A Venezia il test del Mose è andato bene

Secondo il Consorzio Venezia Nuova la barriera ha mostrato un comportamento «di evidente stabilità».

Le vibrazioni, questa volta, non ci sono state, risposte positive dal test di sollevamento delle paratoie del Mose eseguito la scorsa notte alla bocca di porto di Malamocco, a tre settimane dalla grande acqua alta di 187 cm del 12 novembre. Anche in condizioni di moto ondoso – spiega il Consorzio Venezia Nuova – la barriera ha mostrato un comportamento «di evidente stabilità». Quanto al problema delle vibrazioni riscontrate nella prova del 24 ottobre, il test ha dimostrato che «gli interventi eseguiti e la modifica alle procedure hanno risolto la problematica».

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Sace Simest: l’agenda digitale spingerà le Pmi italiane all’estero

Un’ offerta sempre più digitale, partnership con primarie fintech e la nuova figura dell’export coach. Ecco come il portale online dell’azienda controllata da Cdp prende per mano le imprese che vogliono esportare di più.

L’export digitale si presenta come un’opportunità da non perdere, con delle potenzialità enormi ancora inespresse e poco sfruttate. Per l’Italia, le esportazioni che transitano sul canale online hanno un peso marginale, pari al 7% del totale, e sono ancora molto concentrate nei settori tradizionali del Made in Italy (food & fashion in primis), anche se non mancano esperienze innovative in comparti tradizionalmente complessi quali la meccanica strumentale e la componentistica. Di pari passo, anzi la digitalizzazione sta rivoluzionando il mondo dei servizi sia assicurativi sia finanziari, con impatti già evidenti per la sfera private, soprattutto per le PMI.

Proprio per questo il Polo Sace Simest, la società di Cassa depositi e prestiti specializzata nel supporto all’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha sviluppato un’agenda ditale rivolta alle PMI, asse portante del tessuto imprenditoriale italiano e target prioritario.

Un nuovo portale web dalla user experience evoluta, partnership con primarie fintech per offrire servizi online all’avanguardia e un export coach per aiutare le Pmi a incrementare l’export. Questi sono gli step principali della strategia Sace Simest.

OBIETTIVO DIGITALIZZAZIONE DEI PRODOTTI PIÙ RICHIESTI

Dieci anni fa Sace lanciava ExportPlus, la prima piattaforma digitale con l’obiettivo di velocizzare il processo di sottoscrizione delle polizze per l’assicurazione dei crediti esteri. Nel 2016, però, nasce una vera e propria agenda digitale: in sostanza, un ripensamento radicale del modo di sostenere le imprese italiane nel loro approccio ai mercati esteri. L’obiettivo della digital agenda è far accedere al mondo Sace Simest – sfruttando il potenziale della digitalizzazione – quante più Pmi possibili. Esiste un bacino di circa 87mila imprese che esportano poco o nulla e che potrebbero farlo di più e meglio. Da qui, SACE SIMEST si è data tre obiettivi da raggiungere: 1) piena digitalizzazione dei 6 prodotti più richiesti dalle Pmi (finanziamenti agevolati, valutazione controparti, assicurazione del credito, factoring, cauzioni e recupero crediti), 2) lancio di un programma di education to export reso fruibile all’interno di 3) un nuovo ecosistema digitale costruito attorno alle esigenze delle Pmi: sacesimest.it. In particolare, il nuovo portale punta a distinguersi attraverso una user experience personalizzata, attraverso un cms che si adatta alle esigenze di chi lo utilizza. Il portale vende prodotti di difficile standardizzazione e lo fa affiancando all’offerta di prodotti anche quella di contenuti formativi e di studi di alto livello. Rispetto ad altre agenzie e organizzazioni internazionali, inoltre, offre tutti i suoi contenuti direttamente online in modo gratuito.

PARTNERSHIP CON LE MIGLIORI FINTECH

Il Polo SACE SIMEST lo scorso settembre ha iniziato una collaborazione con Ebury, una delle principali fintech in Europa nella gestione di incassi e pagamenti internazionali e nella copertura del rischio di cambio. L’accordo permette agli esportatori italiani di avere una protezione di tutti i rischi collegati all’operatività internazionale. Un’offerta che consentirà di accedere a soluzioni sia per la copertura del rischio di credito, grazie ai prodotti offerti da Sace Simest, sia dal rischio di cambio in oltre 130 valute, attraverso i servizi offerti da Ebury.

LA NUOVA FIGURA DELL’EXPORT COACH

Per affiancare le aziende che si affacciano sui mercati internazionali, Sace Simest ha previsto la nuova figura dell’export coach. È un professionista di età media di trent’anni, con spiccate attitudini digitali e commerciali, nonché mobilità su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione al Mezzogiorno dove la maggior parte di loro fa base. Gli export coach lavoreranno molto sul campo incontrando gli imprenditori direttamente in azienda per ascoltare le loro esigenze e indirizzarli nella scelta dei prodotti e dei servizi assicurativo finanziari più adatti a sostenere i loro piani di penetrazione commerciale di nuovi mercati e i processi di internazionalizzazione volti a catturare nuove commesse.

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Prof filo-Hitler: il Pm di Siena dispone il sequestro del profilo Twitter

Il procuratore del capoluogo toscano ha dato mandato alla polizia postale di bloccare in via preventiva l'account del docente. Aperto un fascicolo per propaganda e istigazione a delinquere per motivi razziali.

Il procuratore di Siena Salvatore Vitello ha disposto il sequestro preventivo del profilo Twitter del professor Emanuele Castrucci e l’oscuramento dei tweet a sostegno di Hitler. Per l’esecuzione di entrambi i provvedimenti, di cui parla la Nazione e il Corriere della Sera, è stata data delega alla polizia postale. La procura ha aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, aggravata da negazionismo.

LA DIFESA DEL RETTORE FRATI: «MAI SEGNALATI I PRECEDENTI»

La vicenda, innescata il 1 dicembre con la segnalazione di alcuni tweet apertamente nazisti, ha avuto ripercussioni in tutta l’Università di Siena, dove insegna Castrucci. In particolare qualche voce polemica si è alzata contro il rettore Francesco Frati che in un primo momento aveva scaricato ogni responsabilità sul docente salvo poi inasprire i toni con un comunicato molto duro che ne chiedeva il licenziamento. Il 3 dicembre il rettore ha difeso ancora la sua posizione: «A me nessuno studente aveva segnalato questi casi», ha spiegato ai giornalisti che gli chiedevano se avesse in passato ricevuto già segnalazioni su Emanuele Castrucci. «Anche io leggendo indietro i tweet del professore», ha proseguito Frati, «sono rimasto abbastanza sconvolto, si tratta di una escalation. Alla luce di quello che abbiamo letto sicuramente qualche mese fa avremmo potuto capire che c’era qualcosa di strano, ma si trattava di tweet molto meno virulenti di quello clamoroso pubblicato due giorni fa».

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La battaglia politica e sindacale contro i tagli di Unicredit

Il Pd sugli 8 mila esuberi: «Inaccettabile, faremo di tutto per ridurli». La Cisl parla di «schiaffo» e annuncia una lotta «durissima» contro la «linea irresponsabile» dell'ad Mustier. Le reazioni.

In Borsa il piano lacrime e sangue di Unicredit è stato accolto bene. Politicamente molto meno. Il Partito democratico se l’è presa direttamente con l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier che aveva promesso di agire in modo socialmente responsabile: «Ma quale responsabilità sociale? Il piano che Unicredit ha annunciato è una mannaia orientata alla maggiore creazione di valore per gli azionisti, senza alcun riguardo al capitale umano dei lavoratori», ha scritto in una nota Pietro Bussolati della segreteria nazionale Pd.

IL PD SI SCHIERA «AL FIANCO DEI LAVORATORI»

Secondo i dem «non è accettabile che il nostro Paese sia destinato a sostenere la parte più consistente degli esuberi: gli 8 mila tagli del personale Unicredit si concentreranno soprattutto in Italia, Germania e Austria. Numeri da capogiro che Mustier ha snocciolato giustificando l’obiettivo da perseguire: 16 miliardi di valore per i soci. Siamo al fianco dei sindacati e dei lavoratori e faremo tutto il possibile affinché gli esuberi previsti per l’Italia siano ridotti il più possibile».

