Andrew Tate incriminato in Romania per stupro e tratta di esseri umani

Le accuse sono state formalizzate da un tribunale in Romania: Andrew Tate, influencer 37enne ed ex campione di kickboxing, insieme al fratello Tristan e ad altri due soci, sono stati incriminati per formazione di un gruppo criminale volto a sfruttare sessualmente le donne e a produrre contenuti pornografici per siti specializzati. Ognuno di loro si è dichiarato estraneo ai fatti. Il processo, che dovrebbe durare diversi anni, non avrà inizio immediato. Il giudice ha infatti 60 giorni di tempo per esaminare i fascicoli prima del processo a carico dei quattro. Un portavoce di Andrew Tate ha dichiarato: «Accogliamo questa opportunità per dimostrare la nostra innocenza».

Andrew Tate e il fratello sono stati incriminati con l'accusa di stupro e tratta di esseri umani. Il processo non avrà inizio immediato.
Andrew Tate (Getty Images)

Andrew Tate incriminato insieme al fratello

Il primo arresto dei fratelli Tate nella casa di Bucarest risale allo scorso dicembre. Nel mese di marzo, entrambi hanno beneficiato degli arresti domiciliari a seguito di una sentenza di un giudice rumeno. Secondo l’atto di accusa depositato presso il tribunale, i quattro imputati hanno organizzato un gruppo criminale nel 2021, con la finalità  di avviare una tratta di esseri umani in Romania, ma anche in altri paesi tra cui Stati Uniti e Regno Unito. Il reato sarebbe aggravato da sette presunte vittime che parrebbero essere state reclutate dai fratelli Tate attraverso false promesse di amore e matrimonio.

Per Chi Crea, prorogata al 19 luglio la presentazione delle candidature

È stata prorogata al 19 luglio la scadenza per inviare la propria candidatura e aderire a Per Chi Crea, il programma promosso dal Ministero della Cultura e gestito da SIAE che destina il 10 per cento dei compensi della “Copia privata” a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani sotto i 35 anni di età. Interrotto durante la pandemia, il progetto si presenta nell’edizione 2023 con un investimento di oltre 14 milioni di euro che serviranno a favorire la creatività di giovani artiste e artisti residenti in Italia operanti nelle arti visive, performative e multimediali, cinema, danza, letteratura, musica e teatro.

Per Chi Crea, prorogato l’invio delle candidature 

Il cosiddetto compenso della “Copia privata” è quello che si applica ai supporti e agli apparecchi idonei alla registrazione audio/video in cambio della possibilità di effettuare copie ad uso personale di opere protette dal diritto d’autore. SIAE, per legge, riscuote tale compenso e lo ripartisce ad autori, produttori, artisti ed interpreti. Nel 2016, il governo ha previsto che il 10 per cento delle somme così riscosse dovesse essere investito in attività che favoriscano la creatività e la promozione culturale nazionale ed internazionale dei giovani.

Per questo, dal 2 maggio 2023, è possibile aderire al programma Per Chi Crea articolato in tre bandi rivolti ad aziende, scuole, enti e associazioni che presentano un progetto a sostegno di autori, artisti, interpreti ed esecutori under 35 e residenti in Italia. Si tratta, nello specifico, del bando Nuove opere per la realizzazione e promozione di opere inedite, del bando Formazione e promozione culturale nelle scuole riservato alle istituzioni scolastiche ed educative statali del primo e secondo ciclo e del bando Live e promozione nazionale e internazionale per la realizzazione di live tour o rassegne, sia nazionali che internazionali, e progetti di traduzione in altre lingue e relativa distribuzione all’estero.

I bandi privilegiano in particolare i seguenti aspetti:

  • l’ampliamento dell’offerta e della domanda culturale, attraverso azioni volte al superamento del cultural divide;
  • la specializzazione delle professionalità artistiche, anche attraverso il sostegno alla creazione, composizione, edizione, diffusione, esecuzione e promozione di nuove opere di giovani autrici e autori;
  • l’internazionalizzazione, attraverso il sostegno alla diffusione di opere nel mercato internazionale;
  • la promozione e la diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale;
  • il coinvolgimento di più istituzioni o la realizzazione sulla base di accordi di partenariato tra più soggetti proponenti;
  • l’inclusione sociale.

I dettagli in merito ai progetti da presentare, con materiali e guide operative, sono disponibili sul sito www.perchicrea.it/. Come anticipato, i soggetti interessati potranno inviare la propria candidatura entro mercoledì 19 luglio 2023 attraverso la piattaforma dedicata disponibile sul medesimo sito. I progetti vincitori verranno pubblicati entro il 27 ottobre 2023.

Cristiana Pedersoli, chi è la figlia di Bud Spencer

La seconda figlia di Bud Spencer, Cristiana Pedersoli, è nata a Roma nel 1962 (oggi ha dunque 61 anni): dal padre, amatissimo attore interprete di numerosi spaghetti western all’italiana, la donna avrebbe presto assorbito la passione per l’arte, in tutte le sue forme. Ecco la sua storia e la sua biografia.

Chi è Cristiana Pedersoli, la seconda figlia di Bud Spencer

Bud Spencer ha avuto due figli: Giuseppe nato nel 1961 e Cristiana nata nel 1962. Fin da piccola, Cristiana ha vissuto in un ambiente ricco di stimoli artistici. Il nonno Peppino Amato, infatti, era un produttore cinematografico che aveva contribuito a far uscire molte importanti pellicole mentre il padre è stato per anni uno degli attori più amati e riconoscibili del panorama italiano, senza contare che il genitore era anche un apprezzato paroliere, musicista e scrittore.

Dal padre assorbirà così un particolare estro creativo che influenzerà moltissimo il suo percorso di crescita interiore ed espressiva. Proprio grazie a tutti questi stimoli, la donna si avvicinerà presto al mondo della pittura e inizierà a dipingere, senza mai fermarsi, supportata dall’amata zia.

Cristiana Pedersoli è dunque oggi un’apprezzata artista figurativa, una scrittrice e un’imprenditrice. Nel 2010 ha lanciato la sua personale linea di salvadanai, NO REGRETS, dipinti in terracotta da lei e altri artisti con i quali ha organizzato anche diverse mostre, eventi e aste di beneficenza. Nell’ultimo periodo si è occupata di realizzare la serie pittorica e scultorea Legami, composta da opere in bianco e nero e da sculture in ferro arrugginito.

