Riapertura a macchia di leopardo: il fronte delle Regioni

Il ministro Boccia propone a partire dal 18 maggio una differenziazione a seconda dell'andamento dei contagi. La formula piace al toscano Enrico Rossi. Mentre Toti, presidente della Liguria, annuncia l'avvio anche della stagione balneare. Oggi videoconferenza con il governo.

Si avvicina la data del 18 maggio quando potrebbero riaprire bar, ristoranti e parrucchieri, ma con «le necessarie differenze tra regioni», ha spiegato il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ad Agorà, a seconda dell’andamento dei contagi. Occhio dunque ai dati che saranno diffusi giovedì prossimo.

FONDAMENTALE L’ANDAMENTO DEI CONTAGI

La differenziazione permetterebbe almeno ad alcune aree del Paese di riacquistare una maggiore libertà. «Poi sarà responsabilità delle singole Regioni avere il quadro dei dati: se i contagi andranno giù potranno riaprire anche altre attività, se i contagi saliranno dovranno restringere», ha precisato Boccia.

SALVINI: «GIUSTO CHIEDERE REGOLE CHIARE»

La formula a macchia di leopardo piace a Matteo Salvini. «Mi sembra giusto, ci sono interi pezzi di Italia dove non ci sono morti e contagiati da giorni e giorni, ci sono altre zone, come la mia Milano, dove bisogna avere più attenzione», ha detto il segretario della Lega a Rtl 102.5 «Penso che sia giusto da parte degli italiani chiedere allo Stato e al governo regole chiare».

ROSSI: «IN TOSCANA SIA RIAPERTO IL PIÙ ALTO NUMERO DI ATTIVITÀ»

Anche Enrico Rossi, presidente della Toscana, ha apprezzato la proposta. «Oggi pomeriggio, nel confronto con il governo», ha scritto Rossi in una nota, «mi batterò perché la Toscana sia trattata come merita e sia riaperto in sicurezza il più largo numero possibile di attività». La Regione Toscana «rispettando sostanzialmente gli indirizzi del governo, ha in molti casi adottato misure anche più prudenziali, pur avendo un quadro epidemiologico nettamente migliore rispetto ad altre Regioni e alle medie nazionali», ha continuato il governatore. «Sono convinto che le riaperture dovranno essere graduali e organizzate al fine di impedire concentrazioni di persone e assembramenti e per consentire ai cittadini e agli operatori economici di abituarsi con gradualità, come già sta avvenendo, a misure appropriate nei comportamenti, nel distanziamento e nella protezione individuale».

TOTI: «DAL 18 APRIAMO TUTTO, SPIAGGE COMPRESE»

Sulla riapertura non ha dubbi il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. «Dal 18 maggio riapriamo tutto, spiagge comprese», ha annunciato in un’intervista al Corriere della sera dando il via di fatto alla stagione balneare. «Ho sentito il ministro Francesco Boccia e credo che alla fine ci sarà il via libera. Noi chiediamo due cose: che ci conceda di riaprire le attività dal 18 e che torni alle Regioni l’autonomia concessa dal Titolo V e che ci è stata sottratta dal dpcm. Arrivati alla fase 2, il governo ha tolto il piede dal freno un attimo in ritardo».

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I ristoranti apriranno dal 18, spiega ancora Toti, «con i protocolli nazionali dell’Inail, che sono in ritardo. Altrimenti con le nostre regole. Daremo la concessione di suolo pubblico gratuito e più tavoli all’aperto». La preoccupazione maggiore riguarda il comparto turistico che «dà lavoro a 100 mila persone e se si viaggerà tra le Regioni potremmo salvare il 70% della stagione. Basterà la distanza sociale». La Regione Liguria, ha ribadito Toti, sta «sperimentando un braccialetto volontario da mare: se ti avvicini a meno di un metro vibra. Una cosa giocosa. Chissà, magari diventa una moda. Per le spiagge libere decideremo con i Comuni: potrebbero esserci steward per la moral suasion. Sotto lo stesso ombrellone chi vive insieme».

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Decreto Rilancio, Franceschini: «Due miliardi per il turismo»

Secondo il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini il decreto Rilancio garantirà fino a 500 euro a famiglia. Una norma che vale 2 miliardi. E che aiuterà il settore turismo a rialzarsi.

La norma del decreto Rilancio «che aiuterà le persone a poter fare le vacanze vale oltre 2 miliardi di euro per il turismo».

Lo ha detto il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini in un’intervista al Corriere della Sera, in cui fa presente che «saranno vacanze diverse; avremo dei limiti con cui convivere, dal distanziamento alle mascherine, alla prudenza. Sarà l’anno delle ‘vacanze italiane’ perché il turismo internazionale, extraeuropeo, difficilmente potrà ripartire».

Poi spiega: «La misura che aiuterà famiglie e imprese è il tax credit vacanze, un bonus da spendere entro il 2020 in alberghi e strutture ricettive per persone sotto un reddito Isee di 40 o 50 mila euro, stiamo definendo. Parliamo di 150 euro per un single e di una somma fino a 500 euro per coppie con figli». Un sostegno, continua Franceschini, che non solo aiuterà le famiglie ma «porterà nel comparto turismo oltre 2 miliardi di euro diretti, perché questo costa la norma, oltre all’indotto che creerà. Un intervento straordinario, tra i più importanti dell’intera manovra».

Sulla riapertura delle frontiere con l’estero, Franceschini spera che la Commissione europea si pronunci già la prossima settimana. Per le spiagge, dice il ministro, «penso che poi andrà lasciato spazio di scelta alle singole Regioni, perché le spiagge italiane sono profondamente diverse tra loro. Le prescrizioni devono arrivare molto in fretta, perché le imprese devono programmare interventi e bilanci». Inoltre, fa presente che «dal 18 maggio potranno riaprire musei e mostre in grado di rispettare le prescrizioni di sicurezza». Per bar e ristoranti, «approveremo una norma temporanea, per questa estate, che esenterà dal pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico e dai permessi delle soprintendenze».

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Coronavirus: 17 nuovi casi in Cina, 5 a Wuhan

Dopo settimane senza contagi torna ad alzarsi l'allerta nella città focolaio della pandemia.

In Cina dopo giorni senza contagi è tornato l’incubo coronavirus. Domenica si sono registrati 17 nuovi casi, toccando i massimi delle ultime due settimane, di cui 7 importati relativi nella Mongolia interna e 10 domestici, suddivisi tra le province di Hubei (5), Jilin (3), Liaoning (1) e Heilongjiang (1).

I casi dell’Hubei fanno capo al capoluogo Wuhan, il primo focolaio della pandemia: sono asintomatici, ha detto la Commissione sanitaria provinciale, che si aggiungono all’infezione registrata sabato nel distretto di Dongxihu, la prima dal 4 aprile, dove il livello sanitario d’allerta è stato rialzato a basso a medio.

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Confcommercio: 270 mila imprese a rischio chiusura

Sono le stime dell'Ufficio studi nel caso non ci fosse una riapertura piena entro ottobre. Tra i settori più colpiti l'alberghiero, la ristorazione e gli ambulanti.

Sono circa 270 mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena a ottobre. È la stima dell’Ufficio Studi Confcommercio.

