Con la manovra arriva una piattaforma digitale per le notifiche di multe e atti

I destinatari riceveranno un avviso elettronico e potranno accedere all'area riservata personale per consultare i documenti.

Un emendamento alla manovra approvato in commissione Bilancio al Senato introduce una nuova piattaforma digitale per le notifiche con valore legale di atti, provvedimenti, avvisi e comunicazioni della Pubblica amministrazione. Multe comprese. I destinatari riceveranno un avviso digitale dell’avvenuta notifica e potranno accedere alla propria area riservata per consultare i documenti. La piattaforma non sarà usata per le notifiche giudiziarie e si affiancherà alla Posta elettronica certificata.

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Catanzaro, indagati per truffa 29 consiglieri comunali su 32

Secondo la Procura molti percepivano il gettone di presenza ma non si presentavano alle sedute, o lo facevano per un tempo molto limitato.

Percepivano il gettone di presenza per la partecipazione a commissioni quando invece non andavano affatto o erano presenti solo per poco tempo rendendo, di fatto, impossibile il reale svolgimento della riunione. È stata l’accusa mossa dalla Procura di Catanzaro a 29 dei 32 consiglieri comunali del capoluogo, ai quali è stato notificato un avviso conclusione indagini con le accuse, a vario titolo, di truffa aggravata per erogazione pubbliche, falsità ideologica, uso di atti falsi. Gli indagati sono complessivamente 34.

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In Toscana Salvini ha un potente alleato: la Cina

La concorrenza del Dragone è alla base della crisi che spinge tanti elettori nelle braccia della Lega. Il Capitano non lo ha ancora capito ma Pechino lavora per lui più e meglio della sua famigerata “Bestia”.

Nel modo di pensare cinese il termine Wu wei è di grande importanza e di difficile traduzione per noi occidentali. Il concetto alla base del Wu wei si potrebbe rendere come «lasciare fare ad altri ciò che è utile a noi», oppure anche – secondo il taoismo – «l’arte della non-azione», un principio secondo cui il miglior modo di affrontare una situazione, specialmente se conflittuale, è non agire e non forzare alcuna soluzione, bensì permettere che le cose accadano da sole e lavorino per il tuo scopo finale. Matteo Salvini probabilmente non lo sa, ma la Cina, attraverso il concetto di Wu wei, è attualmente il suo migliore alleato nelle prossime elezioni in Toscana.

SEMPRE PIÙ ELETTORI ABBRACCIANO LA LEGA

Questa è anche – più o meno – la tesi dell’autorevole quotidiano americano New York Times, che qualche giorno fa ha pubblicato un ampio reportage nel quale ha messo in relazione l’ascesa di Salvini in Toscana con la concorrenza economica della Cina. Gli autori del lungo articolo dal titolo “The Chinese Roots of Italy’s Far-Right Rage” (Le radici cinese della rabbia di estrema destra in Italia) si sono mossi per la loro inchiesta nella cosiddetta “zona rossa”, quell’area compresa tra Toscana, Marche e Umbria, dove la sinistra è da sempre forza politica maggioritaria ma dove, di recente – e proprio in coincidenza con la crisi economica e sociale in atto in quelle zone -, sempre più elettori dicono di voler votare per la Lega e per i partiti populisti e anti-establishment. Nelle interviste fatte ad artigiani, piccoli imprenditori e politici locali – tutti in questi anni colpiti dalla crisi e costretti a licenziare i propri dipendenti o a chiudere le loro attività – è emersa infatti una singolare “sintonia” tra l’impatto aggressivo e devastante della “concorrenza sleale” delle imprese cinesi – valga un esempio per tutti, il tessile a Prato – e l’ascesa politica locale del Capitano.

Giorgia Meloni dovrebbe ripensare i suoi recenti feroci attacchi a Pechino, e guardare invece con grande simpatia al regime illiberale cinese

L’inchiesta, condotta come sempre magistralmente dai due giornalisti del Nyt, Peter S. Goodman ed Emma Bubola, è a dir poco illuminante e chiarisce come – malgrado gli sforzi del M5s e di Beppe Grillo per “lisciare il pelo” a Pechino – la Cina sia invece il principale alleato del successo elettorale della Lega nella fu “Toscana rossa”. Una costatazione che dovrebbe spingere per esempio Giorgia Meloni almeno a ripensare i suoi recenti feroci attacchi a Pechino, e a guardare invece con grande simpatia al regime illiberale cinese, al quale del resto FdI e appunto la Lega sono molto più vicini delle altre forze politiche italiane, non foss’altro per la comune “ispirazione” dei propri programmi elettorali, volti a promuovere un sistema di “valori” – se così possiamo chiamarli – e di principi basati sull’autoritarismo e la retorica dell’uomo forte: insomma, Xi Jinping e l’attuale regime illiberale comunista (se non altro nel nome) cinese, come fonte di ispirazione ed esempio da seguire.

L’IMPATTO DELLA CONCORRENZA CINESE E IL SENTIMENTO ANTI-IMMIGRATI

Così dall’inchiesta del quotidiano americano veniamo a conoscere quello che pensa per esempio Mauro Lucentini, oggi consigliere per la Lega a Montegranaro, una cittadina dove le circa 600 aziende calzaturiere si sono ridotte ormai a meno di 150 a causa della crisi economica causata dalla concorrenza cinese, spingendo la gente del posto ad abbracciare la Lega e le sue invettive contro gli immigrati. Il negozio di mobili di sua madre è uscito devastato dalla concorrenza dell’Ikea, che attinge fortemente dai fornitori a basso costo in Cina. Fogli di cartone coprono le porte di vetro di un rivenditore fallito che vendeva lacci per le scarpe e altri accessori per calzature. Un negozio che vende strumenti e macchinari è vuoto. Una fabbrica a tre piani che una volta impiegava 120 persone versa in desolante abbandono, con la facciata che cade a pezzi. «Non possiamo aiutare l’ultima persona in Africa e non aiutare il nostro vicino», ha detto Lucentini al Nyt, sintetizzando il suo pensiero.

