DECARBONIZZAZIONE, ELETTRIFICAZIONE E DIGITALIZZIONE: I TRE PILLAR DI ENEL

L’impegno del Gruppo per rendere ogni comunità energetica un vero e proprio ecosistema efficiente e sostenibile. Ne parliamo con Roberto Marconi, Key Account Manager Flexibility Solutions Enel X Italia

 

Ingegner Marconi, complice la fame energetica e lo slancio del PNRR nel favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione e autoconsumo collettivo, le Comunità energetiche rinnovabili cominciano a diffondersi anche nel nostro Paese. Ma cosa sono le Cer e quali sono i vantaggi di aderire a una comunità energetica per cittadini e imprese?

Grazie al recepimento della Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE), anche in Italia è possibile sviluppare modelli associativi tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e PMI che decidono di unire i propri sforzi con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Le CER stimoleranno l’autonomia energetica e la decarbonizzazione delle aree industriali, riducendo il costo energetico e rendendo sempre più sostenibile l’uso della rete elettrica locale. È importante infatti che tutta l’energia rinnovabile prodotta dagli impianti interni alla CER sia consumata contemporaneamente, così da minimizzare gli impatti sulla rete elettrica e massimizzare l’incentivo ricevuto. In sintesi, quindi i vantaggi si riassumono in:

  • Economici – gli incentivi per l’energia prodotta e autoconsumata creano un “reddito energetico” da redistribuire;
  • Ambientali – riduzione della CO2 e annullamento delle perdite di rete;
  • Sociali – l’aggregazione sociale stimola i partecipanti alla condivisione rivolta alla sostenibilità urbana, diventando così protagonisti della transizione energetica.

Qual è la differenza tra sistemi di autoconsumo e una CER?

Il sistema di autoconsumo collettivo premia il comune interesse di utenze collocate tutte in un unico edificio, si presta quindi ad avere benefici limitati dalle effettive capacità di generazione e consumo al di sotto di un unico tetto. La Comunità energetica rinnovabile, invece, estende questo confine fino a tutto il territorio coperto dalla stessa cabina elettrica primaria, permettendo quindi di disporre di un portafoglio di utenze differenziato e soprattutto di capacità di generazione rinnovabile più ampia.

Enel ha una grossa tradizione nelle rinnovabili ma, nello specifico, qual è il ruolo di Enel X in una Comunità Energetica Rinnovabile tipo?Roberto Marconi

Enel X, che ha da sempre l’obiettivo di velocizzare l’innovazione e guidare la transizione energetica, si pone come importante acceleratore del processo di diffusione delle comunità energetiche rinnovabili. Possiamo offrire ai soggetti interessati le soluzioni e i servizi per dar vita e far crescere in modo virtuoso la comunità energetica: dalla realizzazione degli impianti fotovoltaici alla creazione e gestione tecnico/economica della comunità stessa, dal monitoraggio dello stato di servizio della comunità agli stimoli all’elettrificazione dei consumi attraverso tecnologie efficienti (pompe di calore, piani cottura a induzione ecc.) e piattaforme digitali. Per rendere ogni comunità energetica un vero e proprio ecosistema efficiente e sostenibile.

La burocrazia pesa molto nell’avvio di una CER?

Il modello necessita di una particolare attenzione e conoscenza di dettaglio della materia, in modo da poterne assicurare l’avvio e la corretta gestione per gli interi 20 anni di vita. Enel X offre la migliore expertise in tal senso, derivante dai diversi progetti che stiamo studiando in Italia e all’Estero.

Il limite dei 1000 kilowatt di produzione massima non è un freno allo sviluppo delle comunità energetiche tra imprese?

La forte propensione alla elettrificazione dei consumi richiederà, in un futuro ormai prossimo, importanti quantità di energia rinnovabile, soprattutto nelle vicinanze di aree industriali, per questo il limite ad 1MW per ciascun impianto potrebbe non essere il miglior risultato per la minimizzazione dei costi di realizzazione.