Quella di Confcommercio è «una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown».

TRA I PIÙ COLPITI GLI AMBULANTI E GLI ALBERGHI

Su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio al dettaglio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi, viene spiegato nel rapporto, quasi il 10% è, dunque, soggetto a una potenziale chiusura definitiva. I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (- 45 mila imprese).

A RISCHIO SOPRATTUTTO LE MICRO IMPRESE

Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività.

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Cosa contiene la bozza del decreto Rilancio

Gualtieri assicura lo scioglimento di tutti i nodi politici. Si va verso un taglio dell'Irap per le imprese fino a 250 milioni di fatturato. Sconto Imu per gli alberghi. E stabilizzazione per 16 mila insegnanti.

Calo dell’Irap ma non per tutte le imprese. Via la prima rata dell’Imu per alberghi e stabilimenti balneari. Più fondi per gli ammortizzatori e stabilizzazione di altri 16 mila insegnanti che saranno in cattedra da settembre. Si avvicina a tagliare il traguardo il tanto atteso decreto Rilancio, con le nuove misure per attutire l’impatto economico dell’epidemia del coronavirus. Un provvedimento «molto consistente» ha ribadito il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri spiegando che i nodi politici sono stati superati – tranne a quanto si apprende la regolarizzazione dei lavoratori immigrati su cui il M5s ha alzato le barricate – e ora si tratta solo di chiudere le norme nei dettagli.

BONUS DI 500 EURO PER LE VACANZE IN ITALIA

Tra questi, nelle ultime bozze, ne spuntano diversi che vanno dall’ampliamento di chi potrà usare il 730 per fare la dichiarazione dei redditi, a un aumento delle famiglie che potranno sfruttare il bonus per andare in vacanza in Italia. Il tetto di Isee infatti sale da 35 mila a 50 mila euro per un tax credit che si potrà spendere in strutture ricettive e b&b a fronte di pagamenti registrati (fattura elettronica o documenti con codice fiscale del destinatario dello sconto). Il bonus rimane di massimo 500 euro a famiglia (300 euro in due e 150 euro per una persona sola).

TAGLIO DELL’IRAP DA QUASI 2 MILIARDI

Per aiutare il turismo, il settore più martoriato, ci saranno anche sconti per gli affitti (previsti anche per tutti quelli che hanno avuto perdite ma solo fino al 60%) e ora anche l’abolizione della prima rata dell’Imu (con una copertura di circa 120 milioni), a patto che alberghi e pensioni siano gestiti dai proprietari. La cancellazione dell’Imu vale anche per le strutture turistiche di laghi e fiumi. Il pacchetto per le imprese, comunque, resta uno dei più corposi del provvedimento: confermati contributi a fondo perduto per micro-aziende, commercianti, artigiani e autonomi sotto i 5 milioni di ricavi, mentre si sta ancora lavorando agli aiuti per le imprese di medie dimensioni. La novità è quella del taglio dell’Irap che potrebbe valere circa 1,5-2 miliardi. La platea al momento sarebbe quella delle attività tra 5 e 250 milioni di ricavi, come ha confermato Gualtieri: si tratterebbe di circa 54 mila imprese su un totale di 1,8 milioni di attività produttive, artigianali e commerciali sottoposte all’Irap. Ma si starebbe ancora cercando di allargarla anche alle imprese più piccole.

AL VAGLIO MISURE PER LE RICAPITALIZZAZIONI

Le coperture arriverebbero dai 10 miliardi già previsti per gli aiuti a fondo perduto. Difficile indicare comunque sia la platea sia il risparmio effettivo per le imprese che non andranno alla cassa entro il 16 giugno per pagare saldo e acconto dell’imposta, sia perché l’acconto si potrà calcolare tenendo conto dell’andamento reale della propria attività (secondo norme introdotte con i precedenti decreti), sia perché al momento è previsto un paletto legato alle perdite di fatturato legate al Covid (almeno due terzi nel confronto tra aprile 2019 e aprile 2020). Ancora in valutazione anche le misure a sostegno delle ricapitalizzazioni, nelle prime ipotesi un mix tra sconti fiscali e intervento dello Stato attraverso Invitalia, mentre per le grandi imprese dovrebbe essere confermato il coinvolgimento di Cdp con un fondo apposito.

FONDI PER SANIFICAZIONE E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

Per le imprese sono in arrivo anche altri fondi per rendere più sicuri i luoghi di lavoro e ridurre il rischio contagio. I primi 50 milioni messi a disposizione di Invitalia con il programma Imprese sicure sono finiti il primo giorno, davanti a un boom di domande per oltre un miliardo di richieste di rimborsi per i soli acquisti di mascherine e dispositivi di protezione. Ora dovrebbero esserci altri 600 milioni tra credito d’imposta per le sanificazioni e i dispositivi e aiuti a fondo perduto sempre per adeguare i posti di lavoro: le imprese fino a nove dipendenti potranno avere massimo 15 mila euro, 50 mila euro fino a 50 dipendenti e quelle più grandi massimo 100mila euro.

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Ma in Confindustria vige ancora il Protocollo Montante?

Sul sito della confederazione degli Industriali si trova un documento del 2010 relativo alle «iniziative per accrescere i livelli di legalità e di concorrenza leale nello svolgimento dell’attività d’impresa». Ma c'è di più: il loro coordinamento risulta affidato all'imprenditore siciliano coinvolto in vari scandali e tuttora colpito da obbligo di dimora ad Asti.

Quando si dice la tempestività della comunicazione. Se vi capita di entrare nel sito della Confindustria – ma ci vuole una password – a sinistra troverete una serie di voci, tra cui una chiamata “Normativa di sistema”.

Dentro trovate un documento di 10 anni fa dal titolo “Protocollo di legalità 10 maggio 2010” siglato tra il ministero dell’Interno e Confindustria, i cui contenuti sono poi stati rinnovati il 19 giugno 2012. Trascuratezza, direte voi. Certo, perché un sito con in bella vista documenti così vecchi è a dir poco scarsamente o distrattamente manutenuto.

DIECI ANNI DI NULLA DI FATTO

Ma non finisce qui. Perché, vi si legge, «quel Protocollo si inserisce nel contesto delle numerose iniziative promosse da Confindustria per accrescere i livelli di legalità e di concorrenza leale nello svolgimento dell’attività d’impresa». Allora voi penserete: vuol dire che negli ultimi 10 anni su questo terreno la Confindustria non ha più fatto niente. Imperdonabile, ma c’è ancora di peggio. Perché – si legge sempre – «lo sviluppo e il coordinamento di tali iniziative, sia all’interno del Sistema associativo che nei rapporti con le istituzioni pubbliche e con le principali componenti della società civile ed economica impegnate nel contrasto alla criminalità, è stato affidato ad Antonello Montante, sulla base di una specifica delega per la Legalità, istituita nel 2008 con la Presidenza di Emma Marcegaglia e riconfermata nel 2012 dal Presidente Giorgio Squinzi».

Il Protocollo di Legalità sul sito di Confindustria.

IL PROTOCOLLO MONTANTE È ANCORA VALIDO?