Salvini forse non lo ha ancora capito ma la Cina, in Toscana e non solo, lavora per lui più e meglio della sua famigerata “Bestia”

«Non penso che sia giusto che vengano a rubare il lavoro agli italiani», ha detto poi la signora Travaglini, impiegata in un’azienda tessile di Prato, ora rimasta senza lavoro e che si dice convinta che le aziende cinesi non paghino le tasse e violino le leggi sui salari, riducendo la retribuzione per tutti. Il concetto di multiculturalismo è una bestemmia per lei. Con i giornalisti americani ha insistito sul fatto che l’Italia è per gli italiani – un affermazione che ha esteso ovviamente anche ai cinesi, compresi quelli di seconda e terza generazione, quelli che parlano italiano con accento toscano più degli italiani. «Sono italianizzati», è il suo pensiero, «ma non sono ancora italiani». Insomma, Salvini forse non lo ha ancora capito ma la Cina, in Toscana e non solo, lavora per lui più e meglio della sua famigerata “Bestia”, l’efficiente macchina di propaganda della Lega. Mettendo in pratica anche l’altro antico detto cinese: “uccidere il nemico con una spada presa in prestito”. Dalla Cina, appunto.

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Che ne sarà di questa little England dopo i cicloni Johnson e Brexit

Ci ritroviamo una nazione corsara ai confini dell'Ue. Decisa a strappare business al Continente. Ma ora il Regno Unito potrebbe disgregarsi sotto la spinta indipendentista della Scozia. Le (brutte) notizie per l'Europa dal voto britannico.

Partita chiusa. Boris Johnson ha vinto la sua scommessa. Jeremy Corbyn non solo ha subìto la peggiore sconfitta laburista dal 1935 perdendo una sessantina di seggi, ma ha confermato in pieno il pessimo giudizio di chi dalle file stesse del Labour lo accusava di avere una strategia sbagliata e confusa. E i liberal democratici che si illudevano con Jo Swinson di decuplicare i deputati da 12 (o 21, contando i transfughi raccolti dalle file dei conservatori soprattutto) a 120, dovranno accontentarsi di 11, e risultano travolti dal ridicolo.

A BORIS INTERESSA SOPRATTUTTO LA SUA STATURA

Ci sarà la Brexit anche se difficilmente sarà così rapida e radicale come Johnson ha promesso infinite volte perché ora l’obiettivo è dimostrare che il Regno Unito affronta il nuovo cammino senza scosse e i conservatori costruiscono così le premesse per un’altra vittoria quando si tornerà alle urne, fra cinque anni salvo sorprese. Chi conosce Johnson sa bene che assai più della Brexit gli importa entrare fra i primi ministri di lunga durata come Margaret Thatcher e Tony Blair e raggiungere una statura che non sfiguri accanto a quella del suo idolo Winston Churchill.

CLAMOROSI ERRORI DI CORBYN

Brillante nei risultati, con una quarantina di seggi in più rispetto a quelli ottenuti al voto anticipato del giugno 2017 da Theresa May e una maggioranza parlamentare tranquilla di circa 30 seggi, la vittoria di Johnson è dovuta però prima di tutto ai clamorosi errori di Corbyn che ha dimostrato di avere una lettura della realtà profondamente distorta dall’ideologia politica. E si è illuso di trasformare quello che il Paese sentiva come un secondo referendum sulla Brexit sotto le spoglie di voto per il rinnovo del parlamento di Westminster in una svolta politico-culturale e nell’avvio della sua Inghilterra verso il socialismo laburista, nazionalizzazioni comprese.

UNA SANGUINOSA SCONFITTA LABURISTA

«È colpa di Corbyn, colpa di Corbyn», diceva dopo i pessimi exit poll l’ex ministro laburista dell’Interno Alan Johnson, buttandola in grottesco. «I corbinisti tireranno fuori la tesi che la vittoria è un concetto borghese, e che il solo obiettivo dei veri socialisti è una gloriosa sanguinosa sconfitta». Resta il fatto che in molti comizi, l’ultimo due giorni prima del voto a Liverpool, Corbyn ha parlato del suo sogno di una nuova Gran Bretagna e citato la Brexit solo di sfuggita in un inciso. Proprio fuori strada.

HANNO LASCIATO GLI ANTI-BREXIT SENZA UN LEADER

L’errore fondamentale di Corbyn viene da lontano ed è quello di avere lasciato senza leadership un potenziale voto maggioritario – il Paese secondo tutti i sondaggi era ormai 55 a 45% piuttosto critico della Brexit nonostante il referendum del 2016 – che andava invece organizzato motivato e sostenuto. Ma Corbyn stesso è sempre stato pro Brexit, una sua brexit socialista, perché se per molti conservatori Bruxelles è da rifiutare perché troppo dirigista e non abbastanza liberista, per Corbyn era da rifiutare in quanto non abbastanza socialista.

UN GOVERNO DI COALIZIONE ERA POSSIBILE

Quindi ha deciso di fare un campagna elettorale tutta contro l’austerità imposta per 10 anni dai conservatori, per il rilancio del Nhs, il servizio sanitario nazionale, e per una visione da «socialismo in un solo Paese» in questa Europa troppo capitalista. La stessa promessa di tenere un secondo referendum in caso di vittoria alle Politiche del dicembre 2019 gli è stata alla fine imposta dal suo gruppo parlamentare, a netta maggioranza filo Ue. Una vera vittoria è sempre stata impossibile; era in teoria possibile però un governo di coalizione a guida Corbyn che sarebbe stato tenuto insieme solo per il tempo necessario a tenere un secondo referendum. Gli elettori hanno preferito un taglio netto.

DI FIANCO A JEREMY DUE VETERO SOCIALISTI

Per capire Corbyn basta un’occhiata ai suoi due uomini di fiducia al vertice del labour, Seumas Milne e Andrew Murray, perché sempre i collaboratori più stretti rivelano la vera natura del capo. Milne e Murray, entrambi di estrazione alto borghese, sono due vetero socialisti molto ideologizzati, con un giudizio decisamente favorevole per esempio di quella che fu l’Unione sovietica (secondo Milne il Muro di Berlino era un giusto baluardo della Guerra fredda e la Germania Est un Paese efficiente e ricco che faceva star bene il suo popolo, come l’Urss del resto), e con una visione che in altri tempi sarebbe passata terzomondista.

