Chi sono le Sardine, il movimento dei flash mob contro Salvini

Il gruppo è nato in opposizione all'ex ministro dell'Interno e alla sua candidata alle elezioni regionali dell'Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni. Ma ora il gruppo ha varcato i confini della regione e ha messo in programma decine di manifestazione in altrettante piazze italiane. Tra cui Milano.

Si chiamano Mattia, Andrea, Giulia e Roberto i quattro giovani poco più che trentenni che hanno dato il via al movimento delle sardine, il gruppo di protesta che a Bologna ha portato in piazza Maggiore 14 mila persone e a Modena oltre 6 mila. L’obiettivo iniziale era quello di battere nei numeri l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, radunando in piazza un numero di persone più alto di quello raggiunto nel suo comizio al PalaDozza. Tuttavia, dopo il risultato raggiunto, altre piazze hanno risposto all’appello contro il segretario leghista. La prima è stata Modena, con la manifestazione di lunedì 18 novembre. E sono pronte Reggio Emilia, il 23, Rimini, il 24. E poi Parma, il 25, Genova, il 28, Firenze, il 30, Torino e Milano che si sta organizzando per domenica primo dicembre.

LA PRIMA ORGANIZZAZIONE

Tutto è nato da un’idea del 32enne bolognese Mattia Santori, laureato in Scienze politiche e istruttore di frisbee. Ad aiutarlo i tre amici ed ex coinquilini conosciuti ai tempi dell’università: Andrea Gareffa, guida turistica, Roberto Morotti, ingegnere e Giulia Trappoloni, fisioterapista. La protesta di Bologna, organizzata nell’arco di appena sei giorni, ha coinvolto 14 mila persone. I ragazzi hanno promosso l’iniziativa sia tramite i social, Facebook in particolare, sia personalmente, grazie al volantinaggio e alla distribuzione di piccoli ritagli di cartone a forma di sardina.

LA REGISTRAZIONE DEL MARCHIO

Il nome “sardine”, che è stato in seguito registrato come marchio, è stato scelto per il suo valore simbolico: la sardina è un pesce piccolo e indifeso, ma che spostandosi in gruppo riesce a “fare massa”.

LE SARDINE DI BOLOGNA

A Bologna le sardine erano 14 mila. La protesta è stata pacifica e rispettosa, ma anche fortemente critica, sia nei confronti del segretario leghista Matteo Salvini sia nei confronti della sua candidata alle regionali dell’Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni. Per scelta dei quattro organizzatori non sono state esposte bandiere di partito né simboli di altro genere, tuttavia molti politici di sinistra hanno fatto i complimenti e mostrato solidarietà nei confronti dei manifestanti.

LE SARDINE DI MODENA

Dopo Bologna, è venuta la protesta di Modena, per la quale lunedì 18 novembre si sono raccolte in piazza Grande tra le 6 e le 7 mila persone. Inizialmente il flash mob era previsto in piazza Mazzini, ma a causa dell’alto numero di adesioni il punto di ritrovo è stato modificato. Ad organizzarlo sono stati gli studenti di ingegneria Jamal Hussein e Samar Zaoui.

LE SARDINE DI PARMA

La terza manifestazione in programma per le sardine è quella di Parma, prevista per lunedì 25 novembre in piazza Duomo. L’appuntamento, che è stato rilanciato da molte personalità politiche e dall’Anpi locale, ha ricevuto il plauso anche del sindaco della città, Federico Pizzarotti, che ha così commentato l’iniziativa: «Quattro semplici ragazzi hanno sconfitto la grande macchina del populismo, la “Bestia“, la paura, i numeri, l’organizzazione e gli staff. Hanno spezzato da soli ogni singolo schema».

LE SARDINE DI GENOVA

Il flash mob delle sardine genovesi è in programma per giovedì 28 novembre in piazza De Ferrari e ha già raccolto, sui social, oltre 4 mila adesioni. L’organizzatore, che si chiama Roberto Revelli ed è un educatore impegnato nel sociale, ha stabilito che le modalità di partecipazione saranno esattamente le stesse di Bologna, ossia: «Nessun insulto, nessun simbolo, nessun partito».

LE SARDINE DI FIRENZE

A Firenze le sardine scendono in piazza il 30 novembre, in occasione della visita del leader leghista per l’apertura della campagna elettorale (per le amministrative) in Toscana. A guidare la manifestazione il 21enne Bernard Dika, di origini albanesi con un passato da militante nel Partito democratico.

