“L’approvazione della legge di riforma dell’Arpab segna un nuovo passo per i controlli e il monitoraggio ambientali. Abbiamo voluto un’Agenzia che fosse incentrata sulla sua vera mission: dare certezze ai cittadini sullo stato dell’ambiente in cui vivono. Lo abbiamo fatto privilegiando l’implementazione delle funzioni di controllo e snellendo l’apparato amministrativo. Abbiamo sperimentato in questi anni che l’organizzazione complessiva, in particolare l’organizzazione in dipartimenti non ha funzionato. La nuova organizzazione va verso la specializzazione degli uffici che coprirà l’intero territorio regionale”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Gianni Rosa, commentando l’approvazione in Consiglio del disegno di legge sul riordino dell’Arpab.
“Una riforma – ha continuato Rosa – che sarà a costo zero e non peserà sulle tasche dei lucani e avverrà attraverso la riduzione dei compensi del direttore generale e del direttore tecnico scientifico e l’abolizione della figura del direttore amministrativo. La riforma si completerà con i concorsi pubblici per assumere tecnici e aumentare l’efficienza delle attività di analisi e controllo. Ringrazio il presidente Bardi, la giunta tutta e i consiglieri tutti che hanno dimostrato che con il confronto si riesca a lavorare per il bene dei lucani”.
L’Assemblea degli azionisti di Acquedotto Lucano ha approvato, questa mattina, il programma delle attività di gestione e degli investimenti, gli obiettivi assegnati all’amministratore unico da perseguire nel corso del 2020, nonché le azioni da mettere in campo per il raggiungimento dell’equilibrio economico- finanziario. Lo rende noto l’ufficio stampa della società precisando che ai lavori hanno partecipato il dirigente generale del Dipartimento Programmazione e Finanze della Regione Basilicata Domenico Tripaldi, l’amministratore unico dell’Egrib Canio Santarsiero e i sindaci dei Comuni in rappresentanza del 69,39 per cento del capitale sociale.
L’amministratore unico di AL, Giandomenico Marchese, ha tracciato le linee programmatiche di gestione e gli obiettivi che nel corso del 2020 dovranno essere perseguiti e raggiunti per l’ottimizzazione del servizio idrico integrato. “Le attività per l’anno 2020 – ha spiegato – prevedono un ambizioso programma che, oltre ad assicurare l’ordinaria gestione del servizio idrico integrato, punterà a favorire azioni di contrasto alla dispersione della risorsa idrica, di implementazione tecnologica e relativa razionalizzazione nella fatturazione dei consumi, di contrasto all’evasione ed alla morosità, di efficientamento gestionale delle risorse umane, conciliando il raggiungimento degli obiettivi di gestione con gli obiettivi di risparmio dei costi nelle principali voci di spesa”.
“Acquedotto Lucano – prosegue la nota diffusa dall’ufficio stampa della società - continuerà l’attuazione del piano degli investimenti, utilizzando prevalentemente risorse nazionali e comunitarie messe a disposizione dalla Regione Basilicata, nonché investimenti finanziati dalla tariffa. In particolare, oltre agli investimenti nel settore idrico, fognario e depurativo, proseguiranno i lavori di realizzazione di impianti fotovoltaici in autoproduzione e le gare, per importi oltre 16 milioni di euro, per efficientare i consumi energetici. Proseguirà altresì l’azione del gestore nel recupero dei crediti che nel corso del 2019 ha già prodotto risultati più che soddisfacenti e, sempre a tutela dei crediti della società, si procederà all’addebito del deposito cauzionale, ove non ancora richiesto, con un beneficio finanziario stimato di circa 8 milioni di euro”.
“Con l’assemblea ordinaria dei soci – si legge ancora nella nota - si è aperto un proficuo confronto tra il gestore e tutti i soggetti istituzionali coinvolti sulle condizioni di sostenibilità economico-finanziaria del gestore del servizio idrico lucano. L’attenzione è stata focalizzata sulle principali criticità che rendono difficoltosa la gestione ottimale del servizio, in parte di origine strutturale e congenita, in parte rivenienti dalla necessità di rispettare regole e prescrizioni dettate dall’Autorità competente, con inevitabili ricadute sull’organizzazione, pianificazione, tariffazione e gestione del servizio, spesso con il sostenimento di ulteriori costi di gestione”.
L’amministratore unico, oltre ad evidenziare “una strutturale sottocapitalizzazione della società che, per garantire un servizio efficiente ed adeguato, necessita di una congrua patrimonializzazione”, ha rappresentato “le azioni poste in essere dal management nel corso degli ultimi 18 mesi e numerosi strumenti attivabili che potrebbero concorrere a determinare l’equilibrio economico-finanziario del gestore. E’ incontrovertibile la significativa importanza economica, politica e sociale che - ha aggiunto Marchese - la gestione del servizio idrico assume nel territorio regionale. Acquedotto Lucano oggi si trova ad un punto di svolta importante. Portare l’acqua è un’impresa, soprattutto in un territorio come quello lucano, ma l’acqua intesa quale opportunità di sviluppo per la comunità intera, necessita della gestione quanto più possibile condivisa e partecipata da tutti gli attori coinvolti, ai fini di assicurare, attraverso soluzioni ragionate e percorribili, condizioni di sostenibilità economica e finanziaria al gestore”.
“L’assemblea ha dato pieno mandato all’amministratore Marchese di proporre all’Egrib ogni utile strumento, tra quelli previsti nella Convenzione di Gestione, per il mantenimento dell’equilibrio economico e finanziario – si legge ancora nella nota -, nonché di procedere alla verifica sulla fattibilità tecnico-giuridica dell’aumento di capitale sociale del gestore che consenta la patrimonializzazione della società, comunque garantendo la più ampia partecipazione societaria e la tutela dei soci nell’espletamento delle attività di controllo. Nel programma delle attività di Acquedotto Lucano occupa un posto di rilievo anche l’attuazione di un modello di impresa sostenibile, innovativo ed efficiente che garantisca la qualità della risorsa e il rispetto dell'ambiente attraverso, tra l’altro, l’acquisizione della certificazione di qualità della direzione risorse umane, amministrazione e finanza e vigilanza igienica”.
Si terrà a Lubiana in Slovenia il 15 e il 16 gennaio il primo incontro del progetto Labelscape, finanziato all’interno del Programma Interreg Med 2014-2020, che ha l’obiettivo di sviluppare ed assegnare un marchio di sostenibilità turistica ai territori che vogliono indirizzarsi su percorso di sviluppo turistico sostenibile. Per l’Italia partecipano al progetto la Città Metropolitana di Roma e Sviluppo Basilicata, che nell’occasione sarà rappresentata dall’amministratrice unica Gabriella Megale. Il progetto ha un valore complessivo di circa 2,4 milioni di euro, mentre il budget assegnato a Sviluppo Basilicata dal programma InterregMed è pari a circa 200 mila euro ed ha una durata complessiva di 32 mesi.