Nata a Roma nel 1962, Cristiana Pedersoli è la seconda figlia di Bud Spencer: ecco la sua biografia personale.
Cristiana Pedersoli e Bud Spencer (Facebook)

Il libro dedicato al papà e il ricordo del genitore

Cristiana era molto legata a Bud Spencer. Proprio al genitore, tra l’altro, ha deciso di dedicare il suo primo libro, Bud. Un gigante per papà, che contiene al suo interno tantie aneddoti e ricordi inediti su Bud Spencer, oltre a molti contenuti inediti come ricette e lettere scritte di suo pugno.

In un’intervista concessa a Mangialibri, l’artista aveva così parlato del rapporto con il defunto padre: «Era concreto, è vero, con i piedi saldamente per terra, ma anche un gran sognatore con la testa per aria come quando pilotava i suoi aerei. Io non ho mai provato gelosia, solo un enorme orgoglio e tantissima stima, per quello che ha fatto, per come ha vissuto la sua vita, senza mai venire meno ai suoi grandissimi valori e ai suoi principi, senza mai trasgredire, perseguendo sempre la strada della gioia e della positività, e il pubblico lo ha capito e la sorte lo ha ripagato. Papà è il mio manuale, quando io mi innervosisco penso a lui».

Le incognite sul futuro del Giornale dopo la morte di Berlusconi

L’ultimo Cavaliere. Con questo titolo a tutta pagina il Giornale ha salutato Silvio Berlusconi nell’edizione speciale del 13 giugno 2023: 38 pagine dedicate all’uomo che entrò nel capitale del quotidiano fondato da Indro Montanelli già nel 1976, ne prese la proprietà e lo controllò per oltre 40 anni. Proprio finora quando, ironia della sorte se ce n’è una, Berlusconi ha scelto di andarsene, a pochi giorni dall’arrivo programmato della famiglia Angelucci, nuovo editore del Giornale con il 70 per cento del capitale, in attesa del via libera dell’autorità Antitrust, stimato per il 18 luglio.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
La prima pagina de il Giornale dopo la morte di Silvio Berlusconi.

Redazione ormai ridotta da 200 giornalisti a 50

Trentotto pagine composte dalla redazione guidata da Augusto Minzolini che, in poche ore, le ha pensate, impaginate e realizzate da zero, non essendoci al Giornale niente di preparato: i “coccodrilli” su Berlusconi, di qualsiasi natura, erano vietati, fin dai tempi del suo ricovero per il Covid. Una redazione composta ormai da 50 giornalisti, così ridotta dagli oltre 200 che popolavano via Negri fino a 25 anni fa, quando, dopo Montanelli, Berlusconi aveva chiamato Vittorio Feltri a dirigere il Giornale. E ora che succederà?

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
Alessandro Sallusti e Augusto Minzolini con Silvio Berlusconi (Imagoeconomica).

Addio via Negri: destinazione scalo Farini, via dell’Aprica

Nella redazione sanno ben poco del loro futuro. Nessuno ha fornito loro informazioni. Scontato solo il ritorno di Alessandro Sallusti, atteso in luglio, con Minzolini che tornerà a sua volta a scrivere di politica. Con Sallusti verrebbe anche Feltri. Ma gli Angelucci non hanno ancora fatto sapere quale sarà il progetto editoriale per la testata montanelliana. Anche se da qualche giorno la redazione è in fibrillazione perché gira voce che tra i primi atti della nuova gestione ci sarà un trasferimento di sede: addio a via Negri, “la via Solferino” del Giornale, destinazione scalo Farini, via dell’Aprica, palazzo di LaPresse, dove gli Angelucci intendono trasferire anche la redazione di Libero, quelle dei siti web delle due testate, e pure la radio del gruppo. Il tutto a partire dal gennaio 2024. Risparmi e sinergie di costi in una zona destinata a svilupparsi nei prossimi anni, ma che al momento risulta un po’ isolata e lontana dai palazzi del potere meneghino della politica e della finanza. Un bel cambiamento rispetto a Cordusio e Porta Venezia.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
Vittorio Feltri (Imagoeconomica).

In arrivo il manager di Rcs Spagna, Nicola Speroni

A livello aziendale, solo dopo l’ok dell’Antitrust si può procedere a nominare il prossimo Consiglio. E pare che per guidare il Giornale sia stato scelto un manager di Rcs, Nicola Speroni, che arriva dalla Spagna, e come direttore finanziario una dirigente donna, anch’essa da Rcs Spagna, e cioè Stefania Bedogni. La famiglia del Cavaliere, tramite la See spa di Paolo Berlusconi, ha tenuto il 30 per cento del capitale. Ma ora, con la scomparsa del patriarca, la cosa assume un significato molto diverso, anche in vista della futura governance.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
Paolo Berlusconi (Imagoeconomica).

Galli della Loggia, Orsina, Ricolfi, Battista: firme da dream team

Per quanto riguarda gli organici, le indicazioni arrivano da voci giornalistiche. In ordine sparso sono circolati i nomi di: Daniele Capezzone, Giacomo Amadori, Osvaldo De Paolini, Salvatore Merlo, Francesco Verderami e poi editorialisti quali Ernesto Galli della Loggia, Giovanni Orsina, Luca Ricolfi, Pigi Battista. Se oltre a questo dream team ci sia anche qualcuno che andrà a rimpolpare la redazione nulla è dato sapere.

Le incognite sul futuro de il Giornale dopo la morte di Berlusconi
L’editore Antonio Angelucci (Imagoeconomica).

Via lo smart working, in scadenza il contratto integrativo dei giornalisti

Quello che appare certo invece è la volontà dei nuovi editori di smantellare lo smart working, che oggi al Giornale è utilizzabile al 50 per cento con un accordo sindacale che scade a fine 2023. In scadenza c’è anche il contratto integrativo dei giornalisti, conquistato e consolidato negli anni grazie alle relazioni sindacali che non sono mai venute meno. E che ora si preparano ad affrontare la nuova era. Il primo assaggio sarà già mercoledì 21 giugno, con la prima assemblea di redazione convocata nell’era del dopo Cavaliere.

Isobel Kinnear: età, origini, Amici e fidanzato della ballerina

Isobel Kinnear è una ballerina nata in Australia nel 2003. La giovane si è fatta conoscere partecipando all’ultima edizione di Amici di Maria De Filippi e balla da quando aveva tre anni.

Isobel Kinnear, la sua carriera di ballerina e l’ingresso ad Amici

Prima di partecipare ad Amici 2022/2023, Isobel era entrata a far parte della compagnia Dream Dance Company e nel 2018 aveva anche vinto il premio Australia’s dancer of the year. È quindi arrivata in Italia dove, dopo aver frequentato un corso di lingua, l’estate scorsa ha partecipato ad uno stage con Christian Stefanelli, allievo di Raimondo Todaro lo scorso anno ad Amici. Nel talent è entrata grazie ad una sfida immediata nei confronti di Claudia Bentrovato, che ha vinto con tante acclamazioni. Insieme a Nicolò De Devitiis e Giulia Stabile, è stata scelta per condurre, martedì 20 giugno 2023, l’evento Amici Full Out in onda su Italia 1 in prima serata.

