Il governo delle tasse rimangiate

Conte dopo il vertice-fiume sulla manovra: «Azzerato il prelievo sulle auto aziendali». Plastic tax ridotta a 15 centesimi al chilo e rinviata a luglio. Mentre la sugar tax partirà soltanto a ottobre. Il premier: «Nessuno dica più che siamo l'esecutivo delle imposte». Ma preoccupano i tempi contingentati in parlamento.

Azzerata la tassa sulle auto aziendali, ridotta dell’85% quella sulla plastica che partirà dal primo luglio, mentre la sugar tax viene rinviata a ottobre.

Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha confermato che la maggioranza ha trovato un accordo sulla manovra. «Nessuno dica più che siamo il governo delle tasse», ha scandito Conte, «sarebbe una bugia inoppugnabile».

Il premier ha chiarito anche la natura del colloquio al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella: «Era un incontro già programmato da tempo, rientra nelle mie abitudini aggiornare ogni tanto il Capo dello Stato. C’è stato anche un rapido ragguaglio sullo stato della manovra, ma nessun riferimento alla tenuta della maggioranza».

Alle fibrillazioni interne alla maggioranza, tuttavia, si somma il rischio di un esame compresso della legge di bilancio in parlamento. I tempi sono tanto stretti che le modifiche potrebbero essere concentrate tutte al Senato, mentre la Camera rischia di non toccare palla. Le opposizioni già minacciano ricorsi alla Consulta e sul punto anche i partiti che sostengono il governo avrebbero opinioni divergenti. Per evitare l’esercizio provvisorio ci sono solo 25 giorni, da qui al 31 dicembre.

E dunque nel vertice a Palazzo Chigi, e verosimilmente anche nel colloquio fra Conte e Mattarella, si sono affrontate questioni di calendario che non sono affatto mera burocrazia, perché richiamano gli equilibri fra le due Camere. Possibile che gli emendamenti presentati e votati al Senato vengano in parte condivisi con i deputati, chiamati a “travasare” le loro istanze.

Ma la Lega è pronta a dare battaglia. Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio a Montecitorio, ha dichiarato: «Non vorrei che il governo volesse procedere con un maxi emendamento al Senato, chiudere lì il testo e farlo arrivare alla Camera con la fiducia. Non ci sarebbero precedenti, e allora altro che l’intervento della Consulta dell’anno scorso…».

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Chi è Giuseppe Leogrande, commissario unico di Alitalia

Avvocato specializzato in diritto fallimentare, ha preso il posto della terna presente prima di lui. Il ministro Patuanelli: «Lo Stato agirà per il rilancio». Intanto l'azienda ha chiesto una proroga di tre mesi della cassa integrazione per 1.180 dipendenti.

Alitalia ha un nuovo commissario unico: è l’avvocato Giuseppe Leogrande, individuato dopo che i commissari straordinari hanno lasciato l’incarico. La notizia è stata comunicata dal ministero dello Sviluppo economico.

DA GIACOMELLI A BLUE PANORAMA AIRLINES: IL CURRICULUM

Avvocato specializzato in diritto fallimentare, Leogrande ha svolto attività di assistenza e consulenza legale in numerose procedure di amministrazione straordinaria. Dal 1995 al 2003 è stato responsabile dell’ufficio affari legali del gruppo Fochi in amministrazione; nell’aprile 2007 ha preso l’incarico di commissario straordinario dei gruppi Tecnosistemi, Giacomelli e Itea, anch’essi in amministrazione straordinaria. Nel 2012 è stato coadiutore del commissario straordinario di Sacaim (di cui è diventato commissario nel 2016) e nel 2014 commissario straordinario di Blue Panorama Airlines.

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Giuseppe Leogrande.

PATUANELLI PARLA DI «RILANCIO DEFINITIVO»

Il ministro Stefano Patuanelli ha ringraziato i tre commissari Daniele Discepolo, Enrico Laghi e Stefano Paleari «per il lavoro svolto in una situazione di criticità e per la sensibilità istituzionale dimostrata in questi mesi nella gestione di un dossier complesso, che purtroppo non ha portato a una soluzione di mercato definitiva per la compagnia». Quindi «un ringraziamento va anche al nuovo commissario Giuseppe Leogrande per aver accettato l’incarico. Assieme a lui lo Stato dovrà agire per permettere il rilancio definitivo di Alitalia».

CHIESTA LA CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA FINO A MARZO 2020

Intanto l’azienda ha aperto una nuova procedura per estendere di altri tre mesi la cassa integrazione straordinaria che scade il 31 dicembre 2019. Nella comunicazione inviata ai sindacati, i commissari hanno chiesto di prolungare il periodo fino al 23 marzo 2020 per complessivi 1.180 dipendenti, di cui 80 comandanti, 350 addetti del personale navigante e 750 dipendenti di terra. Si tratta di un numero superiore agli attuali 1.075 lavoratori coinvolti dalla cassa. La richiesta è destinata comunque a essere oggetto di trattativa con i sindacati.

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Conte è salito al Quirinale per un incontro con Mattarella

Il colloquio mentre è ancora in corso il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra, durante il quale la maggioranza avrebbe trovato un accordo. Attesa in serata una conferenza stampa chiarificatrice.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è salito al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’incontro – definito «interlocutorio» da fonti del Quirinale – è avvenuto mentre era in corso il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra, non ancora concluso, durante il quale la maggioranza avrebbe trovato un’intesa per “correggere” la plastic tax e la sugar tax. Le coperture alternative arriverebbero da un’ulteriore stretta sui giochi, con un prelievo del 15% sulle vincite superiori a 25 euro. In serata, o nella notte, è attesa una conferenza stampa chiarificatrice.

LA FRAGILE TENUTA DEL GOVERNON

Non sono infatti note al momento le ragioni che hanno spinto il premier a recarsi al Colle, ma è lecito supporre che Conte abbia voluto informare preventivamente il Capo dello Stato sullo svolgimento del vertice e sui riflessi per la fragile tenuta del governo. Il 5 dicembre il leader di Italia viva, Matteo Renzi, aveva detto pubblicamente che l’esecutivo aveva «il 50% di possibilità» di restare in piedi. Ma lo scenario di una crisi, almeno per ora, dovrebbe essere scongiurato. Conte, probabilmente, ha voluto rassicurare Mattarella sotto questo profilo.

IL RISCHIO DI TEMPI CONTINGENTATI PER LA MANOVRA

Alle fibrillazioni interne alla maggioranza, tuttavia, si somma il rischio di un esame compresso della legge di bilancio in parlamento. I tempi sono tanto stretti che le modifiche saranno probabilmente concentrate tutte al Senato, mentre la Camera rischia di non toccare palla. Le opposizioni già minacciano ricorsi alla Consulta e sul punto anche i partiti che sostengono il governo avrebbero opinioni divergenti.

(notizia in aggiornamento)

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Germania, la nuova Spd contro l’establishment di Merkel

L’ala giovanile Jusos dietro i nuovi leader dei socialdemocratici Esken e Walter-Borjan. Via austerity e pareggio di bilancio, bene comune e lavoro i cardini. Ma serve un compromesso per governare con la cancelliera fino al 2021.

Vorwärts, avanti. La marcia della Spd targata Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken è a «sinistra, come si deve». Verso il futuro, perché l’appoggio decisivo ai due nuovi leader del partito arriva dagli Jusos, l’ala giovanile dei socialdemocratici tedeschi che nel 2017,  sotto elezioni, organizzò un rumoroso tour contro una nuova grande coalizione con Angela Merkel. La ragion di stato, e dell’establishment della Spd, prevalse. Ma da allora il cuore della socialdemocrazia europea ha continuato a perdere colpi per il compromesso, precipitando sotto il 15% dei consensi. Fino al prevalere delle retrovie di sinistra, alla fine di un lungo percorso delle primarie tra gli iscritti che ha investito di oneri e onori il duo  Esken e Walter-Borjans. Un capolavoro politico, per molti in Germania, del leader degli Jusos Kevin Kühnert, volto fresco e carismatico e politico incisivo. Il vero nuovo della Spd, l’uomo che ha in mano le chiavi del partito.

Germania Spd nuovi leader sinistra
Il leader dell’ala giovanile dei socialdemocratici (Jusos) Kevin Kuehnert, sponsor e architetto della nuova leadership. ANSA.