LA MINISTRA CATALFO: «CAPIAMO COSA STA ACCADENDO»

Nunzia Catalfo, ministra del Lavoro, a differenza dei mercati è stata sorpresa dalla notizia: «Vediamo di capire cosa sta avvenendo e di intervenire nel caso in cui ci dovessero essere esuberi, ma speriamo che non ce ne siano». Il problema è che il piano li prevede, nero su bianco, per il triennio 2020-2023. La ministra ha detto che preferirebbe «evitare di intervenire in emergenza, ma prevenire le crisi. Questo attraverso un osservatorio sul mercato del lavoro che inizi a studiare i settori in Italia sui quali si investe e quelli che sono in sofferenza e quindi anticipare le crisi».

sindacati tagli unicredit mustier pd
Il palazzo di Unicredit a Milano. (Ansa)

I SINDACATI: «MUSTIER PENSA SOLO AI COSTI E NON AI RICAVI»

Anche i sindacati sono pronti a mobilitarsi. Il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani ha parlato di «schiaffo ai lavoratori che con i loro sacrifici hanno consentito alla banca di superare i momenti difficili che si sono succeduti negli ultimi anni». Si delinea dunque «un colpo durissimo al lavoro a esclusivo vantaggio del capitale». Per Colombani è la dimostrazione che «l’unica logica che muove il gruppo è quella del taglio dei costi. Lo avevamo già capito quando sono state cedute Pekao, Pioneer e Fineco: per Mustier fare ricavi è secondario. Unicredit non pensi che i sindacati accettino una nuova ondata di esuberi: faremo una battaglia durissima».

Non si possono scaricare ancora una volta sui lavoratori i costi di una ristrutturazione aziendale


Annamaria Furlan della Cisl

Anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha attaccato la «linea irresponsabile» della banca: «Non si possono scaricare ancora una volta sui lavoratori i costi di una ristrutturazione aziendale come prevede il nuovo piano industriale di Unicredit, una fredda operazione contabile che il sindacato non può accettare».

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Terremoti e disastri: l’Italia è a rischio ma non ci si assicura

Nonostante il nostro Paese sia a forte rischio sismico e idrogeologico e paghi decine di miliardi di euro per i danni dovuti a catastrofi naturali, le polizze sono ancora poche. Il punto di Ivass, Ania e Swiss Re.

Non appena l’acqua alta ha lasciato Venezia è stato il turno della Liguria, con una frana che ha travolto il viadotto dell’autostrada Torino-Savona, replica fortunatamente senza vittime del disastro del Ponte Morandi. E poi fiumi d’acqua per le strade di Matera, gli allagamenti in Emilia e in molte altre parti d’Italia, mentre lunedì 2 dicembre è stato il turno del Ticino che ha rotto un argine a Pavia. E questo è solo l’appello degli ultimi episodi, perché ad allargare l’inquadratura il conto è impressionante. 

NEGLI ULTIMI 50 ANNI SPESI 150 MILIARDI

Le alluvioni avvenute in Italia dal 1950, infatti, hanno causato 1.200 tra morti e dispersi, per non parlare delle decine di miliardi di danni. Secondo Swiss Re, prima compagnia di riassicurazione al mondo, tra il 1990 e il 2018 piogge e inondazioni hanno provocato perdite economiche pari a 32,1 miliardi, di cui 30,9 non assicurati e 1,2 miliardi, invece, con copertura pari al 4%. Se consideriamo che le imprese solitamente sono coperte, nel residenziale la quota di copertura è ancora più bassa, circa il 2%. Con il problema che i rimborsi devono arrivare, quando arrivano, dallo Stato, ex-post e in modo non previsto e non strutturato.

LEGGI ANCHE: Perché occorre una mappatura geologica contro il dissesto

Tanto che, secondo l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), considerando i terremoti, tra il 1968 e il 2012 l’Italia ha speso 122 miliardi di euro. Ma si arriva a 150 miliardi negli ultimi 50 anni. Secondo Daniela D’Andrea, Ceo di Swiss Re Italia, «c’è un evidente peso sulle tasche dei contribuenti, pari a quasi 3 miliardi di euro l’anno. Senza contare che le procedure talvolta sono più farraginose e che, in ogni caso, la polizza assicurativa premia comportamenti virtuosi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio».

SOLO 1 MLN DI ABITAZIONI SONO ASSICURATE CONTO LE CATASTROFI

Secondo l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), oggi sono assicurate contro i rischi catastrofali circa 1 milione di unità abitative, in crescita rispetto alle 766 mila nel 2018 e 610 mila nel 2016 anche grazie alle misure fiscali introdotte dal governo per incoraggiare l’acquisto di polizze ad hoc. Ma comunque un livello ancora troppo basso. Soprattutto perché secondo una simulazione dell’Ivass l’estensione a tutte le abitazioni italiane di questa protezione assicurativa consentirebbe di risarcire i danni pagando premi socialmente accettabili. Anche in un Paese «a elevatissima esposizione al rischio sismico, primo in Europa e ottavo nel mondo per danni in proporzione al Pil, e a forte esposizione a rischio alluvionale». 

21,6 MILIONI DI CASE IN ZONE A RISCHIO SISMICO

L’Italia però è forse l’unico Paese industrializzato privo di un meccanismo regolamentato per la gestione delle calamità naturali a differenza di Francia, Stati Uniti e Giappone i cui sistemi sono caratterizzati dalla partecipazione congiunta del settore assicurativo privato, e a vario titolo, dello Stato, e l’impiego di meccanismi che facilitano la mutualizzazione dei rischi attraverso l’aumento della platea di assicurati. Da noi invece, scrive l’Ivass, «l’uso dello strumento assicurativo è molto scarso». Mentre «il rischio per il patrimonio abitativo italiano è enorme, con 21,6 milioni di abitazioni (su un totale di 34,7 milioni, pari al 62,2%) che sono in aree a rischio sismico». Un rischio amplificato dalla concentrazione della ricchezza delle famiglie proprio nel possesso di abitazioni, visto che più del 70% è proprietaria. 

CON UN COSTO MEDIO DI 130 EURO L’ANNO LA COPERTURA SAREBBE COMPLETA

L’evoluzione dei cambiamenti climatici in atto, con l’aumento delle precipitazioni invernali e della siccità estiva, accresce la frequenza delle alluvioni improvvise e dei danni meteo-idraulici. Senza contare terremoti e altri tipi di disastri. Per l’Ivass con un costo medio annuo di 130 euro si potrebbero coprire in modo completo tutte le abitazioni della Penisola, anche quelle meno resistenti. Con la semplice introduzione di una franchigia del 6%, poi, il costo potrebbe diminuire del 40%. Mentre per le aree a basso rischio non si dovrebbe andare oltre i 20 euro. Per adesso, aspettiamo solo che torni il sole. 

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Il caso De Siervo sui cori razzisti negli stadi della Serie A

Diffuso un audio "rubato" in cui l'ad della Lega afferma di aver chiesto ai registi di «spegnere i microfoni verso le curve, così non si sentiranno più». L'interessato si difende e annuncia la querela.

I cori razzisti negli stadi della Serie A fanno il giro del mondo e danneggiano l‘immagine dei club, veicolata anche attraverso i diritti televisivi?

Allora meglio non farli sentire, come fosse polvere da mettere sotto il tappeto.

Fa discutere l’audio “rubato” di Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, e diffuso in esclusiva dal quotidiano la Repubblica.

LEGGI ANCHE: Il manifesto delle squadre di Serie A contro il razzismo

LA CONVERSAZIONE CON SCARONI

L’audio, registrato all’insaputa del protagonista il 23 settembre 2019 durante il consiglio di Lega, raccoglie un dialogo tra lo stesso De Siervo e Paolo Scaroni, presidente del Milan. Scaroni si dice preoccupato: «Sul New York Times hanno fatto un articolo grande così sui buu razzisti». E De Siervo risponde: «Ti faccio una confessione, non la mettiamo a verbale. Ho chiesto ai nostri registi di spegnere i microfoni verso le curve, così non si sentiranno più i cori razzisti».

LEGGI ANCHE: Il razzismo di Cellino con Balotelli e i precedenti nel calcio

PRODOTTI DA VALORIZZARE

De Siervo ha riconosciuto che l’audio è autentico, ma ha annunciato anche di voler sporgere querela: «Nessuna censura, è stato tagliato un audio all’interno di un contesto più grande. Si parlava di produzione televisiva e di come valorizzare al meglio il nostro prodotto. A controllare la regolarità dello svolgimento della gara e documentare a fini legali e sportivi ciò che capita dentro lo stadio ci pensano già gli organi preposti: la polizia, gli ispettori di Lega e Federazione e, non ultimi, gli arbitri. Abbiamo dato istruzioni precise ai registi e sospeso chi, a Cagliari, aveva indugiato troppo sulla curva durante un controllo Var e su chi, a Milano, aveva ripreso l’omaggio della curva interista a Diabolik. Io ho solo suggerito di gestire in maniera più precisa il direzionamento dei microfoni. Capita spesso infatti che da casa si sentano dettagli che allo stadio nemmeno si percepiscono».

