartina di tornasole di un Paese fermo, bloccato, della mancanza di una strategia di politica industriale. Tutte le volte che ci sono ristrutturazioni si annunciano esuberi in tutti i settori. Ma la politica intanto parla e discute d’altro», attacca la leader della Cisl.

IN 400 RISCHIANO IL POSTO NELLO STABILIMENTO WHIRLPOOL

Vertenze che spesso non presentano differenze, se non nei numeri. Il piano industriale illustrato poco più di un mese fa da Conad per il salvataggio di Auchan prevede oltre 3 mila esuberi a cui vengono offerte «soluzioni occupazionali diverse», come i ricollocamenti presso la rete Conad o reti di terzi. Tra le ultime vertenze aperte quella dello stabilimento Whirlpool di Napoli, dove attualmente si producono lavatrici, e il futuro per i suoi oltre 400 dipendenti. O, solo per ricordare un altro caso recente, La Perla, lo storico marchio bolognese della lingerie, che nelle scorse settimane ha annunciato 126 esuberi.

TRE MANIFESTAZIONI INDETTE DAI SINDACATI

Una situazione allarmante, per i sindacati. Cgil, Cisl e Uil, proprio contro i licenziamenti, a sostegno dell’occupazione e delle vertenze aperte, per l’estensione degli ammortizzatori sociali e in generale per l’industria e il Mezzogiorno, saranno in piazza il 10 dicembre per la prima delle tre manifestazioni-assemblee nazionali che si svolgeranno a Roma, nell’ambito della settimana di mobilitazione indetta per sostenere la piattaforma unitaria, per la manovra in corso di approvazione sia in vista del prossimo Def. Le altre due iniziative in programma il 12 e il 17 dicembre, per chiedere il rinnovo dei contratti pubblici e privati e una riforma fiscale per una redistribuzione a vantaggio dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, per i quali i sindacati reclamano anche una «effettiva» rivalutazione degli assegni.

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Rc Auto, Alitalia e Pos, le novità sul dl fisco

Nuovi ritocchi al dl Fisco dopo il vertice di governo. Provvedimento verso il ritorno in commissione Finanze per integrarlo con quello su Alitalia. Malumori delle assicurazioni sull'rc auto famigliare.

Il dl Fisco è ancora un cantiere aperto. Il 3 dicembre è iniziata in Aula a Montecitorio la discussione generale sul provvedimento collegato alla manovra. Con ogni probabilità all’assemblea dovrebbe arrivare la richiesta di un ritorno in commissione Finanze del provvedimento, per sistemare il ‘caso’ delle fondazioni e per correggere alcune coperture, in particolare per alcune voci come il bonus per gli airbag da moto, le norme per i lavoratori rimpatriati e il tetto agli interessi per debiti col fisco e rate.

VERSO UN EMENDAMENTO PER ALITALIA

Uno dei motivi per riportare il dl in commissione è quello di integrarlo con il provvedimento su Alitalia. L’idea è quella di inserire per intero il provvedimento urgente per la ex compagnia di bandiera varato il 2 dicembre dal Cdm e già in Gazzetta Ufficiale.

POLEMICHE TRA ASSICURAZIONI E MAGGIORANZA SULL’RC FAMILIARE

Uno dei temi più caldi è quello della Rc auto. In particolare il M5s ha spinto per introdurre un coefficiente famigliare, come spiegato dagli stessi deputati grillini: «Grazie ad un emendamento a prima firma Andrea Caso, si potrà beneficiare della fascia assicurativa più bassa fra tutti i veicoli di proprietà del nucleo familiare. Nel caso si possieda un motorino in 14esima fascia e un’auto in prima, a partire dal prossimo rinnovo dell’assicurazione anche per il motorino si passerà in prima fascia, con un risparmio sul premio. Per le famiglie italiane è una boccata d’ossigeno». Un provvedimento che non è piaciuto all’Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici: «I proclami entusiastici con cui è stata accolta l’approvazione dell’emendamento sono una vittoria di Pirro». Per le compagnie, la disposizione, «se definitivamente approvata, condurrebbe a conseguenze davvero distorsive per la sostenibilità del sistema assicurativo, a danno di tutti gli utenti», depotenziando l’equità sociale e la sicurezza stradale.