Il gioco politico assegnava a Corbyn il ruolo di anti Brexit e non avendo raccolto il guanto ha perso malamente il duello

L’unica attenuante alla confusione mentale di Corbyn e che c’è nel Labour, soprattutto nell’elettorato popolare delle Midlands e dell’Inghilterra del Nord, c’era e c’è un consistente filone pro Brexit che arriva a un quarto circa del potenziale elettorato laburista e che lui non ha voluto antagonizzare. Perché in fondo è come loro. Ma il gioco politico gli assegnava il ruolo di anti Brexit, visto che i conservatori sono diventati con Johnson e anche prima il Conservative Brexit Party, e non avendo raccolto il guanto ha perso malamente il duello. Harold Wilson aveva ugualmente nel 1975, anno del primo referendum britannico sull’Europa, un partito diviso e seguì ugualmente una politica ufficiale di non scelta, ma tutti sapevano che in privato era pro Bruxelles e fu decisamente più abile e molto meno ideologizzato.

JOHNSON, TROPPE PROMESSE DI SPESA PUBBLICA

Johnson ha avuto una strategia semplice e quindi chiara. «Facciamo la Brexit». Anche lui ha fatto molte promesse di spesa pubblica che in realtà si ridurranno assai. Ha condotto una campagna che ha puntato a fare breccia nei collegi storicamente laburisti del Nord dell’Inghilterra. E qui ha raccolto il nerbo dei nuovi seggi conservatori, portando al suo partito elettorati da generazioni laburisti, in nome della Brexit e solo di quella Brexit che Corbyn si è rifiutato di valutare bene. La corsa alla successione a Corbyn era già aperta, nel Labour, prima del voto.

E LA SCOZIA MINACCIA IL REGNO UNITO

C’è poco da aggiungere. Forse il buon successo dei nazionalisti scozzesi in Scozia, che rende ora la richiesta di un nuovo referendum locale per l’indipendenza più pressante. Fortememnte filo Ue, dicono di non poter accettare il distacco dall’Europa. Ma non sarà facile. Johnson resterà a lungo a Downing Street, ma chi in queste ore mastica amaro sostiene che potrebbe essere l’ultimo premier del Regno Unito, destinato a disunirsi proprio sulla questione europea. Non sarà semplice.

TRADITA L’EREDITÀ DI CHURCHILL

Per quanto scontato, per quanto abituati a Bruxelles a una Londra che spesso ha remato contro e quindi alla fine meglio fuori che dentro, il risultato è una brutta notizia per l’Europa. Se è un buon risultato per il Regno Unito, oltre che per l’attuale partito conservatore che portò nel 1973 il Paese nel Mec, solo il tempo potrà dirlo. Certamente non è un risultato che ha seguito l’eredità lasciata da Winston Churchill. Il premier della Seconda guerra mondiale ha lasciato una posizione molto chiara e filoeuropea e senza tentennamenti fin dal discorso alla Albert Hall del 1947. Nella sua visione il Regno Unito avrebbe appoggiato il disegno europeo dall’esterno se fosse riusciuto a mantenere l’Impero, ed entrando con decisa e piena partecipazione se l’Impero fosse sparito. Vedremo ora che cosa la “little England”, nazione corsara ai confini della Ue e decisa a diventare un porto franco per strappare business al Continente, riuscirà a fare.

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Ardsu, in pagamento le borse di studio 2019/2020

L’Ardsu Basilicata ha disposto mandato di pagamento per oltre 2 milioni e 700 mila euro a favore di tutti gli studenti vincitori della borsa di studio per l’anno accademico 2019-2020. Lo rende noto il presidente dell’ente Antonio Zottarelli.

I pagamenti riguardano le Borse di Studio concernenti le graduatorie per gli iscritti agli anni successivi al primo e il primo rateo per gli studenti iscritti al primo anno.

Solo alcune Regioni, tra cui la Basilicata – si legge in una nota dell’Ardsu - pagano la borsa di studio al cento per cento degli idonei.

Ardsu, in pagamento le borse di studio 2019/2020

L’Ardsu Basilicata ha disposto mandato di pagamento per oltre 2 milioni e 700 mila euro a favore di tutti gli studenti vincitori della borsa di studio per l’anno accademico 2019-2020. Lo rende noto il presidente dell’ente Antonio Zottarelli.

I pagamenti riguardano le Borse di Studio concernenti le graduatorie per gli iscritti agli anni successivi al primo e il primo rateo per gli studenti iscritti al primo anno.

Solo alcune Regioni, tra cui la Basilicata – si legge in una nota dell’Ardsu - pagano la borsa di studio al cento per cento degli idonei.

Matera 2019, presentazione del volume sui progetti di comunità

Lunedì 16 dicembre alle 18,30 nell’Open Dome allestita in Piazza San Francesco, verrà presentato il volume “I Progetti di Comunità di Matera 2019” in cui sono raccolti i 37 progetti di comunità realizzati nell’ambito del programma della Capitale Europea della Cultura 2019 dai cittadini di tutta la Basilicata. “Proposte nate e diventate realtà – si legge in una nota della Fondazione Matera Basilicata 2019 - grazie alla ricchezza delle reti umane e produttive di questa regione, che si sono messe a sistema per costruire un palinsesto di eventi con una principale caratteristica in comune: la collaborazione. I progetti sono stati raccolti in una pubblicazione perché il senso di ognuno di essi risiede anche e soprattutto in quello che condividono, ovvero la capacità di mobilitazione nata intorno a un’idea che sta a cuore a una comunità, e il modo in cui, in quella stessa comunità, si possono trovare le risorse per realizzarla”.