E VALORI DA COMUNICARE

Le polemiche, però, non si placano. Un conto è direzionare meglio i microfoni, un altro è spegnerli affinché certi «dettagli» non arrivino nelle case dei telespettatori. Anche perché si tratta dello stesso De Siervo che a ottobre 2019, pochi giorni dopo quel consiglio di Lega, partecipando all’Ey Digital Summit di Capri, dichiarava: «Non comunichiamo solo un evento sportivo, ma un insieme di valori. Negli stadi ci sono i razzisti e noi – che su questo abbiamo tolleranza zero – li andremo a prendere uno per uno. Lo faremo attraverso la tecnologia, grazie al riconoscimento visivo prenderemo il singolo responsabile di un atto e faremo in modo che non entri più in uno stadio».

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Chi è Luis Alberto Lacalle Pou, nuovo presidente dell’Uruguay

Il 46enne ha vinto il ballottaggio del 24 novembre. Figlio e bisnipote d'arte, ha riportato il Paese nelle mani del Partito Nazionale. Il profilo.

Per la prima volta in 15 anni, un candidato che non appartiene al Frente Amplio è stato eletto presidente dell’Uruguay.

Luis Alberto Lacalle Pou che ha battuto al ballottaggio Daniel Martínez, è il leader del Partito Nazionale detto anche Bianco, in contrapposizione agli storici rivali Colorados.

FIGLIO E BISNIPOTE D’ARTE

Il neo-presidente 46enne, che si insedierà il primo marzo, appartiene a una famiglia storica per la politica del Paese. Suo padre, Luis Alberto Lacalle, è stato presidente dal 1990 al 1995. La madre Julia Pou è stata senatrice tra il 2000 e il 2005.

Luis Alberto Lacalle​, padre del neo presidente dell’Uruguay e a sua volta ex presidente del Paese (Getty Images).

Infine il bisnonno Luis Alberto de Herrera, storico caudillo dei Blancos, a parte avere un ruolo assimilabile a primo ministro tra 1925 e 1927 ed essere stato membro del Consiglio nazionale di governo collegiale dal 1952 alla sua morte nel 1959, fu soprattutto colui che alle elezioni del 1958 sconfisse i Colorados dopo 93 anni. Personaggio leggendario, in alcune foto giovanili appare vestito da guerrigliero con un cappello da gaucho.

LEGGI ANCHE: Il giornalista Chamorro denuncia la repressione di Ortega in Nicaragua

LA PASSIONE PER IL MARE E PER IL SURF

Proprio dal bisnonno Lacalle Pou ha ereditato una collezione di National Geographic. Di qui la sua passione per il mare. Il suo sogno, infatti, era diventare un nuovo Jacques-Yves Cousteau tanto che anche ora dice di essere un oceanografo mancato. In compenso, però, è diventato un abilissimo surfista. Ha girato mezzo mondo a cercare onde da cavalcare: Hawaii, California, Nicaragua, Panama, El Salvador, Costa Rica, Messico, Brasile, Sumatra. Ama ripetere che «il surf insegna l’armonia con ciò che ci circonda e a integrarsi con il Pianeta». Quando non ha il mare a disposizione, si arrangia con uno skateboard.

LEGGI ANCHE: Jeanine Añez e Monica Eva Copa: le due donne alla guida della Bolivia

Proprio ai festeggiamenti per la vittoria del padre Luis Lacalle Pou conobbe sua moglie Lorena Ponce de León appartenente a una famiglia colorada, ma portata all’evento da una amica. Con lei ha avuto tre figli. Deputato dal 2000 al 2015, presidente della Camera dal 2011 al 2012, candidato alla presidenza nel 2014 e senatore dal 2015, Lacalle Pou è ora alla prova del governo.

LOTTA ALLA CRIMINALITÀ E SGRAVI FISCALI

Dopo Lacalle padre e dopo due altri mandati di presidenti colorados, nel 2004 vinse per la prima volta il Frente Amplio, versione tra le più soft della Marea Rosa dei governi di sinistra dell’area. Tre i mandati: Tabaré Vázquez, poi il mediatico Pepe Mujica, poi di nuovo Vázquez. Ma dopo 15 anni anche il modello uruguayano ha iniziato ad appanarsi.

Il neo presidente dell’Uruguay Luis Lacalle (Getty images).

Non ci sono state le involuzioni autoritarie di altri governi di sinistra e l’Uruguay resta uno dei Paesi meglio governati della regione, ma la delinquenza è cresciuta: da 284 omicidi nel 2017 si è passati ai 414 nel 2018. Carta che Lacalle Pou ha giocato in campagna elettorale. Il suo programma prevedeva anche sgravi fiscali per i produttori agricoli, la riduzione del deficit e il mantenimento dello Stato sociale.

LA VITTORIA DI MISURA AL BALLOTTAGGIO

Al primo turno del 27 ottobre Luis Alberto Lacalle Pou aveva conquistato il 28,62% dei voti, contro il 39,02% di Martínez, il 12,34% del colorado Ernesto Talvi e l’11,04% di Guido Manini Ríos, ex-comandante dell’esercito destituito da Vázquez per aver preso le difese del regime militare e fondatore del partito Cabildo Abierto chiaramente ispirato a Jair Bolsonaro.

Il candidato del Frente Amplio, Daniel Martinez con la sua candidata vice Graciela Villar (Getty).

Il suo successo ha allarmato gli uruguayani al punto da consentire a Martínez un forte recupero al ballottaggio del 24 novembre. Un risultato che però non è stato sufficiente a garantirgli la vittoria. E ora, grazie a 30 mila voti, è la volta del presidente-surfista. Alla domanda su cosa avrebbe fatto con la tavola se eletto aveva risposto: «Sognare», visto che «il presidente deve lavorare anche nei fine settimana». Ma, ha assicurato, continuerà a insegnare surf alla figlia Violeta.


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Chi è Luis Alberto Lacalle Pou, nuovo presidente dell’Uruguay

Il 46enne ha vinto il ballottaggio del 24 novembre. Figlio e bisnipote d'arte, ha riportato il Paese nelle mani del Partito Nazionale. Il profilo.

Per la prima volta in 15 anni, un candidato che non appartiene al Frente Amplio è stato eletto presidente dell’Uruguay.

Luis Alberto Lacalle Pou che ha battuto al ballottaggio Daniel Martínez, è il leader del Partito Nazionale detto anche Bianco, in contrapposizione agli storici rivali Colorados.

FIGLIO E BISNIPOTE D’ARTE

Il neo-presidente 46enne, che si insedierà il primo marzo, appartiene a una famiglia storica per la politica del Paese. Suo padre, Luis Alberto Lacalle, è stato presidente dal 1990 al 1995. La madre Julia Pou è stata senatrice tra il 2000 e il 2005.

Luis Alberto Lacalle​, padre del neo presidente dell’Uruguay e a sua volta ex presidente del Paese (Getty Images).

Infine il bisnonno Luis Alberto de Herrera, storico caudillo dei Blancos, a parte avere un ruolo assimilabile a primo ministro tra 1925 e 1927 ed essere stato membro del Consiglio nazionale di governo collegiale dal 1952 alla sua morte nel 1959, fu soprattutto colui che alle elezioni del 1958 sconfisse i Colorados dopo 93 anni. Personaggio leggendario, in alcune foto giovanili appare vestito da guerrigliero con un cappello da gaucho.

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LA PASSIONE PER IL MARE E PER IL SURF

Proprio dal bisnonno Lacalle Pou ha ereditato una collezione di National Geographic. Di qui la sua passione per il mare. Il suo sogno, infatti, era diventare un nuovo Jacques-Yves Cousteau tanto che anche ora dice di essere un oceanografo mancato. In compenso, però, è diventato un abilissimo surfista. Ha girato mezzo mondo a cercare onde da cavalcare: Hawaii, California, Nicaragua, Panama, El Salvador, Costa Rica, Messico, Brasile, Sumatra. Ama ripetere che «il surf insegna l’armonia con ciò che ci circonda e a integrarsi con il Pianeta». Quando non ha il mare a disposizione, si arrangia con uno skateboard.

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Proprio ai festeggiamenti per la vittoria del padre Luis Lacalle Pou conobbe sua moglie Lorena Ponce de León appartenente a una famiglia colorada, ma portata all’evento da una amica. Con lei ha avuto tre figli. Deputato dal 2000 al 2015, presidente della Camera dal 2011 al 2012, candidato alla presidenza nel 2014 e senatore dal 2015, Lacalle Pou è ora alla prova del governo.

LOTTA ALLA CRIMINALITÀ E SGRAVI FISCALI

Dopo Lacalle padre e dopo due altri mandati di presidenti colorados, nel 2004 vinse per la prima volta il Frente Amplio, versione tra le più soft della Marea Rosa dei governi di sinistra dell’area. Tre i mandati: Tabaré Vázquez, poi il mediatico Pepe Mujica, poi di nuovo Vázquez. Ma dopo 15 anni anche il modello uruguayano ha iniziato ad appanarsi.