STOP A NEOLIBERISMO E AUSTERITY

In questi mesi il 30enne berlinese ha disseminato interviste e apparizioni in tivù. Incontri, dibattiti, strette di mano e rassicurazioni. La base ha votato poi la sua linea, incarnata come per magia dagli esponenti della Spd da sempre meno in vista e più a sinistra. Come lo era una volta l’ex presidente, prima leader donna dei socialdemocratici, Andrea Nahles, dimissionaria a giugno dopo le brucianti sconfitte alle Regionali. Al contrario di Nahles, Walter-Borjans ed Esken hanno sempre rigettato le politiche annacquate dell’Agenda 2010, fuori da ogni incarico di governo. Fedeli alla linea anti-neoliberista, abbracciata dalla sezione giovanile e dalla maggioranza degli elettori Spd. Walter-Borjans, 67 anni, economista ed ex ministro delle Finanze del Nord Reno-Westfalia, il fortino rosso dove è cresciuto da figlio di un carpentiere, al Congresso ha attaccato senza peli sulla lingua l’austerity di Wolfgang Schäuble, a lungo numero due (per qualcuno numero uno) dei governi Merkel.

Standard svedesi per il mercato del lavoro tedesco: salario minimo a 12 euro l’ora

Saskia Esken (Spd)

VIA IL PAREGGIO DI BILANCIO

La Spd ne è stata complice nella penultima grande coalizione del 2013. Ancora con il socialdemocratico Olaf Scholz alle Finanze, al posto di Schäuble, le cose non vanno. «Serve un’offensiva sociale per l’Europa e i conservatori non la vogliono», ha scandito il Robin Hood dei contribuenti, hanno ribattezzato Walter-Borjans in Germania, «pareggio di bilancio e stop a debito pubblico devono saltare se vanno contro al futuro dei nostri figli». Esken gli ha fatto eco, rilanciando il salario minimo a 12 euro all’ora, «standard svedesi per il mercato del lavoro tedesco». Lontani ancora soprattutto nell’Est (capitale inclusa), dove il divario salariale e dei contratti di lavoro con la vecchia Germania Ovest resta considerevole. Ma anche tra i giovani tedeschi pesano le tutele ridotte rispetto alla generazione dei genitori. A maggior ragione con i tagli in vista di migliaia di posti di lavoro per la frenata dell’economia e per l’informatizzazione, «è tempo di cambiare politiche del lavoro».  

Germania Spd nuovi leader sinistra
Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans, nuovi leader dei socialdemocratici tedeschi. ANSA.

BENE COMUNE CARDINE DELLA SPD

Esken, 58 annui, rossa deputata di un Land da sempre conservatore come Merkel, resta «scettica sul futuro della Grande coalizione». Con il braccio destro Walter-Borjans non è perentoria: «Compromessi sono possibili» anzi «realistici», a patto di «non cambiare opinioni per disciplina verso la Grande coalizione». È quanto, messo alle strette, predica anche il giovane Kühnert, «la testa dietro il successo elettorale di Esken e Walter-Borjans» commenta anche der Spiegel: «Critico della grande coalizione, ma per restare nell’esecutivo». Più facile a dire che a farsi influenzare, da minoranza decisiva nel governo, la maggioranza di Merkel. Nessuno ce l’ha ancora fatta. Nonostante la consunzione della Cdu-Csu, la Spd si è imposta come sinistra di opposizione e di governo. La precondizione degli Jusos per non rompere le larghe intese è che il «bene comune» torni cardine della Spd: «Via la logica di Scholz, più Mitgefühl». Solidarietà, empatia per i bisogni sociali.

La nuova Spd conta di tenere botta fino alle Legislative del 2021, quando Merkel se ne andrà

DUE ANNI PER RICOSTRUIRSI

Così deve parlare un partito di massa di sinistra, anche per riconquistare elettori. Spira un vento nuovo, dalla platea del Congresso è un’ovazione per i favoriti di Kühnert. Esken è passata con il 76%, Walter-Borjans con l’89%, più del 66% di Nahles nel 2018. Mentre Kühnert è il lizza per la vicepresidenza della Spd. L’entusiasmo è segnale positivo, ma anche Martin Schulz fu eletto a maggioranza bulgara nel 2017: il 100% e poi fuori un anno dopo. Come Nahles, uno stillicidio. Non è però un’allegria di naufragi: la nuova leadership conta, probabilmente, di tenere botta fino alle Legislative del 2021, quando Merkel se ne andrà. L’orizzonte temporale non è dilatato, può permettere di evitare il voto nazionale anticipato senza sconfessarsi. In due anni la Spd può riprendere fiato e ricostruirsi un po’, passate le burrasche del 2019 delle Regionali e delle Europee. Sempre che il cambiamento non sia, come spesso ultimamente, più rapido di ogni previsione.

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Forza Italia e Italia viva: prove tecniche di intesa

Il voto anticipato non è più un tabù. E i renziani continuano a corteggiare l'ala anti-salviniana degli azzurri. A fare da collante il no alla riforma Bonafede e la battaglia contro la plastic tax e la tassazione sulle auto aziendali. Il confronto sul ddl Costa è il punto di partenza.

Prove tecniche di intesa. Per allargare l’area di centro. Matteo Renzi guarda ormai alle elezioni, senza farne segreto: è pessimista sulla tenuta del governo e ha iniziato un’offensiva dal sapore elettorale. In questo scenario ha una sola possibilità: cercare la strada per crescere nei sondaggi. Così è scattato un serrato corteggiamento a Forza Italia, o meglio alla sua ala più scettica nei confronti della salvinizzazione del partito. E il confronto avviene sul terreno della condivisione dei contenuti. Tutt’altro che secondari. «È innegabile che ci siano più convergenze tra Renzi e Forza Italia che con il M5s», confermano a Lettera43.it fonti della maggioranza.

NO TAX E RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: LE AFFINITÀ TRA FI E IV

Sulla riforma della Giustizia, in particolare sul capitolo della prescrizione, Italia viva e Forza Italia sembrano ben avviate verso la suggestione di “Forza Italia Viva“, evocata appena qualche settimana fa. Stesso copione sulla questione tasse. L’ex Rottamatore ha presentato il suo partito come quello dei “no tax”. Uno slogan che ai sostenitori di Silvio Berlusconi non è dispiaciuto, così come dai banchi degli azzurri è stata apprezzata la battaglia contro la plastic tax e la tassazione sulle auto aziendali. Renzi tra l’altro si è assunto il rischio di bloccare la legge di Bilancio che già prosegue a rilento, tanto che si teme un’approvazione last minute al Senato rispetto alla scadenza di fine anno. Il terreno delle convergenze si sta preparando, insomma, in ottica elettorale. Anche perché Renzi ha dato al 50% le possibilità che il governo cada. «Ed è stata una stima ottimista…», osserva un deputato di Iv, lasciando presagire il totale avvitamento della maggioranza nelle prossime settimane. Nessuno immagina che l’incidente possa arrivare sulla Manovra. Dopo, chissà. Gli attriti abbondano.

MARIA ELENA BOSCHI IN PRIMA LINEA CONTRO BONAFEDE

Nell’entourage dell’ex presidente del Consiglio le elezioni non sono lo sbocco forzato. Anzi. La scorsa estate ha insegnato che tutto è possibile. Ma nel dubbio è arrivato l’ordine di prepararsi al voto. Il garantismo è il primo collante che può unire una parte di Forza Italia e i renziani. Maria Elena Boschi, non proprio una figura di secondo piano, si è mobilitata in prima persona contro il disegno del Guardasigilli Alfonso Bonafede. I renziani sono orientati a votare la proposta di legge del deputato forzista Enrico Costa che si pone come principale obiettivo il blocco della riforma del ministro della Giustizia. E quindi lo stop alla cancellazione della prescrizione. 

LE PRIME AVVISAGLIE

Una presa di posizione che si è manifestata già nell’astensione a Montecitorio a un ordine del giorno dello stesso Costa presentato nel corso nel dibattito sul decreto fiscale. Una mossa che suona un avvertimento per le prossime settimane, quando comunque il ddl Costa sarà discusso alla Camera. La riforma della Giustizia diventa sempre più un passaggio cruciale dell’esecutivo e della legislatura. «È chiaro che se Partito democratico e Movimento 5 stelle pensano di trovare un accordo tra di loro senza coinvolgerci ne prenderemo atto», fanno sapere da Italia viva. «E sarebbe opportuno che fossero coinvolte tutte le forze di maggioranza. Perché non si può pensare di fare un intervento del genere in una settimana».

I MOVIMENTI DI CARFAGNA E DEGLI ANTI-LEGHISTI

Il leader di Italia viva, del resto, aveva parlato di «porte aperte», in riferimento soprattutto a Mara Carfagna, la più in difficoltà di fronte alla deriva leghista del suo partito. La linea resta quella di restare su un altro versante rispetto a Iv, nonostante nei giorni scorsi all’azzurra fosse sfuggita una frase sibillina: «Forza Italia Viva è una suggestione se cade il governo». Nelle ultime ore Carfagna ha criticato «il linguaggio pieno di odio che caratterizza l’Italia» e ha chiesto un chiarimento nel centrodestra sulle tentazioni no euro. «Nessuno ha intenzione di tornare a una moneta debole e svalutata che ridurrebbe il valore degli stipendi e dei conti correnti degli italiani», ha scandito Carfagna. Un doppio monito sui rapporti con la Lega. Al momento non risultano contatti ufficiali, ma il confronto sul ddl Costa è un punto di partenza. Per quale traguardo, a breve, si vedrà.