“Il cambio dei modelli di scelta e consumo da parte dei turisti – afferma Megale -, l’aumento di concorrenza tra gli operatori e la necessità di un uso più responsabile delle risorse naturali e del patrimonio culturale, impongono alle principali destinazioni del Mediterraneo di affrontare i seguenti fenomeni: una crescente domanda di turismo di qualità; la necessità di rafforzare la cooperazione tra gli operatori turistici e le comunità locali; il trasferimento ai turisti di esperienze e soggiorni autentici e di qualità. Nelle aree più interne e con un basso numero di abitanti, come la Basilicata, queste sfide devono essere affrontate con maggiore attenzione a causa di specifiche caratteristiche socioeconomiche e maggiore vulnerabilità dei territori, che rischiano di essere oscurati da mete più grandi e più conosciute. La certificazione di sostenibilità turistica diventa quindi uno strumento efficace per rafforzare l'offerta turistica e attrarre un turismo di qualità perché maggiormente sensibile alle dinamiche legate alla sostenibilità. Al momento la Basilicata è priva di questo marchio ma, grazie a questo progetto, attraverso uno studio di percorsi ad hoc e lo scambio delle best practice con gli altri partner coinvolti, l’obiettivo è di creare in Basilicata una nuova etichetta turistica sostenibile e rientrare così nel circuito internazionale di mete con queste caratteristiche”.
Per maggiori informazioni è possibile contattare il numero 0971/50661 o inviare una mail a info@sviluppobasilicata.it .
Dopo l’uscita del Furor Mathematicus lo scorso 8 ottobre, tornano in libreria dal 14 gennaio anche i Racconti di Leonardo Sinisgalli, nel volume a cura, e con un saggio introduttivo, di Silvio Ramat dell’Università di Pavia, per gli Oscar Moderni Mondadori. Nel volume confluiscono le raccolte mondadoriane Belliboschi del 1979 (che include Fiori pari, fiori dispari del 1945) e Un disegno di Scipione e altri racconti del 1975, vincitore del Premio Basilicata. “Racconti di memoria, in cui l’elemento autobiografico – si legge in una nota della Fondazione Sinisgalli - emerge a partire dall’infanzia nella sua terra, Montemurro, in Lucania, di cui Sinisgalli tratteggia scorci di luoghi, volti di persone, storie a metà fra il realismo e l’onirico, in un dialogo costante fra mondo dei vivi e dei morti. Una terra che è fonte primigenia della sua ispirazione e da cui dovrà malinconicamente distaccarsi per proseguire gli studi – «Io dico qualche volta per celia che sono morto a nove anni, dico a voi amici che il ponte sull’Agri crollò un’ora dopo il nostro transito», scrive in Fiori pari, fiori dispari. Ritornano quindi i ricordi degli anni del collegio, prima a Caserta poi a Benevento, e poi quelli legati ai luoghi - primi fra tutti Roma e Milano -, abitati durate gli studi universitari, per lavoro o per obblighi militari, alle amicizie e agli amori, in un fecondo e copioso interscambio tra poesia e prosa”.
“Il Sinisgalli prosatore, o meglio narratore – prosegue la nota - , non è in antagonismo con il Sinisgalli poeta, forse maggiormente conosciuto. L’autobiografia e la memoria personale compaiono oltre che nelle sue prose scientifiche, si pensi al Furor Mathematicus, anche nei suoi disegni. Sulla copertina dei Racconti campeggia un disegno "La casa con l'orto delle zucche" (1978, pastello e inchiostro, 24 x 33 cm) realizzato nel suo borgo, a riprova della grande originalità del nostro Leonardo Novecentesco. Il volume dei Racconti è il secondo della trilogia voluta dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro per restituire a studiosi e appassionati le opere del poeta-ingegnere. A completamento del progetto editoriale entro marzo prossimo, usciranno Tutte le poesie, sempre per Mondadori, a cura di Franco Vitelli dell’Università di Bari”.
Il 19 gennaio 2020 ci sarà un vertice a Berlino a cui parteciperanno entrambi insieme a Vladimir Putin e agli attori libici.
Il presidente del Consiglio italiano GiuseppeConte ha incontrato ad Ankara, il capo di Stato turco RecepTayyipErdogan per discutere della situazione in Libia. Uno dei punti centrali del meeting è stato proprio l’incontro di Mosca tra i due leader libici Fayez al-Sarraj e Khalifa Haftar che dovrebbero firmare una tregua. «Mi auguro che si arrivi al più presto al cessateilfuocopermanente», ha detto Erdogan. Una posizione condivisa anche dal premier Conte che però ha mostrato una maggiore preoccupazione: «Il cessate il fuoco può risultare una misura molto precaria se non inserito in uno sforzo della comunitàinternazionale per garantire stabilità alla Libia».
IL VERTICE DI BERLINO DEL 19 GENNAIO
Proprio per questo, il primo ministro italiano e il capo di Stato turco hanno annunciato che il 19 gennaio 2020 ci sarà un verticeaBerlino a cui parteciperanno entrambi insieme al presidente della Federazione russa VladimirPutin. Ma non solo. Conte ha aggiunto che in Germania «ci saranno anche gli attorilibici: non è possibile parlare di Libia se non ci sarà un approccioinclusivo. Qui si tratta di un processopolitico». E, a proposito di “processo politico”, il presidente del Consiglio ha sottolineato che l’Italia sostiene per la Libia il «percorso già disegnato sotto egida Onu».
L’APPELLO DI CONTE AI CITTADINI LIBICI
Al termine del meeting con Erdogan, il presidente del Consiglio Conte ha fatto un appello a tutti i cittadini che vivono il Libia: «Ogni giorno con ogni comportamento che assumono decidono del loro futuro, se ne vogliono uno di prosperità e benessere e vogliono aprirsi alla piena vita democratica troveranno sempre nell’Italia un alleato, perché non mira a interferenze che possano condizionare uno scenariofuturo di piena autonomia e stabilità».
ERDOGAN: «L’ITALIA È UN PARTNER STRATEGICO E ALLEATO»
Durante l’incontro con Conte, Erdogan non ha parlato solo di Libia. Il capo di Stato turco, infatti, si è anche augurato «che questa visita intensifichi i nostri rapporti. Quest’anno terremo un verticeintergovernativo, non ne facciamo uno dal 2012. L’Italia è il terzo partner della Turchia per quanto riguarda le esportazioni ed il quinto per le importazioni. Abbiamo raggiunto un interscambio di 20 miliardi di dollari. Siamo contenti ma questo volume di affari non ci basta: precedentemente avevamo fissato l’obiettivo di 30 miliardi di dollari». Erdogan, poi, ha parlato anche di calcio: «Italia e Turchia giocheranno la partita inaugurale dell’Europeo di calcio 2020. Sono già d’accordo con il premier Conte che la guarderemo insieme».
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Joker è il film con maggiori candidature. A sorpresa escluso Robert De Niro anche se The Irishman conquista nove papabili piazzamenti.
Il 9 febbraio il Dolby Theatre di Hollywood si appresta a ospitare la cerimonia di premiazione degli Oscar edizione 2020. In vista di uno degli eventi più attesi del mondo, l’Academy ha reso note nella giornata di lunedì 13 gennaio le nomination per il conseguimento della prestigiosa statuetta. di film, registi e attori candidati a una statuetta. Joker, il film di Todd Phillips con Joaquin Phoenix nei panni del rivale di Batman, è stato candidato a 11 statuette. Segue con 10 C’era una volta Hollywood di Quentin Tarantino e The Irishman di Martin Scorsese con nove nomination. Ma non sono mancate nemmeno le sorprese. Come ad esempio l’assenza di Robert De Niro tra i papabili vincitori di una statuetta o le sei candidature per 1917.