Le schede raccolte nel volume, scritte dai cittadini che hanno prima immaginato e poi realizzato il progetto, riportano alcuni dati come il numero di eventi realizzati, le persone che vi hanno partecipato, le collaborazioni innestate in ogni comunità. In accompagnamento sono riportate una serie di risposte a quesiti posti ai partecipanti, ovvero cosa hanno imparato da questo processo, come lo giudicano, quali sono state le maggiori difficoltà e quali i principali aspetti positivi. Infine un approfondimento sui Comuni della regione dove hanno avuto luogo gli eventi, le anagrafiche dei progettisti coinvolti, una descrizione su come si è svolto il processo di tutoraggio e supporto a tutti gli eventi.

Per la Fondazione Matera Basilicata 2019 saranno presenti Anna Calise e Ida Leone, referenti per i progetti di comunità, e Rossella Tarantino, manager sviluppo e relazioni.

Nel bilancio della Regione Sicilia c’è un buco di un miliardo

La relazione della Corte dei Conti: «Politiche pubbliche inefficaci». Non raggiunti nemmeno gli obiettivi minimi che la Regione stessa si era data per la riduzione del deficit. E ora bisogna rimediare.

La Regione Sicilia dovrà trovare nel bilancio 2019 le risorse per coprire il “buco” del rendiconto 2018. La cifra è niente affatto trascurabile: 1,1 miliardi di euro, secondo la relazione delle Sezioni Unite della Corte dei Conti. Un altro miliardo dovrà invece essere coperto nel prossimo triennio, e in ogni caso non oltre la durata della legislatura regionale.

GENERATA UNA CAPACITÀ DI SPESA «IMPROPRIA»

I magistrati contabili, riuniti a Palermo in seduta pubblica, hanno duramente stigmatizzato «il modus operandi della Regione», guidata dal governatore Nello Musumeci dalla fine del 2017. La Corte ha denunciato nella gestione economica la sistematica sottrazione di «una quota rilevante degli accantonamenti di legge», operazione finalizzata a generare un «un’impropria capacità di spesa». Il risultato finanziario complessivo del 2018 non solo è negativo per 1,1 miliardi, ma «una parte consistente di tale deficit si è creata per effetto della gestione parzialmente fuori bilancio dei fondi iscritti nella parte accantonata», per una cifra corrispondente a circa 416 milioni.

VARATA UNA MANOVRA REGIONALE «INCONSISTENTE»

Sempre secondo la Corte dei Conti, l’esame comparato dei documenti contabili dimostra «l’inefficacia delle politiche pubbliche rispetto ai vincoli di riduzione del deficit». Risulta inoltre chiara «l’inconsistenza della manovra finanziaria» regionale, visto che a consuntivo l’equilibrio di parte corrente e l’equilibrio finale 2018 registrano rispettivamente -651,9 e -667 milioni di euro. La Regione, proseguono quindi i giudici, «non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi minimi che essa stessa si era data con la legge di stabilità». Anzi, «in talune fasi, l’attività della Regione sembra abbia avuto, piuttosto, finalità elusive».

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La previdenza dei medici prenderà un altro bidone tipo Brexit?

L'Enpam fa diversi investimenti all'estero. Come quando acquisì il 50% della sede di Amazon a Londra. Ma la vittoria del sì al referendum nel 2016 causò una grossa minusvalenza. Ora ci riprova in Germania, a Stoccarda. Proprio mentre la locomotiva d'Europa rallenta. Forse manca il fiuto per gli affari?

L’Enpam è la cassa di previdenza dei medici italiani, investe i soldi dei suoi contribuenti con la finalità di mantenere e sviluppare il patrimonio, circa 21 miliardi, che questi ultimi gli hanno affidato a fini pensionistici.

INVESTIMENTI IMMOBILIARI ALL’ESTERO

Gli investimenti che Enpam fa ogni anno sono di varia natura, dall’obbligazionario all’azionario, ma la parte da leone lo fa l’immobiliare che, pur variando di anno in anno, vale circa il 30% del totale (limite di legge). Enpam da alcuni anni ha deciso di rivolgere i suoi investimenti immobiliari anche all’estero.

COMPRATO IL 50% DELLA SEDE DI AMAZON A LONDRA

II primo investimento in assoluto è stato in Inghilterra. Infatti la Cassa di previdenza, a ridosso dell’avvio del processo per la Brexit, ha portato a termine I’acquisizione del 50% della sede di Amazon a Londra.

MA L’AFFARE, CON LA BREXIT, L’HA FATTO IL VENDITORE

Purtroppo l’inaspettato successo dei al referendum sulla Brexit del giugno 2016 ha determinato una rilevante minusvalenza in casa Enpam, sia per effetto dell’andamento del mercato immobiliare, sia dell’andamento del tasso di cambio, lasciando il sospetto che all’epoca sia stato più accorto il venditore, uno dei principali fondi di investimento canadese.

COME IL VATICANO COI SOLDI DELL’OBOLO DI SAN PIETRO

Più o meno, è quello che è accaduto al Vaticano quando recentemente, attraverso il fondo Centurion e con il denaro dell’Obolo di San Pietro, ha comprato un palazzo a Londra perdendo molti soldi in poco tempo.

Enpam pare scommettere su un rapido rilancio dell’economia tedesca, proprio in un momento in cui i dati confermano il rallentamento della locomotiva d’Europa

Ora l’Enpam ritenta con un secondo investimento. E ha comperato, questa volta in Germania, a Stoccarda, un immobile di oltre 50 mila metri quadri investendo 240 milioni di euro. Con l’operazione Enpam pare scommettere su un rapido rilancio dell’economia tedesca, proprio in un momento in cui i dati confermano il rallentamento della locomotiva d’Europa e gli investitori internazionali iniziano a prendere beneficio dei risultati finora raggiunti (il venditore è stato un fondo della compagnia assicurativa coreana Samsung Life).

QUALCHE PERPLESSITÀ SULLA CAPACITÀ DI ANALISI

Solo il futuro darà indicazioni sulla bontà della scommessa, non piccola, realizzata. La vicenda londinese lascia però qualche perplessità sulla capacità di prevedere l’andamento dei mercati internazionali in casa Enpam.