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Indagata per falso la deputata di Italia viva Giusy Occhionero

Avrebbe fatto passare il Radicale Antonello Nicosia, poi arrestato per mafia, per suo assistente, consentendogli di entrare nelle carceri. Ma la collaborazione tra i due sarebbe stata formalizzata solo successivamente.

La deputata Giusy Occhionero, di Italia viva, è indagata dalla procura di Palermo per falso in concorso. Avrebbe fatto passare l’esponente dei Radicali italiani Antonello Nicosia, poi arrestato per mafia, per suo assistente, consentendogli di entrare nelle carceri. Ma il rapporto di collaborazione tra i due, secondo i pm, sarebbe stato formalizzato solo successivamente. All’onorevole Occhionero è stato notificato un avviso di garanzia.

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La visita di Merkel ad Auschwitz e la Germania preda dell’anti-semitismo

La cancelliera per la prima volta nel campo di concentramento nazista emblema della Shoah. Lì dove solo due suoi predecessori su otto si erano presentati. Cosa c'è dietro la scelta simbolica di Angela, preoccupata da estremismo di destra, odio e revisionismo.

Nella Germania sferzata dal vento dell’anti-semitismo, tutti gli occhi erano puntati sulla sua figura impassibile. Tutte le orecchie tese ad ascoltare le sue parole. Tutte le testate attente a registrarne ogni movimento. Il 6 dicembre la cancelliera Angela Merkel ha visitato il campo di concentramento di Auschwitz per la prima volta dal novembre del 2005 in cui prese le redini del Paese.

PRIMA DI LEI SOLO SCHMIDT E KOHL

Se quel non essersi mai presentata in veste ufficiale al luogo simbolo dell’Olocausto può sembrare un fatto inusuale per un leader tedesco del Dopoguerra, è vero tuttavia che degli otto cancellieri della Germania federale che hanno preceduto Merkel soltanto due hanno fatto visita ad Auschwitz: Helmut Schmidt fu il primo, nel 1977, oltre 30 anni dopo la liberazione del lager, seguito da Helmut Kohl, nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino, e poi ancora nel 1995.

Quello che è successo qui non si può capire con la comprensione umana. Non dobbiamo dimenticare mai. Provo una vergogna profonda


Angela Merkel ad Auschwitz

La cancelliera, vestita di nero, è stata ricevuta nel primo pomeriggio dal primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e dal direttore della fondazione Auschwitz-Birkenau, Piotr Cywinski. Assieme alla delegazione polacca, Merkel ha attraversato lentamente l’ingresso del campo di concentramento nazista, varcando il cancello con la scritta Arbeit macht frei, “il lavoro rende liberi”. Un momento definito «storico» da una serie di giornali, come l’autorevole Der Spiegel, che hanno seguito la cancelliera passo dopo passo, in diretta. “Merkel attraversa la porta della morte”, ha titolato il tabloid Bild. Le prime parole della cancelliera sono state queste: «Quello che è successo qui non si può capire con la comprensione umana. Non dobbiamo dimenticare mai. Provo una vergogna profonda».

IL DILEMMA: FARE UN DISCORSO O TACERE?

Merkel ha osservato un minuto di silenzio nel campo di Auschwitz e depositato una corona di fiori in quello di Birkenau, prima di tenere un discorso durante la cerimonia commemorativa alla presenza del primo ministro polacco. Un dettaglio, quest’ultimo, che in passato ha diviso l’opinione pubblica e gli stessi cancellieri. Schmidt nel 1977 disse: «Questo posto richiederebbe silenzio, ma io sono sicuro che in un luogo simile un cancelliere tedesco non possa tacere». Al contrario, la visita di Kohl, 12 anni dopo, fu dominata dal silenzio. Alcuni giorni dopo, confidandosi con i suoi collaboratori, Kohl parlò di «un luogo dove non si può tenere un discorso», aggiungendo che «quello che era stato scritto ad Auschwitz e a Birkenau» era «il più buio e il più orrendo capitolo della storia tedesca».

merkel Auschwitz-Birkenau
Merkel durante il suo intervento. (Ansa)

L’UNICA CANCELLIERA AD ANDARE A DACHAU (IN CAMPAGNA ELETTORALE)

Prima di Auschwitz-Birkenau, Merkel aveva visitato altri memoriali della Shoah: il Yad Vashem World Holocaust Remembrance Center, a Gerusalemme, il campo di sterminio di Buchenwald, nel 2009 con l’allora presidente statunitense Barack Obama, e – prima tra i cancellieri tedeschi a farlo – quello di Dachau, nel 2013, in piena campagna elettorale, sollevando per questo un polverone e venendo accusata dai Verdi di voler trarre da quella visita «capitale politico». La scelta di presentarsi ad Auschwitz-Birkenau, tuttavia, arriva oggi in un momento storico diverso. Per Merkel, al suo ultimo mandato da cancelliera, e per la Germania nel suo complesso.

ODIO E INTOLLERANZA: IL PROBLEMA DELLA GERMANIA

Il Paese è attraversato da una crescente ondata di odio e intolleranza. Secondo uno studio del World Jewish Congress pubblicato nell’ottobre del 2019 dalla Süddeutsche Zeitung, un tedesco su quattro ha pensieri anti-semiti e il 41% sostiene che «gli ebrei parlano troppo dell’Olocausto». La stessa percentuale ritiene che gli ebrei siano «più fedeli a Israele che alla Germania». Secondo un altro studio, condotto dalla European Fundamental Rights Agency, l’89% degli ebrei intervistati in Germania crede che l’anti-semitismo stia crescendo.

ATTI DI VIOLENZA A SFONDO POLITICO

Una percezione che va di pari passo con l’aumento, registrato negli ultimi mesi, delle violenze riconducibili a movimenti eversivi di estrema destra. Il caso più preoccupante, da tempo attenzionato dall’intelligence interna tedesca (Bfv), è quello dei Cittadini del Reich, frangia armata neonazista che attualmente conta 19 mila militanti, 2.500 in più del 2018, anno in cui si è resa protagonista di 157 atti di violenza a sfondo politico (nel 2017 erano stati 115). In cima alla lista dei nemici dei Cittadini del Reich ci sono profughi ed ebrei. Tra il 2017 e il 2018 sono aumentate anche le violenze anti-semite (da 37 a 67), concentrate nell’Est, roccaforte dell’estrema destra.

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La cancelliera Angela Merkel e il primo ministro polacco Matuesz Morawiecki mentre accendono una candela davanti al monumento delle vittime di Auschwitz-Birkenau. (Ansa)

CONTINUA L’AVANZATA DELL’ESTREMA DESTRA

Nei lander orientali l’ultradestra di Alternative für Deutschland (Afd) continua a guadagnare voti. L’ultimo riscontro in questo senso sono le elezioni regionali di fine ottobre in Turingia, dove AfD ha più che raddoppiato i consensi, passando dal 10,6% del 2014 al 23,4%. Un mese e mezzo prima, AfD aveva superato il 20% sia in Sassonia sia in Brandeburgo, che al pari della Turingia erano parte della Repubblica democratica tedesca (Ddr). Era dal 1945 che un partito di estrema destra non oltrepassava questa soglia. Risultati che «fanno paura», fu il commento di Charlotte Knobloch, presidente della comunità israelitica di Monaco. «È scioccante che un partito come Afd, apertamente di destra radicale, anti-democratica e molto spesso anti-semita, abbia consensi del genere».

ANGELA NON PUÒ LASCIARE IL PAESE IN QUESTE CONDIZIONI

L’anti-semitismo in Germania ha assunto i contorni dell’emergenza. E Merkel non ne fa mistero. «Stiamo assistendo a un attacco contro i nostri valori fondamentali», ha detto la cancelliera da Auschwitz. Parlando senza mezzi termini di «minacce alla comunità ebraica in Germania, in Europa, e oltre» e mettendo in guardia dai «pericoli» del «revisionismo storico». Di cui l’ultradestra di AfD è ambasciatore sempre più temuto. Specie da una cancelliera a fine corsa, che tutto vuole fuorché lasciare la Germania in balìa degli estremisti.