Sì, avete letto bene: Montante. Proprio l’imprenditore siciliano, diventato simbolo della lotta alla mafia e salito ai vertici di Confindustria nazionale, che è stato coinvolto in vari scandali e arrestato, e tuttora colpito da obbligo di dimora in quel di Asti. Domanda: ma quel documento è ancora valido? Le modalità per l’adesione al Protocollo e per la realizzazione dei relativi impegni – poi precisate nelle linee guida attuative e negli altri documenti predisposti dalla commissione per la Legalità, istituita presso il ministero dell’Interno e composta dai rappresentanti delle parti firmatarie del Protocollo – sono ancora attuali per cui le imprese oggi possono farvi riferimento? Perché delle due l’una: o sono cose superate, e allora sarebbe bene toglierle di mezzo, o sono ancora pienamente operative, e allora se si vuole rendere minimamente credibile quel Protocollo sarebbe bene togliere di mezzo il nome di Montante, che ha scritto una delle pagine peggiori della storia della confederazione degli industriali. Come si vede, c’è lavoro da fare per il nuovo Presidente

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Tutti i misteri della vicenda Romano

Dal giallo del riscatto all'identità del gruppo jihadista che avrebbe commissionato il rapimento. Fino alla conversione che la cooperante assicura essere stata spontanea. Le tappe della prigionia della 25enne liberata dopo 18 mesi.

Provata ma «serena». Così è apparsa agli inquirenti Silvia Romano, la cooperante italiana tornata libera dopo 18 mesi di prigionia in Somalia, ascoltata per quasi 4 ore nella caserma del Ros in via Salaria, a Roma, alla presenza del pm titolare del fascicolo Sergio Colaiocco.

Un atto istruttorio lungo e sul quale chi indaga mantiene il più stretto riserbo. Restano ancora alcuni punti non chiariti: dal riscatto pagato ai rapitori all’identità degli stessi.

«Voglio dire subito», ha detto Silvia agli inquirenti, «che durante la prigionia sono stata trattata bene, non sono mai stata minacciata di morte». Un concetto, quello dell’assenza di coercizione, ribadito più volte anche in relazione alla conversione all‘Islam. Con l’aiuto di chi da Roma ha condotto le indagini sulla sua vicenda, la cooperante milanese ha cercato di mettere a fuoco i ricordi, partendo dal giorno in cui è stata prelevata da una banda armata in Kenya probabilmente su commissione di un gruppo jihadista.

IL TRASFERIMENTO IN SOMALIA

Erano in otto, una azione compiuta forse su commissione dei militanti del gruppo islamista al Shabaab a cui la ragazza è stata poi ceduta dopo un lungo viaggio di trasferimento in Somalia. Un trasferimento che è durato circa un mese, in moto ma anche a piedi. «Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato, non ho subito violenze», ha aggiunto la ragazza che ha poi raccontato di avere cambiato spesso luoghi di prigionia. «Avvenivano spesso i trasferimenti», ha proseguito. «Sono stata portata sempre in luoghi abitati, non sono mai stata legata, ho cambiato quattro covi. Mi chiudevano in stanze di abitazioni, sono sempre stata da sola, non ho visto altre donne». Covi che, ha precisato Silvia, «erano raggiunti sempre a piedi camminando per chilometri». Silvia ha spiegato agli investigatori di essere stata sempre con gli stessi carcerieri. «Loro erano armati e a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati», ha precisato.

LA LETTURA DEL CORANO E LA CONVERSIONE SPONTANEA

Per quanto riguarda, infine, la sua conversione, la 25enne ha ribadito che è stata una scelta «spontanea» e di aver preso il nome di Aisha. «È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata», ha spiegato. Insomma una conversione spontanea non legata, stando al suo racconto, al matrimonio con un carceriere: «Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto», ha detto ai pm. I carcerieri, ha detto Silvia, erano sempre presenti almeno in tre. «Mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura, ho imparato anche un po’ l’arabo: il mio processo di riconversione è stato lento e spontaneo».

IL GIALLO DEL RISCATTO E LE POLEMICHE

Parlando con gli inquirenti Silvia Romano ha detto di non aver mai sentito parlare di riscatto, ma ha aggiunto «avevo capito che volevano soldi». Come scrive il Corriere, il gruppo è accusato di aver rapito altri occidentali. «Io non ho mai visto nessun altro», ha assicurato però la 25enne. Stando sempre al Corriere la cifra pagata oscillerebbe tra i 2 e i 4 milioni di euro provenienti, come sempre, da fondi riservati. La svolta per l’intelligence è un video del 17 gennaio visionato a metà aprile in cui la donna diceva di stare bene. I servizi turchi presenti in Somalia hanno confermato. Parte così l’ultima trattativa per il rilascio. E proprio sull’ipotesi che l’intelligence abbia pagato un riscatto si è innestata la polemica politica a Roma. A partire da Matteo Salvini: «È chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa», ha affermato il leader leghista, mettendo in guardia sui «rischi» corsi dalle forze dell’ordine per questo tipo di operazioni. «Se Salvini è a conoscenza del pagamento di un riscatto il presidente del Copasir lo convochi per riferire tutto», ha replicato il segretario del comitato parlamentare sui servizi Federica Dieni.

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Ora salviamo Silvia Romano da Feltri e Sallusti

Gli attacchi sui social e i titoli dei giornali salviniani contro la cooperante liberata portano a due considerazioni. La prima è che ci sono italiani con cui non si può prendere neppure il caffè. La seconda è che finché questi energumeni non saranno al governo nel nostro Paese ci sarà ancora speranza

Alcune, in verità forse centinaia, reazioni sui social e i titoli dei giornali salviniani portano a due considerazioni.

La prima è che ci sono concittadini con cui non si può prendere neppure il caffè.

La seconda è che finché si riuscirà ad avere governi, belli o brutti, che non siano guidati da questi energumeni l’Italia sarà sempre il Paese della speranza.

LA CRUDELTÀ DI MEDIA E OPINIONE PUBBLICA

Mi auguro che i genitori, finita la quarantena, portino Silvia Romano lontano. Molti ex rapiti si sono allontanati sia fisicamente sia dai media per non esser sottoposti a un trattamento da parte di una fetta della opinione pubblica che, per crudeltà, assomiglia a quella dei suoi rapitori.
Noi che restiamo e che siamo felici per Silvia e che vogliamo sapere di lei quello che lei avrà voglia di dirci, dovremo convivere con italiani, nostri vicini di casa, nostri concittadini, “nostri” insomma, da cui vorremmo tenerci lontani e che ci fanno schifo.

NON C’È PIÙ LIMITE ALLA SCONCEZZA

Sarà che invecchiando ho un ricordo edulcorato del passato e anche degli scontri politici del passato, mi riferisco a quelli verbali perché gli altri, che spero non tornino, fanno orrore, ho in mente le cosacce che ci dicevamo non solo noi comunisti contro i fascisti e viceversa, ma anche gli improperi che i democristiani ci lanciavano contro essendo essi stessi nel nostro tiro. Il salto di qualità negativo di questa nostra stagione è che non sembra esserci limite alla sconcezza. La gara è a chi la spara più grossa. La cosa non riguarda solo il caso di Silvia. Persino un giornalista relativamente moderato come Stefano Zurlo mette o accetta che sia messo in capo a un suo articolo un titolo in cui si dice che questo governo colpisce gli imprenditori e favorisce i mafiosi.