LE SARDINE DI TORINO

La manifestazione di Torino non ha ancora una data, ma ha già raccolto l’adesione di oltre 20 mila persone. Uno degli organizzatori, Paolo Ranzani, sull’argomento ha dichiarato: «Agite di testa e non di pancia, distinguetevi. Non cercate di ragionarci, vi porterebbe nel campo dell’ignoranza. A tutti gli altri: grazie, siete delle sardine bellissime».

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Mattia Santori sulle sfide e il futuro delle Sardine di Bologna

Dopo il successo di Piazza Maggiore a Bologna, il flashmob trasloca nelle altre città emiliano-romagnole in vista delle elezioni di gennaio. «Se Salvini prende la nostra Regione», spiega uno degli organizzatori a L43, «vorrà dire che non ci sono più argini. E la gente deve rendersene conto».

Sono riusciti a portare in piazza Maggiore a Bologna 14 mila persone contro Matteo Salvini. E ora Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti, gli organizzatori di 6 mila Sardine, sono pronti a replicare il flashmob in tutte le città dell’Emilia-Romagna in vista delle Regionali del 26 gennaio. A partire, lunedì 18 novembre, da Modena. Manifestazioni senza bandiere e simboli di partito, ma aperte a tutti. «Per dimostrare», dice Santori a Lettera43.it, «che esiste un’alternativa. E per chiedere alle persone se sono davvero disposte a lasciare che le cose accadano senza fare niente».

Un’immagine tratta dal profilo Facebook di Mattia Santori.



DOMANDA: Intanto siete riusciti a battere Matteo Salvini: al Paladozza c’erano poco più di 5 mila simpatizzanti.
RISPOSTA. Matteo Salvini è il primo rappresentante di una politica populista fatta di slogan, che parla alla pancia delle persone. E, per quanto si sforzi di mostrarsi vicino alla gente, la sua è finzione. Costruisce un teatro al quale ci hanno già abituati sia Berlusconi sia Renzi. Riempie il PalaDozza, ma lo fa con trentini, lombardi e veneti. Quella non è politica, è marketing. Noi abbiamo voluto lanciare un modello diverso, fatto di partecipazione e di relazioni umane. 

Avete detto che non vi definite anti-politici né criticoni. Cosa significa?
La nostra piazza non è contro la politica, ma a favore della politica buona. Crediamo nel ritorno di una politica seria, articolata e complessa. Fatta di testa, non di pancia. Non a caso, l’inno delle sardine è Come è profondo il mare di Lucio Dalla. Una canzone bellissima, quasi poetica, ma che al contempo ha un testo lungo e non immediato. 

Crediamo nel ritorno di una politica seria, articolata e complessa. Fatta di testa, non di pancia. Non a caso, l’inno delle Sardine è Come è profondo il mare di Dalla

Molti politici, dal Pd al M5s, hanno messo il cappello sul vostro successo. Vi siete sentiti strumentalizzati?
Sinceramente non abbiamo percepito nulla del genere, né da parte dei partiti di centrosinistra né dal Movimento 5 stelle. A parte la Lega, che come al solito ha un modo di comunicare abbastanza bieco, abbiamo avuto l’impressione che il nostro messaggio sia passato in maniera netta. 

Il centrodestra e la Lega però alle urne sembrano inarrestabili. Cosa si aspetta in Emilia-Romagna?
Non lo so. Ci siamo limitati a lanciare un messaggio. Però vi sembra normale che contro anni di buon governo che parte da un radicamento sul territorio e da proposte concrete ci sia una candidata famosa soltanto per aver indossato in parlamento una maglietta con su scritto “Parlateci di Bibbiano”? Questo messaggio è arrivato così forte e chiaro che anche tanti nostri amici di destra, dopo aver visto ciò che abbiamo fatto, ci hanno detto: «Mai con la Lega». 

Qual è il futuro delle Sardine?
Questo dipenderà dalle Sardine. Dobbiamo capire che i primi responsabili della deriva populista siamo noi, in quanto cittadini. Se la risposta delle piazze sarà numerosa come quella di Bologna sicuramente andremo lontano. Ma dobbiamo mettere in conto che, essendo un movimento spontaneo, c’è il rischio che chi lo porta avanti commetta degli errori. 