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Alsia, visita ricercatori Kuwait al Centro Metapontum Agrobios

La gestione razionale delle risorse idriche in agricoltura, l’agricoltura di precisione e le biotecnologie applicate al miglioramento genetico di varietà tolleranti gli stress idrici: sono stati questi gli argomenti trattati durante una visita effettuata nei giorni scorsi da una delegazione dell’Istituto di Ricerca Scientifica del Kuwait (Kisr) al Centro ricerche Metapontum Agrobios dell’Alsia, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura. Il direttore generale del Kisr, Samira A.S. Omar ed il responsabile dell'Ufficio Accordi Scientifici Waleed Roy dello stesso istituto, accompagnati da Mauro Centritto, Claudio Di Iaconi e Marilena Rossano del Cnr, oltre che da Salvatore Masi dell'Università degli Studi della Basilicata, hanno presentato a dirigente e tecnici dell’Agrobios-Alsia le attività dell'Istituto Kuwaitiano, particolarmente impegnato in ricerche sullo sviluppo sostenibile in campo energetico, ambientale ed agricolo. In considerazione delle numerose iniziative di ricerca e sviluppo messe in campo dall’Alsia, la delegazione ha discusso di potenziali possibilità di collaborazione in ambito scientifico. Nel corso dell'incontro sono state illustrate anche le attività del Centro Ricerche “Ipazia d'Alessandria”, di recente inaugurato grazie alla collaborazione tra Eni e Cnr e ospitato proprio nei laboratori del Centro Ricerche Agrobios dell’Alsia. La visita, organizzata a valle di un accordo di collaborazione bilaterale tra Cnt e Kisr ed all'interno di un tour che il Kisr sta facendo presso strutture di eccellenza in Italia, si è poi concentrata sulla piattaforma robotizzata e informatizzata di plant phenomics dell’Agenzia, ubicata proprio nel Centro Agrobios. Una piattaforma unica in Italia per lo studio del fenotipo delle piante, utilizzata tra l’altro per testare l’efficacia di nuove formulazioni di biostimolanti, fertilizzanti e fitofarmaci, o per valutare la selettività di nuove sostanze attive, nonché per lo studio della risposta a stress idrici delle piante, tanto da essere riferimento nazionale di importanti infrastrutture europee scientifiche di settore.
 

Alsia, visita ricercatori Kuwait al Centro Metapontum Agrobios

La gestione razionale delle risorse idriche in agricoltura, l’agricoltura di precisione e le biotecnologie applicate al miglioramento genetico di varietà tolleranti gli stress idrici: sono stati questi gli argomenti trattati durante una visita effettuata nei giorni scorsi da una delegazione dell’Istituto di Ricerca Scientifica del Kuwait (Kisr) al Centro ricerche Metapontum Agrobios dell’Alsia, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura. Il direttore generale del Kisr, Samira A.S. Omar ed il responsabile dell'Ufficio Accordi Scientifici Waleed Roy dello stesso istituto, accompagnati da Mauro Centritto, Claudio Di Iaconi e Marilena Rossano del Cnr, oltre che da Salvatore Masi dell'Università degli Studi della Basilicata, hanno presentato a dirigente e tecnici dell’Agrobios-Alsia le attività dell'Istituto Kuwaitiano, particolarmente impegnato in ricerche sullo sviluppo sostenibile in campo energetico, ambientale ed agricolo. In considerazione delle numerose iniziative di ricerca e sviluppo messe in campo dall’Alsia, la delegazione ha discusso di potenziali possibilità di collaborazione in ambito scientifico. Nel corso dell'incontro sono state illustrate anche le attività del Centro Ricerche “Ipazia d'Alessandria”, di recente inaugurato grazie alla collaborazione tra Eni e Cnr e ospitato proprio nei laboratori del Centro Ricerche Agrobios dell’Alsia. La visita, organizzata a valle di un accordo di collaborazione bilaterale tra Cnt e Kisr ed all'interno di un tour che il Kisr sta facendo presso strutture di eccellenza in Italia, si è poi concentrata sulla piattaforma robotizzata e informatizzata di plant phenomics dell’Agenzia, ubicata proprio nel Centro Agrobios. Una piattaforma unica in Italia per lo studio del fenotipo delle piante, utilizzata tra l’altro per testare l’efficacia di nuove formulazioni di biostimolanti, fertilizzanti e fitofarmaci, o per valutare la selettività di nuove sostanze attive, nonché per lo studio della risposta a stress idrici delle piante, tanto da essere riferimento nazionale di importanti infrastrutture europee scientifiche di settore.
 

Intesa nel centrodestra su candidati e liste per le Regionali

Comunicato congiunto al termine del vertice di Arcore tra i leader di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. L'accordo dovrà essere perfezionato nei prossimi giorni.

Un comunicato congiunto al termine del vertice andato in scena ad Arcore ha sancito l’accordo raggiunto tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna del prossimo 26 gennaio. «Con grande spirito di coesione e di collaborazione», si legge nella nota, «dopo un lungo e costruttivo confronto tra i leader, i tre partiti hanno raggiunto un accordo sui profili dei candidati governatori e sulla composizione delle liste per le Regioni che andranno al voto e che sarà perfezionato nei prossimi giorni».

«DALLA MAGGIORANZA UNA MANOVRA DI TASSE E MANETTE»

«C’è crescente preoccupazione» – scrivono i tre leader del centrodestra – «per il liquefarsi della maggioranza di governo, che però propone una manovra disastrosa a base di tasse e manette. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia» – aggiungono – «rappresentano la coalizione di centrodestra che è largamente in testa in tutti i sondaggi e governa la maggioranza delle Regioni, sentono il dovere di difendere gli interessi degli italiani e vogliono riportare alla guida del Paese il buon governo. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia» – concludono – «stanno facendo in parlamento un’opposizione dura e le elezioni regionali del 2020 confermeranno che le sinistre e il Movimento 5 stelle non godono più della fiducia degli italiani»

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Negli investimenti la cosa più difficile è controllare e controllarsi

Comportamenti irrazionali talvolta rischiano di compromettere non solo i risparmi degli investitori, ma anche i loro obiettivi di vita. Garantire un «constant mix» può aiutare: ecco come funziona.

L’ultimo passo del processo di investimento analizzato su queste colonne nelle ultime settimane è di sicuro quello più difficile da rispettare per un investitore inesperto: controllare e controllarsi.
È semplice da spiegare ma complicato da seguire, perché a determinare le scelte, ormai lo sapete, non è la ragione ma l’istinto, la paura, l’euforia. Sapete anche che i comportamenti irrazionali talvolta rischiano di compromettere non solo i risparmi degli investitori, ma anche i loro obiettivi di vita.

Per evitare di cadere nei soliti errori, proviamo a ragionare su alcuni comportamenti da adottare per migliorare la gestione del portafoglio e dare vita a un’efficace politica di controllo (o monitoraggio).

In particolare, dovreste osservare tre semplici regole:

  1. Garantire un «constant mix» o peso costante.
  2. Approfittare del mix in caduta.
  3. Inserire il pilota automatico.

IL CONSTANT MIX, VIA PER MONITORARE GLI INVESTIMENTI

Questa settimana ci concentreremo sul «constant mix», una regola semplice ma utilissima e molto efficace per monitorare un investimento nel lungo periodo. In pratica, a intervalli di tempo definiti (almeno di 12 mesi) si può intervenire sul portafoglio per mantenere costante il peso dei differenti asset all’interno del portafoglio.

Il constant mix presenta due vantaggi:

  1. Mantiene inalterati i livelli di rischio;
  2. Consente di avere un approccio razionale: applicato con costanza, infatti, permette di alleggerire (vendere) asset rischiosi dopo fasi di elevata crescita e di investire (acquistare) negli stessi quando scendono pesantemente. Cosa non da poco, se consideriamo che tutte le ricerche dimostrano come l’emotività degli investitori li porti a scappare quando i mercati scendono, e a investire solo dopo avere osservato con lo specchietto retrovisore che da alcuni anni quell’asset è cresciuto. Per esempio, se investite il 50% dei vostri risparmi in azioni e l’altro 50% in obbligazioni, nel tempo questi due asset avranno un rendimento diverso (data la loro differente natura) che potrebbe portare a sbilanciare il portafoglio verso rischi che non volevate assumervi. Nel caso rappresentato nella prossima tabella, l’azionario passa da 50% a 90%, con un’incidenza sul nuovo portafoglio complessivo del 60% (90/150%) e non più del 50%. Pertanto è opportuno riequilibrare il portafoglio nel rispetto dei rischi che ci si era ripromessi di assumere, trasferendo il 15% dalle azioni (che diventano 75%) alle obbligazioni (che si riducono a 75%), in modo da riavere la composizione originaria 50%-50%.

La stessa regola vale anche in caso di performance negativa. Come si nota dalla tabella successiva, un calo importante dell’azionario (da 50% a 30%) e un aumento dell’obbligazionario (da 50% a 56%) alterano pesantemente la struttura di portafoglio: l’azionario in questo caso peserà solo per il 34% (30/86%) e non come da intenzione iniziale per il 50%.