Isobel Kinnear, scopri qualcosa in più sulla ballerina di Amici e il suo rapporto con Cricca
Isobel Kinnear e il presunto fidanzato Cricca (Facebook).

Isobel Kinnear e la storia con Cricca

All’interno della scuola di Amici di Maria De Filippi, fin da subito Isobel ha creato un bel rapporto con Cricca, uno degli allievi di questa edizione. Durante il programma i due si erano messi insieme per qualche settimana ma, dopo il rientro di lui nel programma, prima del serale, si erano lasciati perché lei lo vedeva cambiato.

Dopo l’eliminazione dal serale di Cricca, Isobel aveva promesso che si sarebbero visti fuori. Una promessa che pare essere stata mantenuta, dato che i due sono stati paparazzati insieme a Roma lasciando i fan in un vortice di emozioni e speculazioni. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo capitolo nella loro storia d’amore, un capitolo che li vede superare gli ostacoli del passato e riavvicinarsi l’uno all’altra? Solo il futuro potrà parlare.

Nicolò De Devitiis: età, fidanzata e biografia del conduttore televisivo

Nicolò De Devitiis è un conduttore televisivo nato a Roma il 6 luglio 1990. Dopo aver iniziato la sua carriera come content creator, in particolare bike blogger, è stato notato dai primi programmi tv e radiofonici.

Nicolò De Devitiis, la carriera televisiva

Nel 2014 è stato nel cast del programma Le iene di Italia 1 e successivamente ha condotto su SkySport1 Estate Mondiale (2016) e, fino al 2019, Goal Deejay. Nel 2015 ha fatto parte degli inviati per la trasmissione televisiva Open Space condotta su Italia 1 da Nadia Toffa e nell’estate 2017 ha condotto con Alessia Marcuzzi e Daniele Battaglia il Summer Festival in prima serata su Canale 5.

Nel 2018 ha condotto la seconda edizione di DanceDanceDance, in prima serata su Fox Life e TV8, con Andrea Delogu. A dicembre dell’anno seguente ha iniziato a condurre Storytellers per VH1, il canale del digitale terrestre di MTV.

Scopri chi è Nicolò De Devitiis, una vita tra conduzione in radio e televisione
Nicolo De Devitiis a un evento Paramount+ (Getty Images).

La radio e la conduzione

Oltre alle trasmissioni per la televisione, Nicolò è stato speaker radiofonico per Radio 105 con le Kris in Kris & Love e su Radio 2 con Angela Rafanelli in Radio2 Sunset. Dal 2020 fino al 2022 è stato il conduttore ufficiale del Giffoni Film Festival. Da agosto 2021 ha condotto, su Radio Zeta, Collettivo Zeta insieme al cantante Alfa e, su Sky, la 2ª stagione di On The Road Again con Guido Meda. Da gennaio 2022 è anche speaker radiofonico per Radio 105 con la conduzione di puntate settimanali del programma 105 Loves Music. Il 20 giugno 2023 è conduttore, insieme a Isobel Kinnear, di Amici Full Out, il concerto all’Ippodromo delle Capannelle dedicato ai giovani artisti del talent di Maria De Filippi.

Nicolò De Devitiis, la vita privata

Dal giugno del 2019 Nicolò è fidanzato con l’ex Iena Veronica Ruggeri e la relazione è stata confermata proprio da lui durante un’intervista a Grazia: «Mi sento molto bene con lei. Per via del lavoro che ci impegna entrambi, non abbiamo mai avuto molto tempo per stare insieme». Tra le sue ex più note c’è l’ex Miss Italia Eleonora Pedron.

In Ucraina mezzi inutilizzabili e armi obsolete: cosa non va nelle forniture militari

Dall’indipendenza nel 1991, l’Ucraina nel corso degli anni ha venduto un’ampia porzione delle sue vaste scorte di armi dell’era sovietica, ottenendo grossi profitti: l’arsenale del Paese, in particolare, si è ridotto durante la presidenza del filorusso Viktor Yanukovich. Il problema della scarsità degli armamenti è venuto alla luce in occasione dell’annessione unilaterale della Crimea da parte della Federazione Russa, poi con la guerra del Donbass e, ancor di più, con l’invasione su larga scala iniziata il 24 febbraio 2022. Quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, Kyiv si è trovata alla disperata ricerca di armi e munizioni. Come sottolineato a inizio aprile dal segretario generale della NatoJens Stoltenberg, «gli alleati hanno erogato quasi 150 miliardi di euro di sostegno all’Ucraina, inclusi 65 miliardi di euro di aiuti militari». Ma, come riporta un’inchiesta del New York Times, le autorità ucraine hanno pagato più di 800 milioni di dollari ai fornitori occidentali nel corso dell’anno passato, in base a contratti rimasti in tutto o in parte inadempiuti: moltissime le armi che non sono state consegnate, tanti i mezzi incapaci di muoversi o sparare, buoni tutt’al più per recuperare qualche pezzo di ricambio.

Mezzi inutilizzabili e armi obsolete, cosa non va nelle forniture militari all'Ucraina
La bandiera ucraina apposta su un mezzo arrivato dagli Usa (Getty Images).

Il 30 per cento dell’arsenale di Kyiv è costantemente in riparazione

Che qualcosa vada male, nella frenesia della corsa alle armi, ci sta. Molti delle forniture da parte degli alleati occidentali comprendevano armi di ultima generazione, come i sistemi di difesa aerea americani che si sono dimostrati altamente efficaci contro droni e missili russi. Ma in altri casi gli alleati hanno fornito attrezzature finite da tempo nei magazzini che, nella migliore delle ipotesi, necessitavano di ampie revisioni. Come scrive il Nyt, il 30 per cento dell’arsenale di Kyiv è costantemente in riparazione: un tasso elevato, soprattutto per un esercito che ha bisogno di tutte le armi per dare il via all’attesa controffensiva.