Possiamo definire le Sardine un movimento di resistenza?
In qualche modo sì. Perché quella che stiamo subendo in Emilia-Romagna è un’invasione. Un’invasione dei messaggi di Salvini e della Lega. E sappiamo benissimo che se la nostra regione, che è una terra fatta di confronto, di volontariato e di associazionismo, capitola allora daremo un messaggio preciso a tutta Italia e anche a tutta Europa. Cioè che non c’è più un argine. E la gente deve rendersene conto. 

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Chi sono i Sierra, i due rapper di X Factor 2019

Si chiamano Massimo e Giacomo e fanno musica insieme dal 2012. Nel loro bagaglio musicale non ci sono solo rapper ma anche i grandi cantautori italiani. Il profilo.

Si chiamano Giacomo e Massimo, ma sul palco sono “solo” i Sierra, duo di rapper romani che sta conquistando X Factor 2019. Sotto la guida di Samuel, stanno procedendo verso la puntata di giovedì 21 novembre, quando avranno la possibilità di far sentire al pubblico il loro inedito.

QUEL PROGETTO ANDATO IN FUMO

Giacomo e Massimo hanno entrambi 26 anni e vivono a Roma con le loro famiglie. Giacomo è figlio di un tastierista e coltiva la passione per la musica sin da ragazzino. Massimo, invece, ha genitori medici che, nonostante il supporto, vorrebbero per lui una strada diversa da quella imboccata. La loro avventura è cominciata nel 2012 quando un produttore ha puntato su di loro. Il progetto però è andato in fumo qualche anno dopo.

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Nonostante questo, i due non hanno mollato: prima hanno cominciato a registrare i pezzi in autonomia, usando la cabina armadio di un amico comune come sala di registrazione. E ora, a distanza di qualche anno, sono riusciti ad aprire uno studio di produzione grafica e musicale per fare sul serio.

LE INFLUENZE MUSICALI

I Sierra apprezzano diversi generi musicali. Nonostante facciano rap e utilizzino l’autotune, non si considerano trapper.

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Nel loro bagaglio musicale ci sono infatti anche i mostri sacri del cantautorato italiano, come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Lucio Battisti e Antonello Venditti, oltre che il rapper genovese Tedua e il cuneese Izi.

DUE CARATTERI OPPOSTI MA COMPLEMENTARI

Giacomo e Massimo, nonostante la complicità nella scrittura e il feeling sul palco, sono ragazzi molto diversi. Il primo si definisce estroverso, il secondo invece è più riservato e introverso. Li accomuna però una grande passione per la musica e la voglia di sfondare in questo settore.

IL PRECEDENTE DI ANASTASIO

Finora a X Factor i Sierra con il loro sono stile stati apprezzati da giudici e pubblico. Un po’ come Anastasio, che con il suo rap aveva portato una ventata d’aria fresca riuscendo a vincere l’edizione del 2018. Porterà fortuna?

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Chi è Danti, il cantante nel cast di Viva RaiPlay

Collabora con Fiorello dal 2017, ma la sua carriera è iniziata molto prima con il gruppo musicale Two Fingerz. È autore di brani di brani molto popolari, come Andiamo a comandare e "Tutto molto interessante", entrambi cantati da Fabio Rovazzi. Ha un passato come parrucchiere.

C’è anche il rapper e cantautore Danti nel cast di Viva Raiplay, il nuovo programma condotto da Rosario Fiorello in onda a partire dal 4 novembre 2019 sulla rinnovata piattaforma Rai. L’ex voce dei Two Fingerz prende parte allo show insieme ai ballerini del gruppo Urban Theory, al trio di cantanti e intrattenitori Gemelli di Guidonia, al maestro Enrico Cremonesi e al giornalista e scrittore Vincenzo Mollica.