DI MAIO ESULTA PER LE NOVITÁ SUL POS

Intanto Luigi Di Maio è tornato sulla questione delle multe per i commercianti che non usano il Pos. «Sono contento che sia stata trovata l’intesa per eliminare la multa ai commercianti che non hanno il Pos», ha spiegato in una nota, «l’ennesima promessa mantenuta. Come ho più volte detto la priorità deve essere quella di abbassare il costo delle commissioni in modo da agevolare tutti, a partire dai piccoli commercianti. Perché lo Stato non deve mettere paletti a chi fatica dalla mattina alla sera, piuttosto deve trovare delle soluzioni».

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La procura di Milano indaga sull’ingresso di Delfin in Mediobanca

Il fascicolo sul blitz di Del Vecchio è stato aperto su segnalazione della Consob.

Sulla base di una segnalazione di Consob la Procura di Milano la procura di Milano ha aperto un fascicolo a modello 45, quindi senza ipotesi di reato né indagati, sul blitz che ha portato Leonardo Del Vecchio con la sua Delfin a entrare in forze in Mediobanca portandosi a ridosso del 10% dell’istituto. Il fascicolo, nato a seguito dell’attività ispettiva della Commissione di Borsa, è coordinato dal pm Stefano Civardi.

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La procura di Milano indaga sull’ingresso di Delfin in Mediobanca

Il fascicolo sul blitz di Del Vecchio è stato aperto su segnalazione della Consob.

Sulla base di una segnalazione di Consob la Procura di Milano la procura di Milano ha aperto un fascicolo a modello 45, quindi senza ipotesi di reato né indagati, sul blitz che ha portato Leonardo Del Vecchio con la sua Delfin a entrare in forze in Mediobanca portandosi a ridosso del 10% dell’istituto. Il fascicolo, nato a seguito dell’attività ispettiva della Commissione di Borsa, è coordinato dal pm Stefano Civardi.

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Gianluca Comin spiega le nuove sfide della Comunicazione Corporate

Nel libro Comunicazione integrata e reputation management, il docente della Luiss analizza l'evoluzione del settore. Un manuale dedicato agli addetti ai lavori e ai manager per realizzare progetti di successo.

Rispondere alle evoluzioni della società, dei consumatori e delle imprese attraverso l’utilizzo di nuove strategie e strumenti di comunicazione. Sono questi gli obiettivi del nuovo libro a cura di Gianluca Comin Comunicazione integrata e reputation management. Il volume, edito da Luiss University Press, analizza l’evoluzione che è avvenuta nell’ambito della Comunicazione Corporate e che ha portato a un lento ma inarrestabile processo di innovazione dei canali. Innescando la necessità per le imprese di adottare un approccio orientato al cosiddetto e-business.

«Nello scenario attuale, sono profondamente cambiate le leve per la gestione della comunicazione, della reputazione, e più in generale per il successo dell’impresa. È pertanto fondamentale continuare a formarsi, per interpretare le evoluzioni e mettere in atto strategie di successo», ha spiegato Comin, docente di Strategie di Comunicazione e Tecniche pubblicitarie presso la facoltà di Economia e Management della Luiss e direttore dell’Executive Program in Corporate Communication della Luiss Business School. «Questo manuale intende fornire un insieme strutturato di conoscenze e competenze chiave, che possano favorire la gestione della comunicazione in maniera strategica non solo ai professionisti della comunicazione, ma anche ai manager e leader d’azienda per realizzare progetti di successo». (Il libro è già acquistabile sul sito della Luiss University Press, sul sito di Ibs e quello di Amazon). 

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