LE NOMINATION AGLI OSCAR 2020
Miglior film 1917 The Irishman Piccole donne Jojo Rabbit Joker Storia di un matrimonio C’era una volta… a Hollywood Parasite Le Mans 66 – La grande sfida
Miglior attore protagonista Joaquin Phoenix – Joker Adam Driver – Storia di un matrimonio Leonardo DiCaprio – C’era una volta… a Hollywood Jonathan Pryce – I due papi Antonio Banderas – Dolor y Gloria
Miglior regia Martin Scorsese – The Irishman Sam Mendes – 1917 Quentin Tarantino – C’era una volta… a Hollywood Bon Joon Ho – Parasite Todd Phillips – Joker
Miglior attrice protagonista Scarlett Johansson – Storia di un matrimonio Saorsie Ronan – Piccole donne Charlize Theron – Bombshell Renee Zellweger – Judy Cynthia Erivo – Harriett
Miglior attore non protagonista Tom Hanks – Un amico straordinario Anthony Hopkins – I due papi Al Pacino – The Irishman Joe Pesci – The Irishman Brad Pitt – C’era una volta… a Hollywood
Miglior attrice non protagonista Laura Dern – Storia di un matrimonio Scarlett Johansson – Jojo Rabbit Margot Robbie – Bombshell Kathy Bathes – Richard Jewell Florence Pugh – Piccole donne
Miglior sceneggiatura originale C’era una volta… a Hollywood Storia di un matrimonio Parasite Cena con delitto – Knives Out 1917
Miglior sceneggiatura non originale Jojo Rabbit Joker Piccole donne The Irishman I due papi
Miglior film di animazione Dov’è il mio corpo? Klaus Dragon Trainer – Il mondo nascosto Toy Story 4 Missing Link
Migliore film straniero Les Misérables (Francia) Honeyland (Macedonia del Nord) Corpus Christi (Polonia) Parasite (Corea del Sud) Dolor y Gloria (Spagna)
Miglior documentario American Factory The Cave The Edge of Democracy For Sama Honeyland
Miglior cortometraggio documentario In the Absence Learning to Skateboard in a Warzone (Id You’re a Girl) Life Overtakes Me St. Louis Superman Walk Run Cha-Cha
Miglior cortometraggio Brotherhood Nefta Football Club The Neighbor’s Widow Saria A Sister
Miglior cortometraggio animato Dcera Hair Love Kitbull Memorable Sister
Migliore colonna sonora Joker Piccole Donne Storia di un matrimonio 1917 Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Migliore canzone originale “I’m standing With You” da Atto di fede “Into the Unknown” da Frozen II – Il segreto di Arendelle “Stand Up” da Harriet “(I’m Gonna) Love Me Again” da Rocketman “I Can’t Let You Throw Yourself Away” da Toy Story 4
Miglior fotografia 1917 C’era una volta… a Hollywood Joker The Irishman The Lighthouse
Miglior effetti speciali (“visual effects”) Avengers: Endgame The Irishman Il re leone 1917 Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Miglior trucco e acconciature Bombshell Joker Judy Maleficent – Signora del Male 1917
Migliore scenografia The Irishman 1917 C’era una volta… a Hollywood Parasite Jojo Rabbit
Migliori costumi Joker Piccole donne C’era una volta… a Hollywood The Irishman Jojo Rabbit
Miglior montaggio Le Mans 66 – La grande sfida The Irishman Parasite Jojo Rabbit Joker
Miglior sonoro (“sound editing”) 1917 Le Mans 66 – La grande sfida Joker C’era una volta… a Hollywood Star Wars: L’ascesa di Skywalker
Miglior montaggio sonoro (“sound mixing”) 1917 Le Mans 66 – La grande sfida Joker C’era una volta… a Hollywood Ad Astra
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Da qualche mese Meghan e Harry si sono affidati alla Sunshine Sachs. Società statunitense che tra i suoi clienti ha Di Caprio, la famiglia Jackson e Jennifer Lopez. Ed è esperta in crisi di immagine.
La scissione da Buckingham Palace è ormai compiuta: Harry e Meghan, i duchi del Sussex, sono pronti a trasferirsi dall’altra parte dell’Atlantico verso – dicono – la libertà economica. E pure la comunicazione.
Il divorzio dalla Corona è stato uno strappo impegnativo da gestire anche per la 93enne Elisabetta II a cui i due, sposati nel 2018 e genitori di Archie (un anno il prossimo maggio), hanno comunque assicurato «continuo sostegno».
Ma anche per William, il fratello maggiore di Harry e secondo in linea di successione al trono dopo Carlo. In una intervista al Sunday Times il duca di Cambridge ha vuotato il sacco: «Ho tenuto il braccio sulle spalle di mio fratello per tutta la vita», ha detto, «adesso non posso più farlo, siamo entità separate».
LA BATTAGLIA CONTRO I TABLOID E L’ADDIO AL ROTA ROYAL
La rottura con The Firm(la Corona) – resta da capire se si tratterà di una soft o di una hard Megxit – segue quella con la stampa britannica su cui pesa ancora lo spettro della morte di Lady D. Non è un caso che Harry abbia combattuto l’insistenza dei tabloid sulla moglie: prima a parole e poi in tribunale. A ottobre è arrivato l’annuncio dell’azione legale della coppia contro il Sun, il Daily Mirror e il domenicale del Mail: accusati rispettivamente di hackeraggio telefonico, pubblicazione di audio privati e di una lettera scritta da Meghan a suo padre.
Una battaglia solitaria, seppur nei ranghi della Casa Reale, in linea con l’altra decisione, arrivata ora: l’addio al Rota Royal. Si tratta del sistema che da 40 anni gestisce le immagini, le dichiarazioni e la copertura di eventi di tutti i membri dei Windsor.
Una battaglia solitaria, seppur nei ranghi della Casa Reale, in linea con l’altra decisione, arrivata ora: l’addio al Rota Royal. Si tratta del sistema che da 40 anni gestisce le immagini, le dichiarazioni e la copertura di eventi di tutti i membri dei Windsor.
Nel circuito ci sono le principali testate britanniche (tra cui quelle accusate di scorrettezze) che poi a loro volta condividono il materiale con altri media internazionali. Ebbene, questo è il punto. I due credono in «un’industria dei media libera, forte e aperta, che sostiene l’accuratezza e favorisce l’inclusione, la diversità e la tolleranza». Ma, spesso – sostengono – le cronache dei corrispondenti accreditati sono state manipolate, con un effetto altoparlante globale.
IL RAPPORTO DIRETTO CON IL PUBBLICO
I duchi hanno già la soluzione: ed è il fai-da-te. L’obiettivo dichiarato è il filo diretto – in sintonia con la connessione no stop – con il pubblico. Senza i filtri dei protocolli reali, e senza l’esclusiva con il Rota che imponeva di fatto lo stop alla diffusione di qualsiasi contenuto in modo autonomo. E infatti anche l’addio è stato pubblicato come messaggio personale sul loro sito web ufficiale Sussexroyal.com rilanciato subito sull’omonimo account Instagram (certificato) con quasi 11 milioni di follower.