Il neo presidente dell’Uruguay Luis Lacalle (Getty images).

Non ci sono state le involuzioni autoritarie di altri governi di sinistra e l’Uruguay resta uno dei Paesi meglio governati della regione, ma la delinquenza è cresciuta: da 284 omicidi nel 2017 si è passati ai 414 nel 2018. Carta che Lacalle Pou ha giocato in campagna elettorale. Il suo programma prevedeva anche sgravi fiscali per i produttori agricoli, la riduzione del deficit e il mantenimento dello Stato sociale.

LA VITTORIA DI MISURA AL BALLOTTAGGIO

Al primo turno del 27 ottobre Luis Alberto Lacalle Pou aveva conquistato il 28,62% dei voti, contro il 39,02% di Martínez, il 12,34% del colorado Ernesto Talvi e l’11,04% di Guido Manini Ríos, ex-comandante dell’esercito destituito da Vázquez per aver preso le difese del regime militare e fondatore del partito Cabildo Abierto chiaramente ispirato a Jair Bolsonaro.

Il candidato del Frente Amplio, Daniel Martinez con la sua candidata vice Graciela Villar (Getty).

Il suo successo ha allarmato gli uruguayani al punto da consentire a Martínez un forte recupero al ballottaggio del 24 novembre. Un risultato che però non è stato sufficiente a garantirgli la vittoria. E ora, grazie a 30 mila voti, è la volta del presidente-surfista. Alla domanda su cosa avrebbe fatto con la tavola se eletto aveva risposto: «Sognare», visto che «il presidente deve lavorare anche nei fine settimana». Ma, ha assicurato, continuerà a insegnare surf alla figlia Violeta.


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Progetto AltoFest nei Comuni della collina materana

L’esperienza di AltoFest Matera Basilicata 2019, il progetto che da inizio novembre sta attraversando la regione, portando artisti nazionali e internazionali nelle abitazioni dei cittadini lucani, trasformate in spazi performativi aperti al pubblico, arriva alla sua tappa conclusiva dal 4 all’8 dicembre. E' quanto si legge in un comunicato della Fondazione Matera-Basilicata 2019. 
Dopo aver coinvolto ed emozionato i comuni di Melfi, Venosa, Moliterno, Sarconi, Montalbano Jonico e Tursi, il progetto approda nella collina materana, fra Grassano, Tricarico, Miglionico, Montescaglioso e Matera-Borgo La Martella. Dodici famiglie dei cinque comuni ospitano altrettanti spettacoli, performance e istallazioni performative, in replica nelle cinque giornate.
A Tricarico, l’artista spagnolo Marc Vilanova propone “Kerosene”, una performance audiovisiva site-specific. Un'installazione di luci, progettata utilizzando le caratteristiche architettoniche dello spazio e innescata e manipolata dall'input dello strumento musicale e da componenti elettronici. Il risultato è un'esperienza immersiva in cui lo spazio è modellato e trasformato dal suono e dalla luce. La compagnia svizzera Inkörper Company presenta “Mouvement d'ensemble (Sacre)”, un’opera che mette in discussione la nuova relazione tra uomo e natura sotto forma di un'installazione in evoluzione. Nelle modalità di ripetizione e resistenza, l'esecutore intraprende una paziente impresa di costruzione e decostruzione di materiali naturali elementari che manipola per organizzare lo spazio.
A Grassano la Compagnia italiana Menhir si prepara per “Genesi”, in cui un paio di danzatori generano dinamiche fluide, incroci, pause e sospensioni. Nessuna coppia mitica all'origine delle generazioni future. Nessun giardino terrestre su cui segnare limiti e proprietà. “Daughters” della compagnia romena Tangaj Dance, è una performance sulla trasformazione, in cui tre micro-storie immaginarie, caricate di ironia e suspense, si intrecciano e creano una nuova identità. Siamo le figlie di una generazione, una comunità, un iperuniverso in cui la realtà è narrata in esplosivi frammenti di informazione.
Montescaglioso accoglie il progetto artistico Chiasma con “B-side” uno spettacolo\installazione creato tra il 2014 e il 2015 da Salvo Lombardo raccogliendo un archivio di gesti e movimenti, osservando i passanti occasionali in luoghi pubblici. Daria Greco "traduce" l'opera originale creando il suo archivio personale, catturando nuovi frammenti della vita quotidiana dei suoi "ospiti". Con “Lì dove l'ombra appare [remixed] (2014-2019)” l’artista italiana Isabella Bordoni, riprende un’opera del 2004, in cui poneva un corpo femminile al centro di un complesso progetto scenico. L’autrice torna a quel testo a quindici anni di distanza, come puro reperto archeologico, privato di tutto l'apparato tecnologico e performativo che ne era parte, aprendosi allo spazio domestico e a esiti ignoti. In “Sembra ma non soffro” della compagnia italiana Quotidiana.com, gli attori, posti su due inginocchiatoi bianchi, intrecciano un dialogo dalle forti tinte surreali eppure allo stesso tempo realissime che si avvalgono di un’ironia tagliente e spiazzante. Come figure incasellate nella striscia di fumetto aspirano a un altrove e si dibattono un come sbavature del disegno nel recinto angusto della vignetta.
A Miglionico, “Backstage” dell’artista spagnola Raquel Ponce, indaga il concetto di backstage, cosa succede dal punto di vista dello spettatore e quindi cosa immagina lo spettatore; lavorare su ciò che accade dopo l'azione, in quell'immediato futuro, quel futuro imprevedibile, sfuggente con molteplici possibilità. “In your face” del collettivo italiano Ateliersì usa il linguaggio di Facebook per la riscrittura di “Trovarsi” di Pirandello, concentrandosi sulla relazione tra la vita intima e il suo doppio on line. Si manifesta in un flusso teatrale e musicale che accoglie le irruzioni del reale e propone un nuovo punto di vista per osservare il rapporto tra l’io e la sua rappresentazione.
Il Borgo La Martella di Matera ospita gli artisti italiani Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani con “Sempre Verde”, che vede protagonisti un’Antigone e un Polinice contemporanei. Il fratello torna da un lungo vagare. La sorella non si è mossa da dove è nata. L'incontro è come un viaggio per riconoscersi. Un tempo per trovare le radici e il senso del futuro in un presente fragile, evanescente, nel quale i due si ritrovano bambini, sognanti, giocanti. In “Chiusi in un cerchio” l’artista italiano Giuseppe Valentino si interroga su quanto in un luogo (un agglomerato di case, una piccola città) la gente si sente parte di una comunità. Roberto Rossellini ha detto “l’anima di una società è la legge, l’anima che tiene assieme una comunità è l’amore”. E’ ancora il caso?
Il 5 dicembre, dalle 19:30 alle 21:00 nel Teatro Quaroni del Borgo La Martella di Matera, si tiene la consueta Agorà, l’assemblea a porte aperte in cui i cittadini delle comunità accoglienti si confrontano. Il Palazzo Materi di Grassano, ospita invece, nella giornata di domenica 8 dicembre dalle 11:00 alle 13:00, Voice Over, la conversazione con gli artisti trasmessa in diretta sulla webradio del festival all’indirizzo bit.ly/WRAltofestMatera. La programmazione viene chiusa l’8 dicembre al Borgo la Martella di Matera con la performance notturna “Elementare” del collettivo italiano Amigdala che ha inizio alle 22:30 presso l’abitazione di un donatore di spazio e prosegue fino all’alba al Teatro Quaroni. Un’alleanza temporanea tra pubblico e artisti, chiamati a condividere il tempo di una notte in uno spazio attrezzato per il sonno. Cosa ci spinge a cantare per una notte intera? Il rischio, la durata, la fatica, il raduno, il cambiamento, l’attesa, il risveglio, e il silenzio.
Gli orari e gli indirizzi delle abitazioni che ospitano la programmazione sono disponibili su www.materaevents.it e su www.altofest.net nella sezione "Altofest Matera Basilicata 2019". Per accedere agli spettacoli è necessario il Passaporto per Matera 2019 e la prenotazione. Un’ora prima dell’inizio degli spettacoli viene aperta una lista d’attesa per consentire gli accessi in caso di no-show. L’Agorà e il Voice Over sono invece ad accesso libero fino a esaurimento posti.
Nella giornata di sabato i comuni di Grassano, Tricarico, Miglionico, Montescaglioso e Matera-Borgo La Martella possono essere raggiunti tramite il servizio navetta con partenza da Matera, Piazza Matteotti. Per informazioni sugli orari di partenza e per le prenotazioni: tel. 0835 314233 - escursioni@ridolaviaggi.it - www.ridolaviaggi.it
  