In questa ipotesi è bene aumentare la quota azionaria da 30% a 43% attingendo dall’asset obbligazionario, che scenderà da 56% a 43%, in modo da ritornare alla composizione originaria 50%-50%.

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La Popolare di Bari punta a un piano per il salvataggio prima di Natale

Proseguono incontri e contatti con investitori istituzionali.

Un piano di salvataggio prima di Natale. È questo l’obiettivo della Banca popolare di Bari, che per raddrizzare la propria situazione patrimoniale – le perdite del primo trimestre 2019 ammontano a 73 milioni di euro – ha chiesto aiuto al Fondo interbancario di tutela dei depositi, cui si dovrebbe affiancare la controllata statale Mediocredito centrale nell’ambito di un intervento che potrebbe valere circa un miliardo di euro.

DUE SETTIMANE DECISIVE

Il gruppo pugliese ha confermato che il programma di incontri e contatti con investitori istituzionali, finalizzato al rafforzamento patrimoniale, «prosegue intensamente». Si punta quindi a pervenire «entro le prossime due settimane all’approvazione di un piano industriale e patrimoniale concordato tra le parti».

LE POSSIBILI AGGREGAZIONI

Al salvataggio potranno contribuire anche gli incentivi fiscali per le aggregazioni societarie tra imprese del Sud, introdotti con il decreto crescita ma che necessitano di provvedimenti attuativi. La banca auspica quindi che la definizione operativa degli incentivi «possa avvenire a breve, nel rispetto delle normative comunitarie». Alla Popolare di Bari risanata potrebbero aggregarsi la Popolare di Puglia e di Basilicata e la Banca popolare pugliese, ma anche la Banca Regionale di Sviluppo, la Banca del Sud e la Popolare Vesuviana.

DISCONTINUITÀ E RINNOVAMENTO

L’istituto afferma inoltre di aver avviato, a partire da agosto 2019, un «processo di discontinuità e di profondo rinnovamento», che avrebbe posto le basi per «la stabilizzazione dei requisiti patrimoniali e il rilancio della redditività operativa». Un percorso che viene definito «importante per l’intera economia del Mezzogiorno e quindi per l’intero sistema-Paese». Ma ancora non è chiaro quale sarà il prezzo del salvataggio per gli azionisti e per i titolari di obbligazioni.

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Morto Mario Sossi, l’ex magistrato sequestrato dalle Br

Scomparso a Genova a 87 anni il pubblico ministero nel processo al Gruppo XXII Ottobre. Nel 1974 rimase ostaggio dei brigatisti per oltre un mese.

È morto a Genova all’età di 87 anni l’ex magistrato e politico Mario Sossi. Pubblico ministero nel processo al Gruppo XXII Ottobre, nel 1974 venne tenuto sotto sequestro dalle Brigate rosse per oltre un mese. Un gruppo di 20 terroristi, con sette auto e un furgoncino, lo sequestrò la sera del 18 aprile 1974 al suo rientro a casa in via Forte San Giuliano a Genova: Sossi fu colpito e caricato su un’Autobianchi A112 guidata da Alberto Franceschini, seguito da Mara Cagol su una Fiat 128. Nell’intervista rilasciata a Giovanni Minoli per il programma La storia siamo noi, Sossi ha dichiarato che a seguito della sparatoria, l’auto su cui si trovava, incatenato dentro a un sacco, andò a sbattere contro un albero. Fu in quell’occasione che si procurò l’ecchimosi che è evidente nelle prime foto diffuse dalle Br.  Le Brigate Rosse chiesero per la sua liberazione come contropartita la liberazione di otto terroristi del Gruppo XXII Ottobre e il loro trasporto in un Paese amico, ma i Paesi considerati potenziali benevoli ospitanti declinarono tutti l’asilo politico, prima Cuba, poi Algeria e Corea del Nord. La Corte d’assise d’Appello di Genova il 20 maggio 1974 diede parere favorevole alla libertà provvisoria, ma il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Genova Francesco Coco (poi ucciso dalle Br) si rifiutò di controfirmare l’ordinanza di scarcerazione degli otto terroristi e presentò ricorso in Cassazione. Sossi venne comunque liberato a Milano il 23 maggio 1974. Subito dopo la sua liberazione non cercò di avvisare nessuno, tornò solitario a Genova in treno e infine si presentò alla Guardia di finanza di Genova.

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Matera 2019, “Intensional Particle” con artista giappomese Humeda

Una linea orizzontale proiettata sui tremori dello schermo. All'improvviso, per caso, la linea si moltiplica drasticamente come per scaricare la sua energia immanente. Allo stesso modo, - spiega una nota dell'uffcio stampa della Fondazione Matera Basilicata 2019 -  quando l’artista giapponese Hiroaki Umeda trema sul palco, l'energia nascosta trattenuta nel suo corpo viene trasmessa dal bacino alla colonna vertebrale, alle braccia e, infine, allo schermo digitale situato nella parte posteriore, in cui l'energia viene visualizzata attraverso linee curve che ricordano una corona solare. Quando cascate e fiumi vengono osservati da lontano, sembrano mantenere forme statiche; tuttavia, se si esegue lo zoom sugli stessi oggetti a livello microscopico, si nota che essi sono costituiti da movimenti incessanti come gonfiori, onde, vortici e correnti incrociate. Sulla base di questo concetto creativo, Umeda reinterpreta le particelle nello spazio non come molecole statiche ma piuttosto come "particelle attive (o punti di massa)"; e, visualizza, nello spazio, la "forza intenzionale" che le particelle nascondono.
L’unione dei linguaggi della danza e dell’arte digitale è alla base della performance “Intensional Particle”, ideata e messa in scena dall’artista nipponico Hiroaki Umeda, che andrà in scena, nell’ambito dell’Open Culture Festival di Matera 2019, l’8 e il 9 dicembre alle 19:00 e alle 21:00 presso il Cinema Comunale Guerrieri (Ingresso con Passaporto per Matera 2019 e prenotazione su MateraEvents o in Infopoint).
Sul palco, le forze corporee, fotiche e sonar convergono a velocità esponenziale e, ad un certo punto, raggiunge il punto critico dell'energia. Le forme transitorie di particelle digitali che evocano immagini di dissoluzione di solidi, sublimazione di liquidi e algoritmi di trasferimento di calore, si sincronizzano e si sintetizzano con i movimenti di Umeda, producendo un intero universo che danza come un organismo vivente. Il pubblico vivrà una realtà digitale satura di "stabilità instabile": le linee di flusso impetuose svaniscono dopo un minuto e la cascata luminosa si vaporizza dopo un secondo. Come per incarnare l'estetica effimera alla base della performance, sul palco le forze invisibili vengono alla ribalta e l'universo visivo sprofonda alla vista. Tuttavia, il residuo di calore ancora bollente dopo l'esperienza del sovraccarico informativo rimarrà a lungo nei corpi del pubblico.
Hiroaki Umeda è un coreografo e un artista multidisciplinare riconosciuto come una delle figure di spicco della scena artistica giapponese d'avanguardia. Sin dal lancio della sua compagnia S20, le sue performance di danza sottili ma violente hanno girato il mondo ottenendo il plauso del pubblico e della critica. Il suo lavoro è riconosciuto per la metodologia artistica altamente olistica con un forte background digitale, che considera non solo elementi fisici come la danza, ma anche componenti ottici, sonori, sensoriali e, soprattutto, spaziotemporali come parte della coreografia. A partire dal suo profondo interesse per la coreografia di tempo e spazio, Umeda ha diffuso il suo talento non solo come coreografo e ballerino, ma anche come compositore, lighting designer, scenografo e artista visivo.
Nelle stesse giornate, sullo schermo istallato in Piazza Vittorio Veneto, verranno trasmesse (negli orari 18.30 - 18.40, 20.30- 20.40, 21.45 - 21.55), le animazioni audiovideo dell’artista Ryoichi Kurokawa, che presentano all'osservatore motivi visuali e sonori apparentemente casuali e caotici, rivelando ad uno sguardo più attento abbinamenti di elaborati modelli astratti, sviluppati a partire dalla riflessione dell'artista sui temi della sensazione e della percezione. Le animazioni fanno parte del progetto “ground.alt”, frutto di una collaborazione tra Kurokawa e il regista e cameraman belga Daniel Demoustier. L'opera vuole proporre un nuovo approccio alle immagini di guerra e di disastri naturali, focalizzandosi sul paesaggio, abbandonato dall'uomo a causa degli sconvolgimenti occorsi.