Ad accompagnare le parole sul sito la loro foto mano nella mano, sguardo complice di lui verso lei, entrambi in movimento. Avanti, verso il futuro. Le pose si ripetono simili in altri contesti: boschi, incontri di beneficenza e viaggi nei Paesi del Commonwealth. Colori tenui, grafica semplice ed elegante, tra le tre sezioni c’è spazio (ancora) per «Serving the monarchy», servire la monarchia. Come in qualsiasi sito di un’organizzazione o di una società c’è poi la sezione Faq, le domande frequenti. Soprattutto l’addio e le relazioni con i media. È qui che Harry e Meghan affermano di voler coinvolgere giovani giornalisti esordienti, di voler diversificare la copertura degli eventi in cui sono protagonisti, ancora con «cronache obiettive». Rivendicando la gestione dei canali social, travolti in pochi giorni dai meme e i post a tema. Twitter, su tutti, è stato invaso dagli hashtag #HarryandMeghan e #Megxit.
L’AIUTO DELLA SUNSHINE SACHS
Ovviamente non sono soli. Da settembre la coppia si è affidata per la comunicazione a una prestigiosa agenzia americana, la Sunshine Sachs con sedi a New York, Washington e ovviamente Los Angeles che deve il suo nome all’omonimo fondatore, Ken, ora 71enne, amico dei Clinton. Una vecchia conoscenza di Meghan che all’agenzia aveva affidato già in passato la sua immagine, quando era protagonista della serie Suits. Nel portfolio dell’agenzia più vip che politici o celebrità. Da Naomi Campbell a Leonardo Di Caprio, da Jennifer Lopez alla famiglia di Michael Jackson. Non una scelta qualsiasi: perché il Pr (e il suo staff di professionisti) è esperto nell’affrontare crisi di immagine ed è conosciuto per le sue strategie aggressive. Più che utilizzare i media, il patron aveva più volte dichiarato che si possono anche «colpire». Ufficialmente la Sunshine Sachs si occupa di pubblicizzare le attività benefiche dei Sussex in Usa, ma pare abbia anche seguito per Meghan la direzione della September Issue di British Vogue: iniziativa che era stata bollata nel Regno Unito come troppo hollywoodiana.
LE ACCUSE DI AVER MODIFICATO WIKIPEDIA
Ma non è finita qui. Nel 2015 la squadra della Sunshine era stata accusata di aver modificato Wikipedia in modo scorretto. Qualche manina aveva ripulito le voci dei clienti da qualche macchia o fatto da nascondere. Uno stile apparentemente distante da quello dei duchi di Sussex, almeno finora.
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Il segretario del Pd torna sul tema caro al M5s. Toti attacca il governo: «Il Mit è assente da tanto tempo: nessuno controlla».
Il governo è ancora diviso sulla revoca della concessione ad autostrade. Se il Movimento 5 stelle è compatto sul “sì” ed Italiaviva sul “no”, il Pd non ha ancora preso una posizione netta. Il segretario NicolaZingaretti, dall’Abbazia di San Pastore nel Reatino, dove si svolge una due giorni dem con ministri e parlamentari in vista della verificadigoverno, ha dichiarato: «il governo, Conte e i ministri approfondiscano questo argomento e poi si decida sulla base del merito. In uno Statodidiritto si fa così».
TOTI ATTACCA IL GOVERNO: «AUTOSTRADE? IL MIT È ASSENTE DA TANTO TEMPO»
Intanto, sempre sullo stesso argomento, il presidente della regione Liguria GiovanniToti ha detto la sua: «Vedo che continua un dibattito sul ritiro della concessione a Aspi sì, ritiro della concessione, ad Aspi ritiro no. Mi permetto di sottolineare che a Bergamo è caduto un altro calcinaccio da una galleria e non mi pare fosse in concessione, era gestita da Anas. Se si tolgono le concessioni, vorrei capire: chi gestisce le autostrade? Mi sembra – ha aggiunto Toti – che il governoannaspi senza dare delle risposte. Se ci sono le condizioni, si ritirino le concessioni, ma ieri è crollato qualcosa anche in una galleria di Anas e alcune persone sono morte lungo la strada statale per Lecco perché è crollato un ponte di Anas. Il presidente della Liguria ha anche attaccato il governo, in particolare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: «Finora le concessionarie autostradali si sono auto-controllate per un lunghissimo periodo di tempo ma nessuno al Mit ha controllato. Già a ottobre – ha continuato Toti – avevo chiesto alla Direzionegenerale delle concessioni del Mit di avere notizie sulla situazione della gallerieinLiguria e francamente nessuno mi ha risposto. In Liguria dei controlli se ne sta facendo carico la Procura, che però non è un organismo ispettivo del Governo. Il Ministero è assente da tanto tempo».
BUFFAGNI ATTACCA AUTOSTRADE: «NON SI PUÒ FARE CASSA SULLA SICUREZZA DEI CITTADINI»
Anche il governo è intervenuto sull’ipotesi di revoca della concessione ad autostrade. «Queste persone – ha detto il vice ministro allo Sviluppo economico, StefanoBuffagni – hanno gestito talmente male l’azienda che un ponte è caduto. Le responsabilità verranno accettate dalla magistratura ai fini penali, ma ai fini manageriali e gestionali credo che il problema sia conclamato. Un governo serio come il nostro, indipendentemente dal partner con cui stiamo al governo, deve garantire che i cittadini possano viaggiaresicuri perché paghiamo una marea di soldi di autostrade che, secondo noi sono sovradimensionati. A me interessa che questa azienda che ha una concessione pubblica, o chiunque la avrà, garantisca la sicurezza. Non si può fare cassa sulla sicurezza dei cittadini».
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L'intesa raggiunta riguarda 65 dipendenti. L'ammortizzatore sociale permetterà ai lavoratori una copertura sino quasi alla fine del corrente anno.
È stato raggiunto al ministero del Lavoro l’accordo per la prosecuzione del trattamento di Cassa Integrazione Straordinaria fino al 31 ottobre 2020 per i dipendenti di La Perla Global Management UK Limited. L’ammortizzatore sociale è stato rinnovato «senza soluzione di continuità, fino a concorrenza dei 12 mesi concedibili». In considerazione della cessazione di attività, i lavoratori sono sospesi a zero ore senza rotazione, come stabilito dal precedente tavolo.
CHI COLPISCE LA CASSA INTEGRAZIONE
L’intesa raggiunta riguarda in tutto 65 dipendenti: 58 per La Perla Manufacturing srl, operativi nelle linee «uomo» e «ready to wear», e sette per La Perla Global Management UK Limited, impegnati soltanto nella «ready to wear». L’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia-Romagna, nell’impossibilità di essere presente all’incontro di oggi, ha inviato una nota ufficiale in cui ha confermato gli impegni già assunti il 30 ottobre scorso riguardo le misure di «politiche attive legate all’attivazione dell’ammortizzatore sociale».
DI COSA SI OCCUPA LA PERLA
La Perla è un’azienda italiana attiva nella moda di lusso, fondata nel 1954 a Bologna dalla sarta Ada Masotti. Storicamente è nata come un marchio di lingerie e in seguito è entrata nei settori dei costumi da bagno, della biancheria da notte, del prêt-à-porter e accessori.
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Iran, Libia, Iraq, Yemen, Egitto: molti Paesi sono in fibrillazione e vedono il ritorno del protagonismo della piazza. Ma la situazione, anche se è gravida di criticità, può aprire orizzonti di positività.