LA SINISTRA HA SOTTOVALUTATO LA DEGENERAZIONE

Da anni non c’è un limite all’offesa politica e la sinistra giustizialista (quella che si è angosciata per lo scontro Bonafede-Di Matteo) porta una grave responsabilità per aver corroso la vita pubblica con la distruzione sistematica e personale di qualunque avversario, anche dell’ex amico. Si può tornare indietro? No. Ricostruire una nuova umanità è impresa pressoché impossibile a meno che nelle nuove generazioni non nasca un sentimento in cui passioni anche controverse siano unite dalla voglia di convivenza. Le colpe della sinistra, perché la sinistra ha delle colpe, ha sempre delle colpe e preferisco dirle io piuttosto che lasciare questo terreno ad altri, è di aver sottovalutato questa degenerazione che in parte nasceva anche al proprio interno. Non si è aperta una battaglia culturale ad alzo zero contro chi praticava la violenza verbale, si trattasse di Umberto Bossi o del giornalista legato alle procure. Via via questo corso d’acqua si è fatto limaccioso, è diventato impetuoso, ha fatto nascere partiti politici che oggi raccolgono gran parte del voto degli italiani.

SILVIA ORA DEVE DIFENDERSI DA FELTRI, SALLUSTI & CO

Silvia nella sua generosità, nella sua ingenuità in questo mondo è tornata. È sempre un mondo migliore di quello dei suoi rapitori, ma non sarà il mondo della sua serenità. Quella dovrà procurarsela da sé, perché, dopo essersi difesa dai rapitori, ora dovrà difendersi da Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e accoliti.

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Disabili dimenticati: quando l’emergenza è cronica

Nessuna task force se ne occupa. Gli aiuti non arrivano. E le associazioni sono ormai allo stremo. Il peso di tutto grava sulle spalle dei congiunti. Come sempre. Mentre chi è portatore di un handicap cognitivo è condannato a un lockdown costituzionale. E senza fine.

Si preoccupano di tutto e per tutti, a parole, ma dall’agenda restano fuori i reclusi in se stessi, prigionieri della loro debolezza.

In una comunicazione logorroica, a suon di decreti annunciati, verbosi, dirigibili di retorica, i diversamente abili, i disabili, le persone con handicap, chiamale come vuoi, non sono contemplati, il che vuol dire che non esistono.

Ma esistono invece. Esistono per i loro congiunti, affetti stabili che non sanno più come arginare.

ASSOCIAZIONI SENZA SOSTEGNO

Scrive su Facebook un avvocato di Ancona: «Penso a mio fratello che è privato del centro diurno che costituisce la base e la gioia della sua vita sociale quotidiana, non io. Mi si stringe il cuore per Lui (…). Questi soggetti non mi sembra siano trattati come una delle priorità dell’agenda politica (per usare un eufemismo) (…). Ma non si può stare zitti e fare finta che vada tutto bene. Forse “andrà tutto bene”, ma adesso non ne va bene una. La vita delle persone diversamente abili andrebbe diversamente tutelata, ma forse questa è un’idea solo mia». L’avvocato non è uno del qualunquismo populista, è un progressista, impegnato in attività culturali di matrice progressista. Però è uno che ragiona.

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E ragiona la madre di Roma, anch’ella progressista, col figlio recluso insieme a lei, e invece avrebbe bisogno di aria, di sole, di primavera come un fiore, un albero. Ma hanno chiamato una associazione e l’associazione ha spiegato: nessun aiuto è previsto, perché gli aiuti (che, peraltro, arrivano a chiunque col contagocce, ammesso che arrivino) il governo li ha tarati su una condizione di eccezionalità, di emergenza, nella quale i disabili psichici non rientrano.

SE L’EVASIONE SORVEGLIATA È UNA NECESSITÀ

Ah, no? Certo, queste persone la loro emergenza la vivono ogni giorno; l’eccezionalità è la loro unica normalità. Però farne una discriminazione in punta di cavillo, è proprio una porcata. Quindici task force, 500 componenti, nessuno che si sia posto il problema dei fiori malati, di chi ha ancora più bisogno di una evasione sorvegliata. Di chi, nella camicia di forza di quattro mura, impazzisce ancora di più, e rende insano chi gli sta a fianco. E il cronista è sommerso di questi appelli disperatamente inutili, che intercetta in Rete o lo raggiungono al telefono; seppellito di messaggi in bottiglia, che non arrivano da nessuna parte, galleggiano all’infinito nel mare delle parole.

L’UNICO MONDO POSSIBILE È IL LOCKDOWN

Bambini autistici, adulti con sindromi gravi, persone private di un appuntamento quotidiano: non pervenute, tanto il loro lockdown è già infinito, è costituzionale, l’unico dei mondi possibili per loro. Quanti sono? Non si sa, il governo, la comunicazione ufficiale si guardano bene dal farlo sapere. Sono dati a perdere, inghiottiti dall’omertà. Scontano la colpa di essere infortunati; non servono, attualmente, alla propaganda, anzi sono un peso, un problema di più. Se la vedano i congiunti. Gli affetti stabili. Però senza aiuti, senza sostegni, senza attenzione. Ha predicato, da Londra, il supermanager Vittorio Colao: tornare alla bicicletta, tornare a una società più naturale. Lo dicevano meglio le nonne in vernacolo: hai voluto la bicicletta, adesso pedala. Ma c’è chi nemmeno in bicicletta può salire, peccato che Colao coi suoi 17 superesperti non se ne accorga, peccato che nessuno dei 500 competenti sparsi per commissioni ne abbia sospetto.

MANCANO ANCORA I PRESIDI SANITARI

Ha denunciato lo scorso 14 aprile Alberto Fontana, presidente Centri clinici Nemo: «Oggi molte attività di assistenza domiciliare non ci sono più. Mancano dispostivi come le mascherine e talvolta gli assistenti vanno a casa dei malati e sono totalmente vulnerabili». L’Anffas-Auser stima in 800 mila il numero di disabili e non autosufficienti a vario titolo ospitati in strutture residenziali; restano fuori dal computo i soggetti che vivono con i familiari. Gli alunni disabili sono 272 mila e «l’85% non ha la tecnologia necessaria per seguire le lezioni». Quanto ai lavoratori, «sono tantissimi quelli che non possono continuare a essere operativi da casa». Hanno chiesto tamponi e aiuti ad hoc: trovatevi le mascherine, ha risposto il governo.

ECCO COME SI MISURA IL LIVELLO DI UN PAESE

Se la vita condizionata dalla disabilità è già sfibrante, in regime di isolamento da pandemia diventa insostenibile. I “congiunti”, i genitori tengono duro, perché altro non possono fare, ma crolleranno domani, se e quando tutti torneranno alla normalità possibile. Per questi, la normalità possibile è un impossibile vivere: i costi, fisici, mentali, non sono contemplati. Ma è la sensazione di isolamento nell’isolamento, di abbandono nell’isolamento, a consumare di più. È da queste cose che si misura il livello di un Paese, dal livello di attenzione per gli ultimi veri, abbandonati come sassi in fondo a un fiume. Cari disabili, non avete voluto la bicicletta, pedalate lo stesso.

