Attenzione, troppo politically correct può discriminare
Mostrare modelle con disabilità in abito da sposa o da sera veicola un messaggio positivo. Ma pensare a mise ad hoc per spose disabili è puro marketing. Perché personalizzare un vestito è un'esigenza di tutte le donne, abili e non.
Una mia conoscente con disabilità motoria sta per commettere ciò che considero un fatale errore: si sposerà l’anno prossimo. Scherzi a parte, ma non troppo, grazie a lei sto ampliando la mia cultura sul tema: tramite il suo profilo Facebook, infatti, aggiorna amici e parenti sullo stato dell’arte dell’organizzazione del “gran giorno”, pubblicando però anche notizie e curiosità più generali e legate alle tendenze del momento riguardo alla preparazione della cerimonia e della festa.
Ovviamente a fare da padroni indiscussi del suo profilo sono decisamente i post che affrontano uno dei temi più scottanti per tutte le aspiranti spose del mondo: l’abito. Si chiama Camille Boillet e, navigando all’interno del suo sito internet, ho scoperto che la «Camille Boillet Couture» è una casa di moda dedicata alla creazione di abiti da sposa e da sera su misura adatta a tutti i tipi di corpi e di disabilità.Il suo marchio si vuole distinguere dunque per l’attenzione e la valorizzazione di tutte le fisicità.
Incuriosita, inizio a guardare le foto disponibili nel sito. In effetti le modelle di Camille non sono tutte magre, alte e “normaloidi”. In posa, splendide come principesse, vedo donne magre, altre dalle taglie più abbondanti, alcune alte, altre con nanosomia, altre ancora in sedia a rotelle. Camille non è la sola ad arricchire il nostro immaginario con l’idea di una sposa fuori dai canoni classici di bellezza: la vetrina di un negozio nei pressi di Bristol è stata allestita con un manichino in abito nuziale seduto in sedia a rotelle.
LA MODA COME POTENTE CANALE PER VEICOLARE MESSAGGI
Penso che la moda sia un potente canale attraverso cui si veicola cultura e su questo la stilista d’oltralpe e la proprietaria della boutique inglese hanno colto nel segno: valorizzare l’eterogeneità dei corpi è la strada giusta da percorrere ed è compito della moda farlo. È nelle botteghe degli stilisti, in passerella e nei negozi che si definiscono o ridefiniscono i canoni estetici prima che il “senso comune” li adotti come propri.
Se sposarsi è concepibile e di fatto concepito, è altrettanto immaginabile la possibilità di avere una vita sentimentale e/o sessuale soddisfacente
Ma le modelle della Camille Boillet Cotoure così come il manichino della boutique inglese mettono in bella mostra anche un altro messaggio, ugualmente importante: convolare a nozze è un sogno possibile e realizzabile anche da donne con disabilità, anche da bellezze “diverse dalla norma”. E, se sposarsi è concepibile e di fatto concepito, è altrettanto immaginabile la possibilità di avere una vita sentimentale e/o sessuale soddisfacente (che peraltro è possibile avere indipendentemente dal vincolo matrimoniale).
ATTENZIONE AGLI ECCESSI DEL POLITCALLY CORRECT
Nonostante mostrare bellezze “altre” sia stata una scelta lodevole, se mi sposassi ci penserei prima di comprare il mio vestito da Camille per una questione politica prima ancora che estetica. Il marchio Boillet vanta di aver creato una moda adatta a tutti i tipi di disabilità. A parte il fatto che personalmente, guardando le foto, non noto differenze tra gli abiti indossati da modelle “a quattro ruote” e da quelle “bipedi” mi sembra che con il politically correct stiamo un pochino esagerando. Come se noi donne disabili fossimo delle aliene o qualcosa di simile, bisognose quindi di abiti indossabili solo dalla nostra “specie”.
Specializzarsi nella produzione di capi di abbigliamento adatti a tutti i corpi non mi pare un elemento di particolare distinzione
Per carità, è vero, spesso i nostri corpi sono “diversi” da quelli della maggioranza della popolazione ma non così tanto da doverci dedicare un’apposita linea di abiti (fatto salvo per quelli che facilitano l’autonomia nel vestirsi ma si tratta di un altro discorso). E poi, a pensarci bene, specializzarsi nella produzione di capi di abbigliamento adatti a tutti i corpi non mi pare un elemento di particolare distinzione rispetto agli altri negozi perché dappertutto è prevista la possibilità di apportare modifiche ad un abito per renderlo adeguato alle proprie esigenze.
Infatti i modelli disponibili in commercio sono stati progettati e confezionati sulla base di corpi femminili “standard” ma per nostra fortuna quei corpi non si vedono passeggiare per strada perché semplicemente non esistono. Sono solo prototipi convenzionali a cui ci riferiamo e che abbiamo “costruito” perché ci aiutino ad orientarci nell’immensa eterogeneità dei fenotipi umani ma che usiamo quasi sempre in modo errato e fallace. Infatti molte donne (“normaloidi”, eh), tagliando la testa al toro, scelgono mica per niente di farsi confezionare un abito su misura da una sarta.
STRATEGIE DI MARKETING TARATE SU UN PARTICOLARE TIPO DI CONSUMATORE
Quindi pubblicizzare abiti da sposa specificatamente per donne con disabilità e/o adatti a qualsiasi corpo è un eccesso di politically correct che non ha alcun senso. Oppure è un’astuta strategia di mercato (basata sulla falsa teoria secondo cui sarebbe necessario personalizzare un abito sulla base delle supposte esigenze di una “categoria” di donne) per accaparrarsi una potenziale fetta di consumatrici e ricoprire la propria azienda con una patina “social”.
Future spose su quattro ruote, non lasciatevi sedurre dagli specchietti per le allodole
Quindi, future spose su quattro ruote, non lasciatevi sedurre dagli specchietti per le allodole quando deciderete da chi e come farvi confezionare il vostro abito nuziale. Prendetevi il vostro tempo e sceglietelo con accuratezza ma che la selezione non sia uno stress. Infatti vi confiderò un segreto: il giorno delle vostre nozze sarete felici e, proprio per questo, bellissime. Qualsiasi vestito starete indossando.
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