Se è vero che «il buon giorno si vede dal mattino», come recita il detto, il 2020 si prospetta gravido di incognite, non necessariamente gravide di criticità e anzi suscettibili di aprire orizzonti di positività. Non è cominciato bene per l’Iran questo 2020: ha perso un uomo che era un simbolo ma anche uno strumento di penetrazione politico-militare in Medio Oriente sotto le bandiere della rivoluzione islamica iraniana, dal Libano alla Siria all’Iraq a Gaza allo Yemen e ovunque vi fossero comunità sciite in terre a maggioranza sunnita.
Mi riferisco ovviamente a Soleimani, ucciso dal fuoco di droni acceso dal presidente degli Stati Uniti – un omicidio mirato come vengono chiamati asetticamente questi atti di guerra asimmetrici e di dubbia legittimabilità – per una serie di ragioni : di politica interna(l’attacco all’ambasciata Usa a Baghdad, l’uccisione di un combattente americano, l’impeachment) e di politica regionale (il rischio di apparire incapace di reagire a una serie di operazioni aggressive imputabili a Teheran e a suoi proxies come l’abbattimento di un drone americano, i missili sui siti petroliferi sauditi, etc.) e l’opportunità offerta del suo arrivo a Baghdad nelle vesti di un agitatore armato in casa altrui.
Mi riferisco alla clamorosa bugia degli 80 morti provocati dalla rappresaglia ordinata per dare una prima risposta all’omicidio di Soleimani messa a nudo dai servizi di diversi Paesi, in testa gli Usa naturalmente ma anche l’Iraq; bugia che non ha certo giovato all’immagine di determinazione, tempestività e forza che il regime degli Ayatollah intendeva valorizzare nel contesto regionale e oltre. Mi riferisco alle bugie usate per negare qualsivoglia responsabilità nell’abbattimento dell’aereo ucraino – con pesante bilancio di 176 vittime innocenti – e al rifiuto di consegnare la scatola nera che lo stesso regime ha dovuto in qualche modo ammettere seppure col condimento di un rinnovato attacco agli Usa.
A FEBBRAIO TEHERAN VA ALLE ELEZIONI POLITICHE
Penso che queste circostanze, al netto delle responsabilità dell’Amministrazione Trump, e non sono poche, abbiano sporcato l’immagine di un regime cui l’Europa guarda forse con un garbo non del tutto giustificato dai pur rilevanti suoi interessi economici e di sicurezza e dal rispetto della grandiosa storia di questo Paese. Immagine certo appannata sul piano internazionale. Il tutto in un contesto di grandi difficoltà interne, frutto in larga misura dal nodo scorsoio delle sanzioni Usa, che hanno provocato anche forti reazioni popolari represse nel sangue; contesti che in questi giorni si sono arricchite di sonore manifestazioni contro lo stesso Khomeini. Mentre il regime sembra incerto sul da farsi e privilegi, al momento, la logica del contenimento nella sgradevole attesa degli effetti delle nuove sanzioni di Trump. A febbraio sono previste le elezioni: saranno il primo termometro della situazione.
IN IRAQ AUMENTANO LE PROTEST ANTI USA E ANTI IRAN
L’altra incognita riguarda l’Iraq, dove un governo dimissionario fa la voce grossa con gli Usa ma fino a un certo punto visto che nel Paese e soprattutto nell’area sciita cresce la volontà di scrollarsi da dosso le influenze straniere, compresa quella iraniana oltre a quella americana, naturalmente. Le ultime mosse di Teheran non hanno favorito la sua pressione anti-americana su Baghdad e si attendono le determinazioni del presidente Barham Salih che ha rifiutato la nomina di Asaad al-Idani perché troppo ossequiente nei riguardi dei desiderata iraniani. Anche qui il Paese manifesta una diffusa aspettativa di recupero di una “identità irachena” al di là e al di sopra delle distinzioni settarie.
Un governo più rappresentativo delle principali componenti di questo Stato (sciiti, sunniti e curdi) potrebbe rimettere sui binari più costruttivi il futuro di questo Paese
Anche qui con un impressionante bilancio di vittime fra i protestatari mentre Washington non intende farsi mettere alla porta in un momento in cui il governo vigente deve cedere il passo e la minaccia del terrorismo è tutt’altro che superata. Un governo più rappresentativo delle principali componenti di questo Stato (sciiti, sunniti e curdi) potrebbe rimettere sui binari più costruttivi il futuro di questo Paese di nevralgica importanza per gli equilibri della regione e non solo per la sua ricchezza energetica. Ma sarà realistico ipotizzarlo?
LIBIA IN SUBBUGLIO E IL LAVORO PER UNA PACICAZIONE DIFFICILE
Il 2020 è iniziato in Libia con la minaccia di Haftar di sfondare nella capitale e liberarla della presenza dei terroristi, con ciò intendendo la Fratellanza musulmana, fermata dall’annuncio/ordine dl cessate il fuoco venuto da Putin ed Erdogan. Era prevedibile che questi due leader, attestati su posizioni contrapposte – Putin con Haftar (Tobruk) e Erdogan con Serraj (Tripoli) -, arrivassero a una tale intesa, evitando il rischio di un confronto militare che in realtà nessuno dei due voleva correre. Prevedibile pure che Haftar accettasse il cessate il fuoco all’ultimo giorno utile (il 12 gennaio) nell’evidente intento di marcare tutto il terreno conquistabile per poterlo capitalizzare, anche politicamente. Altrettanto prevedibile che lo stesso Haftar abbia minacciato una dura rappresaglia in caso di violazione della tregua (le poche sono apparentemente a lui addebitabili) e che Serraj abbia chiesto l’impossibile e cioè il ritiro del suo avversario che ovviamente non ne ha tenuto minimamente conto.
Intendiamoci, la tregua è la premessa per un’ipotesi di stabilizzazione-soluzione politica che è ancora lontana. È una sorta di parentesi che occorre riempire, auspicabilmente con la politica. Una politica che archivi l’esclusione proclamata da Haftar nei riguardi di una parte libica in ossequio ai suoi sponsor tra i quali stanno l’Egitto, che ha fatto della lotta contro l’Islam politico della Fratellanza musulmana la sua crociata, gli Emirati Arabi, l’Arabia saudita, la Francia, etc. e solo in parte la Russia. Una politica che escluda anche l’invadenza politica ed economica di una Turchia “ottomana”, che tra l’altro non sarebbe ben accolta neppure dai libici. Tutto ciò sullo sfondo di una sistemazione delle tessere sociali di un Paese che, prive del collante gheddafiano, sciolto nell’acido della sua uccisione nel 2011, si sono pericolosamente dissociate in assenza di un nuovo fattore collante. Mosca e Ankara, ancorché forti, non sono i risolutori veri e non tanto perché non siano affidabili quanto perché vi sono altri attori che debbono entrare nella partita. All’interno e all’esterno.
L’ITALIA DEVE RECUPERE IL SUO RUOLO IN MEDIO ORIENTE
Su questo sfondo conforta solo in parte il recupero di ruolo che l’attuale governo italiano sta tentando e che a mio giudizio non dev’essere contrastato dal tradizionale ricorso a un’autoflagellazione che rischia solo di appesantire la posta in gioco, che è politica, economica e di sicurezza. La Germania, con il vertice dell’Unione europea, è nostra importante compagna di viaggio e con l’ombrello delle Nazioni Unite sta lavorando ad una Conferenza internazionale che paradossalmente trova la sua forza proprio nella sua scelta di campo a favore della “soluzione politica”. Ma si corre ancora sul filo del rasoio.