CARRIERA DA RAPPER E CANTANTE

La collaborazione di Danti, pseudonimo di Daniele Lazzarin, con il comico siciliano è cominciata nel 2017: a partire da quell’anno egli è infatti entrato del cast di Fiorello, partecipando al programma televisivo Edicola Fiore su Sky Uno (in replica su Tv8) e successivamente a Il Rosario della sera, trasmissione radiofonica di Radio Deejay andata in onda nel 2018 e nel 2019. La carriera del cantante è però cominciata molto tempo prima del fortunato incontro con lo showman catanese. Classe 1981, Danti è nato a Desio, un comune nella provincia di Monza e Brianza. Sin da bambino ha sviluppato un forte amore per la musica, che lo ha portato, ad appena 17 anni, ad aprire il suo primo studio di registrazione. Nel 2003 ha fondato, insieme al suo amico Riccardo Garifo, anche noto come Roofio, il gruppo Two Fingerz. Tre anni più tardi il duo ha inciso il primo album, Downtown, imboccando la via del successo. Successivamente, Danti e Roofio hanno condotto i programmi televisivi Made in Italy – Two fingerz (2011) e il Two fingerz show (2012) sul canale Hip hop tv di Sky. L’ultimo album del gruppo, La tecnica Bukowski, risale al 2015 e vede collaborazioni con personaggi di primo piano della scena musicale italiana, come J-Ax, Lorenzo Fragola, MadMan e Vacca. La carriera di Danti da solista è invece cominciata nel 2017: di lì in poi il cantante ha collaborato come autore per brani come Andiamo a comandare, Tutto molto interessante e Volare, realizzati insieme a Gianni Morandi e Fabio Rovazzi.

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CARRIERA DA PARRUCCHIERE

Anche dopo aver raggiunto un discreto successo come artista, Danti ha continuato a lavorare come parrucchiere, il mestiere iniziato a 20 anni. Nel 2014 il cantante ha infatti detto a Repubblica di trovare ispirazione per le rime direttamente dai suoi clienti, definendo questa esperienza come «un bagno nella vita che mi da spunti per creare musica». Il suo periodo come parrucchiere si è, tuttavia, concluso dopo la firma del contratto con la casa discografica Sony Atv. Successivamente, il rapper ha raccontato al magazine Dj mag Italia di avere una certa nostalgia per quel rapporto con le persone lasciato nel suo salone: «Certo, mi manca il rapporto con certe persone. A volte la cosa era imbarazzante, quando ti entravano mamme coi bambini a chiedere autografi e farsi un taglio all’ultimo grido. La situazione però è cambiata».

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Chi sono gli Urban Theory, i ballerini di Viva Raiplay!

Il gruppo, originario della Liguria, ha partecipato all'edizione 2019 di Italia’s Got Talent, riuscendo a raggiungere la finale.

Gli Urban Theory tornano sul piccolo schermo dopo l’esperienza a Italia’s Got Talent 2019. Lo showman Rosario Fiorello li ha voluti con sé nel cast di Viva RaiPlay!, il nuovo varietà da lui condotto e andato in onda per le prime cinque puntate (dal 4 all’8 novembre 2019) in versione ridotta sia su Rai 1 sia su Raiplay, e dal 13 novembre in esclusiva sulla rinnovata piattaforma Rai. I cinque ballerini prendono parte allo show insieme al rapper e cantante Danti, al trio di cantanti e intrattenitori Gemelli di Guidonia, al maestro Enrico Cremonesi e al giornalista e scrittore Vincenzo Mollica in versione pupazzo.

URBAN THEORY: CHI SONO I COMPONENTI DEL GRUPPO

I ballerini che fanno compagnia a Fiorello sul palco di Viva RaiPlay! sono cinque giovani ragazzi originari di Vallecrosia, un piccolo comune in provincia di Imperia. Accomunati dalla passione per l’hip hop sin da bambini, i membri del gruppo sono Jessica Demaria (l’unica donna) Lorenzo Piantoni, Riccardo Marano, Davide Sala e Fabiano Paglieri.

URBAN THEORY A ITALIA’S GOT TALENT 2019

Quella di Viva RaiPlay! non è la prima esperienza televisiva per il gruppo di ballerini. Essi sono stati infatti tra i protagonisti dell’edizione 2019 di Italia’s Got Talent, in cui sono riusciti a ottenere un Golden Buzzer da Federica Pellegrini, che gli ha garantito l’accesso immediato in finale. Tuttavia, nella fase conclusiva della competizione il gruppo non è riuscito ad avere la meglio.

URBAN THEORY SU INSTAGRAM

I membri del gruppo non si esibiscono soltanto nei programmi televisivi, ma sono molto attivi anche sui social. Il loro profilo Instagram, per esempio, conta oltre 7mila follower: su di esso vengono postati i video e le fotografie delle performance del gruppo, che sono molto seguite dai fan.