Acquedotto lucano incontra le associazioni dei consumatori

Come accedere alle agevolazioni sulla bolletta dell’acqua e come ottenere una “bolletta” reale, generata cioè sui consumi effettivi. Se ne è parlato, nei giorni scorsi, nel corso di un incontro tenutosi tra la direzione commerciale di Acquedotto Lucano Spa e le associazioni dei consumatori che vi hanno partecipato: Adiconsum, Adoc, Federconsumatori, Assoutenti, Cittadinanzattiva e Lega Consumatori. Lo rende noto l’Acquedotto Lucano.
La Direzione commerciale di Acquedotto Lucano Spa ha illustrato alcune novità introdotte dal gestore nella modulistica e sul proprio sito internet per semplificare agli utenti del servizio idrico integrato le modalità di accesso ad alcune agevolazioni sulla fattura dei consumi.
Acquedotto Lucano, nella sezione “Utenti” del sito internet www.acquedottolucano.it, ha predisposto una pagina dedicata al cosiddetto “Bonus sociale idrico”, contenente tutte le informazioni utili, per l’ammissione degli utenti “deboli” che vivono difficoltà economiche all’agevolazione in bolletta. Il bonus sociale idrico introdotto dall’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) in attuazione di una legge nazionale si aggiunge allo specifico bonus idrico integrativo introdotto dall’Egrib al fine di garantire una ulteriore misura di tutela delle fasce di utenti maggiormente bisognosi.
Il gestore del servizio idrico integrato, inoltre, ha semplificato e potenziato con nuove funzionalità i servizi presenti sul portale web: gli utenti attraverso pochi semplici passaggi potranno trasmettere e registrare nella banca dati della Società le autoletture dei consumi, nonché effettuare l’autocertificazione dei componenti del nucleo familiare per ottenere una esatta fattura calcolata sul numero effettivo degli stessi. L’autocertificazione può essere fatta accedendo dalla home del sito internet www.acquedottolucano.it alla voce “Il tuo nucleo familiare”.
Acquedotto Lucano ha condiviso con le associazioni dei consumatori l’applicazione, nella prossima fatturazione, del cosiddetto deposito cauzionale in attuazione della Delibera Aeegsi n. 86/2013/RIIDR del 28/02/2013 e secondo le modalità previste (primo addebito del 50% dell’importo e due rate successive), per le utenze ubicate nei diversi Comuni della Regione Basilicata, ai quali non è stato addebitato nel corso degli anni.
Il deposito cauzionale non sarà applicato agli utenti con consumi annui fino a 500 mc/anno che hanno la domiciliazione bancaria, postale o su carta di credito della bolletta ed agli utenti che fruiscono di agevolazioni sociali: bonus sociale, bonus integrativo o altre forme di agevolazioni a conoscenza del gestore.
Un’importante interlocuzione tra il gestore e le associazioni è stata svolta, infine, sulla conciliazione paritetica, strumento che consente all’utente di risolvere l’eventuale contenzioso sul servizio idrico integrato in via extragiudiziale. Acquedotto Lucano – conclude la nota – è stato fra i primi gestori ad essere coinvolto nel “Servizio Conciliazione” attivato dall’Arera e ha organizzato proprio in questi giorni, per garantire l’immediata operatività dello strumento conciliativo, un’attività di formazione dei nuovi conciliatori aziendali e delle associazioni dei consumatori.
  

Sulla prescrizione il governo ha respinto l’offensiva del centrodestra

No dell'Aula della Camera alla richiesta d'urgenza per l'esame della proposta di legge del forzista Costa. Maggioranza compatta, Italia viva non partecipa alla votazione.

No dell’Aula della Camera alla richiesta d’urgenza per l’esame della proposta di legge Costa in materia di prescrizione presentata da Forza Italia e che vuole annullare la riforma Bonafede. I deputati di Italia viva non hanno partecipato alla votazione. La richiesta è stata bocciata con 245 no, 219 sì e due astenuti. Il governo ha votato compatto, col Movimento 5 stelle che ha applaudito all’operato del Partito democratico. «Il fatto che il Pd abbia votato contro l’urgenza della pdl Costa per rinviare l’entrata in vigore della riforma della prescrizione è un segnale che accogliamo con piacere. Adesso concentriamoci con unità di intenti sulla riforma che dimezza i tempi del processo penale».  I renziani, dopo aver minacciato di votare a favore, hanno scelto di non partecipare al voto: «Riconosciamo l’urgenza e la riconoscono avvocati in sciopero e magistrati fuori dal parlamento», hanno annunciato i deputati Iv in una nota. «Per non creare divisioni pretestuose nella maggioranza ed evitare strumentalizzazioni su un voto procedurale, ci limitiamo a non votare. Chiediamo al governo subito una soluzione, perché ogni discussione su prescrizione e riforma processo penale è ferma».

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Sulla prescrizione il governo ha respinto l’offensiva del centrodestra

No dell'Aula della Camera alla richiesta d'urgenza per l'esame della proposta di legge del forzista Costa. Maggioranza compatta, Italia viva non partecipa alla votazione.

No dell’Aula della Camera alla richiesta d’urgenza per l’esame della proposta di legge Costa in materia di prescrizione presentata da Forza Italia e che vuole annullare la riforma Bonafede. I deputati di Italia viva non hanno partecipato alla votazione. La richiesta è stata bocciata con 245 no, 219 sì e due astenuti. Il governo ha votato compatto, col Movimento 5 stelle che ha applaudito all’operato del Partito democratico. «Il fatto che il Pd abbia votato contro l’urgenza della pdl Costa per rinviare l’entrata in vigore della riforma della prescrizione è un segnale che accogliamo con piacere. Adesso concentriamoci con unità di intenti sulla riforma che dimezza i tempi del processo penale».  I renziani, dopo aver minacciato di votare a favore, hanno scelto di non partecipare al voto: «Riconosciamo l’urgenza e la riconoscono avvocati in sciopero e magistrati fuori dal parlamento», hanno annunciato i deputati Iv in una nota. «Per non creare divisioni pretestuose nella maggioranza ed evitare strumentalizzazioni su un voto procedurale, ci limitiamo a non votare. Chiediamo al governo subito una soluzione, perché ogni discussione su prescrizione e riforma processo penale è ferma».

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Marcello Dell’Utri ha scontato la pena ed è tornato in libertà

L'ex senatore di Forza Italia ha ricevuto il provvedimento di scarcerazione nell'abitazione all'interno della quale stava scontando i domiciliari da luglio 2018. Il 12 dicembre i giudici di Milano decideranno sulla libertà vigilata.

Dopo cinque anni Marcello Dell’Utri è di nuovo un un uomo libero. Il 3 dicembre i carabinieri hanno consegnato il provvedimento di scarcerazione all’ex senatore, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri era atteso verso le 10.30 alla stazione dei carabinieri di Segrate (Milano) per ritirare il decreto di scarcerazione, ma poco dopo quell’ora due militari si sono recati per consegnargli il documento nell’abitazione, intestata alla moglie, a Milano 2, dove da luglio 2018 si trovava ai domiciliari per motivi di salute.

PER IL MOMENTO NESSUNA USCITA PUBBLICA

Dell’Utri, a quanto si è saputo informalmente da chi ha avuto modo di parlargli, sta bene e avrebbe intenzione di evitare uscite pubbliche per una decina di giorni. All’ingresso del palazzo dove l’ex senatore di Forza Italia ha ricevuto il provvedimento di scarcerazione, si radunata una piccola folla di giornalisti e fotografi.

I GIUDICI DECIDERANNO SULLA LIBERTÀ VIGILATA

Intanto, è stata fissata per il 12 dicembre dal magistrato di sorveglianza di Milano l’udienza per valutare se sia ad oggi socialmente pericoloso e quindi decidere se applicare o meno l’eventuale misura di sicurezza della libertà vigilata con le relative prescrizioni. Il fascicolo di Dell’Utri è di competenza del giudice Giulia Turri.

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Contro Macron Trump si riscopre paladino della Nato

Il presidente Usa al vertice dei 70 anni dell'Alleanza Atlantica attacca l'omologo francese e le sue parole sulla morte cerebrale dell'organizzazione. L'Eliseo rischia di restare isolato sulla Difesa europea.