In Medio oriente è tornato il protagonismo della piazza, pesantemente contrastato dal potere locale, ma che merita attenzione perché rappresenta una luce che l’Occidentedovrebbe sostenere
Il 2020 è iniziato anche nel segno di un nuovo protagonismo della “piazza” come si usa dire, in diversi Paesi del Medio Oriente, dall’Iraq al Libano all’Algeria e, carsicamente, anche in Egitto. Sono piazze diverse ma anche almeno tre punti in comune: la scelta della non violenza, la lotta alla corruzione e al mal governo, il recupero di un’identità nazionale liberata dal settarismo. Si tratta di un protagonismo embrionale, forse, e pesantemente contrastato dal potere locale, che merita attenzione perché rappresenta una luce che l’Occidente dovrebbe sostenere sgombrando il campo da ambigui e controproducenti paternalismi. Il 2020 si apre inoltre nell’incerta dinamica yemenita, nell’attesa delle prossime elezioni in Israele, nell’incipiente crisi governativa in Tunisia. Sarà comunque lo si voglia vedere un anno impegnativo.
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Le autorità hanno disposto l'evacuazione totale nel raggio di 17 chilometri. Le ceneri hanno lambito anche la capitale Manila.
Mattina di paura nelle Filippine per l’attività del vulcano Taal. Alte colonne di cenere illuminate dai fulmini e strisce di lava hanno mostrato tutta la potenza distruttiva della natura.
Le autorità filippine hanno attuato una evacuazione totale nel raggio di 17 chilometri e che ha coinvolto oltre mezzo milione di abitanti vicini alla capitale Manila. Le ceneri si sono spinte fino a 14 chilometri di distanza. Il vulcano è considerato dagli esperti tra i più pericolosi del mondo, a causa del gran numero di persone che vivono nelle sue immediate vicinanze.
DOVE SI TROVA IL VULCANO TAAL
Il vulcano Taal è situato in mezzo a un lago dell’isola di Luzon. Negli ultimi 450 anni ha registrato 34 eruzioni di cui l’ultima risale al 1977. L’eruzione più drammatica, che riguarda il Monta Pinatubo, risale al 19991 a circa cento chilometri a nord-ovest di Manila e che ha provocato la morte di oltre 800 persone. L’attività vulcanologica delle Filippine è molto elevata dato che si trovano sulla cosiddetta ‘cintura di fuoco’ del Pacifico. Qui le placche tettoniche entrano in collisione frequentemente e provocando terremoti e attività vulcaniche.
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Stefano Coletta alla guida di Ra1 e Intrattenimento prime time, Ludovico Di Meo alla direzione di Rai2, Cinema e serialità, mentre a Silvia Calandrelli tocca Rai3 e Cultura. Ecco tutti i nomi.
L’amministratore delegato della RaiFabrizioSalini ha formalizzato le proposte di nomina dell’azienda, in vista del cda in programma per il 14 gennaio 2020. StefanoColetta alla direzione di Rai1 e dell’Intrattenimento di primetime, LudovicoDiMeo alla guida di Rai2 e della direzione Cinema e serialità, SilviaCalandrelli a Rai3 e alla direzione Cultura, FrancoDiMare all’Intrattenimento del day time, AngeloTeodoli al Coordinamento generi, DuilioGiammaria ai Documentari, EleonoraAndreatta alla direzione Fiction, LucaMilano alla direzione Ragazzi.
Per i NewFormat si farà il job posting, mentre sarà assegnata in seguito la direzione Approfondimento. Alla guida della Distribuzione, altra figura chiave prevista dal piano industriale, sarà indicato MarcelloCiannamea.
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Il capo del governo libico di unità nazionale, Fayez al-Sarraj, e il suo rivale, il maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte..
Il capo del governo libico di unità nazionale, Fayez al-Sarraj, e il suo rivale, il maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte dell’est della Libia, sono attesi oggi a Mosca per firmare una tregua, sui termini del cessate il fuoco tra le loro truppe, entrato in vigore il 12 gennaio 2020. Dopo oltre novemesi di micidialicombattimenti alle porte della capitale libica Tripoli, la firma di questo accordo (è l’obiettivo di Russia e Turchia) deve diventare un ulteriore passo per abbassare i toni del conflitto, scongiurandone un’ulteriore internazionalizzazione.
NON È DETTO CHE HAFTAR E SARRAJ SI INCONTRINO DIRETTAMENTE
Ma non è detto che Haftar e Sarraj si incontreranno direttamente. Secondo quanto dichiarato dal capo del gruppo di contatto russo in Libia, LevDengov, i leader libici «avranno incontriseparati con i funzionari russi e gli emissari della delegazione turca che sta collaborando con la Russia su questo tema. I rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti e dell’Egitto saranno probabilmente presenti come osservatori ai colloqui».
I due leader libici non arriveranno in Russia da soli. Haftar, che ad aprile 2019 ha tentato senza successo di impadronirsi di Tripoli, sarà accompagnato dal suo alleato AguilaSalah, presidente del parlamento libico con base in Oriente. Assieme a Sarraj ci sarà invece Khaled al-Mechri, presidente del ConsigliodiStato. A Mosca sono attesi anche i ministri degli Esteri e della Difesa turchi, MevlutCavusoglu e HulusiAkar.
MACRON A PUTIN: «CESSATE IL FUOCO SIA CREDIBILE, DUREVOLE E VERIFICABILE»
Dalla Francia arriva il primo commento sull’incontro tra Haftar e Sarraj a Mosca. Durante una chiamata con VladimirPutin, il presidente EmmanuelMacron ha detto di volere che il cessate il fuoco in Libia sia «credibile, durevole e verificabile».
LA SITUAZIONE IN LIBIA
Il cessate il fuoco in Libia, richiesto da Russia e Turchia, è entrato in vigore alla mezzanotte del 12 gennaio 2020, con il plauso di Unioneeuropea, StatiUniti, NazioniUnite e LegaAraba. La Libia, ricca di petrolio, è nel caos dall’autunno del 2011 quando fu rovesciato il regime di MuammarGheddafi con una rivoltapopolare, sostenuta da un intervento militare guidato da Francia, Regno Unito e StatiUniti.
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Vicino a Cl e all'ex ministro Maurizio Lupi, è lui che ha convinto il numero uno di Federlegno Arredo a scendere in campo per la presidenza di Confindustria. Nonostante il tiepido supporto del suo territorio: l'Emilia-Romagna.
Si chiama Nicola Orsi ed è il direttore dei rapporti istituzionali, a livello nazionale come a livello comunitario, di FederlegnoArredo, l’associazione di categoria di cui è presidente Emanuele Orsini, uno dei candidati alla presidenza nazionale di Confindustria.
Vicino a Comunione e Liberazione Orsi è da sempre uomo dell’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (ex Forza Italia, ora deputato nel gruppo Misto, cui toccò di dimettersi da ministro per lo scandalo relativo a Ercole Incalza che coinvolse suo figlio), che l’ha voluto membro del Consiglio Generale di Fondazione Fiera Milano.