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Chi è Enrico Cremonesi, il “maestro” di Viva Raiplay

Ha esordito nel mondo musicale collaborando con Enrico Ruggeri. Dal 1994 in poi è stato uno dei più intimi collaboratori di Rosario Fiorello nei suoi programmi televisivi e radiofonici. Ultimamente ha rivelato di essere vegano.

Il 4 novembre 2019 è cominciato Viva Raiplay!, il nuovo e attesissimo varietà di Fiorello che ha esordito in versione ridotta su Rai1 ma che dal 13 novembre sarà disponibile in esclusiva sulla rinnovata piattaforma Rai. A fare compagnia al comico siciliano sul palco dello Show c’è quest’anno un cast composto da vecchie e nuove conoscenze, tra cui il rapper e cantautore Danti, i ballerini del gruppo Urban Theory, il trio di cantanti e intrattenitori Gemelli di Guidonia e il giornalista e scrittore Vincenzo Mollica, che per l’occasione presta la voce al pupazzo di se stesso. Infine, l’immancabile maestro Enrico Cremonesi, che collabora con Fiorello dal ’94.

IL MAESTRO ENRICO CREMONESI

Enrico Cremonesi, anche noto come “Maestro Cremonesi”, è uno dei più vecchi collaboratori dello showman catanese. Nato a Milano il 28 maggio del 1969, il compositore ha scoperto la passione per la musica a quattro anni, subito dopo essere stato iscritto dai genitori a un corso di pianoforte. A 11 anni ha cominciato a suonare come organista nella sua parrocchia, mentre a 12 ha cominciato a esibirsi con dei piccoli gruppi. A livello professionale ha debuttato a 20 anni, cominciando a suonare in tournée con il cantautore Enrico Ruggeri.

LA COLLABORAZIONE CON FIORELLO

Il sodalizio di Cremonesi con Fiorello è iniziato nel 1994, continuando poi a livello televisivo e radiofonico in programmi di successo come Non dimenticate lo spazzolino da denti, La febbre del venerdì sera, Buona domenica, Superboll, Stasera pago io, Viva Radio 2 e il Fiorello Show. Tuttavia, la sua carriera non si limita alle collaborazioni con il comico: egli ha infatti curato le musiche per il film di Carlo Vanzina In questo mondo di ladri, nel 2004, e firmato, due anni più tardi, la colonna sonora dei Giochi paralimpici invernali di Torino 2006.

ENRICO CREMONESI È VEGANO

Come specificato da Fiorello durante la seconda puntata di Viva Raiplay! Enrico Cremonesi è vegano. Ad ammetterlo, però, era stato lui stesso nel 2018, in un’intervista a Vegolosi.it, nella quale raccontava di aver cambiato alimentazione da un giorno all’altro, optando per una dieta a base di soli alimenti vegetali. «Non ostento mai il mio stile di vita e soprattutto non lo uso come metro di giudizio per le scelte altrui», aveva detto in quell’occasione il compositore, aggiungendo poi: «sono sempre contento di condividere la mia esperienza con chi è interessato a saperne di più ma non voglio convincere nessuno ad adottare uno stile di vita simile al mio».

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X Factor 2019, l’eliminato Marco Saltari: «Ora tifo Sierra»

Il cantante è stato eliminato insieme a Lorenzo Rinaldi nella terza puntata dei live del talent targato Sky. Mentre il primo ha confessato di aver ancora molto altro da dare, il secondo ha voluto chiarire la polemica sul suo essere troppo "vintage".

Sono Marco Saltari e Lorenzo Rinaldi i due concorrenti eliminati nella terza puntata dei live di X Factor 2019. Il primo è stato escluso dal pubblico a casa al termine della prima fase, durante la quale i cantanti si sono sfidati con i loro cavalli di battaglia in esibizioni di un minuto. Il secondo, invece, è finito al ballottaggio con Giordana Petralia nella manche classica, incassando il parere negativo dei giudici.