Il caso dei 33 obici donati dall’Italia, poi riparati (male) in Florida

L’inchiesta del quotidiano statunitense cita la consegna di 33 obici semoventi M109 messi fuori servizio alcuni anni fa, donati all’Ucraina dall’Italia, «richiesti, comunque, da parte ucraina, nonostante le condizioni, per essere revisionati e messi in funzione, vista la urgente necessità di mezzi per fronteggiare l’aggressione russa», come precisato dal ministero della Difesa. Non è tanto il fatto che gli obici fossero da revisionare: Roma lo ha messo in chiaro e Kyiv li ha voluti lo stesso. Ma quanto successo dopo. Come scrive il New York Times, il governo ucraino ha inviato i pezzi d’artiglieria alla Ultra Defense Corporation di Tampa, in Florida, pagando quasi 20 milioni di dollari per la riparazione. Quando 13 dei 33 obici sono finalmente arrivati in Ucraina, si sono rivelati «non adatti a missioni di combattimento».

Mezzi inutilizzabili e armi obsolete, cosa non va nelle forniture militari all'Ucraina. L'inchiesta del New York Times.
Un Humvee dell’esercito americano (Getty Images).

Gli Humvee arrivati in Polonia con le gomme a terra

Nell’estate del 2022 a un’unità dell’esercito americano è stato ordinato di spedire 29 Humvee in Ucraina da un deposito a Camp Arifjan, una base in Kuwait. Alla fine di agosto, gli appaltatori privati incaricati di revisionare i mezzi avevano riparato trasmissioni, batterie scariche, perdite di fluidi, luci rotte, serrature delle porte e cinture di sicurezza sugli Humvee, facendo sapere che tutti e 29 gli automezzi militare da ricognizione dell’esercito americano erano pronti per l’Ucraina. Il lavoro era stato verificato, a quanto pare, dall’unità dell’esercito Usa di stanza in Kuwait. Ma, quando gli Humvee sono arrivati in Polonia, si è scoperto che le gomme di 26 mezzi su 29 erano inutilizzabili. Ci è voluto quasi un mese per trovare abbastanza pneumatici sostitutivi, il che «ha ritardato la spedizione di altre attrezzature in Ucraina e ha richiesto manodopera e tempo significativi», ha rilevato un rapporto del Pentagono. Ma gli appaltatori si sono fatti comunque pagare a caro prezzo per il loro servizio.

Manutenzione pessima, ma pagata a caro prezzo

La stessa cosa, aggiunge il Nyt, è successa con una fornitura di obici M777, sempre da parte della stessa unità. I pezzi di artiglieria erano in condizioni talmente pessime da essere stati rimandati al mittente, che dunque li ha riparati due volte. Ma sono solo alcuni esempi, riguardanti peraltro mezzi e armi che, alla fine, sono arrivate nella disponibilità di Kyiv.

Mezzi inutilizzabili e armi obsolete, cosa non va nelle forniture militari all'Ucraina. L'inchiesta del New York Times.
Lo sparo di un obice M777 a Bakhmut (Getty Images).

Come hanno precisato gli interlocutori del New York Times, che hanno partecipato all’acquisto di armi, in diversi casi la fornitura non è nemmeno avvenuta e non sempre gli intermediari hanno restituito il denaro. Diversi i contratti che non sono stati rispettati dall’inizio della primavera 2023, come persi nella frenesia da controffensiva. Che, forse non a caso, tarda ad arrivare.

L’accordo tra Neymar e la fidanzata Bruna Biancardi: lui la può tradire, ma a tre condizioni

Un giornale di gossip brasiliano, “Em Off”, ha riportato una notizia (o per meglio dire un pettegolezzo) decisamente curiosa su Neymar da Silva Santos Júnior, in questo periodo storico fermo a causa di un post operatorio per un intervento ai legamenti della caviglia.

L’accordo fra Neymar e la fidanzata: lui la può tradire, ma a tre condizioni

La notizia, ripresa anche dal media spagnolo “Marca” fa riferimento ad una decisione che Neymar avrebbe preso di comune accordo con la fidanzata Bruna Biancardi, con la quale sembra in realtà essere più innamorato che mai. A quanto pare, Neymar avrebbe ricevuto l’autorizzazione per farle le corna, ma a tre condizioni specifiche.

Neymar potrebbe dunque non solo flirtare con altre donne ma persino andarci a letto a patto che, prima di tutto, lo faccia in maniera discreta: il calciatore, insomma, non dovrebbe farsi vedere con altre in maniera plateale. La seconda regola che gli è concessa è fare sesso con altre donne ma utilizzando sempre il preservativo, per proteggersi da malattie veneree e dal rischio di gravidanze indesiderate. Infine Biancardi ha imposto a Neymar di non baciare in bocca le donne con cui la potrebbe tradire.

Voci di corridoio che per il momento non trovano conferme né smentite

Quanto detto fino a questo punto corrisponde, chiaramente, a semplici rumor. Eppure il media brasiliano ha portato anche delle prove a sostegno di questa tesi: di recente, infatti, Neymar avrebbe effettivamente tradito la ragazza con un’altra influencer, per di più alla vigilia di San Valentino. Nonostante le “corna”, il gesto di Neymar non avrebbe in alcun modo infastidito Biancardi.

Pare inoltre che lo stesso media abbia provato a entrare in contatto con Neymar per una conferma o una smentita dell’indiscrezione. Per il momento, tuttavia, il diretto interessato non ha ancora fornito spiegazioni nel merito della questione.

Pippo Inzaghi contro Max Allegri: «Ho smesso un anno prima per colpa sua»

Se non ci fosse stato Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan, la carriera di Filippo Inzaghi si sarebbe chiusa a 40 anni anziché a 39, come successo effettivamente nel 2012. Lo rivela l’ex attaccante e oggi allenatore, nell’autobiografia Il momento giusto, scritta a quattro mani con Giovan Battista Olivero, giornalista della Gazzetta dello Sport.

Autobiografia Il momento giusto, Pippo Inzaghi contro Max Allegri: «Ho smesso un anno prima per colpa sua».
L’omaggio dei tifosi del Milan nel giorno dell’addio di Inzaghi e di altri big rossoneri (Getty Images).

«Allegri chiese che non mi fosse rinnovato il contratto»

Proprio la rosea ha pubblicato alcuni estratti dell’autobiografia, uscita il 20 giugno nelle librerie. «Era stato Allegri a chiudere la mia carriera da giocatore. Io e il Milan, infatti, nella primavera del 2012 avevamo trovato un accordo per prolungare di un anno il mio contratto. Io sarei stato un importante collante nello spogliatoio che nel giro di poco tempo aveva perso Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso, Seedorf. Elementi di spessore che avevano lasciato un vuoto profondo. Non avrei accampato alcuna pretesa…», scrive Inzaghi in un passaggio del libro. «Galliani era felice di aver trovato insieme a me questa soluzione. Allegri invece la bocciò, non mi voleva più nello spogliatoio e lo disse al dirigente chiedendo che non mi fosse rinnovato il contratto. Per me fu una mazzata». Ecco dunque un altro attestato di “non stima” per Allegri, che nel corso degli ultimi due anni ne ha ricevuti parecchi: poche – praticamente nessuna – le soddisfazioni con la Juventus, tantissime le critiche raccolte. Basti pensate ai ripetuti attacchi da parte del “giochista” Daniele Adani, che vede come fumo negli occhi il “risultatista” Max.