Bas 05

Matera 2019, “Intensional Particle” con artista giappomese Humeda

Una linea orizzontale proiettata sui tremori dello schermo. All'improvviso, per caso, la linea si moltiplica drasticamente come per scaricare la sua energia immanente. Allo stesso modo, - spiega una nota dell'uffcio stampa della Fondazione Matera Basilicata 2019 -  quando l’artista giapponese Hiroaki Umeda trema sul palco, l'energia nascosta trattenuta nel suo corpo viene trasmessa dal bacino alla colonna vertebrale, alle braccia e, infine, allo schermo digitale situato nella parte posteriore, in cui l'energia viene visualizzata attraverso linee curve che ricordano una corona solare. Quando cascate e fiumi vengono osservati da lontano, sembrano mantenere forme statiche; tuttavia, se si esegue lo zoom sugli stessi oggetti a livello microscopico, si nota che essi sono costituiti da movimenti incessanti come gonfiori, onde, vortici e correnti incrociate. Sulla base di questo concetto creativo, Umeda reinterpreta le particelle nello spazio non come molecole statiche ma piuttosto come "particelle attive (o punti di massa)"; e, visualizza, nello spazio, la "forza intenzionale" che le particelle nascondono.
L’unione dei linguaggi della danza e dell’arte digitale è alla base della performance “Intensional Particle”, ideata e messa in scena dall’artista nipponico Hiroaki Umeda, che andrà in scena, nell’ambito dell’Open Culture Festival di Matera 2019, l’8 e il 9 dicembre alle 19:00 e alle 21:00 presso il Cinema Comunale Guerrieri (Ingresso con Passaporto per Matera 2019 e prenotazione su MateraEvents o in Infopoint).
Sul palco, le forze corporee, fotiche e sonar convergono a velocità esponenziale e, ad un certo punto, raggiunge il punto critico dell'energia. Le forme transitorie di particelle digitali che evocano immagini di dissoluzione di solidi, sublimazione di liquidi e algoritmi di trasferimento di calore, si sincronizzano e si sintetizzano con i movimenti di Umeda, producendo un intero universo che danza come un organismo vivente. Il pubblico vivrà una realtà digitale satura di "stabilità instabile": le linee di flusso impetuose svaniscono dopo un minuto e la cascata luminosa si vaporizza dopo un secondo. Come per incarnare l'estetica effimera alla base della performance, sul palco le forze invisibili vengono alla ribalta e l'universo visivo sprofonda alla vista. Tuttavia, il residuo di calore ancora bollente dopo l'esperienza del sovraccarico informativo rimarrà a lungo nei corpi del pubblico.
Hiroaki Umeda è un coreografo e un artista multidisciplinare riconosciuto come una delle figure di spicco della scena artistica giapponese d'avanguardia. Sin dal lancio della sua compagnia S20, le sue performance di danza sottili ma violente hanno girato il mondo ottenendo il plauso del pubblico e della critica. Il suo lavoro è riconosciuto per la metodologia artistica altamente olistica con un forte background digitale, che considera non solo elementi fisici come la danza, ma anche componenti ottici, sonori, sensoriali e, soprattutto, spaziotemporali come parte della coreografia. A partire dal suo profondo interesse per la coreografia di tempo e spazio, Umeda ha diffuso il suo talento non solo come coreografo e ballerino, ma anche come compositore, lighting designer, scenografo e artista visivo.
Nelle stesse giornate, sullo schermo istallato in Piazza Vittorio Veneto, verranno trasmesse (negli orari 18.30 - 18.40, 20.30- 20.40, 21.45 - 21.55), le animazioni audiovideo dell’artista Ryoichi Kurokawa, che presentano all'osservatore motivi visuali e sonori apparentemente casuali e caotici, rivelando ad uno sguardo più attento abbinamenti di elaborati modelli astratti, sviluppati a partire dalla riflessione dell'artista sui temi della sensazione e della percezione. Le animazioni fanno parte del progetto “ground.alt”, frutto di una collaborazione tra Kurokawa e il regista e cameraman belga Daniel Demoustier. L'opera vuole proporre un nuovo approccio alle immagini di guerra e di disastri naturali, focalizzandosi sul paesaggio, abbandonato dall'uomo a causa degli sconvolgimenti occorsi.

Bas 05

I temi al centro dell’incontro fra Di Maio e Lavrov

Il ministro degli Esteri ha chiesto all'omologo russo di rimuovere le sanzioni sul parmigiano reggiano. E sulla Libia ha invitato Mosca ad agire nell'alveo della Conferenza di Berlino.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha incontrato a Roma Sergej Lavrov, capo della diplomazia russa. Tanti i temi al centro del bilaterale: dalla guerra in Libia alle sanzioni che l’Unione europea ha imposto alla Russia, passando per le contromisure di Mosca che hanno colpito, tra le altre cose, anche le esportazioni italiane di parmigiano reggiano.

ITALIA PREOCCUPATA PER L’ESCALATION MILITARE IN LIBIA

«Questo confronto conferma l’importanza della Russia per l’Italia come interlocutore fondamentale», ha detto Di Maio nella conferenza stampa finale, «ho rappresentato al ministro Lavrov le nostre preoccupazioni per l’intensificarsi della guerra civile in Libia, ribadendo che per noi non esiste una soluzione militare».

SUL CAMPO INTERESSI DIVERGENTI

Mosca, tuttavia, appoggia il generale Khalifa Haftar e sarebbe presente sul campo con alcune migliaia di mercenari: una scelta opposta rispetto a quella fatta da Roma, che al contrario sostiene il governo del premier Fayez al-Serraj. In Libia, ha detto non a caso Di Maio, ci sono «troppe interferenze, mentre ogni iniziativa dovrebbe entrare nell’alveo della Conferenza di Berlino. Non perché ci sia una presunzione di superiorità europea, ma perché se tutti sono impegnati a lavorare sul cessate il fuoco è importante non promuovere fughe in avanti».

LA STOCCATA DI LAVROV ALLA NATO

Lavrov, intervenendo ai Med Dialogues, non ha risparmiato una stoccata all’Alleanza atlantica: «In Libia la Nato ha svolto un’avventura pericolosa, che ha avuto un impatto negativo sull’economia del Paese. Solo con un dialogo inclusivo e internazionale si potrà risolvere la crisi. Plaudiamo all’iniziativa della cancelliera Merkel, che ha organizzato la Conferenza di Berlino per proseguire quella di Parigi e quella di Palermo» Ma la Conferenza di Berlino «ci ha meravigliato perché non sono state invitate le parti libiche e i Paesi vicini, quindi in questo senso è stata un’occasione persa. Spero che in futuro vengano fatti passi in avanti con un approccio più inclusivo».

UNA «RIFLESSIONE POLITICA» SULLE SANZIONI EUROPEE

Quanto alle sanzioni europee in risposta alle azioni russe contro l’integrità territoriale dell’Ucraina, Di Maio ha detto che l’Italia «si muove nel solco dell’Unione europea», ma vuole «promuovere una riflessione politica che preveda gli effetti sulle nostre aziende delle sanzioni e delle contromisure russe».

IL DOSSIER PARMIGIANO

Allo stesso tempo «servono passi avanti sugli accordi di Minsk, fondamentali per riuscire a scongelare la situazione». Il titolare della Farnesina ha quindi chiesto a Lavrov di «rimuovere le sanzioni sul parmigiano reggiano», perché a suo giudizio «non rientrano nei parametri di quelle ideate nei confronti dell’Unione europea». Una mossa spendibile anche in ottica elettorale, visto che in Emilia-Romagna si vota il 26 gennaio. Il leader del M5s ha infine annunciato che a luglio sarà in Russia per ricambiare la visita diplomatica e per partecipare all’Innoprom, la fiera sulla tecnologia.

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Tosca, una porta sull’oscurità umana

La storia nell'opera di Puccini che inaugura la stagione della Scala è poco più di un pretesto. In realtà si tratta di un viaggio nelle passioni. Il trionfo dell'artificialità teatrale.

Con la Tosca del 7 dicembre, Davide Livermore entra in un club ristrettissimo, quello dei registi che hanno firmato almeno due inaugurazioni di stagione alla Scala.

Lui peraltro, i suoi due spettacoli di apertura li ha realizzati in rapida successione: l’anno scorso Attila, quest’anno il capolavoro pucciniano, dalla quasi rarità a una delle opere più popolari di sempre.

LIVERMORE OPTERÀ PER UNA NARRAZIONE CINEMATOGRAFICA

Non ci saranno spostamenti di epoca, a differenza di quanto era accaduto con l’opera giovanile di Verdi portata dal V secolo agli anni della Seconda Guerra mondiale. Ma ci sarà un altro tipo di attualizzazione, quella che passa per la scelta di una sorta di narrazione cinematografica, linguaggio con il quale il regista torinese ha già dimostrato di avere efficace dimestichezza. E del resto, la storia di Tosca al cinema è molto lunga e comincia pochi anni dopo il debutto dell’opera.