Il summit che celebra il 70esimo anniversario della Nato non è ancora partito, ma i suoi protagonisti hanno già fatto capire che non sarà un ritrovo amichevole. Le premesse del vertice di Londra erano già quelle di una resa dei conti tra i leader degli Stati membri, con posizioni sempre più distanti tra loro per quel che riguarda il futuro dell’Alleanza Atlantica. Per la prima volta nella storia dell’organizzazione nata dopo la Seconda guerra mondiale, le minacce che vengono dai dissidi interni sembrano superare quelle esterne. Ad aprire le danze è stato, come di consueto, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Appena atterrato nel Regno Unito ha sferrato il suo attacco contro il presidente francese Emmanuel Macron. «È stato molto offensivo a parlare di morte cerebrale della Nato», ha detto il tycoon, definendo le parole del capo dell’Eliseo come «molto, molto malevoli» nei confronti dei 28 Paesi alleati. Una predica che arriva dal pulpito che più di qualunque altro ha criticato l’Alleanza Atlantica in questi anni, definendola «obsoleta» e «piena di scrocconi» diverse volte.

I TENTATIVI DI MACRON NON PIACCIONO A TRUMP

Questa volta, però, la difesa dell’organizzazione fa gioco al presidente Usa, che cerca di isolare il più possibile l’omologo francese nel suo tentativo di prendere il controllo della discussione sul futuro della difesa comune europea. Trump non è l’unico a vedere di cattivo occhio i tentativi di Macron, che rischia di essersi spinto un po’ troppo in la con gli attacchi all’Alleanza.

ANCHE JOHNSON E MERKEL DIFENDONO LA NATO

La Nato «è in buona salute» ed è un simbolo di «fantastico successo», ha detto da parte sua Johnson, «il mio messaggio a tutti i leader in arrivo nel Regno Unito, al presidente Trump, al presidente Macron, alla cancelliera Merkel e a tutti i nostri amici», è «guardate, siamo una grande alleanza che ha avuto un fantastico successo per 70 anni e ha portato pace e prosperità». La cancelliera aveva già ribattuto ai commenti di Macron nei giorni scorsi, promettendo più impegno nella Nato nei prossimi anni.

TRUMP: «JOHNSON MOLTO COMPETENTE»

Trump ha elogiato Johnson come un uomo «molto competente», annunciando che lo vedrà faccia a faccia a margine del vertice. Parlando nella sede dell’ambasciata Usa, il presidente si è detto peraltro pronto a lavorare anche col leader laburista Jeremy Corbyn, con cui in passato ha polemizzato, se vincerà le elezioni del 12 dicembre. «Posso lavorare con chiunque, sono una persona con cui è facile lavorare», ha risposto al riguardo.

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Bocciato l’emendamento contro il reddito di cittadinanza ai terroristi

Forza Italia voleva togliere l'assegno a chi lo percepisce mentre sta scontando ancora la pena: «Specialmente per reati come l'omicidio, la pedofilia, la violenza sessuale». La maggioranza ha respinto la proposta di modifica.

Mentre si discute sull’efficacia del reddito di cittadinanza c’è una delicata questione proprio legata alla misura bandiera del Movimento 5 stelle introdotta dal governo gialloverde che rischia di diventare un caso politico. Quella dell’assegno percepito dai condannati per terrorismo. Che dovrebbe restare così com’è.

PROPOSTA DELL’AZZURRA GIAMMANCO

Gabriella Giammanco, vice presidente del gruppo Forza Italia al Senato, ha infatti spiegato che l’emendamento che ha presentato alla legge di Bilancio per togliere il reddito a certi tipi di condannati è stato respinto dalla maggioranza in Commissione: «Ora dovranno giustificarlo agli italiani».

I CASI DI CRONACA TRA CONTRABBANDIERI E PORSCHE

La Giammanco ha detto che «il reddito di cittadinanza è una misura che fa acqua da tutte le parti, come i casi di cronaca (tra contrabbandieri di sigarette e spacciatori con la Porsche pagati dallo Stato, ndr) hanno dimostrato. Tra tutte le falle credo che la più ingiusta e assurda sia quella che consente ai terroristi di percepirlo mentre stanno ancora scontando la loro pena».

LA POLEMICA PER LA VICENDA DELL’EX BR

A settembre 2019 fece discutere la vicenda di Federica Saraceni, ex brigatista, agli arresti domiciliari e col reddito di cittadinanza. Ma per l’Inps era tutto in regola: i requisiti reddituali, patrimoniali e occupazionali c’erano.

Ci sarebbe stato un risparmio per le casse dello Stato che sarebbe andato al fondo per le politiche attive del lavoro


Gabriella Giammanco di Forza Italia

Ora la parlamentare azzurra voleva privare dell’assegno «chi si è macchiato di reati particolarmente odiosi, come l’omicidio, la pedofilia, la violenza sessuale». Ma «la bocciatura dell’emendamento è surreale, considerato anche il fatto che avrebbe comportato un risparmio per le casse dello Stato che sarebbe andato al fondo per le politiche attive del lavoro. Una scelta simbolica, ma anche etica, un aiuto concreto ai tanti lavoratori disoccupati che non cercano elemosine ma un lavoro vero».

DI MAIO: «CHI CRITICA LA MISURA NON CONOSCE LA VITA REALE»

Il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio però da sempre difende il provvedimento, come quando ha postato il messaggio che gli ha inviato una donna di 39 anni: «Ogni giorno talk-show, tg e pseudo-opinionisti fanno a gara per attaccare il reddito di cittadinanza e lo fanno perché non conoscono la vita reale, perché non sanno cosa vuol dire non avere i soldi per curarsi o curare il proprio figlio, perché non gli sono mai mancati i soldi per mangiare».

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San Siro non si tocca: Inter e Milan al lavoro su «nuove idee»

I due club incontrano il Comune. Il Meazza non si tocca. Scaroni polemico: «Scelta bella ma un po' stupida».

San Siro non si tocca, e anche Milan e Inter paiono lavorare in quella direzione nell’ambito del progetto per il nuovo stadio. «L’indicazione che abbiamo avuto è che comunque c’è un’idea di mantenimento della superficie di San Siro sui diversi scenari. L’obiettivo è quello ora di lavorare su queste varie ipotesi», ha detto l’ad dell’Inter Alessandro Antonello, al termine dell’incontro con Milan e Comune. «È stato un incontro utile. Ancora una volta i club si sono resi disponibili a proporre idee sul mantenimento di San Siro e a lavorare, come sempre fatto. Il punto di discussione era capire l’ingombro di San Siro come può essere reso compatibile con l’esistenza di un altro stadio a poche centinaia di metri. Oggi c’è una delibera e ci si deve attenere alla delibera che è stata emanata».

SCARONI: «DUE STADI? IDEA BELLA MA UN PO’ STUPIDA»

A stretto giro sono arrivate anche le parole del presidente del Milan, Paolo Scaroni, più polemico rispetto all’ad nerazzurro: «L’idea di avere due stadi vicini, vecchio e nuovo, uno accanto all’altro, è qualcosa che non ricordo di aver mai visto. Per carità, magari essere ‘first’, i primi, può essere anche bello, a volte però può essere un po’ stupido», ha detto. «Si è molto parlato di ingombro, perché che ci siano tre, due o un anello è abbastanza irrilevante da un punto di vista dell’occupazione dello spazio. Il Comune, come da sua delibera, ci terrebbe a mantenere una vocazione sportiva, ma a tenere l’ingombro. Noi analizzeremo questa come prima ipotesi. Un’ipotesi un po’, detta in termini positivi, innovativa, perché non si sono mai visti due stadi uno a cento metri dall’altro. Qualora questa ipotesi non sia percorribile, per quanto ci riguarda, il Comune si è dichiarato disponibile ad analizzare altre ipotesi che riducano l’ingombro».

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La proposta di nozze del deputato Di Muro era una messinscena

Il leghista che ha chiesto alla fidanzata di sposarlo durante una seduta della Camera aveva già organizzato il matrimonio da tempo. Con tanto di festa e chiesa prenotata.

Forse la Camera dei Deputati non è il luogo più adatto per una proposta di matrimonio. Sicuramente non lo è se la dichiarazione è una messinscena fatta per puro spettacolo, a favore di telecamere durante una seduta del parlamento dedicata ai fondi per i terremotati. È stato accertato da Corriere e La Stampa che la proposta del leghista Flavio Di Muro con tanto di anello non era altro che una montatura: il matrimonio era già stato concordato da mesi e la futura sposa aveva già dato il suo sì.

«Si scopre oggi con certezza, infatti, che il matrimonio tra il deputato ventimigliese e la sua compagna, era in realtà previsto e fissato da tempo», scrive il quotidiano torinese, «e dunque Elisa il suo “sì” lo aveva evidentemente già ribadito nei mesi scorsi. Risulta infatti prenotato, addirittura dallo scorso settembre, il ristorante: “U Cian”, di Isolabona. I fidanzati hanno anche effettuato il lungo percorso prematrimoniale con don Salvatore: concluso insieme ad altre cinque coppie, giusto domenica sera. E la data della cerimonia? Decisa pure quella. Il matrimonio sarà in Cattedrale il prossimo 5 settembre».