MARCO SALTARI: «DI ME SI È VISTO SOLTANTO IL 5%»

L’eliminazione di Marco Saltari nella terza puntata live è arrivata prestissimo, in seguito a un tutti-contro-tutti in cui a scegliere il primo eliminato è stato direttamente il pubblico. La sua interpretazione di Get Up Stand Up di Bob Marley non ha infatti convinto i fan del talent, che lo hanno subito bocciato nel televoto. Saltari ha 34 anni e viene da Corridonia, un piccolo paese in provincia di Macerata. La sua passione per la musica è iniziata prestissimo, quando a 7 anni ha trovato in garage la vecchia batteria del cugino e per gioco ha cominciato a suonarla. Attualmente lavora come operatore in una Ong per richiedenti asilo, ma è convinto di poter, un giorno, vivere della sua arte. Peccato che il suo sogno a X Factor si sia interrotto così alla svelta.

DOMANDA. Sei uscito proponendo un cavallo di battaglia. Cos’è andato storto?
RISPOSTA. Credo che il pezzo di Bob Marley sia molto bello. L’ho scelto di comune accordo con Mara, sapendo che in un minuto devi cercare di far presa sulla fetta di pubblico più ampia possibile. Evidentemente abbiamo sbagliato, ma come dico sempre «dopo so’ boni tutti». Credo che il mio percorso a X Factor sia stato un po’ inficiato dalle prime puntate. In quelle siamo stati effettivamente un po’ moscetti.

Sei stato eliminato nella manche iniziale, quella molto veloce. Avresti preferito affrontare una manche normale con la decisione dei giudici?
Non so se sarebbe andata diversamente. Mi dispiace soltanto di non aver potuto suonare All Along the Watchtower nella versione di Jimi Hendrix che avevo preparato. Lì sarebbe venuto fuori un po’ di quel 95% di cui parlavo. Qualcosa di molto diverso dalle prime esibizioni.

Sfera Ebbasta durante i bootcamp ha detto che non riusciva a trovarti una collocazione nel mercato musicale. Aveva ragione lui?
Sì, se i pezzi che potrei collocare nel mercato musicale sono quelli che ho eseguito finora a X Factor. Il fatto è che io non sono solo quello. E ci sono altre mille sfaccettature che però non sono riuscito a trasmettere. Di me Sfera ha visto soltanto un 5%.

Addirittura un 5%?
Sì, perché io adoro sperimentare. Non sono un integralista della musica. Mi piace il sincretismo strumentale e con i programmi di oggi puoi praticamente suonare di tutto. Spero tanto di riuscire a farlo sentire.

Se dipendesse da te, chi credi meriterebbe di vincere X Factor in questa edizione?
Sierra. Perché Massimo è un grandissimo scrittore e Giacomo è un ottimo performer. Però non chiedermelo di nuovo perché tra cinque minuti ho già cambiato idea.

A proposito del tuo lavoro in una Ong, nel Loft ti hanno fatto domande?
Assolutamente sì. A riguardo c’è molta curiosità e di solito la narrazione riguardante questo tema è costellata di luoghi comuni. Tutti erano interessati a conoscere come funziona per davvero quel mondo.

L’ELIMINATO LORENZO RINALDI: «NON SONO UN ARTISTA CUPO»

Dopo Marco Saltari, il secondo eliminato nella terza puntata dei live di X Factor 2019 è stato il giovanissimo Lorenzo Rinaldi, 19enne originario di Terni che è arrivato al ballottaggio insieme alla collega Giordana Petralia. La sua interpretazione di Baby i love you dei Ramones, nonostante una messa in scena di altissimo livello, non ha impressionato il pubblico. Il ragazzo però, che ha da pochissimo intrapreso la sua avventura musicale, ha voluto scrollarsi di dosso la sua immagine di artista cupo.

DOMANDA. Sfera è stato un dei giudici che nel corso delle puntate ti ha rivolto più critiche. Ieri ti ha definito poco splendente, mentre negli scorsi live ha usato per descriverti il termine “cupo”. Sei d’accordo?
RISPOSTA. Le critiche di Sfera le ho accolte, ma anche no. Ho cercato di andare avanti col tipo di percorso che avevo in mente, provando a farmi apprezzare anche da lui. Ma non mi definirei affatto un artista cupo. Anzi.

Credi che nel suo modo di fare ci fosse della strategia?
È un gioco, quindi un minimo di strategia è normale che ci sia. Anche perché i giudici devono convincere il pubblico che i propri concorrenti siano i migliori, quindi non ho nulla da rimproverargli.