BARONE SCARPIA, ASSOLUTO PROTAGONISTA

Il più cinematografico dei personaggi è il barone Scarpia, capo della polizia. Quando lo spettatore ne sente parlare per la prima volta – atto I, scena VI – capisce subito, anche se non lo ha ancora visto, che si tratta del vero, assoluto protagonista di Tosca. È Cavaradossi a descriverlo, con versi memorabili: «Scarpia?! Bigotto satiro che affina / colle devote pratiche / la foia libertina / e strumento al lascivo talento / fa il confessore e il boia!».

Maria Callas e Tito Gobbi nella Tosca di Zeffirelli al Covent Garden di Londra (Getty Images).

Ecco già squadernato il nucleo drammaturgico del capolavoro noir di Puccini: brama di sesso e ipocrita devozione sul piano personale, potere (di vita e di morte) e Chiesa alleati contro il vento impetuoso della storia, che soffia dalla Francia napoleonica, sul piano generale.

UN SINISTRO PRODIGIO DI ARMONIA

Mentre riecheggia sinistramente l’inquietante motivo ricorrente di Scarpia (è un semplice prodigio di armonia: tre accordi maggiori perfetti ma di tonalità molto lontane fra loro, soluzione che qualche decennio più tardi sarà fatta propria dalla musica per il cinema e per sempre collegata all’apparizione dei malvagi), gli eventi della fatale giornata-nottata nella Roma del giugno 1800 si avvitano inesorabilmente su queste pulsioni nella cornice di uno storico sfacelo. Il tempo della narrazione e quello della rappresentazione quasi si sovrappongono. Non sopravvivrà nessuno.

LA CORNICE STORICA È SOLO UN PRETESTO

La cornice storica, peraltro, è niente più che un pretesto, nell’opera di Puccini, Illica e Giacosa. E la dimensione politica – in fondo, Cavaradossi diventa un attivista politico quasi per caso – sbiadisce al contatto con la devastante profondità psicologica di un melodramma la cui struttura a duetti è funzionale proprio a questo percorso nella passione, nell’abiezione e nella perdizione.

Maria Callas con il regista Franco Zeffirelli dopo il successo di Tosca al Convent Garden (Getty).

STALKING E VIOLENZA IN SCENA

Al centro, nel secondo atto, naturalmente c’è il terribile confronto fra il sadico Scarpia e la sua vittima predestinata, concupita lungamente e morbosamente: la più lunga, dettagliata, terrificante scena di stalking e di violenza sessuale nella storia dell’opera. Lui vuole a tutti i costi aggiungere la bella “cantatrice” all’elenco delle sue conquiste, ma non vuole il mellifluo consenso, si eccita con la conquista violenta. Del resto, è uno che in chiesa invece di pregare si accende pensando al momento in cui riuscirà a possedere la donna che desidera (atto I, Te Deum). Prima e dopo, sono i due appassionati amanti a costruire il percorso della tragedia e la temperatura emotiva dell’opera. Nel primo atto, amore incrinato dalla gelosia e poi rinsaldato, ma già inquinato da Scarpia, che alla fine potrà cantare: «Va’, Tosca, nel tuo cuor si annida Scarpia». Nel terzo atto, amore illuso e disperato, che viene distrutto e si autodistrugge. Sipario.

UN’OPERA CHE È CONFRONTO DI PSICOLOGIE

Tosca però è ben altro che un feuilleton tutto sangue e violenza, colpi di scena e amori disperati. È soprattutto un gigantesco, drammatico, devastante confronto di psicologie. La violenza è pervasiva, quasi una presenza ossessiva, tanto più lancinante in quanto materialmente il più delle volte resta fuori scena. E dunque, lungi dal rappresentare, come ancora talvolta si sostiene, il punto di maggiore avvicinamento di Puccini alla poetica del Verismo, che nell’ultimo decennio dell’Ottocento ha avuto in Italia la sua in fondo effimera ma vigorosa stagione, quest’opera costituisce il trionfo di una straordinaria e molto moderna artificialità teatrale.

Una foto di scena di Tosca a La Scala con la direzione di Lorin Mazel e la regia di Luca Ronconi (2006).

Il suo meccanismo drammatico non racconta qualche tranche de vie, possibilmente popolare, con naturalistica evidenza, ma inventa il vero, a partire dal plot creato da Sardou. È un gioco che va molto oltre la ricerca dell’effetto esteriore. La morbosità sadica di Scarpia è meccanismo drammaturgico ma anche struttura psicologica e scandalosa decorazione di gusto ormai prossimo al floreale: così, Tosca non è solo un frutto particolare del Decadentismo, ma realizza una modernità spesso sottovalutata proprio per la perfezione della sua artificialità.

SCELTE ARMONICHE INNOVATIVE E UNA SCRITTURA SONTUOSA

Ne è gran maestro un Puccini mai fino a quel momento così efficace nel costruire una partitura in grado di piegare idee musicali e logiche formali al graticcio letterario. Ciò avviene in virtù di scelte armoniche innovative, di una scrittura orchestrale sontuosa e mai di maniera, fra perorazioni di inedita spettacolarità e dettagli di minuziosa eleganza. Domina nella partitura una magistrale duttilità espressiva, che coinvolge anche la sempre seducente vena melodica del compositore lucchese, ma la riconduce alle esigenze drammaturgiche con straordinaria e a volte perfino ruvida efficacia, grazie alla complessa trama delle reminiscenze motiviche, di cui tutta l’opera è intessuta.

Il compositore Giacomo Puccini (1858 – 1924) (Getty Images).

UN ESEMPIO SCINTILLANTE DI TEATRO MUSICALE A OROLOGERIA

Il risultato è un melodramma che sembra ammiccare alla tradizione ma in realtà ne contrae violentemente i presupposti formali ed espressivi e arriva vicino a scardinarli senza però dare mai l’impressione di farlo davvero. Per questo, Tosca può sembrare un ennesimo trionfo della civiltà della Romanza. In realtà non per questo ci commuove e ci impressiona ogni volta, infallibilmente, ma perché è uno scintillante esempio di teatro musicale a orologeria: un meccanismo perfetto che certo offre anche una rassicurante dose di sentimentalismo, ma soprattutto schiude allo spettatore – in maniera mai prima così diretta e inquietante nel melodramma italiano – i recessi più oscuri dell’anima umana. Nel giro di un paio di decenni arriveranno Richard Strauss e Alban Berg, arriveranno Salome, Elektra e Wozzeck. Ma Tosca a buon diritto, come la critica più avvertita ha da tempo riconosciuto, può considerarsi la prima tappa di questo percorso nella modernità.

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Intesa Acquedotto Lucano e Anaci per le utenze condominiali

Un filo diretto tra Acquedotto Lucano e gli amministratori di condominio, nel segno della collaborazione, per facilitare la risoluzione delle problematiche contrattuali ed amministrative che potrebbero insorgere tra il gestore del servizio idrico integrato e le utenze condominiali. È questo - si legge in una nota di Al -  lo scopo dell’intesa siglata questa mattina da Giandomenico Marchese, amministratore unico di Acquedotto Lucano Spa e Mario Tancredi, presidente regionale dell’ANACI (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari) presso il Consiglio Regionale di Basilicata nel corso dell’incontro “La regolazione della morosità nel settore idrico”, organizzato da Acquedotto Lucano in collaborazione con ANACI. All’incontro sono intervenuti anche Canio Santarsiero, amministratore unico Egrib, Donatella Romaniello, presidente Anaci Potenza, Francesco dell’Acqua, presidente Anaci Matera, Barbara Salvatori, direzione Arera dei sistemi idrici, degli assetti e innovazione idrica, Gerardo Marotta e Pasquale Ronga rispettivamente direttore generale e direttore commerciale di Acquedotto Lucano e Gaetano Mulina vice presidente nazionale Anaci.
Acquedotto Lucano e Anaci rinnovano così l’intesa siglata nel 2013 e, alla luce del nuovo regolamento ARERA n. 311/2019 che disciplina modalità e tempi delle procedure di gestione delle morosità individuali e condominiali nel settore dell’erogazione idrica, si impegnano ad istituire un tavolo tecnico, aperto anche ad altre associazioni di amministratori di condominio, per la sottoscrizione di un nuovo protocollo di intesa entro il 31 gennaio 2020.
Gli obiettivi del protocollo saranno ispirati, in sintesi, ai seguenti principi: assicurare l’utilizzo di uno sportello e di strumenti di comunicazione dedicati, conseguire rateizzazioni nel pagamento delle fatture particolarmente onerose, individuare modalità operative per agevolare la lettura dei misuratori condominiali, accelerare la definizione delle pratiche amministrative e attivare specifiche attività informative.
“Questa giornata sigla la collaborazione pluriennale, attiva e proficua tra Acquedotto Lucano e Anaci e rinnova il reciproco impegno - precisa Marchese - ad individuare percorsi e strumenti volti ad assicurare sempre maggiore chiarezza e trasparenza nelle regole, nonché ad incentivare l’uso consapevole della risorsa idrica”.
In presenza di casi di morosità è bene secondo Tancredi “salvaguardare il valore della risorsa acqua che non può perdere la sua valenza sociale intrinseca e al contempo consentire al Gestore una gestione efficiente del servizio”.
Importante, dunque, l’intervento dell’ARERA sull’argomento che ha approvato la delibera 311/2019 recante le disposizioni in materia di morosità nel servizio idrico integrato a far data dal 1 gennaio 2020 (REMSI). “Il nuovo provvedimento – precisa Salvatori – prevede l’introduzione di regole certe e uguali in tutta Italia in caso di mancato pagamento da parte degli utenti e alle quale tutti gli Enti Gestori, per continuare ad assicurare un servizio ottimale, dovranno uniformarsi tenendo conto delle utenze vulnerabili in stato di disagio economico e sociale accertato e di quelle pubbliche non disalimentabili come ospedali e scuole”.