LA REPLICA: «GESTO SPONTANEO»

Ci si chiede allora il perché del gesto, una prima assoluta a Montecitorio. «Io ed Elisa stiamo insieme da sei anni ed è ovvio che di matrimonio avessimo già parlato in passato», si è giustificato il deputato, «ma non le avevo mai fatto la dichiarazione ufficiale di matrimonio o dato l’anello. Ho scelto di farlo in quel contesto, in modo spontaneo e genuino». Con tutto già fissato per il grande giorno, c’è per lo meno da aspettarsi che conoscesse già la risposta alla sua dichiarazione.

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Nel M5s Di Battista in soccorso di Di Maio contro il Mes

Dopo il gelo con Conte, il capo politico grillino rialza la testa: «Si firma tutto il pacchetto del Salva-Stati. Saremo noi a decidere se e come passa». E Dibba approva sui social. Ma il Pd: «Non è un governo monocolore». Salvini: «Trattato non emendabile, da bloccare».

Nel day after sul Mes Luigi Di Maio ha provato a rialzare la testa. Dopo l’informativa alle Camere, il gelo col premier Giuseppe Conte e il clima da separati in casa nel governo, con lo spauracchio della crisi che riaffiora costantemente, il capo politico del Movimento 5 stelle è intervenuto su Facebook: «Conte ha detto che tutti i ministri sapevano di questo fondo. Sapevamo che il Mes era arrivato a un punto della sua riforma, ma sapevamo che era all’interno di un pacchetto, che prevede anche la riforma dell’unione bancaria e l’assicurazione sui depositi. Per il M5s queste tre cose vanno insieme e non si può firmare solo una cosa alla volta».

DI BATTISTA: «COSÌ NON CONVIENE ALL’ITALIA»

Col ministro degli Esteri si è schierato anche un altro “big” grillino, Alessandro Di Battista, lui che è stato “accusato” di voler spostare il M5s verso destra proprio assieme a Di Maio. E in un commento social Dibba ha appoggiato la linea del capo: «Concordo. Così non conviene all’Italia. Punto».

DI MAIO: «SIAMO L’AGO DELLA BILANCIA»

Di Maio tra le altre cose ha spiegato che «il M5s dice che c’è una riforma in corso, prendiamoci del tempo per fare delle modifiche che non rendano questo fondo un pericolo. Siamo al governo. Questo significa che abbiamo la possibilità, ma anche la responsabilità, di agire per migliorare le cose». E infine: «Il M5s continua a essere ago della bilancia. Decideremo noi come e se dovrà passare questa riforma del Mes».

MA IL PD LO FRENA: «NON È UN GOVERNO MONOCOLORE»

Non ha proprio la stessa idea degli equilibri di maggioranza il capogruppo del Partito democratico al Senato, Andrea Marcucci. Che intervistato da La Stampa sui pericoli di rottura ha detto: «Inutile ignorare i rischi, io però scommetto sul buon senso». E con Di Maio cosa sta accadendo? «Avute le necessarie spiegazioni dal premier sull’iter del provvedimento, si ravveda. Se non lo facesse, sarebbe chiamato a trarne le conseguenze sulla vita del governo», ha risposto Marcucci, ricordando che «il M5s non è alla guida di un monocolore, questo è un governo di coalizione, dove le posizioni di tutta la maggioranza devono essere tenute in considerazione».

SALVINI: «DA BRUXELLES DICONO CHE IL TRATTATO È CHIUSO»

Dal centrodestra Matteo Salvini ha tenuto la sua linea parlando da Bruxelles: «La nostra posizione è quella dei cinque stelle, il trattato così come è non è accettabile, va visito, ridiscusso, ridisegnato, emendato, che è l’esatto contrario di quello che arrivava da Bruxelles dicendo il pacchetto è chiuso. Mi sembra che il premier abbia diversi problemi, non lo invidio».

Siamo contro le modifiche, dal nostro punto di vista il trattato sul Mes non è emendabile, è da bloccare e punto


Matteo Salvini

Poi ha chiuso ulterioremente ogni margine di trattativa: «Noi non abbiamo cambiato posizione rispetto a sette anni fa, eravamo contro allora e siamo contro le modifiche oggi, dal nostro punto di vista il trattato sul Mes non è emendabile, è da bloccare e punto. Quando parlavo di emendabilità riportavo le parole del vice capogruppo dei cinque stelle Silvestri che esprimeva tutti i suoi dubbi alla Camera. Per noi è una esperienza chiusa, che non è utile né modificare né ripetere».

«NESSUNO MI HA MOSTRATO IL TESTO CON LE MODIFICHE»

Prima, su Rai Radio1 a Radio anch’io, aveva detto: «Stiamo parlando di un trattato che coinvolge 124 miliardi di euro degli italiani con delle regole di distribuzione e di prestito a decenni che in questo momento andrebbero ad avvantaggiare il sistema economico e bancario tedesco. Nessuno mi ha mai fatto vedere il testo delle modifiche di questo trattato. Io non ho mai letto il testo ed è grazie a noi che ne stiamo parlando altrimenti Conte e Gualtieri non sarebbero mai venuti in Aula. Il parlamento deve poter intervenire su quel testo».

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Matera 2019 chiude programma con l’Open Culture Festival