SPERANDO CHE ABBIANO STUDIATO MEGLIO IL MERCATO

La speranza è che Antirion, la Società di gestione del risparmio guidata come amministratore dall’intermediario israeliano Ofer Arbib attraverso cui Enpam realizza gli investimenti immobiliari, abbia questa volta studiato meglio il mercato; e con lui gli advisor dell’operazione, anche in questo caso Colliers Deutschland GmbH coinvolta nella faccenda inglese come advisor. Del resto se Arbib, già per tanti anni punto di riferimento di Colliers in Italia, vuole proseguire in queste campagne estere, è giunto il momento di dare prova del suo fiuto per gli affari.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Il 17 e il 18/12 a Matera laboratori di tecnologia per i cittadini

SAVE for Seniors, iniziativa organizzata da Samsung, torna a Matera nell’ambito dell’Open Culture Festival grazie alla collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019. Il progetto si pone l’obiettivo di aiutare le persone over 55 a familiarizzare con la tecnologia attraverso l’organizzazione di laboratori aperti alla cittadinanza, in programma il 17 e 18 dicembre (10.00 - 12.00, 15.30 - 17.30) nell’Open Dome allestita in Piazza San Francesco.

Nei laboratori vengono insegnati elementi base di tecnologia, quali l’utilizzo di smartphone e tablet, della rete wi-fi, delle e-mail e delle App (Whatsapp, Skype, ecc) per aiutare i senior, anche attraverso il digitale, a coltivare alcune loro passioni: cercare ricette, fare video call con parenti lontani, scrivere messaggi e registrare videomessaggi ai nipoti. I laboratori di SAVE for Seniors saranno tenuti dai Digital Angels, studenti del Liceo Scientifico “D. Alighieri” di Matera, appositamente formati dai dipendenti Samsung, che metteranno a disposizione le proprie competenze per far sì che la tecnologia possa essere utilizzata per migliorare la vita di tutti i giorni. Al termine dei laboratori verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per partecipare ai laboratori è necessario il Passaporto per Matera 2019 e la prenotazione su MateraEvents o presso l’Infopoint di Matera 2019.

Il 17 e il 18/12 a Matera laboratori di tecnologia per i cittadini

SAVE for Seniors, iniziativa organizzata da Samsung, torna a Matera nell’ambito dell’Open Culture Festival grazie alla collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019. Il progetto si pone l’obiettivo di aiutare le persone over 55 a familiarizzare con la tecnologia attraverso l’organizzazione di laboratori aperti alla cittadinanza, in programma il 17 e 18 dicembre (10.00 - 12.00, 15.30 - 17.30) nell’Open Dome allestita in Piazza San Francesco.

Nei laboratori vengono insegnati elementi base di tecnologia, quali l’utilizzo di smartphone e tablet, della rete wi-fi, delle e-mail e delle App (Whatsapp, Skype, ecc) per aiutare i senior, anche attraverso il digitale, a coltivare alcune loro passioni: cercare ricette, fare video call con parenti lontani, scrivere messaggi e registrare videomessaggi ai nipoti. I laboratori di SAVE for Seniors saranno tenuti dai Digital Angels, studenti del Liceo Scientifico “D. Alighieri” di Matera, appositamente formati dai dipendenti Samsung, che metteranno a disposizione le proprie competenze per far sì che la tecnologia possa essere utilizzata per migliorare la vita di tutti i giorni. Al termine dei laboratori verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per partecipare ai laboratori è necessario il Passaporto per Matera 2019 e la prenotazione su MateraEvents o presso l’Infopoint di Matera 2019.

Dopo il fallimento di Corbyn solo le donne possono salvare la sinistra

Contro il batterio della sconfitta servono candidate che strappino la leadership ai maschi e poi battano le destre. Non certo quelle della vecchia Casta femminile selezionata dagli uomini, come accade nel Pd. La possibilità di ripresa è tutta in questa rivoluzione culturale.

La sconfitta di Jeremy Corbyn nel Regno Unito parla come un testamento. Quella strada lì per la sinistra è chiusa. Il leader laburista aveva suscitato molte speranze nella disgraziata sinistra mondiale e con l’americano Bernie Sanders rappresentava la coppia di “terribili vecchietti” che sembrava aver resuscitato antiche passioni, idealità sopite, sogni di gloria.

TRAMONTATI GLI ULTIMI FENOMENI DI IMPORTAZIONE

In verità Corbyn aveva deluso una parte della sinistra, penso a quelli come me, che erano rimasti sfavorevolmente colpiti da come si era mal difeso dall’accusa di antisemitismo. Ma il corbynismo e il sanderismo sono stati gli ultimi due fenomeni di importazione per una sinistra italiana in cerca di autore.

RENZI GONGOLA, MA HA INANELLATO SCONFITTE PURE LUI

Matteo Renzi oggi gongola come se lui e il suo idealtipo, Tony Blair, avessero condotto la sinistra a chissà quali successi. Nel caso del leader britannico qualche anno di gloria c’era stato prima del tracollo. Il leader italiano ha vissuto su un voto europeo, quello del 40% nel 2014, e poi su una successione di sconfitte che solo lui poteva inanellare.

Sia la sinistra che si fa destra sia la sinistra che torna gauchiste perdono le elezioni perché l’una non parla al popolo e l’altra perde di moderazione e di cultura di governo

È un dato di fatto, direi finale, che sia la sinistra che si fa destra sia la sinistra che torna gauchiste perdono le elezioni perché l’una non parla al popolo e l’altra perde di moderazione e di cultura di governo. La sconfitta del laburismo britannico fa riflettere anche sulle tardive autocritiche attorno al neo-liberismo che hanno portato d’un colpo, senza un minimo di elaborazione, tanti teorici delle privatizzazioni, anche in Italia, a passare dal primato del privato alla nuova esaltazione dello Stato. Accade così quando si vive alla giornata. Di questo passo è facile attendersi la vittoria di Donald Trump nel 2020 se a opporsi a lui saranno candidati che dimenticheranno gli elettori più moderati. E allora la frittata internazionale sarà fatta.