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Coronavirus: solo 802 i nuovi contagi, 165 i decessi

Scendono anche se di poco i ricoveri in terapia intensiva. Lombardia in controtendenza. I guariti sono 105.186 con un incremento di 2.155 nelle ultime 24 ore. In Germania l'indice R0 sale a 1,1.

Calano i nuovi contagi – 802 – e il numero di vittime – 165. Sono numeri incoraggianti quelli relativi alla pandemia di Covid-19 diffusi dalla Protezione civile domenica 10 maggio. Per il 28esimo giorno consecutivo calano i ricoveri in terapia intensiva: in totale ora sono 1.027, sette in meno rispetto a sabato quando il calo era stato di 134. In controtendenza la Lombardia in cui i ricoveri sono ora 348, 18 in più di ieri.

I malati in Italia sono 83.324, in calo di 1.518 unità rispetto a ieri. I pazienti guariti salgono a 105.186 con un incremento di 2.155 nelle ultime 24 ore. Sono ricoverate con sintomi 13.618 persone, 216 meno di sabato mentre 68.679 si trovano in isolamento domiciliare (-1295 rispetto a sabato).

Attualmente i contagiati totali dal coronavirus (attualmente positivi, vittime e guariti) sono 219.070, con un incremento di 802 unità rispetto a ieri quando l’aumento era stato di 1.083.

IN GERMANIA L’INDICE R0 SALE A 1,1

Se i dati italiani oggi sono abbastanza rassicuranti, preoccupa invece la Germania dove la diffusione del coronavirus potrebbe registrare un’accelerazione dal momento che gli ultimi dati ufficiali dall’Istituto Koch indicano che l’indice R0 – che misura la capacità di contagio – è salito a 1,1, ciò vuol dire che una persona positiva al Covid-19 ne contagia in media 1,1. Perché l’epidemia sia considerata sotto controllo l’indice R0 deve rimanere sotto l’1. Solo lo scorso mercoledì il R0 in Germania si era assestato allo 0,65, inducendo la cancelliera Angela Merkel ad affermare che il Paese si era lasciato alle spalle la ‘fase uno’.

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I mesi di trattativa e l’arrivo in Italia: la liberazione di Silvia Romano

La cooperante è atterrata a Ciampino avvolta in un abito verde e con il capo coperto. «Ora voglio stare solo con la mia famiglia». A partire da metà gennaio si erano intensificate le trattative con i sequestratori. Un lavoro sottotraccia dell'intelligence italiana con la collaborazione di quella turca e somala. Intanto montano le polemiche sul riscatto.

Sorridente e avvolta in un lungo abito verde con il capo coperto. Appena atterrata a Ciampino, con mascherina e guanti, Silvia Romano si è aperta in un sorriso. Ad attenderla oltre alla famiglia, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte.

L’abbraccio tra Silvia Romano e la madre (Ansa).

«ORA VOGLIO STARE SOLO CON LA MIA FAMIGLIA»

«Sono stata forte», ha ribadito Silvia Romano abbracciando, tra le lacrime, i genitori e la sorella. «Grazie alle istituzioni. Ora voglio stare solo con la mia famiglia», ha aggiunto assicurando di stare bene «fisicamente e mentalmente». Nel pomeriggio la cooperante verrà ascoltata nella caserma dei Ros a Roma. L’atto istruttorio sarà svolto dal pm della Procura di Roma, Sergio Colaiocco e dagli ufficiali dell’antiterrorismo del Raggruppamento operativo dell’Arma che in questi mesi hanno svolto le indagini. Gli inquirenti intendono ricostruire le varie fasi del sequestro

LE 16 SETTIMANE DECISIVE

Un sequestro lungo 18 mesi, il suo, fatto di molti silenzi che in certi momenti avevano fatto temere il peggio. Fino alla tanto attesa svolta: la liberazione da parte dell’intelligence italiana con la collaborazione dei servizi turchi e somali.

Rapita in Kenya, Silvia Romano lavorava per l’onlus marchigiana Milele che opera nella contea di Kilifi, dove seguiva un progetto di sostegno all’infanzia con i bambini di un orfanotrofio. Dopo il sequestro era stata subito venduta a un gruppo jihadista legato agli al Shabaab.

🔴 Silvia Romano è in Italia

Posted by Luigi Di Maio on Sunday, May 10, 2020

LO SCAMBIO A 30 KM DA MOGADISCIO

L’operazione dell’Aise è scattata nella notte di venerdì 8 maggio. Silvia è stata liberata a 30 chilometri da Mogadiscio, in una zona in condizioni estreme perché colpita negli ultimi giorni dalle alluvioni. A blitz compiuto, la cooperante è stata condotta in un compound delle forze internazionali nella capitale somala e poi all’ambasciata italiana.

«È in forma, provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene», aveva reso noto il presidente del Copasir Raffaele Volpi, ringraziando «l’incessante lavoro mai alla luce della ribalta» dell’Aise e del suo capo, il generale Luciano Carta, che chiude in bellezza il suo incarico per assumere la presidenza di Leonardo.

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IL VIDEO DELLA “SVOLTA”

Un lavoro sottotraccia e complicato, quello dell’intelligence, visto l’ambiente in cui ha dovuto operare: una Somalia dove negli ultimi anni gli al Shabaab hanno seminato morte e terrore, mettendo in scacco le fragili istituzioni. Proprio dalla Somalia è arrivato l’input a rapire Silvia Romano, secondo quanto ha ricostruito la procura di Roma che ha coordinato le indagini in collaborazione con gli inquirenti kenioti. Come ricostruito dal Corriere, un video dei rapitori del 17 gennaio 2020 dimostrava che la cooperante italiana era in vita e in buone condizioni. La prova che l’intelligence aspettava per terminare la trattativa e dare l’ok al pagamento del riscatto. Anche se su questo non ci sono conferme ufficiali, è quasi certo che il rapimento – come accaduto anche nel caso di un cittadino britannico anni fa – fosse a scopo di estorsione. Da quel momento, sono seguiti quasi quattro mesi di attesa e trattative fino alla notte di venerdì.

Silvia Romano con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

SILVIA ROMANO AVREBBE DETTO DI ESSERSI CONVERTITA

La donna era vestita da somala. Quando, riporta ancora il Corriere, è stata portata all’ambasciata italiana in Somalia non si è voluta cambiare d’abito spiegando di essersi convertita all’Islam. Notizia confermata da fonti investigativa secondo cui la conversione potrebbe essere frutto «della condizione psicologica in cui si è trovata durante il rapimento».

LE POLEMICHE SUL RISCATTO: DA SALVINI A BIGNAMI

Come sempre, sul pagamento del riscatto la destra sta sollevando le solite polemiche politiche. Matteo Salvini, in collegamento con Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su RaiTre ha ricordato il sequestro e la liberazione di Greta e Vanessa. «Una volta liberate dissero subito: ‘noi torneremo là’…Credo che fosse il caso di pensarci un po’…», ha sottolineato il segretario leghista. «È chiaro che nulla accade gratis ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa. Io ho visto come lavorano le nostre forze dell’ordine e porto enorme rispetto verso chi corre rischi, penso a agente Apicella. Prima di fare cose che mettono a rischio la vita di donne e uomini delle forze dell’ordine, in Italia e all’estero, pensarci cento volte». Dello stesso avviso il deputato di FdI Galeazzo Bignami che su Fb ha scritto: «Siamo felici che una persona privata della libertà personale sia libera, anche se diverse zone d’ombra andranno chiarite. Ma sono molto preoccupato per il pericolo che d’ora innanzi tutti gli italiani, se all’estero, correranno: essere dei bancomat mobili alla mercé di terroristi e banditi, pronti per essere sequestrati perché il nostro governo riconosce candidamente che il crimine, questo crimine, paga».