Quali regole tecniche sono necessarie per calibrare bene gli impianti perché produzione e consumo si equivalgano o quasi?

Lo scopo della CER è la “socializzazione” della produzione e del consumo di energia rinnovabile locale quindi, fondamentale, sarà lo sviluppo della sua capacità generativa in risposta ai fabbisogni energetici sottostanti: nessun kWh dovrà essere prodotto senza che ci sia un utente ad attenderlo.La CER di Enel X deve essere vista come vivente, nasce con un suo progetto “ancora” e si sviluppa massimizzando gli sforzi di tutti coloro che manifestano il loro interesse, anche in tempi diversi!

In Sardegna avete portato a compimento un importante progetto. È un modello ideale e scalabile quello realizzato?

Le CER si rivolgono, tra l’altro, anche alle PA, così da rendere “sociale” l’energia che può essere generata attraverso le superfici nella loro disponibilità, aumentando il contrasto alla povertà energetica e sviluppando un supporto alle attività imprenditoriali del luogo. Il caso Sardegna si inserisce proprio in questo contesto; per Enel è ulteriore motivo di orgoglio perché sta investendo molto nel progetto Sardinia Isola Verde, che mira a renderla la prima regione Carbon Neutral di Italia.

Green e digitale offriranno nei prossimi anni nuovi spazi di occupazione. Anche le CER possono creare nuovo lavoro?

Assolutamente sì! La transizione energetica in Enel viene declinata secondo 3 pillars: Decarbonizzazione, Elettrificazione e Digitalizzazione; riteniamo quindi che il futuro sostenibile di questo Paese, come per l’intero pianeta, non potrà prescindere dalle skill innovative che le nuove generazioni saranno capaci di iniettare nel mondo del lavoro.

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Muoversi facile con Babilot

Una migliore mobilità urbana grazie alle soluzioni proposte dalla startup napoletana guidata da Giuseppe Carannante, prima nella categoria IoT del Premio Best Practices per l’Innovazione 2022

 

Babilot è stata la startup vincitrice della categoria IoT dell’edizione 2022 del Premio dedicato all’innovazione di Confindustria Salerno. Come funziona il vostro dispositivo e quali esigenze soddisfa?

Babilot è una startup innovativa che rende l’Internet of Things una realtà concreta attraverso la Progettazione e lo Sviluppo di sistemi intelligenti per semplificare la vita quotidiana, creando nuovi modelli di mobilità urbana per le Smart City. Le soluzioni proposte promettono di rendere città, dispositivi e veicoli completamente interconnessi grazie all’alto livello di integrazione dei servizi.  La nostra architettura di sistema è strutturata in tre moduli: P-carpet affidabile Dispositivo IoT brevettato che rileva la presenza delle auto e dimensiona autonomamente lo spazio libero disponibile, informando in tempo reale sullo stato degli stalli di sosta e parcheggi; P-cloud la piattaforma gestionale per i nostri clienti, Comuni e parcheggi privati, che grazie alla suite di servizi offerti, garantisce un impatto rapido sulla gestione e controllo della mobilità, aumentandone la redditività, grazie alla lotta contro l’evasione dei pagamenti e la lotta contro la sosta selvaggia e non autorizzata; App dedicata che assiste i nostri user alla guida, automobilista – disabile – p. auto elettrica, contro gli inconvenienti della mobilità quotidiana, gestendo il tutto con semplici click dal proprio smartphone.

Il vostro target di riferimento qual è e quale, invece, il vostro tasso di crescita?