SERVONO DONNE CHE IL POSTO SE LO CONQUISTANO

C’è finora una sola tendenza che contrasta questo batterio della sconfitta ed è la vittoria di donne di sinistra che si mettono in lizza e battono le destre, dall’Europa ai Continenti più lontani. Parlo di leader che non vengono dalla vecchia Casta femminile selezionata dagli uomini, come tante donne politiche italiane soprattutto di sinistra e del Partito democratico (basta guardare il governo Conte II), ma di figure femminili che il posto di prima fila se lo sono conquistato contro leadership maschili.

ESEMPIO BRITANNICO DA DIMENTICARE IN FRETTA

La sinistra italiana a questo punto non deve dimenticare Corbyn con la stessa facilità con cui dimenticò un altro naufrago, il francese Lionel Jospin, che lanciò involontariamente il vecchio Jean-Marie Le Pen, ma neppure deve soffermarsi troppo sul corbynismo. Le due idee forza di questa stagione britannica, il ritorno alla grande dello Stato imprenditore e un partito governato da “vecchie sardone”, sono da dimenticare.

IL POPOLO VUOLE LA DESTRA? UNA STUPIDAGGINE

Alla sinistra di oggi serve quella rielaborazione della realtà che le eviti facili scorciatoie o immotivate paure. È una scorciatoia immaginare che se ti sposti più a sinistra raccogli il voto dello scontento, è una stupidaggine dei sinistri salvinizzati l’idea che il popolo voglia la destra. Lasciate andare Federco Rampini al suo destino di naufrago del clintonismo.

BASTA COI LEADER MASCHI ALLEVATI DALLA TIVÙ

La nuova sinistra possiamo immaginarla sognatrice, in perenne scontro con le ali più estreme del capitalismo, internazionalista e europeista, solidale e cooperativa ma soprattutto con leader che non siano vecchi o giovani maschi allevati dalla tivù, ma giovani e meno giovani donne che sappiamo portare il peso di ideali e di nobile concretezza.

PINOTTI, SERENI, SERRACCHIANI: TUTTE A CASA

È un generale “tutti a casa” che deve mettere in un unico cesto maschi che dominano da anni la scena politica della sinistra italiana e le varie Roberta Pinotti, Marina Sereni, Debora Serracchiani e altre invenzioni di Piero Fassino o Walter Veltroni.

LA MELONI IN QUESTO È PIÙ AVANTI

La destra su questo stesso tema, questa destra che è chiaramente maschilista e sessista, ci sta dando punti facendo emergere dai fondali dei sondaggi Giorgia Meloni, una ex ragazza piena di “cazzimma”, che parla con toni da guerra nucleare ma rappresenta la sepoltura di quella generazione di fighetti fuoriusciti dal Msi con il vestito della domenica.

OCCORRE GENTE STUDIOSA CHE VA IN MANIFESTAZIONE

Il fenomeno delle sardine, di breve o lunga durata, non lo sappiamo, seppellisce anche una sinistra che è stata molto attiva sui social. Sono i nipotini del glorioso Manifesto, che si riuniscono in piccoli circoli neo-marxisti, che diffondono il pensiero dei “vecchietti terribili” ma che non hanno mai partecipato né a uno sciopero né a una battaglia di quartiere. Questi ragazzi e ragazze neo socialisti della cattedra non ci servono. Serve gente studiosa che se vede un accenno di movimento ci si tuffa dentro, che tra un convegno e una manifestazione preferisce la seconda, che non esalta il popolo ma ci vive dentro.

SPERANDO CHE SALVINI SI FREGHI DA SOLO, COME SEMPRE

La possibilità di ripresa è tutta in questa rivoluzione culturale e sarà una strada lunga da percorrere. Per fortuna che di fronte a noi c’è la possibilità che Matteo Salvini faccia la sua cazzata solita. Solo il pub che gli darà la birra peggiore della Lombardia potrà salvarci da lui.

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La posizione dell’Ue dopo le elezioni nel Regno Unito

Dopo il voto Bruxelles mostra di avere fretta sulla Brexit. Il presidente del Consiglio Ue Michel: «Londra ratifichi l'accordo quanto prima».

«Mi congratulo con Boris Johnson e mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l’accordo» negoziato sulla Brexit. Sono le parole del presidente del Consiglio Ue Charles Michel che è stato tra i primi a commentare i risultati delle elezioni nel Regno Unito. L’Ue «è pronta a discutere gli aspetti operativi» delle relazioni future, ha aggiunto, spiegando che i leader avranno una discussione sulla Brexit il 13 dicembre.

GENTILONI: «HA PERSO UNA SINISTRA NOSTALGICA»

Il commissario europeo Paolo Gentiloni ha scelto Twitter per commentare il voto, in particolare la debacle laburista: «Vince Johnson cavalcando l’onda di Brexit. Perde l’illusione di una sinistra nostalgica. Speranza e fiducia nell’Unione europea. Oggi più che mai».

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Arriva la tempesta di Santa Lucia: la mappa del maltempo da Nord a Sud

Ondata di gelo, pioggia e neve in tutta Italia. Primi fiocchi al Nord e pioggia al Sud. A Roma e Napoli scuole chiuse. La situazione.

Maltempo in arrivo oggi per tutto il fine settimana, con neve a nord e piogge, temporali e venti forti al Centro Sud. Secondo 3bmeteo è in arrivo la ‘tempesta di Santa Lucia, destinata a colpire, in un modo o nell’altro, gran parte della penisola. Il 12 dicemrbe i sindaci di Roma e Napoli hanno ordinato per tutto il 13 la chiusura di tutte le scuole e dei parchi, raccomandando di limitare gli spostamenti allo stretto necessario.

PIEMONTE: NEVE A TORINO

Primi fiocchi di neve della stagione su Torino. L’attesa perturbazione ha riportato dalla scorsa notte il maltempo sul Piemonte, con deboli nevicate anche in pianura, tra Torinese e Alto Novarese, in estensione a Biellese, Verbano e, in parte, Vercellese e Alessandrino. Fiocchi sparsi qua e la tra Cuneese e Astigiano. Fenomeni comunque intermittenti e di debole intensità. Dal pomeriggio veloce miglioramento, con le nevicate che si ritireranno presso le vallate alpine. Attese nevicate sotto forma di bufera sulle Alpi, specie di confine, con raffiche di vento superiori ai 100 km/h che entro sera potranno guadagnare terreno sotto forma di Foehn fin verso le zone pedemontane e di bassa valle. Attenzione al fenomeno della pioggia congelata, che si potrebbe presentare in alcune vallate dell’Alessandrino e nelle vallate alpine più strette.