Autobiografia Il momento giusto, Pippo Inzaghi contro Max Allegri: «Ho smesso un anno prima per colpa sua».
Massimiliano Allegri, allenatore del Milan dal 2010 al 2014 (Getty Images).

Per Inzaghi 300 partite e 126 gol con il Milan, poi una stagione da allenatore

Inzaghi, che nell’ultima stagione ha allenato la Reggina in Serie B, ha giocato nel Milan dal 2001 al 2012. Con la maglia rossonera ha disputato 300 partite, mettendo a segno 126 gol, tra cui i due preziosissimi che regalarono la Champions League al Diavolo nel 2007, nella finale-rivincita contro il Liverpool. Nelle ultime due stagioni da calciatore, coincise con la presenza di Allegri sulla panchina del Milan, aveva però collezionato in tutto appena 18 presenze. Appesi gli scarpini al chiodo, nel 2014/15 ha esordito come allenatore proprio alla guida del Milan, chiudendo il campionato (vinto proprio dalla Juve di Allegri) al decimo posto.

Clochard accoltellato nel parcheggio dell’aeroporto di Firenze: è grave

Intorno alle 3:30 di notte del 20 giugno la Polizia di Firenze ha soccorso un clochard riverso a terra e ferito nel parcheggio dell’aeroporto di Firenze Perentola, proprio di fronte alle partenze.

Clochard aggredito nella notte all’aeroporto di Firenze: è gravissimo

La vittima dell’aggressione è un uomo tedesco di 72 anni che al momento del ritrovamento presentava una terribile e profondissima ferita a livello della gola, causata evidentemente da un’arma da taglio. Dopo essere stato trovato dalle autorità, l’uomo è stato trasportato d’urgenza al vicino ospedale Careggi, dove si trova attualmente ricoverato in prognosi riservata.

Indagini in corso: tre giorni fa un caso simile

Le forze dell’ordine sono attualmente al lavoro sul caso per cercare di ricostruire cosa possa essere accaduto con precisione. Nessuno ha idea di chi si potrebbe essere reso protagonista di un gesto così folle, per ora. Sul grave episodio di cronaca sta dunque lavorando la squadra mobile di Firenze, con la collaborazione della polizia scientifica.

Tre giorni fa Firenze era finita al centro delle cronache per un’altra grave aggressione dove un altro clochard aveva perso la vita. Tutto è accaduto nella notte fra il 17 e il 18 giugno, sulla soglia della chiesa di Santa Maria Novella, in una zona che di norma è gremita di turisti. In questo caso a morire è stato un uomo senza fissa dimora di origini ceche, Jacob Kuapil, il cui corpo esanime è stato trovato in mattinata. La vittima avrebbe sbattuto la testa a terra in modo violento dopo aver avuto un acceso diverbio con un altro clochard, pare di nome Peter. L’alterco, stando alle ricostruzioni di un terzo uomo che ha assistito alla scena, sarebbe avvenuto per futili motivi. Il 118 aveva provato ad assistere Kuapil dopo l’incidente, ricevendo però un netto rifiuto da parte dell’uomo. Sul caso, il pubblico ministero Sandro Cutrignelli ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

Cristiano Caccamo: età, origini, film e vita privata dell’attore

Cristiano Caccamo, nato il 21 marzo del 1989 a Taurianova in provincia di Reggio Calabria, è un attore celebre per aver recitato in alcune fiction di Rai 1 come Che Dio ci aiuti (2017) e Don Matteo (2018). Vediamo quali sono state le tappe principali della sua carriera fin qui e cosa si sa della sua vita privata.

Cristiano Caccamo, le origini e i film

Cristiano è figlio del poeta e scrittore Michele Caccamo, direttore editoriale di Emersioni e della collana Tasti per le edizioni Castelvecchi. A 15 anni ha lasciato il paese dov’è nato per trasferirsi in un convitto ad Assisi, in Umbria, dove ha studiato e si è diplomato. Si è poi trasferito a Roma per studiare Lingue alla Sapienza, ma ha abbandonato gli studi per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e diplomarsi.

Ha iniziato la sua carriera da attore a teatro con Ciechi, dove ha ottenuto un ruolo minore. Nel 2013 è stato protagonista di una serie tv insieme ad Emanuela Rei, Anastasia Love Dance, dove ha interpretato uno degli amici della protagonista. Nel 2014 ha preso parte a La vita oscena di Renato De Maria. Il suo primo film da protagonista è stato invece Cenere, uscito nel 2014, dove ha vestito i panni di Julien, un artista di strada ribelle.

A marzo 2018 è uscito nelle sale il film Puoi baciare lo sposo, di cui è protagonista insieme a Salvatore Esposito. A settembre dello stesso anno ha esordito nella miniserie televisiva La vita promessa accanto a Luisa Ranieri e diretta da Ricky Tognazzi, interpretando un giovane ragazzo siciliano, Michele Carrizzo. Nel 2021 è nel cast del film Una famiglia mostruosa di Volfango De Biasi.

Scopri chi è l'attore Cristiano Caccamo, tra carriera e vita privata
Cristiano Caccamo al Festival del Cinema di Venezia 2021 (Getty Images).

Le fiction televisive

Il suo debutto televisivo è arrivato nel 2015, prima con Questo è il mio paese, dove ha interpretato Cosimo, figlio di un latitante, e poi ne Il paradiso delle signore di Monica Vullo, dove ha interpretato Quinto, un timido magazziniere. Nel 2017 è entrato a far parte del cast di Che Dio ci aiuti, interpretando un giovane cardiochirurgo, e l’anno successivo ha recitato in Don Matteo nei panni di Giovanni Santucci, fidanzato del capitano Anna Olivieri.

Nel 2020 è stato uno dei concorrenti di Celebrity Hunted: Caccia all’uomo, il reality show disponibile su Amazon Prime, insieme alla collega e amica Diana del Bufalo. Sempre per Amazon, nel 2023 ha partecipato alla terza edizione di Lol – Chi ride è fuori.

Cristiano Caccamo, la vita privata

Per quanto riguarda la vita privata, l’attore è molto riservato. Un possibile amore, di cui si è vociferato ma che non è mai stato ufficializzato, è stato quello con la collega e co-protagonista nella fiction Questo è il mio paese Valentina Romani. Molti hanno parlato di una ipotetica relazione anche con la sua amica attrice e cantante Diana del Bufalo, ma i due hanno sempre smentito di avere un rapporto che vada al di là dell’amicizia.