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I cretini dei Navigli sono una minoranza: l’Italia è altro (per fortuna)

Se da un lato assistiamo a comportamenti idioti che mettono a rischio la ripresa del Paese, dall'altro la maggior parte dei cittadini si è adattata alle nuove regole. Mentre i marchi e le aziende sono in prima linea contro la pandemia. Sostituendo a volte la politica.

Si accantona. Si mette da parte. «Fieno in cascina» come dicevano i nostri nonni. E nel frattempo, per le società quotate, ci si cautela da eventuali tentativi di takeover, proteggendo il valore delle azioni e preparandosi per eventuali operazioni straordinarie che dovessero rendersi necessarie.

Lo fa Brunello Cucinelli, lo fa Prada, lo fa Salvatore Ferragamo. Responsabilità, previdenza.

L’altra faccia della massa degli imbecilli dell’aperitivo ai Navigli senza mascherina, gli invincibili dell’idiozia, quelli che poi si lamentano che non c’è lavoro per i ggiovani quando, con il loro comportamento, rischiano di far chiudere il Paese una seconda volta e, come dice l’ufficio relazioni istituzionali di una delle tre aziende citate, questa volta sarebbe la fine.

UNA MINORANZA RISCHIA DI FARE SALTARE DEFINITIVAMENTE IL BANCO

Da una parte la riserva di birra del giovedì, lo shottino e la sigaretta da fumare passeggiando; dall’altra la riserva straordinaria. Mai come in questo momento è evidente – uso una terminologia appunto da aperitivo ai Navigli – il divario etico e culturale fra vincenti e perdenti, winner and loser; con la differenza, purtroppo, che i perdenti di oggi rischiano di portare al proprio livello anche la prima categoria e di far saltare il banco.

IN REALTÀ GLI ITALIANI SI SONO ADATTATI AL CAMBIAMENTO

Quando, nell’editoriale della scorsa settimana, ironizzavamo sulla difficoltà dell’italiano medio, in particolare di sesso maschile, di indossare correttamente i dispositivi di protezione e di rispettare il distanziamento fra persone, non immaginavamo che avremmo colto nel segno in maniera al tempo stesso così precisa e così estesa.

La zona dei Navigli, a Milano, è tornata a riempirsi (Ansa).

Ma, mentre da più parti si chiede al sindaco di Milano di costringere i vigili a pattugliare la città (grazie a un succoso accordo sindacale, da qualche anno sono stati sostanzialmente equiparati a manager e non c’è verso di farne uscire uno dall’ufficio) e a comminare multe salatissime, dalla multinazionale della comunicazione media Initiative arrivano invece dati confortanti sulle nuove abitudini degli italiani e sulle reazioni alla crisi indotta dal Covid-19. Secondo una ricerca condotta fra Uk, Francia, Italia e Usa e diffusa nelle ultime ore, la maggior parte degli italiani sembra essersi infatti adattata al cambiamento e aver introiettato le nuove regole. Non solo: trova conforto nella lettura dei giornali più di ogni altro Paese fra quelli considerati, e si tratta di un dato abbastanza incredibile, considerando che gli italiani leggono certamente meno dei francesi e degli inglesi.

L’IMPEGNO DELLE AZIENDE E DEI BRAND CONTRO LA PANDEMIA

La ricerca rileva ansia nei riguardi del futuro, ma anche grande speranza per il recupero, per la “luce in fondo al tunnel”, oltre a evidenziare grande fiducia nell’impegno delle aziende contro la pandemia. Che il 22% degli italiani si dichiari «rassicurato» per l’impegno delle società «e di come si siano attivate e riorganizzate per offrire il proprio contributo» la dice lunga sul ruolo etico che i marchi hanno acquisito nel tempo, quasi fossero un’alternativa alla politica, cioè soggetti sociali: dai dati non pare che sia stato fatto un confronto diretto fra le due realtà, ma il fatto resta significativo. Lo è soprattutto in un momento in cui il vasto pubblico dichiara di non voler spendere. Di voler accantonare quanto possibile. Deriva da questo sentimento, è evidente, la serie di campagne di solidarietà, destinate a generare sentimenti positivi, che vediamo in questo momento in televisione e sui quotidiani anche da parte di marchi noti fino a oggi per la loro insistenza sul prodotto, vedi per esempio Lavazza con il celebre discorso di Charlie Chaplin, molto favorevolmente commentata sui social in questi giorni.

Parlare di acquisti, in questo momento, è un grave errore, al punto che il team di ricercatori di Initiative segnala come i marchi che «cercano di inserirsi in modo improprio nelle conversazioni e nel dibattito attuale con l’evolversi della crisi e il lockdown provochino nelle persone reazioni negative»: addirittura al 41% in Uk, ma al 23% in Italia e al 16% in Francia. Insomma, in giro c’è voglia di responsabilità e di sicurezza. I cretini dello shottino sono una minoranza (e comunque, quando ne vedete uno, rimproveratelo).

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Matera 2019, Open design school al centro di un progetto europeo