PRIMI FIOCCHI SU MILANO

Dalle prime ore del mattino ha cominciato a nevicare anche a Milano. I fiocchi stanno cominciando a imbiancare automobili e tetti delle case, ma per il momento non si registrano particolari disagi alla circolazione.

A ROMA TRAFFICO E ALLAGAMENTI

Rallentamenti e allagamenti in strada sono stati registrati a Roma. In particolare vengono segnalati disagi alla circolazione su via della Magliana, altezza via Marchetti, a causa di un allagamento. Qualche allagamento anche in zona Verano, piazza Bologna e nel quartiere Fleming. Traffico intenso si registra da via Aurelia a via Flaminia, da via del Muro Torto a via Cristoforo Colombo.

CAMPANIA: SCUOLE E PARCHI CHIUSI A NAPOLI

Chiusure di scuole e parchi confermate a Napoli a seguito dell’allerta meteo di criticità ‘Gialla’, a partire dalle ore 12 del 13 dicembre e fino alle ore 9 del 14. L’amministrazione comunale inoltre ha invitato la cittadinanza «a limitare gli spostamenti a quelli strettamente necessari» perché tra gli scenari di impatto al suolo nel bollettino regionale si citano tra l’altro «danni alle coperture e strutture provvisorie dovuti a raffiche di vento, fulminazioni, possibili grandinate e a caduta di rami o alberi. E ancora possibili allagamenti di locali interrati e di quelli a pian terreno, scorrimento superficiale delle acque nelle sedi stradali e possibili fenomeni di rigurgito dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche con tracimazione e coinvolgimento delle aree urbane depresse; possibili occasionali fenomeni franosi superficiali legati a condizioni idrogeologiche particolarmente fragili, in bacini di dimensioni limitate». Nel bollettino della Protezione civile regionale si parla «venti forti occidentali, con possibili raffiche nei temporali, tendenti a molto forti nord-occidentali; di precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, localmente anche intense; di mare agitato o localmente molto agitato, soprattutto lungo le coste esposte».

VALLE D’AOSTA: MEZZO METRO DI NEVE A COURMAYEUR

A causa dell’intensa nevicata in corso il pericolo valanghe nella zona del Monte Bianco è salito al livello di 4-‘forte’ (su una scala crescente da 1 a 5) e il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, ha disposto la chiusura della Val Ferret, da La Palud a Planpincieux. Il transito è vietato ai soli mezzi pesanti al traforo del Gran San Bernardo, mentre al tunnel del Monte Bianco non sono segnalate particolari criticità. L’ufficio neve e valanghe della Regione Valle d’Aosta ha segnalato, a 2.000 metri di quota, circa 60 centimetri di neve fresca in Valgrisenche, nella zona del Monte Bianco e del Gran San Bernardo. Quantitativi inferiori (circa 30 cm) a Cervinia e nelle valli del Gran Paradiso. Spostandosi a est, verso il Piemonte, il si scende a 15 cm in Val d’Ayas, Valle del Lys e Valle di Champorcher. Le precipitazioni, prevede l’ufficio meteo, si esauriranno dal pomeriggio di sabato.

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Il discorso di Johnson dopo la vittoria alle elezioni in Gran Bretagna

Il leader dei Tory: «Realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma». Lunedì rimpasto di governo, la prossima settimana la Regina approverà l'accordo di divorzio fra Londra e Bruxelles. Poi un anno di tempo per negoziare tutti i dettagli.

Dopo la vittoria schiacciante alle elezioni anticipate in Gran Bretagna, Boris Johnson ha tenuto un discorso a Londra ai suoi sostenitori, invitando tutti a ripetere in coro lo slogan della campagna per il voto: «Get Brexit done!». E la promessa verrà mantenuta, non ci sono più dubbi: «È una decisione del popolo, inconfutabile e indiscutibile», ha scandito il leader dei conservatori, «basta con le miserabili minacce di un secondo referendum».

LE PROSSIME TAPPE PER L’USCITA DALL’UE

Lunedì 16 dicembre è previsto un rimpasto di governo, mentre la prossima settimana la Regina approverà l’accordo di divorzio fra Londra e Bruxelles. L’Europa preme per ratificarlo presto, ma poi ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2020 per negoziare nei dettagli i termini dei futuri rapporti tra le due entità. Una partita complessa in cui si è subito inserito il presidente americano Donald Trump, che ha evocato la possibilità di firmare un nuovo accordo commerciale tra americani e britannici «potenzialmente molto più vantaggioso».

MA LA SCOZIA PUÒ SPACCARE IL PAESE

«Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit, metterò la parola fine a tutte le assurdità degli ultimi tre anni. Usciremo dall’Ue entro gennaio, senza se e senza ma», ha ribadito Johnson. Le urne hanno regalato ai Tory «la più grande vittoria dagli Anni 80, quando molti di voi non erano neanche nati». Ma adesso occorre «unire il Paese», ha sottolineato il premier, ben consapevole che anche gli indipendentisti scozzesi si sono rafforzati e puntano a chiedere una nuova consultazione popolare, due anni dopo quella del 2014, per staccarsi dal Regno Unito e restare nell’Ue. Il parlamento di Westminster potrà respingere la richiesta, ma le tensioni sono destinate a crescere. «Facciamo la Brexit, ora però facciamo colazione», ha concluso Johnson con una battuta. A lui il compito di «capire che tipo di terremoto abbiamo provocato» e affrontarne le conseguenze.

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Le quotazioni di Borsa e spread del 13 dicembre 2019

Piazza Affari apre in positivo. Ma lo spread sale a 157 punti. Volano le Borse Ue. I mercati in diretta.