Biden: «La minaccia della Russia di usare armi nucleari è reale»

«La minaccia della Russia di utilizzare armi nucleari è reale». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in un incontro con un gruppo di donatori a Palo Alto, in California, il 19 giugno. Soltanto due giorni prima, il 17 giugno, come ha ricordato Reuters aveva definito «irresponsabile» il dispiegamento di armi tattiche in Bielorussia da parte di Mosca. «Quando venni qui due anni fa e dissi che ero preoccupato per il prosciugamento del fiume Colorado, tutti mi guardarono come se fossi pazzo», ha sottolineato Biden. «Stavolta è lo stesso».

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In Bielorussia armi nucleari tre volte più potenti di quelle del 1945

Intanto, come sottolineano i media internazionali, Minsk dal 14 giugno sta ricevendo missili e bombe russi. Il presidente Alexander Lukashenko ha informato dell’arrivo di armi tre volte più potenti delle atomiche utilizzate a Hiroshima e Nagasaki. Il dispiegamento, secondo Reuters, rappresenta la prima mossa di Mosca al di fuori del territorio nazionale dalla caduta dell’Unione sovietica. Il dittatore bielorusso ha anche fornito ulteriori dettagli in un’intervista al canale televisivo di stato russo Russiya-1. «Non avremmo alcun dubbio nell’usare le armi nucleari come strumento di difesa», ha precisato Lukashenko, sottolineando come avesse convinto Putin a schierarle.

Joe Biden sul dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia della Russia: «Gesto irresponsabile». E in Ucraina proseguono gli attacchi.
Vladimir Putin incontra Alexander Lukashenko a Sochi il 9 giugno (Getty).

Già nel mese di maggio, in occasione dell’annuncio di Vladimir Putin, la Russia aveva risposto alle accuse occidentali ricordando come gli Usa per decenni avessero schierato armamenti nucleari in Europa. Per quanto Biden parli di minaccia reale, secondo Reuters per ora l’eventualità che l’esercito russo usi armi atomiche è remota. Proseguono invece gli attacchi russi con droni kamikaze in varie città dell’Ucraina. Nella notte, attorno allo spazio aereo di Kyiv i militari hanno intercettato e distrutto una ventina di velivoli. Esplosioni anche negli oblast di Chersaky, Vinnitsa e Khmelnytskyi. Le incursioni sono proseguite per circa tre ore, ma non si riportano al momento danni ingenti o feriti.

Parigi 2024, perquisizione nella sede del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici

Una perquisizione della polizia francese è in corso a Saint-Denis, nella sede del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Parigi 2024. Gli agenti stanno esaminando e sequestrando documenti. Secondo quanto scrive RMC Sport, potrebbero restare nella sede del comitato organizzatore tutta la giornata. Al centro del blitz forse elementi relativi all’attribuzione degli appalti pubblici legati all’evento. Come riporta Afp, le perquisizioni sono condotte effettuate dall’OCLCIFF (Ufficio centrale per la lotta alla corruzione e ai reati finanziari e fiscali) e dalla BRDE, la brigata finanziaria della polizia giudiziaria parigina. «Non abbiamo ancora tutte le informazioni sull’indagine in corso. Paris 2024 sta collaborando pienamente con gli investigatori per facilitare le loro indagini», ha scritto il comitato organizzatore dei prossimi Giochi Olimpici in un’email inviata ai dipendenti, visionata da Politico.

Parigi 2024, perquisizione della polizia nella sede del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici. Cosa sappiamo.
Souvenir di Parigi targati “Paris 2024” (Getty Images).

L’agenzia anticorruzione aveva evidenziato possibili «conflitti di interesse»

Nell’aprile 2021, due rapporti dell’agenzia francese anticorruzione (AFA) sull’organizzazione delle Olimpiadi, scrive l’Afp, avevano indicato «rischi di violazione della correttezza» e «conflitti di interesse» che avevano scalfito l’immagine delle Olimpiadi «esemplari» volute dal capo del comitato organizzatore Tony Estanguet. Al centro di questi dossier i rapporti tra il comitato organizzatore stesso e Solideo, ovvero la società che deve consegnare i lavori per i Giochi Olimpici. Gli ispettori dell’Afa avevano scritto che la procedura generale relativa agli acquisti risultava «imprecisa e incompleta», sottolineando la possibile esistenza di «situazioni di potenziale conflitto di interessi non controllate».

Parigi 2024, perquisizione della polizia nella sede del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici. Cosa sappiamo.
Un cantiere di Parigi (Getty Images).

La denuncia di 10 operai che hanno lavorato senza documenti nei cantieri dei Giochi

Tutto potrebbe essere partito dalla denuncia di 10 operai, che hanno lavorato senza documenti nei cantieri della capitale francese. Come riporta France Info, proprio in questi giorni 10 lavoratori provenienti dal Mali e dalla Repubblica Democratica del Congo, in Francia da diversi anni, hanno citato in giudizio i quattro colossi dell’edilizia Vinci, Eiffage, Spie Batignolles e GCC, denunciando il fatto di aver lavorato nei cantieri dei Giochi Olimpici, in particolare al villaggio olimpico, senza contratto di lavoro, busta paga, ferie pagate e straordinari. I 10 lavoratori africani, in seguito regolarizzati, si sono per questo paragonati agli operai dei cantieri dei Mondiali in Qatar. La prima udienza è fissata a ottobre.

Marco Mazzoli: età, moglie e carriera del vincitore dell’Isola dei Famosi 2023

Lo scorso lunedì 19 giugno i telespettatori di Canale 5 hanno finalmente scoperto chi è stato incoronato come vincitore dell’Isola dei famosi 2023: a portarsi a casa il traguardo più ambito è stato Marco Mazzoli, ecco tutto quello che c’è da sapere su di lui.

Chi è Marco Mazzoli, il vincitore dell’Isola dei famosi 2023: la sua storia e la sua biografia

Nato il 19 ottobre del 1972 (oggi ha dunque 51 anni) a Milano, Mazzoli ha passato gran parte della sua infanzia negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove il padre lavorava come direttore artistico per la Walt Disney Company. Fin da subito si appassiona al mondo radiofonico, iniziando a collaborare con piccole radio locali della Lombardia. Sbarca nella sua prima radio importante nel 1993, iniziando a lavorare come speaker per la nota RTL 102.5, dove rimarrà per due anni. Dal 1995 al 1996 collaborerà con Radio Capital insieme a DJ Angelo, poi passerà a Station One fino al 1998.