Qualcuno ti ha definito un giovane Jim Morrison. Tu ti senti più un artista degli Anni ’70 oppure un contemporaneo?
Il paragone con Jim Morrison lo trovo un po’ scomodo perché per me lui è una leggenda. Ad ogni modo cerco di essere un artista contemporaneo.

Però ti hanno cucito addosso un abito molto vintage. Ti ci sentivi a tuo agio?
Si, ma credo che durante il percorso sarei riuscito a portare la mia musica al giorno d’oggi. Non so di preciso quale futuro avessero in mente per me, ma credo che volessero farmi uscire da questa bolla degli Anni ’70 che mi circonda.

Ti sarebbe piaciuto esibirti con qualcosa di più giovane?
Si, avrei tanto voluto portare Kiwi di Harry Styles. Mi trovo molto nel suo genere e nelle sue atmosfere. E forse così sarei riuscito a portare un’ondata di attualità in quell’atmosfera vintage che si era creata attorno a me.

Che rapporto avevi con il tuo giudice?
Con Malika ho costruito un rapporto bellissimo, genuino, dove nessuno aveva bisogno di fingere nonostante le telecamere.

Credi che gli Under uomini arriveranno in finale? Magari con Davide?
Davide spacca. Ha una voce bellissima ed è una persona d’oro. Non so se arriverà in finale, ma sicuramente se lo merita.

Credi che sia lui a meritare di vincere X Factor?
Vincere X Factor è un traguardone e non va in base ai meriti. Dipende da quanto arrivi al pubblico e da quanto piaci ai giudici. Fare adesso un pronostico sul vincitore è praticamente impossibile.

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X Factor 2019, l’eliminato Marco Saltari: «Ora tifo Sierra»

Il cantante è stato eliminato insieme a Lorenzo Rinaldi nella terza puntata dei live del talent targato Sky. Mentre il primo ha confessato di aver ancora molto altro da dare, il secondo ha voluto chiarire la polemica sul suo essere troppo "vintage".

Sono Marco Saltari e Lorenzo Rinaldi i due concorrenti eliminati nella terza puntata dei live di X Factor 2019. Il primo è stato escluso dal pubblico a casa al termine della prima fase, durante la quale i cantanti si sono sfidati con i loro cavalli di battaglia in esibizioni di un minuto. Il secondo, invece, è finito al ballottaggio con Giordana Petralia nella manche classica, incassando il parere negativo dei giudici.

MARCO SALTARI: «DI ME SI È VISTO SOLTANTO IL 5%»

L’eliminazione di Marco Saltari nella terza puntata live è arrivata prestissimo, in seguito a un tutti-contro-tutti in cui a scegliere il primo eliminato è stato direttamente il pubblico. La sua interpretazione di Get Up Stand Up di Bob Marley non ha infatti convinto i fan del talent, che lo hanno subito bocciato nel televoto. Saltari ha 34 anni e viene da Corridonia, un piccolo paese in provincia di Macerata. La sua passione per la musica è iniziata prestissimo, quando a 7 anni ha trovato in garage la vecchia batteria del cugino e per gioco ha cominciato a suonarla. Attualmente lavora come operatore in una Ong per richiedenti asilo, ma è convinto di poter, un giorno, vivere della sua arte. Peccato che il suo sogno a X Factor si sia interrotto così alla svelta.

DOMANDA. Sei uscito proponendo un cavallo di battaglia. Cos’è andato storto?
RISPOSTA. Credo che il pezzo di Bob Marley sia molto bello. L’ho scelto di comune accordo con Mara, sapendo che in un minuto devi cercare di far presa sulla fetta di pubblico più ampia possibile. Evidentemente abbiamo sbagliato, ma come dico sempre «dopo so’ boni tutti». Credo che il mio percorso a X Factor sia stato un po’ inficiato dalle prime puntate. In quelle siamo stati effettivamente un po’ moscetti.

Sei stato eliminato nella manche iniziale, quella molto veloce. Avresti preferito affrontare una manche normale con la decisione dei giudici?
Non so se sarebbe andata diversamente. Mi dispiace soltanto di non aver potuto suonare All Along the Watchtower nella versione di Jimi Hendrix che avevo preparato. Lì sarebbe venuto fuori un po’ di quel 95% di cui parlavo. Qualcosa di molto diverso dalle prime esibizioni.