La startup è partner chiave delle città e delle strutture private di parcheggio, proponendo soluzioni innovative che tutelano in primis i disabili. Grazie alle interazioni con i potenziali clienti, municipalità e proprietari/gestori di parcheggi privati, oltre al target di utenti, automobilisti e disabili, abbiamo constatato che il problema è reale e sentito, nonostante le soluzioni ad oggi presenti. Ne mancava una che facesse dell’interconnessione e della digitalizzazione i propri valori aggiunti in quanto i servizi attualmente disponibili propongono informazioni e servizi frammentati, ripartiti tra le tante piattaforme e realtà. I servizi che la Babilot dedica ai disabili forniscono gli strumenti necessari per rispondere agli abusi, disagi e garantire pronta assistenza contro la “sosta non autorizzata e selvaggia” relativa all’occupazione indebita degli stalli a loro adibiti. Bisogni ed esigenze che si sono trasformati, dopo i primi confronti, in crescenti manifestazioni di interesse da parte di enti pubblici, privati e associazioni nazionali di categoria, interessati alle nostre soluzioni innovative.

Rispetto ad applicativi concorrenti in cosa si distingue il vostro?

Ad oggi per poter trovare un posto auto libero impegniamo più di 15 minuti, per non parlare delle segnalazioni relative alla sosta selvaggia subita dai disabili e disservizi vari. L’obiettivo è alleviare l’automobilista dal frustrante onere della ricerca di uno stallo di sosta libero, giusto e vicino alla propria destinazione, supportando i disabili contro la sosta non autorizzata e, allo stesso tempo, apportare benefici alle Città e ai privati attraverso dispositivi e sistemi innovativi che possano migliorare la qualità della Mobilità quotidiana. I nostri dispositivi e sensori risultano essere i più economici presenti sul mercato, i primi a essere riciclati in quanto siamo molto attenti alle politiche green e di sostenibilità, possono adattarsi a qualsiasi forma e tipologia di area di sosta. La digitalizzazione dei servizi permette un’interconnessione tra tutti questi e quindi non più singole soluzioni a “silos”, aumentando la tempestività di intervento, controllo e sicurezza stradale. Il settore della sosta è importante economicamente in quanto se il sistema generale dispone dei giusti equilibri e un Modello di business sostenibile, oltre ad assicurare un importante flusso di ricavi, è anche in grado di generare investimenti bancabili per permettere l’ampliamento dell’offerta di strutture di sosta pubblica con un ricorso minimo ai contributi pubblici. Insomma se da una parte una migliorata gestione della mobilità in ambito parking può ridurre l’inquinamento, lo stress, la qualità della vita in città e lo spreco di denaro e tempo per le municipalità, dall’altro, e non in contrapposizione, c’è la semplice voglia di non girare in tondo alla ricerca di un posto auto libero o ancor peggio vederlo occupato ingiustamente.

Generalmente tra gli elementi per avere credito il team che idea e anima un progetto risulta determinante. Il vostro da chi è costituito e che forza crede abbia oggi e, ancor di più, in prospettiva?

Il nostro team è composto da uomini e donne che amano il proprio lavoro e che ogni giorno si mettono alla prova con nuove sfide, cercando di dare il loro contributo a rendere la nostra realtà ogni giorno sempre migliore. Attualmente siamo pronti ad accogliere anche una persona affetta da disabilità, in veste di disability manager, perché chi più di chi ogni giorno subisce questi disagi può apportare un notevole valore aggiunto al team. Insomma un gruppo dinamico e in continua evoluzione!

C’è più tecnologia o più “umanità” nella vostra innovazione?

Per noi non c’è innovazione senza umanità. Siamo particolarmente attenti verso i nostri utenti cui diamo voce puntualmente attraverso questionari, interviste e campagne di sensibilizzazione.

In ambito innovazione in cosa siamo bravi in Italia?

Come popolo abbiamo una spiccata dote di creatività che, supportata da competenze tecniche, genera grandi risultati. Spirito di sacrificio e capacità di adattamento ci aiutano poi a superare le barriere create dalla burocrazia, dalla mancanza di infrastrutture e dallo scetticismo.

Di cosa ha bisogno il sistema dell’innovazione italiano per creare realtà imprenditoriali che possano avere futuro, mercato e tempo?

Tre elementi essenziali: riduzione della burocrazia, maggiore supporto alle startup in una fase di “early stage” e, infine, agevolazioni dirette a chi cerca di creare impresa innovativa.

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