La collaborazione con Radio 105 inizia proprio nel 1998: a partire da questo momento Mazzoli tornerà negli USA, a New York, per presentare un programma nel fine settimana. Una volta tornato dagli USA inventa il format Lo Zoo di 105, programma particolarmente sboccato e sopra le righe che scatenerà non poche polemiche ma che, allo stesso tempo, diventerà uno dei format di maggior successo di 105.

Marco Mazzoli è il vincitore dell'Isola dei famosi 2023: alle spalle, lo speaker ha una lunga carriera in radio, allo zoo di 105 soprattutto.
Marco Mazzoli e i suoi colleghi allo Zoo di 105 (Instagram)

Negli ultimi anni Mazzoli è tornato a vivere in pianta stabile negli Stati Uniti, ottenendo la cittadinanza nel 2015 e diventando editore della radio locale Miami Evolution 935. Il pubblico televisivo l’ha imparato a conoscere e apprezzare proprio grazie alla sua partecipazione all’Isola dei famosi, dove ha gareggiato al fianco del collega e amico Paolo Noise.

Chi è la moglie di Marco Mazzoli

Mazzoli, che oggi lavora a distanza su 105 da Miami, vive negli Stati Uniti in pianta stabile con la moglie Stefania Pittaluga. La coppia si è conosciuta nel 2009 e si è sposata nel 2010: almeno per il momento, i due non hanno avuto figli.

Marco Mazzoli è il vincitore dell'Isola dei famosi 2023: alle spalle, lo speaker ha una lunga carriera in radio, allo zoo di 105 soprattutto.
Marco Mazzoli e Stefania Pittaluga (Instagram).

Emanuela Rei: età, vita privata e vero nome dell’attrice

Emanuela Rei, nata a Roma il 26 febbraio 1991, è una famosa attrice nota per le sue interpretazioni in alcune serie tv per ragazzi, tra cui Sketch Up, eBand, Talent High School – Il sogno di Sofia e Anastasia <3 Dance.

Emanuela Rei, il vero nome dell’attrice e le serie tv

Emanuela Rei è il nome d’arte di Emanuela Di Crosta. L’attrice ha iniziato ad avvicinarsi alla recitazione prima imitando alcuni personaggi famosi che vedeva in televisione, poi iscrivendosi alla Clesis Arte Roma diretta da Carlo Merlo. Ha ottenuto uno dei suoi primi ruoli televisivi in una puntata della serie tv Mediaset I Cesaroni. Ha poi partecipato alla sitcom eBand con Pino Insegno e, tra il 2012 e il 2013, è entrata nel cast di Talent High School – Il sogno di Sofia e in quello di Anastasia <3 Dance.

Biografia e carriera di Emanuela Rei
Giorgia Boni, Emanuela Rei, Luca Murphy, Sergio Ruggeri e Federico Petroni (Getty Images).

Il successo con Maggie e Bianca

Nel 2016-2017 è arrivato il successo con Maggie & Bianca Fashion Friends ed Emanuela è diventata una star. 400 mila spettatori a puntata per tre stagioni, numeri che rappresentano un record e la annoverano come la serie italiana per ragazzi più vista del 2017 approdata anche in Francia, Germania e in tanti altri paesi.

Questo risultato ha premiato la Rei nelle vesti di cantante. L’attrice ha pubblicato un album (con all’interno la colonna sonora della serie tv) ed è stata protagonista di un tour musicale prima di venir ingaggiata a teatro nel ruolo di Jasmine in Aladin – Il Musical Geniale di Maurizio Colombi al Teatro Brancaccio. Nessuna informazione, invece, trapela sulla sua vita privata.

Presto al cinema con Una famiglia mostruosa

Nel 2021, l’attrice è scelta per interpretare un ruolo nel nuovo film di Volfango De Biasi, Una famiglia mostruosa. Ha così recitato accanto a Massimo Ghini, Lucia Ocone, Pasquale Petrolo, Ilaria Spada e Cristiano Caccamo. Una commedia horror ma che, tra una risata e l’altra, parla di pregiudizi e diversità. Il 21 giugno 2023 uscirà al cinema il seguito di questo film, che si intitola Un matrimonio mostruoso, sempre con la regia di Volfango De Biasi e ancora una volta con Massimo Ghini, Paola Minaccioni, Ricky Memphis, Ilaria Spada, Cristiano Caccamo e la stessa Rei.

Emilio Fede contro il fantomatico Alfredo: «Ti mando quattro miei amici dalla Sicilia»

Non c’è pace per Emilio Fede. Dal suo mancato arrivo ai funerali di Silvio Berlusconi, l’ex direttore del Tg4 è vittima di continui scherzi telefonici da parte di un tale Alfredo, che lo accusa di aver inventato la scusa dell’autista per giustificare la sua assenza. Non si è fatta attendere la replica del giornalista, ormai 92enne, che ha iniziato a rispondere alle chiamate in diretta Instagram. Ricoprendo il suo interlocutore di insulti e minacce. «Figlio di putt***, sei finito», si sente dire a Fede. «Appena ti acchiappo, ti spacco in quattro». Dopo una serie di maledizioni, lo ha anche minacciato, promettendogli la visita di «quattro amici dalla Sicilia». Nel filmato, una voce ignota lo ha chiamato «Direttore», invitandolo a salutare il suo pubblico in diretta. Intanto sui social si moltiplicano le ipotesi che possa trattarsi di una montatura con Emilio Fede complice del fantomatico Alfredo.

Emilio Fede attacca Alfredo sui social. L'ex direttore del Tg4 lo accusa di scherzi telefonici e minaccia: «Figlio di putt***, sei finito».
Emilio Fede in uno screenshot della diretta Instagram.

Emilio Fede sulla morte di Berlusconi: «È stato la mia vita»

In occasione dei funerali di Silvio Berlusconi, Emilio Fede aveva attribuito la sua assenza all’«autista farabutto e meschino», che lo aveva bloccato di proposito nel traffico. «Un personaggio veramente squallido che va arrestato», aveva sbottato l’ex direttore del Tg4, ringraziando poi un collega che lo aveva aiutato a raggiungere villa San Martino ad Arcore. Qui infatti aveva atteso l’arrivo del feretro del leader di Forza Italia dopo le esequie su una panchina all’esterno della proprietà. «Non voglio pensare che non ci sia più, è stato la mia vita», ha concluso in un video sui social, ricordando anche la scomparsa della moglie nel 2022. «Ciao presidente, sono sicuro che un giorno ti raggiungerò dove sei».