L’anno di Matera Capitale Europea della Cultura si chiude con l’Open Culture Festival, due settimane dedicate al tema centrale del dossier di candidatura e che rilancia l’eredità di questo percorso straordinario: la cultura aperta, che è inclusione, contaminazione, partecipazione, sguardo verso il futuro. Dal 7 al 19 dicembre - comunica la Fondazione Matera Basilicata 2019 - si svolgeranno in città una serie di iniziative dedicate alla cultura digitale, all’innovazione tecnologica, ai dibattiti sulle sfide del domani, con panel di approfondimento, laboratori dedicati a giovani e meno giovani, spettacoli teatrali, performance musicali e mostre interattive.
La programmazione si aprirà il 7 dicembre presso la Serra del Sole con la conferenza internazionale “Open Future – The Conference” organizzata in collaborazione con Fiera Milano Media SpA Divisione Business International, con il coordinamento di Carlo Antonelli, giornalista e CEO di Fiera Milano Media. La conferenza proverà a rispondere alle domande sul futuro della produzione culturale e sulla sua relazione con i principali temi del dibattito culturale contemporaneo: rapporto uomo natura, arte e medicina, dall’homo sapiens all’uomo ridisegnato da strutture sintetiche e dati, all’inborg. La giornata sarà articolata in tavoli di discussione, dalle 10:00 alle 18:00, e un momento di restituzione aperto al pubblico alle 18:30. Fra gli interventi: Andrea Lissoni, Carolyn Christov-Bakargiev, Francesco Urbano Ragazzi, Paola Antonelli, Stefano Gustincich, Federico Campagna, Ilaria Capua, Ida Dominijanni, Colin Waters, Armin Linke, Victoria Delgado, Emanuele Coccia, Matteo Pasquinelli, Stefano Mirti. Ingresso con Passaporto Matera 2019 e prenotazione.
Nella stessa giornata verranno allestite in Piazza San Francesco e a Casino Padula due “Open Dome”, spazi temporanei che ospiteranno eventi digitali, installazioni e riflessioni collettive per tutte le giornate del Festival. Nell’Open Dome di Piazza San Francesco si insedierà inoltre la Matera Factory coordinata dall’esperto di comunicazione digitale Stefano Mirti, che avrà il compito di raccogliere nel corso del Festival, le idee e le testimonianze delle persone - cittadini, volontari, artisti, progettisti, creativi - che hanno partecipato a diverso titolo al processo di Matera 2019. L’esito di questa attività, a cui saranno legati i principali appuntamenti del Festival, confluiranno nel Manifesto della co-creazione che sarà presentato nella mattina del 20 dicembre al presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, come vero e proprio punto di arrivo dell’anno 2019, ma nel contempo punto di partenza per il progetto “legacy” di tutta la manifestazione.
Dall’8 al 20 dicembre gli Ipogei Motta accoglieranno la mostra di realtà virtuale “Biennale di Venezia /Virtual reality experience - edizione Matera 2019”, con visite dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 20:00. La mostra porta a Matera una selezione di 13 opere dalla Sezione Venice Virtual Reality della 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de la Biennale di Venezia e dalle ultime due edizioni di Biennale College Cinema Virtual Reality, il programma de La Biennale di Venezia che promuove i nuovi talenti emergenti sostenendo la produzione di progetti VR. Ingresso con Passaporto Matera 2019 e prenotazione.
L’8 e il 9 dicembre presso il Cinema Guerrieri andrà in scena, alle 19:00 e alle 21:00, la performance “Intentional Particle” del danzatore giapponese Hiroaki Umeda, che unisce i linguaggi artistici della danza e dell’arte digitale. Ingresso con Passaporto Matera 2019 e prenotazione.
Pilastro di tutto il Festival il progetto “Matera 3019” che porta al centro l’ascolto delle parole e delle suggestioni dei giovani, la loro idea di futuro, lavorando sul divario sempre più forte che vivono fra il mondo virtuale del digitale e quello corporeo del reale. Queste due dimensioni saranno indagate attraverso due percorsi. Dall’8 al 15 dicembre presso Casino Padula, la Scuola Open Source e la Open Design School, realizzeranno con 60 giovani selezionati attraverso chiamata pubblica, i laboratori di ricerca e co-progettazione "XYZ 2019” durante i quali si lavorerà a una piattaforma digitale per raccogliere, misurare e sistematizzare quanto fatto durante Matera 2019, valorizzando la produzione culturale indipendente. Gli esiti dei laboratori saranno presentati al pubblico il 15 dicembre ore 17:30 nell’Open Dome di Piazza San Francesco.
Dal 9 al 16 dicembre, presso il Palazzo del Casale, andrà invece in scena alle 18:00 e alle 21:00, l’evento teatrale “Uccelli. Esercizi di miracolo” a cura del collettivo artistico del progetto "Clessidra. Il teatro a partire dai luoghi", una produzione del Teatro delle Forche, che interroga la città contemporanea, nelle sue compressioni, nelle sue linee di fuga, nelle sue linee di sogno e utopia. Ingresso con Passaporto Matera 2019 e prenotazione. Dal 2 al 6 dicembre, in preparazione dell’evento teatrale, verranno realizzati dei laboratori con i ragazzi delle scuole superiori materane e delle performance nei quartieri della città, in centro così come in periferia.
Dal 12 dicembre, alcuni contenuti multimediali di Matera 2019 saranno disponibili su Google Arts & Culture, la piattaforma tecnologica sviluppata da Google per promuovere e preservare la cultura online. La presentazione della collezione digitale di Matera 2019 sulla piattaforma si terrà alle ore 18:30 presso l’Open Dome, di piazza San Francesco. Nella mattina, dalle ore 10:00 alle 12:30, gli studenti del Liceo classico e artistico di Matera, saranno protagonisti di un laboratorio con la youtuber Lucrezia Oddone, famosa sul web per le sue lezioni di italiano agli stranieri.
La cattedrale di Matera ospiterà il 15 dicembre alle 21:00 “Remix the future” un progetto in due tempi composto dalla video installazione “Pensieri Illuminati", opera digitale di Felice Limosani narrata da Alessandro Preziosi, e il concerto diretto dal Maestro Beatrice Venezi con la Time Machine Ensamble. Un evento culturale che suggerisce l'incontro e la fusione tra arte, umanità e tecnologia e indice simbolicamente nella sacralità del luogo "un'assemblea civile dove assemblare il futuro". Ingresso con Passaporto Matera 2019 e prenotazione.
“SAVE for Seniors” è il progetto di educazione all'uso della tecnologia rivolto agli anziani, pensato da Samsung. Il 17 e 18 dicembre, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 16:30 alle 18:30 nell’Open Dome di Piazza San Francesco, i “Digital Angels”, studenti del Liceo scientifico Dante Alighieri di Matera formati dall’azienda coreana, affiancheranno persone over 55 per offrire loro nuovi strumenti con cui migliorare la propria vita quotidiana.
Il 17 dicembre alle 18:30, all’interno dell’Open Dome di Piazza San Francesco, verrà presentato il libro “Il Principe digitale” di Mauro Calise e Fortuna Musella (Laterza 2019), una riflessione del ruolo della politica nell’era dei social media.
Nella giornata del 19 dicembre le Capitali Europee della Cultura del passato e del futuro, presentano nell’Open Dome di Piazza San Francesco, le loro migliori produzioni realizzate nell'ambito dell'arte digitale, realtà virtuale e aumentata, alla presenza di alcuni dei loro ideatori.
Fino alla cerimonia di chiusura, in programma il 20 dicembre con l’evento “Open Future, Together!”, ogni giornata di dicembre ospiterà uno o più appuntamenti del programma ufficiale di Matera 2019.Come già previsto, numerose mostre e attività continueranno anche nel 2020, visto l’alto numero di richieste da parte delle scuole e del pubblico. Il calendario aggiornato è disponibile su www.materaevents.it
  

L’allarme Ocse sulla capacità di lettura degli studenti italiani

Secondo l'ultimo rapporto Pisa, solo un 15enne su 20 è in grado di comprendere un testo complesso. Si confermano il divario Nord-Sud e quello licei-istituti tecnici.

Se le competenze in lettura dei 15enni italiani restano stabili nel lungo periodo, diminuiscono rispetto ad alcuni cicli Pisa (Programma per la valutazione internazionale dello studente): il punteggio in lettura del 2018 non si discosta in modo significativo da quello dell’ultima rilevazione Pisa, mentre peggiora rispetto al ciclo del 2000 (-11 punti) e al 2009 (-10 punti), ma anche rispetto al ciclo del 2012 (-13 punti). Rispetto al 2000, la performance degli studenti del Nord Est diminuisce di 26 punti e di 19 punti quella degli studenti del Nord Ovest, che nel 2018 conseguono un punteggio inferiore anche a quello del 2012 (-15 punti). Per gli studenti del Sud il peggioramento rispetto al 2009 è -16 punti e rispetto al 2012 -23 punti. Resta costante nei vari cicli Pisa la competenza in lettura degli studenti del Centro e di quelli del Sud Isole. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto Ocse-Pisa, presentato oggi. In tutte le tipologie di istruzione, ad eccezione della Formazione professionale, si osserva un decremento delle competenze in lettura rispetto al ciclo del 2000 (in media -26 punti) e rispetto al 2009 (in media -20).

L’ITALIA SOTTO LA MEDIA OCSE

Gli studenti italiani in lettura ottengono un punteggio di 476, inferiore alla media Ocse (487), collocandosi tra il 23° e il 29° posto tra i Paesi Ocse. Il punteggio non si differenzia da quello di Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele. Le province cinesi di Beijing, Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Singapore ottengono un punteggio medio superiore a quello di tutti i Paesi che hanno partecipato a Pisa. Hanno partecipato alla prova Pisa 11.785 studenti quindicenni italiani, divisi in 550 scuole totali. Pisa è un’indagine internazionale promossa dall’Ocse, con cadenza triennale. Il primo ciclo dell’indagine si è svolto nel 2000; il 2018 è stato il settimo ciclo. L’Italia partecipa fin dal primo ciclo. Alla rilevazione Pisa 2018 hanno partecipato 79 Paesi di cui 37 Paesi Ocse.

SI CONFERMA IL DIVARIO NORD-SUD

In Italia i divari territoriali sono molto ampi e si conferma il divario Nord-Sud: gli studenti delle aree del Nord in lettura ottengono i risultati migliori (Nord Ovest 498 e Nord Est 501), mentre i loro coetanei delle aree del Sud sono quelli che presentano le maggiori difficoltà (Sud 453 e Sud Isole 439). I quindicenni del Centro conseguono un punteggio medio di 484, superiore a quello degli studenti del Sud e Sud Isole, inferiore a quello dei ragazzi del Nord Est, ma non diverso da quello dei quindicenni del Nord Ovest. Forti anche le differenze anche fra tipologie di scuola frequentate dagli studenti: i ragazzi dei Licei ottengono i risultati migliori (521), seguono quelli degli Istituti tecnici (458) e, infine, quelli degli Istituti professionali (395) e della Formazione professionale (404). Queste ultime due tipologie di istruzione presentano punteggi in lettura che non si differenziano tra loro. A livello medio Ocse, circa il 77% degli studenti raggiunge almeno il livello 2, considerato il livello minimo di competenza in lettura. L’Italia presenta una percentuale di studenti che raggiunge almeno il livello minimo di competenza in lettura analoga alla percentuale media internazionale.

LA DIFFERENZA TRA LICEI E ISTITUTI TECNICI

Divari ancora più ampi si osservano tra le diverse tipologie di istruzione. Nei Licei troviamo la percentuale più elevata di studenti top performer (9%) e, al tempo stesso, quella più bassa di low performer (8%). Negli Istituti tecnici la percentuale di top performer scende al 2%, mentre il 27% degli studenti non raggiunge il livello 2; livello non raggiunto da almeno il 50% degli studenti degli Istituti professionali e della Formazione professionale. In generale, il Report diffuso oggi, per quanto riguarda la lettura, dimostra che gli studenti italiani sono più bravi nei processi di comprensione (478) e di valutazione e riflessione (482) piuttosto che nell’individuare informazioni (470). Per quanto riguarda invece le sotto-scale relative alla fonte, gli studenti italiani ottengono risultati più elevati nei testi multipli (481) piuttosto che in quelli singoli (474).

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