E anche segretario generale della fondazione di Lecco “Costruiamo il Futuro” che Lupi presiede e che ha come soci fondatori oltre 100 esponenti del mondo imprenditoriale, artigianale, culturale, liberi professionisti e amministratori della provincia di Lecco e di Monza e Brianza.
L’INVENTORE DELLA CANDIDATURA DI ORSINI PER IL DOPO BOCCIA
Orsi è l’inventore della candidatura di Orsini alla successione di Vincenzo Boccia. È lui che ha convinto il suo presidente a mettersi in gioco, nonostante (ma dall’entourage dell’interessato si afferma il contrario) il tiepido supporto del suo territorio – l’Emilia-Romagna non ha ancora deciso su quale dei diversi candidati andare – spiegandogli che in tutti i casi avrebbe comunque guadagnato un posizionamento d’immagine molto più di quello che la presidenza di Federlegno (dal 2017) e il Salone del Mobile finora gli hanno dato.
L’APPOGGIO DEL MONDO CIELLINO
Orsini, 46 anni, titolare di una piccola impresa, la Sistem Costruzioni di Solignano Nuovo in provincia di Modena, che progetta e realizza case e edifici in legno su misura, è molto supportato dal mondo ciellino. È grazie a esso, per esempio che a suo tempo ha avuto, unitamente al personale impegno di Fabrizio Palenzona, la nomina a vicepresidente – oggi è presidente – di Unicredit Leasing.
Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.
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Sul sito web, Trenitalia ha spiegato che è «in corso la riprogrammazione dell'offerta commerciale». La situazione.
Il 13 gennaio 2020 è iniziato con gravi disagi per i pendolari. A causa di un guasto tra Orte e RomaTermini, infatti, alcuni treni sono stati soppressi, mentre altri stanno viaggiando con ritardi fino a due ore. Sul sito web di Trenitalia, alla pagina “Notizie infomobilità“, la società ha stilato un elenco di tutti i convogli coinvolti direttamente e ha specificato che è «in corso la riprogrammazione dell’offerta commerciale». Al momento, la circolazione allo scalo di Roma Termini è in graduale ripresa. Da questa mattina, informa Trenitalia, sono stati cancellati cinque treni. La situazione più delicata riguarda i convogli in arrivo a Termini.
I TRENI COINVOLTI
TRENI IN RITARDO
FR 9512 Napoli Centrale (5:45) – Milano Centrale (10:50) FR 9501 Roma Termini (7:00) – Napoli Centrale (8:12) FR 9610 Roma Termini (7:20) – Milano Centrale (10:35) FR 9691 Roma Termini (7:25) – Napoli Centrale (8:33) FB 35606 Roma Termini (6:57) – Torino Porta Nuova (13:40) IC 703 Roma Termini (7:28) – Bari Centrale (14:00) RV 3244 Roma Termini (7:05) – Fiumicino Aeroporto (7:37) R 12226 Roma Termini (6:42) – Civitavecchia (8:04) R 2379 Roma Termini (6:56) – Napoli Centrale (9:50) R 7144 Roma Tuscolana (7:03) – Ladispoli-Cerveteri (7:52) R 26260 Roma Termini (7:15) – Avezzano (9:47)
TRENI CANCELLATI
RV 3248 Roma Termini (7:50) – Fiumicino Aeroporto (8:22) RV 3251 Fiumicino Aeroporto (8:38) – Roma Termini (9:10) R 21984 Colleferro (7:37) – Roma Termini (8:34) R 22844 Latina (8:10) – Roma Termini (8:54) R 22845 Roma Termini (9:06) – Latina (9:50)
TRENI PARZIALMENTE CANCELLATI
IC 588/589 Roma Termini (10:22) – Trieste Centrale (18:37) : origine da Orte (11:02) IC 533 Ancona (5:47) – Roma Termini (9:35): limitato a Orte (8:50) RV 2305 Firenze Santa Maria Novella (6:40) – Roma Tiburtina (10:49): limitato a Chiusi Chianciano Terme (8:29) RV 2308 Roma Termini (9:02) – Firenze Santa Maria Novella (12:50): origine da Chiusi Chianciano Terme (10:58) R 7571 Viterbo Porta Fiorentina (6:50) – Roma Termini (8:27): limitato ad Orte (7:43) R 7145 Ladispoli-Cerveteri (7:10) – Roma Termini (8:03): limitato a Roma Aurelia (7:33) R 7147 Ladispoli-Cerveteri (7:37) – Roma Termini (8:33): limitato a Maccarese (7:49) R 12234 Roma Termini (8:42) – Civitavecchia (9:59): origine da Roma Aurelia (9:08)
TRENI INSTRADATI SU PERCORSO ALTERNATIVO TRA ROMA TIBURTINA E ROMA PRENESTINA
FR 9308 Napoli Centrale (7:58) – Torino Porta Nuova (14:20) FR 9520/9522 Salerno (6:51) – Milano Centrale (12:50)
TRENO INSTRADATO SU PERCORSO ALTERNATIVO TRA ROMA PRENESTINA E ROMA TIBURTINA
FR 9595/9597 Milano Centrale (5:10) – Salerno (11:27) FR 9603 Milano Centrale (6:00) – Napoli Centrale (10:33) FR 9511/9513 Milano Centrale (6:10) – Salerno (12:06)
TRENO INSTRADATO SU PERCORSO ALTERNATIVO VIA FORMIA, CON MAGGIO TEMPO DI PERCORRENZA FINO A 60 MINUTI
FR 19400/9414 Napoli Centrale (8:05) – Venezia Santa Lucia (13:34)
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Con lo Spazzacorrotti le donazioni sono pubbliche. Anche quelle dei parlamentari. Ma tra polemiche, scissioni e cambi casacca non tutti sono puntuali con i pagamenti. E spesso si tratta di big: da Renzi a Bossi.
Il Movimento 5 stelle ha chiuso l’anno con la polemica sulle restituzioni. Tra chi si è messo in regola all’ultimo istante e chi invece sarà sottoposto al giudizio dei probiviri, il tema tiene banco. «L’85% dei parlamentari è in regola con le restituzioni ai cittadini», hanno fatto sapere i capigruppo cinque stelle di Camera e Senato Davide Crippa e Gianluca Perilli, annunciando l’avvio dei procedimenti per chi non è in regola. Ma la questione non riguarda solo i pentastellati: anche gli altri partiti fanno spesso i conti con le somme che i parlamentari dovrebbero versare alle rispettive tesorerie. E talvolta in primo piano ci sono nomi di peso, come insegna la vicenda dell’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, che si è scontrato con il Pd, suo ex partito: a fine 2017 l’allora tesoriere Francesco Bonifazi gli aveva fatto notificare un decreto ingiuntivo per recuperare oltre 80 mila euro. Ma ci sono esempi più recenti, da Matteo Renzi a Umberto Bossi.LEGGI ANCHE:Le sfide del 2020 su cui il governo si gioca la sopravvivenzaLettera43.it ha infatti esaminato i documenti sui sostenitori delle forze politiche: con il cosiddetto Spazzacorrotti ogni partito deve pubblicare i nomi, parlamentari compresi, di chi fa una donazione maggiore di 500 euro. E qualsiasi partito chiede almeno quella cifra.