Sfera Ebbasta durante i bootcamp ha detto che non riusciva a trovarti una collocazione nel mercato musicale. Aveva ragione lui?
Sì, se i pezzi che potrei collocare nel mercato musicale sono quelli che ho eseguito finora a X Factor. Il fatto è che io non sono solo quello. E ci sono altre mille sfaccettature che però non sono riuscito a trasmettere. Di me Sfera ha visto soltanto un 5%.

Addirittura un 5%?
Sì, perché io adoro sperimentare. Non sono un integralista della musica. Mi piace il sincretismo strumentale e con i programmi di oggi puoi praticamente suonare di tutto. Spero tanto di riuscire a farlo sentire.

Se dipendesse da te, chi credi meriterebbe di vincere X Factor in questa edizione?
Sierra. Perché Massimo è un grandissimo scrittore e Giacomo è un ottimo performer. Però non chiedermelo di nuovo perché tra cinque minuti ho già cambiato idea.

A proposito del tuo lavoro in una Ong, nel Loft ti hanno fatto domande?
Assolutamente sì. A riguardo c’è molta curiosità e di solito la narrazione riguardante questo tema è costellata di luoghi comuni. Tutti erano interessati a conoscere come funziona per davvero quel mondo.

L’ELIMINATO LORENZO RINALDI: «NON SONO UN ARTISTA CUPO»

Dopo Marco Saltari, il secondo eliminato nella terza puntata dei live di X Factor 2019 è stato il giovanissimo Lorenzo Rinaldi, 19enne originario di Terni che è arrivato al ballottaggio insieme alla collega Giordana Petralia. La sua interpretazione di Baby i love you dei Ramones, nonostante una messa in scena di altissimo livello, non ha impressionato il pubblico. Il ragazzo però, che ha da pochissimo intrapreso la sua avventura musicale, ha voluto scrollarsi di dosso la sua immagine di artista cupo.

DOMANDA. Sfera è stato un dei giudici che nel corso delle puntate ti ha rivolto più critiche. Ieri ti ha definito poco splendente, mentre negli scorsi live ha usato per descriverti il termine “cupo”. Sei d’accordo?
RISPOSTA. Le critiche di Sfera le ho accolte, ma anche no. Ho cercato di andare avanti col tipo di percorso che avevo in mente, provando a farmi apprezzare anche da lui. Ma non mi definirei affatto un artista cupo. Anzi.

Credi che nel suo modo di fare ci fosse della strategia?
È un gioco, quindi un minimo di strategia è normale che ci sia. Anche perché i giudici devono convincere il pubblico che i propri concorrenti siano i migliori, quindi non ho nulla da rimproverargli.

Qualcuno ti ha definito un giovane Jim Morrison. Tu ti senti più un artista degli Anni ’70 oppure un contemporaneo?
Il paragone con Jim Morrison lo trovo un po’ scomodo perché per me lui è una leggenda. Ad ogni modo cerco di essere un artista contemporaneo.

Però ti hanno cucito addosso un abito molto vintage. Ti ci sentivi a tuo agio?
Si, ma credo che durante il percorso sarei riuscito a portare la mia musica al giorno d’oggi. Non so di preciso quale futuro avessero in mente per me, ma credo che volessero farmi uscire da questa bolla degli Anni ’70 che mi circonda.

Ti sarebbe piaciuto esibirti con qualcosa di più giovane?
Si, avrei tanto voluto portare Kiwi di Harry Styles. Mi trovo molto nel suo genere e nelle sue atmosfere. E forse così sarei riuscito a portare un’ondata di attualità in quell’atmosfera vintage che si era creata attorno a me.

Che rapporto avevi con il tuo giudice?
Con Malika ho costruito un rapporto bellissimo, genuino, dove nessuno aveva bisogno di fingere nonostante le telecamere.

Credi che gli Under uomini arriveranno in finale? Magari con Davide?
Davide spacca. Ha una voce bellissima ed è una persona d’oro. Non so se arriverà in finale, ma sicuramente se lo merita.

Credi che sia lui a meritare di vincere X Factor?
Vincere X Factor è un traguardone e non va in base ai meriti. Dipende da quanto arrivi al pubblico e da quanto piaci ai giudici. Fare adesso un pronostico sul vincitore è praticamente impossibile.

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