Entra nel vivo in questi giorni il progetto finanziato dal programma Erasmus + “DeuS - European Open Design School for Sustainable Regional Development Project”, un progetto internazionale di Formazione professionale (VET) che mira a co-creare un metodo di apprendimento e formazione a livello europeo su progettazione, pensiero critico e imprenditorialità per trovare soluzioni creative ed economiche alle sfide locali, sbloccando il potenziale del settore culturale e creativo. Il progetto, che vede la Fondazione Matera Basilicata 2019 come capofila e la partecipazione del Consorzio Materahub, con all’attivo numerosi progetti europei a sostegno delle industrie culturali e creative, sarà implementato da un partenariato di 9 paesi europei quali Austria, Danimarca, Finlandia, Italia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Slovacchia, Regno Unito, con la partecipazione di tre città Capitali europee della cultura (Kosice, Valletta, Kaunas).
DeuS è modellato intorno al progetto pilastro di Matera Capitale europea della cultura 2019, Open Design School. La sua metodologia di laboratorio di progettazione che utilizza un approccio peer-to-peer, in cui professionisti di qualsiasi disciplina lavorano insieme condividendo conoscenze e competenze e testando le soluzioni con la comunità locale, viene infatti applicata all’attività formativa al centro del progetto DeuS.
Questa metodologia formativa diventerà una vera e propria “cassetta degli attrezzi” che sarà resa disponibile su una Creative Knowledge Platform, una piattaforma online grazie alla quale il sistema educativo, in particolare quello VET (vocational and educational training) e i professionisti delle industrie culturali e creative (ICC) potranno attingere ad una offerta formativa open source, basata su un approccio partecipativo e di co-creazione. La piattaforma, inoltre, mira anche a costituire una community per i diversi target del settore ICC, incoraggiando la collaborazione intersettoriale e transfrontaliera, e favorendo l’incontro tra creativi, policy makers e cittadini.
Gli utenti avranno a disposizione una formazione, degli strumenti e delle fonti di alto livello e di facile utilizzo a supporto dell'apprendimento permanente nei settori culturali e creativi con una risposta focalizzata e pragmatica anche alle esigenze critiche del settore ICC emerse a seguito della crisi dovuta al Coronavirus. Accanto all'universo digitale, il progetto darà vita a delle sessioni collaborative in tutta Europa, focalizzate sulla risoluzione dei problemi. Il progetto sarà una sfida per il concetto di sviluppo locale sostenibile, concentrandosi sul potere trasformativo delle industrie culturali e creative.
L'obiettivo finale di DeuS è rendere il capitale umano, le comunità locali e gli operatori del settore culturale e creativo all'avanguardia nelle strategie di sviluppo regionale. Questo sarà reso possibile attraverso la combinazione della Creative Knowledge Platform con gli eventi di formazione e di co-creazione dal vivo. Il progetto intende favorire un dialogo aperto con i decisori politici e mostrare loro che la comunità di educatori, creativi e forze locali costruita dal progetto è la chiave per abilitare soluzioni innovative, sostenibili e durature di cui abbiamo bisogno.
La prima fase del progetto prevede il lancio di quattro sondaggi rivolti ad altrettante categorie di soggetti attivi nel settore culturale e creativo - freelance, imprese, educatori, ricercatori/enti/istituzioni -, con l’obiettivo di comprenderne le esigenze, sfide, ostacoli, soluzioni innovative, a partire dalle quali creare poi un programma di formazione ottimizzato (link ai sondaggi: https://www.deuscci.eu/mapping-the-needs-of-the-cultural-and-creative-industries/).
Insieme alla Fondazione Matera Basilicata 2019 e Materahub, gli altri partner del progetto DeuS, che si svilupperà nel corso di due anni ma che sin da ora mira a trovare un sua sostenibilità economica futura, sono Vytautas Magnus University – VMU (LT), XMAK – South Eastern University of Applied Sciences (FI), ECBN – European Creative Business Network (NL), University of Wales Trinity Saint David Royal Charter – UWTSD – Creative Industries Research and Innovation Centre – CIRIC (UK), Creative Region Linz & Upper Austria GmbH (AT), Creative Business Cup Foundation (DK), Valletta 2018 Foundation (MT), Creative Industry Košice – CIKE (SK). Info su: www.deuscci.eu e info@deuscci.eu .
“Attraverso il progetto DeuS – sottolinea Rossella Tarantino, manager sviluppo e relazioni della Fondazione Matera Basilicata 2019 - si iniziano a mettere a frutto le eredità dell’esperienza di Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Il bagaglio di competenze e buone pratiche sviluppate in questo percorso da Open Design School, verrà infatti trasferito in un think tank internazionale, offrendo soluzioni innovative a beneficio del settore creativo e culturale locale ed europeo”.
   

Matera 2019 al Festival della comunicazione non ostile

Ci sarà anche Matera 2019 alla quarta edizione del Festival della comunicazione non ostile che si svolgerà interamente online l’8 e 9 maggio prossimi. Organizzato dall’associazione di Trieste Parole O_Stili, attiva nel responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a un uso consapevole del linguaggio attraverso il “Manifesto della comunicazione non ostile”, il Festival di quest’anno, in un’edizione sperimentale rispetto al solito, sarà una finestra sulle dinamiche attivate sul web dall’attuale emergenza Coronavirus.
Il programma delle due giornate sarà articolato in una serie di panel tematici, che vedranno come ospiti personalità celebri e professionisti di diversi settori, per arrivare in chiusura alla presentazione del nuovo “Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva”. I canali social ufficiali dell’evento, durante i panel dedicati ai temi innovazione, politica e social media, saranno gestiti dal team digitale della Fondazione Matera Basilicata 2019 che ha sottoscritto il “Manifesto della comunicazione non ostile” sin dal febbraio 2017, adottandolo nella comunicazione web di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e promuovendolo fra le proprie relazioni.
Nel maggio 2017 infatti, grazie alla collaborazione tra la Fondazione e Parole O_Stili, circa 250 studenti degli istituti superiori lucani (quattro di Matera e due di Potenza) vennero chiamati a confrontarsi in rete con i loro coetanei di Milano, Trieste, Cagliari sui diversi punti del Manifesto. A ottobre 2018, il Manifesto e l’esperienza di Parole O_Stili furono presentati a Matera nel corso dell’Ecoc Family Meeting, l’annuale raduno dei rappresentanti delle Capitali Europee della Cultura passate e future. Nel 2019, l’anno di Matera Capitale Europea della Cultura, il Manifesto è stato sottoscritto da tutti i sindaci della Basilicata in occasione della giornata finale del progetto “Capitale per un giorno” dedicato ai comuni lucani, alla presenza del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Il 20 dicembre 2019 anche il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli ha firmato il Manifesto a Matera, in occasione della cerimonia di chiusura della Capitale Europea della Cultura.
“Quando Parole O_stili ha dovuto modificare, a causa dell'emergenza sanitaria, il programma del suo Festival annuale, scegliendo di puntare su un palinsesto tutto on line – spiega Raffaella Pontrandolfi, responsabile della comunicazione digitale di Matera 2019 - abbiamo pensato di dare il nostro contributo, aiutando a gestire proprio l'interazione del pubblico sui social network, principali canali di accesso per la partecipazione attiva alla manifestazione. In questo modo, abbiamo voluto rinnovare il nostro impegno a fare nostro il quinto principio del Manifesto della comunicazione non ostile, presente in home page sul sito web di Matera 2019 e sul Passaporto per Matera 2019, che dice “Le parole sono un ponte” ”.
Il programma completo del Festival della comunicazione non ostile con le informazioni sui canali per seguire la diretta streaming è disponibile sul sito ufficiale https://paroleostili.it/quarta-edizione-2020/
  

Acquedotto lucano, pagamenti rateizzati e senza interessi di mora

“In questo delicato momento emergenziale i cui effetti, anche economici, si riversano su famiglie e imprese, risponde al senso di responsabilità sociale del gestore adottare specifiche misure agevolative in termini di rateizzazione degli importi delle fatture di prossima emissione, nei confronti degli utenti che ne faranno richiesta, senza applicazione degli interessi di mora e nel rispetto dei provvedimenti emanati dal Governo e dall'Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera)”.

Lo rende noto l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, Giandomenico Marchese, che coglie con favore l’invito del presidente della Giunta regionale, Vito Bardi. “La collaborazione tra le istituzioni e il gestore – prosegue Marchese – può contribuire al miglioramento del servizio a vantaggio dell’intera comunità lucana”.

Marchese ricorda inoltre le ulteriori misure agevolative già in essere in favore di cittadini a basso reddito, famiglie numerose o in difficoltà economiche. È prevista, infatti, la possibilità di richiedere il “Bonus sociale idrico nazionale”, che permette di ottenere uno sconto sulla bolletta dell’acqua. Al bonus nazionale, inoltre, vanno ad aggiungersi i provvedimenti della Regione Basilicata: risorse finanziarie complessive annue per 20 milioni di euro destinate esclusivamente al contenimento del costo del servizio idrico e al bonus in favore delle famiglie residenti in Basilicata che versano in condizioni di disagio economico.