IL PD CHIEDE 1.500 EURO AL MESE
Le situazioni più critiche sono legate a strappi politici. Da quanto si legge sul sito del Pd, alla sezione “trasparenza“, Renzi ha fatto un solo versamento nel 2019: è di 6.500 euro e risale al 25 febbraio. Il Pd chiede ai suoi parlamentari di destinare alle casse del partito 1.500 euro al mese: l’ex presidente del Consiglio, almeno fino a novembre (e da quanto risulta sul file pubblico), ha quindi saldato poco più di quattro quote, nonostante fosse un esponente dem fino ad agosto. Nel documento, poi, il nome di Maria Elena Boschi ricorre una sola volta per un contributo, dell’11 settembre scorso, pari a 6 mila euro, un quadrimestre esatto. L’ex ministra ha però sempre ribadito di essere «in regola con i pagamenti».
ITALIA VIVA…GIÀ AD AGOSTO
Nell’agosto del 2019, quando Italia viva non era stata lanciata ufficialmente, Renzi ha versato 10 mila euro sul conto della nascente creatura politica. Anche Boschi, con due diverse donazioni (una da mille euro e un’altra da 500) ha dato un contributo di partenza a Iv per un totale di 1.500. Una quota che ha coperto un intero trimestre: il minimo di versamento richiesto dal partito renziano è infatti di 500 euro. Singolare è invece il caso accaduto con l’attuale viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani: continua a destinare con precisione la sua quota al Pd, ma ad agosto ha optato per una doppia contribuzione. Una ai dem e un’altra, sempre da 1.500, proprio a Iv. Ascani è tra le renziane che hanno preferito non lasciare il Pd: così dall’estate scorsa non risultano altri versamenti a Italia viva.
I CONTI DELLE DUE LEGHE
I parlamentari della Lega danno un sostegno importante: 3 mila euro. Cifra decisamente alta che, secondo quanto si è lasciato sfuggire il senatore Ugo Grassi (ex M5s), servirebbe «per contribuire alla progressiva restituzione dei 49 milioni di euro». Per risalire alle donazioni occorre consultare due diversi documenti: quello della Lega Nord e l’altro della Lega per Salvini Premier. Il vecchio Carroccio conta pochi aficionados tra i deputati e senatori: nei vari mesi ricorrono nomi di peso come l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il senatore di lungo corso, Roberto Calderoli, e l’ex sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia. Sono loro, insieme a un altro sparuto gruppo di sostenitori, a rimpinguare le casse della vecchia Lega. Un’ampia maggioranza di leghisti, invece, contribuisce al rafforzamento economico del nuovo partito, quello tutto a trazione salviniana. In entrambi i casi, stando a quanto pubblicato ufficialmente sui siti, il leader storico, Umberto Bossi, non figura tra i contributori. C’è solo il suo omonimo, il senatore Simone Bossi.
LE DIFFICOLTÀ DI FORZA ITALIA
Da tempo Forza Italia è alle prese con ristrettezze economiche, tanto che il tesoriere, Alfredo Messina, ha dovuto far sentire la propria voce lo scorso anno. «Pagare è un obbligo morale, chi non paga deve capire che è un inadempiente, non si deve sentire un furbo», ha tuonato, spiegando di dover stare dietro a tutti per ottenere la quota mensile che nel caso degli azzurri ammonta a 900 euro al mese. Il documento sui contributi, che si ferma a novembre, riporta che l’ex ministro Renato Brunetta ha fatto un solo bonifico, ad aprile, di 3.600 euro, a copertura del primo quadrimestre. Plausibile che arrivi un altro maxi pagamento a saldo del resto, visto che predilige soluzioni “uniche”. Anche l’ex leader dell’Ugl ed ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini è ferma al primo ottobre con un contributo che però ha coperto il mese di settembre, in cui non figurano versamenti. Il deputato Osvaldo Napoli ha invece dato il suo ultimo contributo il 30 luglio (per coprire agosto), mentre la collega a Montecitorio Daniela Ruffino è ferma al 27 giugno. Un altro deputato, Sestino Giacomoni, ha versato in totale per il 2019 solo due quote, entrambe a ottobre. Un quadro complicato per gli azzurri, che però fa in parte tirare un sospiro di sollievo: secondo Messina solo una parte residuale è indietro con i versamenti.
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La storica firma si è spenta a Roma a 84 anni. Sulle pagine di tutti i più prestigiosi quotidiani nazionali ha messo in luce per decenni i difetti della politica e degli italiani.
Giampaolo Pansa, storica firma del giornalismo italiano, è morto a Roma a 84 anni. Ha scritto negli anni per La Stampa, il Giorno, il Corriere della Sera e soprattutto Repubblica, di cui è stato anche vicedirettore. Nato a Casale Monferrato nel 1935, iniziò a lavorare a La Stampa nel 1961 e lo scorso settembre aveva ripreso a scrivere per il Corsera. Autore di diversi libri sulla Resistenza e sul fascismo, è stato per decenni il grande fustigatore della politica italiana e in particolare la bestia nera della sinistra.
I REPORTAGE E LA POLITICA
Dagli esordi torinesi con un memorabile reportage sulla Strage del Vajont agli articoli sull’attentato di Piazza Fontana e quelli sullo scandalo Lockheed, nella sua lunga carriera ha messo a segno tanti colpi. Sua per esempio l’espressione “Balena Bianca” per definire la democrazia cristiana. Alla fine degli anni ’80 del Novecento lancia dalle pagine di Panorama la sua celebre rubrica IlBestiario , che poi porta sull’Espresso ed infine su Libero.
LE ACCUSE DI REVISIONISMO
Tra i libri più noti, Il Sangue dei vinti, nel quale mette a punto le sue idee poi accusate di revisionismo sulla Resistenza. Provocatore fino all’ultimo con un autoritratto intitolato Quel fascista di Panza e poi con un pamphlet su SalviniRitratto irriverente di un seduttore autoritario. Nel 2016 aveva perso il figlio Alessandro, ex ad di Finmeccanica morto di malattia a 55 anni.
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In un libro scritto con il cardinale Robert Sarah, Benedetto XVI si esprime contro la possibilità di ordinare come preti persone sposate. Sulla questione è attesa la decisione di papa Francesco.
«Io credo che il celibato» dei sacerdoti «abbia un grande significato» ed è «indispensabile perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita», ha affermato Benedetto XVI in un libro a quattro mani con il cardinale Robert Sarah, che uscirà il 15 gennaio e del quale Le Figaro pubblica delle anticipazioni. «Non posso tacere», scrivono Ratzinger e Sarah citando una frase di Sant’Agostino.
Il monito del Papa emerito Benedetto XVI arriva dopo il Sinodo sull’Amazzonia dello scorso ottobre che ha avuto tra i temi centrali di discussione proprio la possibilità di ordinare come sacerdoti persone sposate. Opzione, questa, che è entrata nel documento finale, mentre è attesa la decisione di Papa Francesco che dovrà pronunciarsi con l’esortazione apostolica post-sinodale. Documento che potrebbe essere pubblicato nei prossimi mesi. A fare riferimento all’ultimo Sinodo, parlando però di “uno strano Sinodo dei media che ha prevalso sul Sinodo reale”, sono gli stessi Ratzinger e il card. Sarah che è il Prefetto della Congregazione per il Culto divino e in un certo senso il rappresentate di quell’ala conservatrice che è in Vaticano. “Ci siamo incontrati, abbiamo scambiato le nostre idee e le nostre preoccupazioni”, scrivono Ratzinger e Sarah
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