Il voto nel Regno Unito spinge verso l’alto tutti i listini europei. La Borsa Italiana ha aperto le contrattazioni in rialzo con l’indice Ftse Mib a +1,38% per poi attestarsi a +1,1%. Bene anche tuttu gli altri listini Parigi (+1,2%), Francoforte (+1,3%), Madrid (+1,5%), recupera Londra a (1,7%).

A Piazza Affari svettano Cnh (+3,8%) e la Juventus (+3,1%), Stm (+2,5%) e Fca (+2%), quest’ultima in vista della fusione con Peugeot (+3,1%). Bene anche Exor (+1,1%) e Ferrari (+0,7%). In rialzo le banche con Unicredit (+1,3%), Intesa (+0,5%) e Bper (+0,2%) mentre è piatta Mps. Andamento debole per Amplifon (-1,6%), Poste (-1,2%) Ubi (-0,4%) e Mediaset (-0,2%)

LO SPREAD SCHIZZA A 157 PUNTI

Avvio di giornata in netto rialzo per lo spread tra Btp e Bund a quota 157 punti a fronte dei 150 della chiusura del 12 dicembre. Il rendimento del titolo decennale italiano sale all’ 1,35%.

I MERCATI IN DIRETTA

10.51 – UE COL VENTO IN POPPA, LONDRA ALLUNGA

Le Borse europee marciano ben intonate, con Londra (+1,7%) che allunga il passo dopo un avvio debole. Nel Regno Unito volano le utility (+7,5%), le auto (+4%) e le banche (+3,7%). Prosegue la corsa la sterlina che passa di mano a 1,3385 sul dollaro. I mercati apprezzano la decisione del presidente statunitense Donald Trump di dare il via libera all’accordo con la Cina sui dazi, con Pechino che si impegna chiudere la partita se sarà di “beneficio reciproco”. Andamento positivo per Madrid (+1,5%), Francoforte (+1,3%) e Parigi (+1,2%). Tra i comparti azionari si mettono in mostra le auto (+2,5%), le utility (+2,1%), le banche (+2%) e l’hi-tech (+1,8%).

10.00 – L’EUROPA PROSEGUE IN POSITIVO

Borse europee in stabile rialzo con Madrid (+1,5%) che guida i listini. Recupera Londra (+1%) dopo un avvio in territorio negativo. I mercati si mostrano soddisfatti per la decisione di Donald Trump di dare il via libera all’accordo con la Cina sui dazi. Si guarda al Regno Unito dove la vittoria di Boris Johnson porta ad un percorso più chiaro per la Brexit mentre la sterlina vola su euro e dollaro con un impatto negativo sulle esportazioni delle grandi aziende quotate a Londra. Marciano in stabile rialzo Francoforte (+1,2%) e Parigi (+1,1%). Nel Vecchio continente corre il comparto dell’auto (+2,7%) con Peugeot (+3,7%), in vista delle nozze con Fca (+2,3%), Volkswagen (+3,8%) e Renault (+3%). Bene anche le banche (+2,6%) con la Royal Bank of Scotland (+11%), Lloyds Banking (+8%), Barclays (+7,8%), Societe Generale (+3%).

9.21 – L’EUROPA APRE IN RIALZO CON VOTO NEL REGNO UNITO E DAZI

Le Borse europee aprono in forte rialzo, in scia con i listini asiatici. I mercati brindano all’esito del voto nel Regno Unito e con il via libera di Donald Trump ad un accordo con la Cina sul fronte del dazi. Sul versante dei cambi la sterlina vola sul dollaro e l’euro. Senza sensibili variazioni la moneta unica sul dollaro. Hanno avviato la seduta in positivo Parigi (+1,44%), Francoforte (+1,22%), Madrid (+1,37%). Debole Londra (-0,29%).

9.05 – APERTURA BORSA DI MILANO IN POSITIVO

La Borsa di Milano apre in rialzo, dopo l’esito del voto nel Regno Unito e il via libera di Donald Trump ad un accordo con la Cina sui dazi. L’indice Ftse Mib avanza dell’1,38% a 23.713 punti.

8.33 – SHANGHAI CHIUDE IN RIALZO

Le Borse cinesi volano con le voci insistenti di accordo raggiunto tra Cina e Usa sulla cosiddetta ‘fase uno’ del complesso dossier commerciale: l’indice Composite di Shanghai balza dell’1,78%, a 2.967,68 punti, mentre quello di Shenzhen mette a segno un progresso dell’1,48%, a quota 1.660,55, attestandosi a ridosso dei massimi intraday.

08.19 – VOLANO LE BORSE ASIATICHE

Le Borse asiatiche volano con il via libera di Donald Trump al mini accordo commerciale tra Usa e Cina sui dazi, che blocca l’entrata in vigore di nuove tariffe americane dal 15 dicembre. L’accordo deve ancora essere formalizzato. I mercati, ai massimi dagli ultimi tre mesi, guardano anche all’esito del voto nel Regno Unito. Chiude in forte rialzo Tokyo (+2,55%) con lo yen che si svaluta sul dollaro a 109,45. A mercati ancora aperti corrono Hong Kong (+2,30%), Shanghai (+1,83%), Shenzhen (+1,54%) e Seul (+1,54%). Bene Mumbai (+0,9%).

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LibDem sotto choc, la leader Jo Swinson perde anche nel collegio

Scalzata per 149 voti dall'indipendentista scozzese Amy Callaghan. Ma per il momento non si è dimessa.

Choc anche per i LibDem nelle elezioni britanniche: la 39enne neo-leader del partito più radicalmente anti-Brexit, Jo Swinson, che aveva cercato di proporsi addirittura come una rivale diretta di Boris Johnson e di Jeremy Corbyn, non solo non è riuscita a far avanzare la sua formazione, che ha ottenuto 11 seggi (10 in meno rispetto alla Camera uscente); ma è stata bocciata anche a livello personale nel collegio di Dumbartonshire East: scalzata per 149 voti da Amy Callaghan, indipendentista scozzese dell’Snp. Swinson, per il momento, non ha tuttavia annunciato le proprie dimissioni da capo del partito.

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