Bas 05

Intesa Acquedotto Lucano e Anaci per le utenze condominiali

Un filo diretto tra Acquedotto Lucano e gli amministratori di condominio, nel segno della collaborazione, per facilitare la risoluzione delle problematiche contrattuali ed amministrative che potrebbero insorgere tra il gestore del servizio idrico integrato e le utenze condominiali. È questo - si legge in una nota di Al -  lo scopo dell’intesa siglata questa mattina da Giandomenico Marchese, amministratore unico di Acquedotto Lucano Spa e Mario Tancredi, presidente regionale dell’ANACI (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari) presso il Consiglio Regionale di Basilicata nel corso dell’incontro “La regolazione della morosità nel settore idrico”, organizzato da Acquedotto Lucano in collaborazione con ANACI. All’incontro sono intervenuti anche Canio Santarsiero, amministratore unico Egrib, Donatella Romaniello, presidente Anaci Potenza, Francesco dell’Acqua, presidente Anaci Matera, Barbara Salvatori, direzione Arera dei sistemi idrici, degli assetti e innovazione idrica, Gerardo Marotta e Pasquale Ronga rispettivamente direttore generale e direttore commerciale di Acquedotto Lucano e Gaetano Mulina vice presidente nazionale Anaci.
Acquedotto Lucano e Anaci rinnovano così l’intesa siglata nel 2013 e, alla luce del nuovo regolamento ARERA n. 311/2019 che disciplina modalità e tempi delle procedure di gestione delle morosità individuali e condominiali nel settore dell’erogazione idrica, si impegnano ad istituire un tavolo tecnico, aperto anche ad altre associazioni di amministratori di condominio, per la sottoscrizione di un nuovo protocollo di intesa entro il 31 gennaio 2020.
Gli obiettivi del protocollo saranno ispirati, in sintesi, ai seguenti principi: assicurare l’utilizzo di uno sportello e di strumenti di comunicazione dedicati, conseguire rateizzazioni nel pagamento delle fatture particolarmente onerose, individuare modalità operative per agevolare la lettura dei misuratori condominiali, accelerare la definizione delle pratiche amministrative e attivare specifiche attività informative.
“Questa giornata sigla la collaborazione pluriennale, attiva e proficua tra Acquedotto Lucano e Anaci e rinnova il reciproco impegno - precisa Marchese - ad individuare percorsi e strumenti volti ad assicurare sempre maggiore chiarezza e trasparenza nelle regole, nonché ad incentivare l’uso consapevole della risorsa idrica”.
In presenza di casi di morosità è bene secondo Tancredi “salvaguardare il valore della risorsa acqua che non può perdere la sua valenza sociale intrinseca e al contempo consentire al Gestore una gestione efficiente del servizio”.
Importante, dunque, l’intervento dell’ARERA sull’argomento che ha approvato la delibera 311/2019 recante le disposizioni in materia di morosità nel servizio idrico integrato a far data dal 1 gennaio 2020 (REMSI). “Il nuovo provvedimento – precisa Salvatori – prevede l’introduzione di regole certe e uguali in tutta Italia in caso di mancato pagamento da parte degli utenti e alle quale tutti gli Enti Gestori, per continuare ad assicurare un servizio ottimale, dovranno uniformarsi tenendo conto delle utenze vulnerabili in stato di disagio economico e sociale accertato e di quelle pubbliche non disalimentabili come ospedali e scuole”.

Bas 05

Perché Trump alla fine resterà al suo posto

Dalle ultime deposizioni, repubblicani e democratici difficilmente troveranno una quadra per risolvere il nodo dell'impeachment. E così il rischio non è solo che il tycoon non lasci la Casa Bianca, ma che vinca anche le prossime elezioni.

Dopo avere ascoltato le ultime deposizioni al Congresso, ho avuto la netta sensazione che i democratici e i repubblicani non riusciranno mai a trovare dei punti in comune per risolvere questa grave crisi di governo. Giovedì Nancy Pelosi ha annunciato la messa in stato d’accusa del presidente da parte della Camera. «Se avete intenzione di mettermi in stato d’accusa, fatelo ora e velocemente, in modo che possiamo avere un processo giusto in Senato», ha risposto via Twitter Trump.

LE ACCUSE DI OSTRUZIONE ALLA GIUSTIZIA

Il giorno prima erano stati interpellati dalla commissione Giustizia alcuni dei più importanti giuristi esperti della Costituzione e la maggior parte di loro non ha avuto dubbi: le azioni di Donald Trump richiedono senza ombra di dubbio la più grave delle conseguenze: l’impeachment. «Se non si procede questa volta, allora non accadrà più per nessuno», ha sottolineato Michael Gerhardt, professore di diritto costituzionale all’Università della Carolina del Nord. Gerhardt ha ricordato il precedente di Richard Nixon. «Mentre Nixon non si presentò per quattro volte davanti al Congresso malgrado i mandati di comparizione, con Trump siamo a più di 10. Questo è un crimine punibile con l’impeachment: ostruzione alla giustizia».

IL PESO DEL KIEVGATE

Per non parlare del fatto, forse più grave, di aver messo i suoi interessi personali davanti a quelli della nazione, quando ha chiesto un ‘favore’ al neo presidente ucraino in cambio di 400 milioni di dollari in aiuti finanziari. Noah Feldman, emerito professore della Harvard University ha ricordato che la Costituzione fu creata per fare in modo che nessuno, nemmeno il presidente, potesse mai essere al di sopra della legge, e che il periodo dei monarchi non sarebbe mai più tornato. Gli esperti hanno dichiarato che se questi crimini resteranno impuniti, i presidenti futuri potranno continuare a richiedere aiuti esterni per i propri interessi. 

LE EVIDENZE CONTRO IL TYCOON

Jonathan Turley, l’avvocato scelto dai repubblicani, ha invece negato che ci siano prove schiaccianti che il presidente abbia trattenuto gli aiuti finanziari in cambio di favori, che ci sia stato un vero e proprio quid pro quo, e dunque, siccome l’impeachment è una soluzione estremamente rara e grave, bisogna essere sicuri che i fatti sussistano. «Ma cosa volete di più?», hanno risposto i democratici. «Non ci sono dubbi sui reati commessi. Basta ascoltare le testimonianze degli esperti. Basta rileggere la trascrizione, seppur parziale, rilasciata dalla Casa Bianca della telefonata tra i due presidenti. Basti riguardarsi le interviste fatte a Rudy Giuliani su tutti i canali televisivi possibili e immaginabili in cui ammette più volte di aver personalmente partecipato a tutta la messa in scena!». 

IL MURO DEI REPUBBLICANI INTORNO AL PRESIDENTE

Non bisogna neanche dimenticarsi del dossier di Mueller, la cui seconda parte elenca uno a uno tutti i presunti reati del presidente. Mueller non ha mai detto che Trump fosse innocente. Ha semplicemente detto che lui non aveva il potere di incriminarlo, e che stava alla Camera e al Senato farlo. Ma i repubblicani non cedono e fanno un muro attorno a Trump: «È da quando ha vinto le elezioni che voi democratici state cercando di screditarlo solo perché avete paura che vinca anche le prossime elezioni, ma è stato votato dagli americani, e lì resta!». Si accettano scommesse su quello che succederà. Dico la mia: scommetto un marron glacé di quelli buoni che il presidente non perderà il posto di lavoro. Farà la vittima dei democratici brutti e cattivi e anche gli indipendenti voteranno per lui. Il rischio è che ce lo terremo ancora per quattro anni.

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