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie

La mattina di Ferragosto del 1962 Bruno Cortona, 36enne vigoroso ed esuberante, amante della guida sportiva e delle belle donne, schizzava per le vie di Roma con la sua Lancia Aurelia B24 convertibile. Dopo un sorpasso azzardato, per evitare l’impatto con un camion che arrivava dalla parte opposta, sterzò violentemente. Lui venne sbalzato fuori dall’auto che finì in una scarpata. Il suo passeggero, un giovane di nome Roberto e di cui Cortona non sapeva nemmeno il cognome morì. L’inno alla spericolatezza sta dentro un film di Dino Risi, Il sorpasso. Il mito della velocità associata al rischio e del sorpasso azzardato come termometro di virilità fu uno dei capisaldi del boom economico.  Si può facilmente immaginare che qualche incidente sia accaduto per emulazione. Nessuno si sognò mai di mettere sotto accusa il cinema italiano, di chiederne la chiusura per la veicolazione di messaggi che rischiavano di essere diseducativi. Così come nessuno si sognerebbe di chiedere la chiusura della letteratura per libri splatter (per di più brutti, a differenza del capolavoro di Risi) che hanno il culto della violenza come unica matrice letteraria. Così come nessuno chiederebbe di chiudere le gelaterie se un gelataio venisse condannato per pedofilia.

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie
Una scena de Il sorpasso di Dino Risi.

YouTube e i social sono luoghi: criminalizzarli tout court è un errore

Non commettere l’errore di criminalizzare un mezzo. Si potrebbe partire da qui per tirare le fila della vicenda in cui ha perso la vita Manuel Proietti, 5 anni, mentre tornava a casa con la madre, travolto da una Lamborghini guidata da Matteo Di Pietro, 20 anni, impegnato in una “challenge” che non è altro che una di quelle sfide sceme in cui si mette a rischio la propria vita e quella degli altri per diventare “popolari” tra gli amici. Solo che Matteo Di Pietro è anche uno dei membri del gruppo di youtuber TheBorderline, gli amici con cui vantarsi di fare lo scemo sono migliaia e le sue bravate gli fanno guadagnare soldi – molti soldi – oltre alle pacche sulle spalle degli amici. C’entra YouTube? C’entrano i social? Sì e no. YouTube è un luogo. Su YouTube gli scemi possono godersi gli incidenti, le risse e le imprese degli altri scemi senza bisogno di uscire di casa e senza creare ingorghi in autostrada. Accade, come sui social, che lo scemo del villaggio possa acquisire una popolarità ben oltre il baretto sotto casa. La violenza, la stupidità, perfino i poco rispetto per le altre vite umane esercita da sempre una sinistra fascinazione. Per ricevere lettere adoranti di fan scatenate Pietro Maso dovette uccidere i genitori, finire sui giornali e in televisione. Oggi gli sarebbe bastato un video su TikTok in cui avrebbe annunciato di ritenere il denaro e la bella vita una priorità ben più importante degli affetti familiari. Con quella faccia, con il suo foulard, avrebbe avuto un gran successo, sicuro.

Non esiste una “generazione” che usa male i social e una “generazione” che li nobilita. Esistono – questo sì – irresponsabili che diventano un modello. Mica solo su YouTube. Matteo Messina Denaro viene mitizzato su TikTok da persone che ne onorano il mito anche in casa e per strada

Il rischio dell’ennesima guerra generazionale

Secondo errore da non commettere. Non dare l’idea di usare un presunto omicidio stradale (si può essere garantisti anche quando non si tratta di ministri, presidenti del Consiglio e sottosegretari, provateci) per accendere una guerra generazionale. Uno dei miei figli, l’altro ieri, con un moto di rabbia ha preso le difese di quei fessi sulla Lamborghini. Son rimasto stranito. Parlandoci ho colto che il punto era un altro: un eccesso di difesa (sbagliata nei modi) contro la criminalizzazione della sua generazione. Quello “youtuber” usato come clava è una disinformazione. Su YouTube e sui social girano contenuti belli e importanti. Oggi verrà rilanciato anche questo articolo. Non esiste una “generazione” che usa male i social e una “generazione” che li nobilita. Esistono – questo sì – irresponsabili che diventano un modello. Mica solo su YouTube. Matteo Messina Denaro viene mitizzato su TikTok da persone che ne onorano il mito anche in casa e per strada. Il film Il Padrino viene usato come favoreggiamento culturale da persone che adorano il crimine anche nella vita reale.

TheBorderline, YouTube e la monetizzazione delle tragedie
Una delle challenge dei TheBorderline (dal loro canale YouYube).

Chi ha guadagnato e continua a guadagnare dalle tragedie

Quindi cosa fa schifo in tutta questa storia? L’avidità criminale. Se è vero che le dinamiche dell’incidente sono indagate dalla Procura è altresì vero che i comportamenti dei TheBorderline sono sotto gli occhi di tutti. I ragazzotti, ancora sporchi di lamiere, hanno avuto l’indole di monetizzare perfino la tragedia. Qualche testimone racconta che abbiano continuato a filmare anche dopo lo schianto. Lo appureranno le indagini. Di sicuro hanno goduto di un’impennata di visualizzazioni e di follower sul loro canale che ha continuato a monetizzare. Così per difendersi dall’accusa di lucrare sul rischio (e in questo caso perfino su morto) hanno pubblicato un video di lutto sgangherato che ha rafforzato il branding. «Quel video non era monetizzato», li difende qualcuno. Ci mancherebbe. Ma per attingere al loro lutto hanno invitato tutti nel loro negozio degli orrori. Dopo la tragedia di Casalpalocco 30 mila visualizzazioni hanno rimpinguato le casse dei TheBorderline e di Google. Negli Usa, a quanto risulta a Lettera43, hanno fatto orecchie da mercante. Nessuno aveva intenzione di chiudere la monetizzazione sul canale, anzi. Solo l’insistenza del team italiano ha fatto sì che ciò accadesse. E così ieri YouTube ci ha messo una pezza. «Siamo profondamente addolorati per la tragedia. Abbiamo rimosso gli annunci dal canale The Borderline in conformità con le nostre norme sulla responsabilità dei creator a seguito di comportamenti dannosi per la community di YouTube. Ogni creator di YouTube dovrebbe rimanere responsabile sia all’interno che all’esterno della piattaforma. Di conseguenza questo canale non può più guadagnare dalla pubblicità», ha spiegato un portavoce. Con un certo ritardo si è intervenuti su un sistema mostruoso che dovrebbe cogliere l’occasione per interrogarsi. Anche in questo caso senza cadere nell’errore della settorizzazione. Pensateci: quanto hanno guadagnato i media trafugando gli aspetti più intimi nell’omicidio di Giulia Tramontano? Pensateci. Il problema qui non è solo YouTube.