“Ritengo doveroso, inoltre, esprimere un ringraziamento – aggiunge Marchese - all’amministratore unico dell’Egrib, Canio Santarsiero, per gli sforzi profusi negli ultimi mesi al fine di far fronte tanto ai disagi che interessano gli utenti quanto alla risoluzione delle annose problematiche che riguardano il gestore”.

Le richieste di rateizzazione delle fatture di prossima emissione potranno essere fatte contattando il numero verde commerciale 800 99 22 92, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 17. E’ possibile, inoltre, inviare la richiesta di rateizzazione all'indirizzo email clienti@acquedottolucano.it. A causa dell’emergenza Coronavirus è stata sospesa la campagna di lettura dei contatori, ma qualora gli utenti riscontrassero rilevanti difformità tra i consumi fatturati sulla base dei consumi presunti e i consumi effettivi potranno rivolgersi ai contatti della società per le opportune rettifiche. Tutte le modalità di accesso ai servizi, di pagamento delle fatture e comunicazione dei consumi, sono disponibili sul sito internet www.acquedottolucano.it. 

Fiammata al Cova, Rosa: prima informativa dell’Eni

L’Eni ha inviato al Dipartimento regionale all’Ambiente ed Energia una nota ufficiale per informare di una fiammata anomala verificatasi questa mattina al Centro Olio di Viggiano. In una prima informativa la compagnia petrolifera ha spiegato che l’episodio è dovuto alla rottura di un compressore, riservandosi di inoltrare una dettagliata relazione sulle cause dell’evento.

L’Arpab sta già procedendo a verificare se ci sono state immissioni di sostanze pericolose nell’ambiente, al fine di valutare gli eventuali provvedimenti.

“Rispetto a quanto avvenuto nel recente passato, ultimo caso simile è avvenuto il 17 dicembre scorso – commenta l’assessore Gianni Rosa - che ha comportato una diffida e una sanzione nei confronti di Eni, prendiamo atto di un mutato approccio nel rapporto con la Regione Basilicata. E’ necessaria una collaborazione leale e costruttiva. La salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente sono prioritari. Su questo la giunta Bardi non transige”. 

Fotografi lucani per Scacco matto al Coronavirus, nuove adesioni

Si sono aggiunti altri dieci fotografi al gruppo “Fotografi lucani per Scacco matto al Coronavirus”. Lo rendono noto i promotori dell’iniziativa, con una nota nella quale affermano che “da oggi, con l’ingresso dei nuovi colleghi, la rete dei professionisti delle immagini raggiunge 70 unità e spinge con più forza l’azione di solidarietà per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale da consegnare al personale sanitario impegnato nell'emergenza Covid-19 e alla Protezione Civile della Basilicata”.

“Regalati una foto e aiutaci a raccogliere un po’ di sorrisi”. Come si fa? Semplice, basta collegarsi alla pagina dei fotografi lucani. Per ricevere a casa la stampa (montata su supporto rigido 30x45 cm) si dovrà fare una donazione minima di 50 euro. Rispondendo poi alla mail che sarà inviata dai fotografi lucani, dovrà essere indicato il numero della foto scelta (dai link dedicato) e l’indirizzo presso il quale dovrà essere recapitata. Per organizzare il processo di realizzazione, packaging e spedizione, le foto saranno inviate trascorsi 60 giorni dalla chiusura della campagna.

Per fare la donazione, oltre all'utilizzo di una carta di credito o di una prepagata, si potrà effettuare un bonifico direttamente sul conto corrente della Bcc di Basilicata intestato ai “Fotografi lucani per Scacco matto al Coronavirus” (IBAN IT33C0859704200000050009797), inserendo nella causale il numero della foto e l’indirizzo.

Il ricavato sarà devoluto alla raccolta fondi della Regione Basilicata “Scacco matto al Coronavirus”.

“Siamo sempre più convinti – affermano ancora i promotori dell’iniziativa - che in questo momento ogni professionista lucano possa mettere a disposizione il proprio sapere e le proprie capacità per aiutare concretamente il personale sanitario e gli operatori della Protezione Civile”. I fotografi lucani invitano gli altri colleghi professionisti della Basilicata che avessero intenzione di unirsi all’iniziativa ad inviare una mail a scaccomattocoronavirus2020@gmail.com.

Di seguito i nuovi fotografi che aprono l'elenco dei partecipanti: Domenico Barile – Matera, Gianluca Calzaretta – Potenza, Lorenzo Coluzzi – Potenza, Davide Giacummo – Potenza, Andrea Giordano – Potenza, Bruno Giordano – Tito Scalo, Pasquale Lamarra – Tricarico, Fabio Pietragalla – Rionero in Vulture, Elio Rosato – Villa d'Agri / Roma. Aurelio Abbruzzese – Potenza, Michele Abriola – Potenza, Aldo Amati – Pomarico, Giuseppe Bianco – Viggianello, Vincenzo Buono – Potenza, Tonino Califano – Potenza, Rocco Capece – Picerno, Giuseppe Catone – Tito, Alfredo Chiarappa - Melfi / New York, Michele Claps – Potenza, Rosario Claps - Potenza, Gerry Coviello – Potenza, Vito D'andrea – Potenza, Maria D'andria – Avigliano, Sonia D'Arino - Castronuovo Sant'Andrea, Renza De Biase – Lauria, Francesco De Stefano - Scanzano Jonico / Piacenza, Lino De Stefano - Scanzano Jonico, Lorenzo Desiderio – Potenza, Max Di Stasio – Potenza, Rocco Figliuolo – Potenza, Pino Galeazzo - Nova Siri, Emanuele Gaudioso – Potenza, Antonio Genovese – Matera, Luca Lancieri – Potenza, Teodoro Langellotti – Potenza, Enzo Lardo – Lagonegro, Salvatore Laurenzana – Potenza, Biagio Limongi – Maratea, Enzo Losasso - Vaglio di Basilicata, Vito Loffredo – Pietragalla, Giuseppe Lotito – Potenza, Michele Lotito – Pignola, Simone Mancazzo - Vaglio di Basilicata / Londra, Michele Margiotta - Lagopesole / Siena, Giovanni Marino - Rionero in Vulture, Antonio Martinelli – Potenza, Federica Massaro - Corleto Perticara, Andrea Mattiacci – Potenza, Giuseppe Meola – Tito, Giovanbattista Pace – Lagopesole, Arcangelo Palese – Potenza, Salvatore Pentangelo – Potenza, Paolo Pergola - Sant'Arcangelo- Potenza, Roberto Pernozzoli – Potenza, Alessia Pica – Policoro, Luigi Priore – Bella, Nicola Remollino – Potenza, Gianfranco Sabbatella – Avigliano, Francesco Sabia – Potenza, Michele Salvatore – Potenza, Rocco Scattino – Ferrandina, Marianna Tempone – Calvello, Filippo Travaglio - Rionero In Vulture, Gianfranco Vaglio - Potenza / Milano, Tony Vece – Potenza, Luigi Ventimiglia - Viggianello / Roma, Emiddio Votta - Marsico Nuovo.